Andrea si è impegnato lungamente a dibattere il problema dell’idea di Dio, della Sua esistenza, dei Suoi attributi e del nostro rapporto con Lui, ma è un discorso sempre difficile anche per lo Spirito.
La riflessione potrebbe cominciare in questo modo: lo Spirito riconosce se stesso e la realtà che costituisce l’universo, ma ciò, evidentemente, non è sufficiente per una teoria generale della conoscenza. È costretto a riconoscere che l’intera struttura dell’universo esterno e dell’universo interiore, è attraversata da una «terza Forza», senza la quale non riuscirebbe a conciliare il collegamento con l’Universo e la motivazione per cui egli (come struttura differenziata), ha un processo evolutivo che non può più disconoscere» (CDA 1/1989 pag. 35). Una Terza Forza, perché, dice Andrea, «io non potrei avere nulla dentro di me, se non fossi l’effetto di qualcosa che sta in una causa a me precedente. E poiché la mia struttura è simile alla realtà dell’universo, la causa a me precedente dovrebbe essere in questa stessa realtà dell’universo, ma invece lì non c’è, perché l’Universo non ha un’intelligenza autonoma. E se io, invece, l’intelligenza autonoma, ce l’ho, vuol dire che essa non proviene dalla struttura dell’Universo e deve quindi provenire necessariamente da Qualcos’altro o da Qualcun altro che deve stare fuori di me e fuori di questo Universo» (RDX pag. 399).
Anche perché, «se è pur vero che la mia struttura proviene dalla struttura dell’Universo, (che in un certo qual modo è simile alla mia) le qualità che sono in me lo non le ritrovo nell’Universo.
L’universo propriamente detto, quello da cui avrei dovuto avere origine, non ha queste qualità.
Ciò vuol dire che queste qualità sono al di fuori dell’Universo materiale e provengono da un’altra Forza, la quale deve essere sicuramente più congeniale alla mia personalità che non a quella» della materia (RDX pag. 399).
Infatti, essendo intelligenti, noi somigliamo a Dio, non certo all’energia che costituisce il mondo!
E questa forza di cui stiamo parlando è Dio, il quale ha trasmesso anche a noi alcuni suoi peculiari attributi.
Dunque, lo Spirito si trova di fronte al mistero della sua creazione come emanazione di Dio, il quale l’ha resa autonoma pur legandola al suo Principio con le Leggi dell’Universo.
Lo Spirito verifica, infatti, che alla realtà manca un carattere peculiare che lui in quanto Spirito possiede: l’individualità.
Adesso gli è possibile affermare che «la sua autonomia ed il suo auto-riconoscimento sono indotti da una qualità extra-universale che trova la sua radice in un Principio Universale che è trasmesso dall’Unica formazione consimile — Dio —, che precede l’Universo stesso» (CDA 4/1989 pag. 145).
Arrivato a questo punto si rende conto che, riguardo all’origine, sia lui che la creazione devono essere sempre esistiti in Dio, ab-aeterno.
Tutto ciò conferisce allo Spirito la certezza che Dio esiste.
Apprenderà poi anche un’altra cosa fondamentale e cioè che la sostanza di cui egli è costituito contiene potenzialmente tutto l’infinito, ma che questo discoprimento, nell’eternità, avverrà attraverso il cammino evolutivo. La grandezza di Dio è consistita, dunque, nell’aver fatto i propri “figli” potenzialmente identici alla propria natura.