PRESENTAZIONE.LEGGI UMANE E LEGGI SPIRITUALI.

 PRESENTAZIONE.

Si torna qui, col primo argomento (anche se in chiave diversa) a puntualizzare l’intima e, nel contempo, generale dialettica (o contrasto) esistente tra leggi umane – biologiche e sociali – e leggi spirituali, a proposito dell’eterno tema connesso alle sofferenze terrene. Sofferenze di uomini che vedono la morte come ultimo pauroso anello della catena, e che – capovolto il punto di vista – riappare invece come il momento del riscatto dalla stessa sofferenza, oppure – fuori da ogni retorica – come ritorno dello Spirito alla logica delle sue proprie leggi. Viene così “esorcizzato” il tabù della morte su di un piano di realtà assoluta, in un discorso che affronta anche più sottili implicazioni e incertezze umane.

Seguono tre argomenti brevemente trattati, che toccano problemi psicologici, metafisici e umano-sociali. Sotto quest’ultimo aspetto ritroviamo l’affermazione che l’esperienza incarnativa si sviluppa anche e soprattutto a contatto attivo con gli altri, in un rapporto interpersonale o di gruppo che fa toccare con mano un aspetto importante della “materialità” (confronto tra spiriti che vivono individualmente tale esperienza).

L’attuale dilagare degli “incontri di gruppo” (anche se parzialmente carenti per varie ragioni) è una conferma indiretta di questa profonda esigenza di rapporti da sempre esistente negli esseri umani.

Un ulteriore chiarimento sul “meccanismo” della cosiddetta “legge del Karma” completa la serie, un chiarimento che ribadisce la razionalità dell’esperienza correttiva che rientra nel “programma” incarnativo che lo Spirito attua in Terra secondo scelte autonome, soprattutto se ha raggiunto un grado di evoluzione che lo porta a una piena autocoscienza, nel suo continuo processo d’identificazione del Sé reale.

GdS

12) – LEGGI UMANE E LEGGI SPIRITUALI.

D. – Vorrei puntualizzare meglio un certo argomento. Esiste, da parte della legge spirituale, un’azione impersonale a un livello che possa interferire (sempre per ragioni spirituali del singolo) con le leggi proprie della materia? Esiste cioè una legge impersonale, nel senso che essa non dipende da entità coscienti, ma da una predisposizione a priori, da un “programma” divino a priori previsto nei minimi dettagli, anche come eventuali interferenze (se è il caso) con le leggi proprie della materia?

A. – Chiedi, cioè, se esiste una legge che agisce sulla materia…

D. – A livello di sottolegge. Abbiamo parlato molte volte di queste sottoleggi che a volte scattano appunto indipendentemente…

A. – Indipendentemente dalla volontà degli spiriti-guida, da queste grandi entità ecc.? Diciamo pure che c’è qualcosa del genere. Io dissi una volta che si può verificare che a livello dell’umanità (o a livello di una certa problematica dell’umanità) si possa raggiungere e concretizzare una realtà che non sia strettamente conforme ai grandi Principi di Dio. Questo può avvenire sempre, per un possibile errore dello Spirito-guida, cioè di queste grandi Guide, e dissi anche che quando si verifica una cosa del genere c’è un intervento extra, per così dire, cioè c’è sempre un momento in cui viene dato un “avvertimento” dell’errore in corso. Se poi intendi dire che le leggi stesse possano soverchiare la libertà del singolo, e quindi annullare una certa serie di esperienze, proprio perché la legge s’impone da sé, anche questo si può verificare.

Voi infatti non potete far niente che non sia già nell’ambito di una certa disponibilità spirituale e di una certa impostazione della legge. In questo senso vi manca una relativa libertà. In quanto a un intervento diretto di Dio nel caso di mondi i quali procedono non uniformemente alla Sua volontà, bene, questo non si verifica.

D. – Io voglio dire invece, al contrario, che ogni intervento di questo quid impersonale si determina a favore dell’esperienza degli individui, in casi determinati, cioè esso è continuamente operante per questo fine, anche al di fuori sia di una nostra programmazione cosciente, sia da parte di quella di entità disincarnate.

A. – No, francamente tutto è sempre sotto controllo, quindi in realtà, una legge che si applichi e si muova indipendentemente dal giudizio intelligente sullo Spirito, non è ammessa e non sarebbe tollerabile. Non sarebbe tollerabile che una legge agisse sul singolo Spirito senza la volontà di nessuno, sia pure ammettendo che essa possa rispondere a una volontà divina, perché deve essere sempre filtrata dall’intelligenza dello Spirito. (Si riconferma cioè la figura dello Spirito come unica intelligenza autocosciente e autonoma in ambito universale, il valore evolutivo dell’esperienza dello Spirito passa cioè proprio attraverso questa autonomia d’intelligenza e coscienza. In tutto ciò non vi può essere un’immanenza attiva o un’azione diretta di Dio, ma essa esiste solo indirettamente nell’ambito dei Principi e delle leggi universali. – Nota del curatore.). D’altra parte, perché poi dovrebbe verificarsi una cosa del genere, cioè un intervento estraneo di tipo divino? Abbiamo visto che questo non è possibile.

S. – Ciò rientrerebbe comunque in una prassi universale, evidentemente…

A. – Nella prassi universale questo c’è, nel senso che l’azione sul singolo viene svolta dagli spiriti superiori i quali, in un certo senso, rappresentano la volontà di Dio, in sostanza, (Con ciò si conferma l’errore fondamentale delle religioni, le quali non considerano l’esistenza attiva e operante a livello dell’umanità del mondo spirituale, ma insistono nel voler vedere nel mondo e nell’umanità una influenza e un’immanenza diretta della Divinità, cosa del tutto assurda per i modi in cui è concepita e proposta in senso teologico, dottrinale, operativo ecc. – Nota del curatore.) né è ammissibile che questi spiriti possano commettere un errore a livello del singolo. È ammissibile un errore in senso generale, per quanto riguarda un’impostazione dell’esperienza, ma l’intervento diretto del singolo è esente da errori, perché non è possibile sbagliare a questo livello. Anche se il soggetto su cui s’interviene ritiene d’interpretare qualcosa come errore o come ingiustizia, in realtà questo non c’è mai.

Dal vostro punto di vista, per esempio, tutti gli interventi sulla vostra vita sembrerebbero coronati dall’ingiustizia. Chi di voi ammette che avere una botta in testa sia una cosa giusta? Nessuno! Una qualsiasi pena, un dolore, una sofferenza, un’angustia, per voi sono sempre fatti ingiusti, e invece sono fatti talvolta provocati, accettati (S’intende dire: “provocati e accettati dallo Spirito, in quanto sono esperienze necessarie”. – Nota GdS.). Il discorso è sempre tra Spirito e Spirito, altrimenti diventa un qualsiasi baratto di tipo umano e di questo non si può tener conto. Voglio dire che, in un certo senso la vostra vita umana è regolata in maniera molto cinica e fredda, bisogna riconoscerlo. Cioè, diciamo pure che la vita umana si svolge con poca “umanità” (se all’umanità s’intende dare un significato spirituale, quale “umanesimo spirituale”) ed è regolata secondo leggi che dal vostro punto di vista sono paurose, francamente. È chiaro, e voi lo vedete negli effetti: la morte, il dolore, le malattie, i guai vi colpiscono continuamente e non c’è nessuno che possa eliminarli. Dovete difendervi da soli, perché bisogna lottare da soli con questa materia e nessuno interviene, e potete trovare soltanto la vostra fede, la vostra ricerca spirituale, la quale vi consente di sopravvivere, ma non di eliminare il dolore. Ma credete forse che la vostra sofferenza sia vista da noi con indifferenza? No, non è così; però, contrariamente a quello che potete pensare, non suscitate pietà, perché tutto è logico: dal nostro punto di vista sappiamo benissimo che tutto questo è necessario. Voi avete forse pena dei vostri bambini i quali stanno mezza giornata sui banchi di scuola? In fin dei conti non ne avete molta pena, perché sapete che è una cosa utile, una cosa giusta per loro, studiare, avere conoscenze, imparare a leggere e a scrivere. Ebbene è la stessa cosa per voi: noi non abbiamo pietà, abbiamo pietà solo quando ci accorgiamo che potreste eliminare gran parte delle vostre sofferenze soltanto con un atto di conoscenza che non riuscite a compiere.

Poi la vostra vita è transitoria, il fatto è che siete partiti da noi volontariamente, che ci siamo salutati, diciamo così, e che voi ci avete detto “discendiamo un momento nella materia e poi torniamo”, quel “momento” dura la vita dell’uomo e non ha molta importanza, poi ritornate perché noi stiamo ad aspettare il vostro ritorno. Ebbene, se in questo periodo voi sembrate soffrire (e sappiamo che non siete voi, che ci avete lasciati, a soffrire, ma un corpo che non ha niente a che spartire con noi), ebbene non possiamo avere pietà per una materia che non contiene Spirito e che soffre solo in quanto materia, mentre lo Spirito è molto spesso ben lieto di “soffrire”. Solo che alla vostra coscienza ciò non appare, appare soltanto il vostro pensiero umano pieno della sua materia e quindi della sua rinuncia al mondo dello Spirito. Allora, in questa fase, in

questo rapporto, quale intervento volete che si faccia? Come si potrebbe intervenire in una cosa del genere? Sarebbe come se voi, un po’ pazzi, interveniste su di un bambino d’un anno il quale sta per avviarsi a camminare. Ebbene, se voi sapete che il bambino deve necessariamente fare quello sforzo muscolare, andreste forse a mettergli le stampelle? Andreste forse a sorreggergli le gambe con uno stivale di cuoio, per non farlo piegare? Sarebbe ben folle quel padre e quella madre che facesse una cosa del genere, perché è indispensabile che il bambino si faccia un po’ i piedini rossi, che i suoi muscoli tremino per trovare l’equilibrio, e così siete voi. Perché dovremmo intervenire noi o la legge? Quando questo passaggio è breve, e già vediamo questo vostro ritorno e nel momento in cui nascete già sappiamo della vostra morte, del vostro ritorno? In questa breve fase non potremmo aiutarvi, non dobbiamo aiutarvi, perché siete proprio come quel bambino che impara a camminare e al quale non può essere dato altro aiuto se non una mano leggera che lo sostenga, e questa mano leggera ve la diamo pure; c’è uno Spirito che vi assiste, uno Spirito-guida che avete scelto, che abbiamo scelto insieme, cosa volete di più?

C’è solo da dire che la vostra grande ignoranza dei problemi della fede, dei problemi di Dio e del vostro io, vi ha esposti totalmente al dubbio, e vi ha fatto smarrire la cognizione del vostro dovere umano e del fine per cui siete venuti in Terra, e avendo smarrito questa conoscenza, voi vi addolorate per cose, che non meritano alcun dolore. Certo, se voi aveste una fede autentica, una fede sicura, non dovreste soffrire per niente, e neppure la morte dovrebbe darvi sofferenza.

La morte è sempre il “ritorno”, ma questa è una cosa difficile da credere, io lo so bene, è molto difficile perché voi vedete la morte intorno a voi, vedete i vostri cari che se ne vanno e, soprattutto, vi sembra di non sentirli più, come se, avvenuto l’ultimo respiro del corpo, si fosse creata una frattura autentica, come se quella persona fosse totalmente scomparsa. Non ne sentite più niente, non più la voce, non compare nei vostri sogni, non ne sentite un segno nelle vostre stanze, sembra veramente che sia finito tutto e che non ci sia più niente. Io capisco il dramma umano della morte, il dramma umano del dolore, e si può capire anche la vostra ignoranza. D’altra parte la vostra ignoranza, in un certo senso, fa anche parte di un programma spirituale, e voi non ne sapete molto, perché molto non vi è stato dato, francamente. In fondo, la vostra “colpa” e di non sapere cose che nessuno vi ha detto. E nessuno vi ha detto che c’è una ragione in tutto questo.

Credete forse che Dio, se volesse, non potrebbe dimostrare a tutta la Terra la Sua esistenza? Ma basterebbe un qualunque gesto, basterebbe un’apparizione celeste, una voce dilagante tra i popoli, basterebbe che gli Spiriti-Guida dell’umanità decidessero di dare segni tangibili, contemporaneamente in più punti della Terra… Il ritorno dei morti, le tombe che si aprono… Sarebbe un’inezia, in una struttura così grande quale quella dell’Universo, creare i presupposti fisici, tecnici, magnetici, medianici, o che dir si voglia, per far sorgere i morti dalle tombe, come suol dirsi.

Si potrebbe farlo, ma perché non è stato mai fatto? A chi dovremmo dimostrarle queste cose? Il punto è questo, a chi? Potrebbe mai un principio così alto, spiriti così grandi per potenza e sapienza, potrebbe mai Dio, così immenso venire sulla Terra per fare una tale dimostrazione, a che cosa? All’ultimo anello della materia, cioè per parlare alla materia. Sarebbe un discorso assurdo: quello di Dio che dimostra alla materia, che Egli stesso ha fatto, la propria esistenza. Voi dite: “ma sulla Terra c’è una materia intelligente, ci sono gli spiriti i quali sono in questa materia. A questi spiriti che vivono ora in Terra non potrebbe Dio dare un segno?

Io vi rispondo che Dio un segno glielo dà appena muoiono; è sempre questa la questione, da voi non completamente accettabile, ma è sempre questa la verità; il segno lo avrete, perché dovreste averlo in Terra? In Terra, il dubbio, il dolore, fanno parte dell’esperienza, costringono almeno un po’ lo Spirito a pensare ai suoi problemi umani, alle sue esperienze, alla sua vita, cioè costringono lo Spirito a dedicarsi un po’ alle sue esperienze, a trarne un qualche significato, a fare un bilancio, a correggere certe cose. Perché, voi lo capite bene, se gli uomini avessero una fede certa, sicura, enorme, fermerebbero tutte le proprie esperienze, perché capirebbero l’inutilità e l’inerzia della vita stessa… E qualora si capisse l’inutilità della vita ai fini del disegno universale, essa non avrebbe più alcun interesse.

Dite: “Ma avendo queste conoscenze, lo Spirito potrebbe avere sempre interesse a fare esperienza nella materia”. Non è del tutto vero questo. Io credo che se uno Spirito avesse la cognizione palmare, certa, garantita, della propria sopravvivenza, e se gli si dicesse: “Guarda, tu hai questa conoscenza, adesso devi capire che, avendola, devi sfruttare la materia per trarne da essa il senso, il significato di questa vita, devi cioè trasformare in esperienza la tua vita”, ebbene, il significato della propria vita sulla scorta di una sicurezza così assoluta diverrebbe precario; lo Spirito, tranquillizzato del tutto sulla sua finalità, tranquillizzato del tutto sul proprio destino, troverebbe assolutamente scarsa e scadente la vita umana, e comincerebbe ad aspettare la morte per ritornare in quel mondo che egli intravede migliore e che soprattutto è il suo mondo.

Sarebbe, in effetti, come colui il quale a un certo punto va a fare un viaggio e lascia la casa, e che avvertendo la nostalgia, cerca di tornare il più presto possibile, affrettando scompostamente le proprie esperienze pur di tornare nel luogo dove vi sono le sue persone care. Perché non c’è dubbio che se voi aveste una conoscenza visiva, palmare e certa dell’altro mondo, su questa Terra non vorreste più stare; e non potreste più starci, devo dirvi, perché è tale la differenza tra il nostro mondo e il vostro, che voi non vorreste più starci, in Terra. Si manifesterebbe un rifiuto della vita, una tendenza alla morte, si muterebbe il rapporto di equilibrio nella vostra mente, il vostro atteggiamento psicologico considererebbe la morte come una liberazione, perché essa verrebbe vista come una liberazione, in senso autentico, non in senso formale. Insomma voi non gradireste più una vita che, tanto più è gradita, tanto più sembra sfuggire, con la morte, perché lottando con la morte voi vi legate alla vita, vi legate alle vostre esperienze, e poiché siete venuti in Terra per restarci, un legame bisogna pur trovarlo, con la materia, e questo legame non poteva essere dato che dal desiderio biologico, psicologico di restare attaccati a questa Terra, altrimenti ne sareste fuggiti tutti come tanti palloncini a gas. E questo è un fatto reale, un fatto vero, che forse pensate che non abbiamo valutato attentamente: lo abbiamo valutato invece, lo abbiamo valutato!

Ora, naturalmente, accade che in certi momenti storici si possa toccare un po’ il fondo di una certa materialità che necessita di una correzione. La correzione si è verificata a livello di una mutazione della civiltà, mutazione che è cominciata da un centinaio d’anni e che sta raggiungendo il suo acme, la sua fase più acuta, con la problematica attuale (filosofica, politica, tecnologica) di cui è piena la vostra Terra, e che rappresenta una nuova svolta per ricreare un altro interesse intorno alla vita, intorno a certi problemi spirituali di fondo dell’umanità.

D. – Quest’ultima fase è molto importante. Poco fa pensavo ci fosse un malinteso tra di noi, rispetto a quello che avevo chiesto, poi mi sono reso conto che la finalità del tuo discorso era diversa.

Ma ora volevo dire anche questo: che queste considerazioni sono state fatte, da un lato meditando sulla condizione umana così come essa si svolge intorno a noi, com’è nella vita di tutti i giorni, guardando la folla, l’andirivieni delle passioni, delle sofferenze, e, dall’altro, ripensando a quello che hai detto varie volte, tempo fa, e cioè che sulla Terra le esperienze ci cadono addosso, e che è per questo, dopotutto, che lo Spirito s’incarna, quando non ha ancora una conoscenza sufficiente per programmarle e cercarle a livello di entità disincarnata. Così avevo avuto la sensazione che, statisticamente parlando, gli accadimenti che per l’uomo sono negativi (ma che per lo Spirito sono invece positivi), gli accadimenti apparentemente negativi, e cioè sofferenze, lutti ecc., sono più numerosi di quelli che potrebbero essere dovuti al caso, alle leggi fisiche. da qui è scaturita la mia domanda sull’intervento di una legge…

A. – Come fai a ricavarne quest’opinione?

D. – Perciò ho parlato di sensazione vaga, considerando tutte queste cose insieme. Quindi, ritenevo reale e positivo questo intervento operante continuo.

A. – Sì, ma io direi che, anzi, di fatti “negativi” ne accadono di meno oggi da voi; in passato ne accadevano di più. Se si pensa soltanto alle morti nel passato, che la gente moriva in maniera molto frequente, e che quindi vi erano più lutti, più dolori, più malattie.

D. – Ma non pensavo soltanto alla morte…

A. – Lo so, ma la morte è la cosa principale che vi turba, bisogna dirlo. La morte vostra e quella delle altre persone, è la cosa che più vi turba. In effetti, voi potete subire qualunque cosa e, purché sia lontano il pericolo di morte, quasi ne traete un sospiro di sollievo, perché è solo essa che vi spaventa.

D. – A volte, allo stato cosciente si pensa o si crede di non aver paura della morte (o, perlomeno, di averne una paura molto relativa) invece poi si scopre che questa paura è più forte di quella che appare in superficie.

A. – Perché la morte, proprio come dicevo, è la negazione di una cosa alla quale siete molto legati, cioè la vita. È un istinto che oltre a essere psicologico è biologico; è la materia che soffre, che avverte il pericolo della morte. Lo avvertono anche gli animali. Infatti, ci sono razze che sentono avvicinarsi la morte e vanno a morire in certi luoghi. È quindi un istinto biologico. Il corpo tende alla propria conservazione, alla propria difesa, e quindi tutto ciò che offende questa conservazione e questa difesa viene oscuramente avvertito come un nemico da guardarsi. Tutto questo si traduce poi sul piano conoscitivo in una certa formulazione biologica, filosofica, quindi in una certa impostazione dialettica intorno alla morte, dalla quale tuttavia non sapete trarre un bel niente, perché restate lì con tutto il tabù della morte, perché la morte è proprio un tabù e una paura biologica, ma che è diventata anche conoscitiva per il fatto che si constata che con la morte si tronca il rapporto con l’essere che era vivente.

Poi vi spaventa la morte col suo cerimoniale, con la sua ritologia: la tomba, la terra, il cimitero, tutte cose diventate lugubri, ma che in realtà non hanno niente di lugubre. Il fatto importante è la coscienza dello Spirito che sopravvive, il fatto che la parte migliore e più alta di voi stessi è proprio quello Spirito che sopravvive. D’altra parte chi è morto sa bene che non c’è nessuna paura, lo sa bene, e lo sanno bene quelli che stanno morendo i quali poi, in fondo, non hanno paura.

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