Risultati
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Studio EEG (M. Morlino) vedi allegato A
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Analisi spettrale e di “Voice print” delle due voci (G.Sacerdote) vedi Allegato B
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Studio delle variazioni pressorie.
In un campione di 6 diverse sedute medianiche, effettuate in tre città diverse in un periodo complessivo di 18 mesi, sono stati rilevati i valori pressori minimi e massimi e la frequenza cardiaca (vedi tabella 1).
Di questo campione sono state calcolate medie e deviazioni standard (vedi tabella 2). Analisi linguistico-matematica (Traina-Angelucci), vedi Allegato C.
Discussione
Dai dati disponibili, relativa alla nuova ricerca da noi compiuta, sono emerse situazioni sorprendenti, in particolare l’aumento, quasi costante, dei valori sistolici e diastolici nella fase che segue la dispnea.
I valori discordi con questo andamento generale sono una minoranza e perciò potrebbero costituire un errore di rilevamento.
Nel corso dello sforzo da trance i valori pressori minimi e massimi aumentano notevolmente fino a picchi di 140/190 per poi ricadere, col ripristino della coscienza del medium, a valori addirittura
inferiori a quelli iniziali (75/150): nella fase della trance parlante i valori, dopo lo stress iniziale, si attenuano leggermente ma sempre al di sopra di quelli iniziali.
Tenendo in evidenza la presenza dell’onda Alfa del tracciato EEG non si spiega la prevalenza della regolazione simpatica periferica del sistema cardiocircolatorio con probabile prevalenza del tasso di catecolamine che lo sostengono; d’altra parte l’onda Alfa escluderebbe la corteccia nella fase parlante e ciò non trova spiegazione con le attuali conoscenze.
Infine, avendo tenuto sotto controllo l’apparato cardiocircolatorio di Piancastelli in condizioni normali anche per ore (Holter 48 h) e tenuto presente i rilevamenti in seduta, si è propensi a ritenere che lo stress della trance non sia patologico: in questi casi dovremmo attenderci una iperproduzione di endorfine con funzionalità cardiaca regolare e proporzionata. Il che si confermerebbe meglio con la presenza dell’onda Alfa nel tracciato EEG:ma la frequenza elevata nel corso della trance depone per una sovrapporudzione di ACTH tipica degli stress patologici.
Questa seconda osservazione fa pensare di trovarsi di fronte ad un fenomeno sui generis poco affrontato nel campo di questi specifici stati modificati di coscienza (trance totale), in cui si manifesta una voce che espone, contemporaneamente al suo manifestarsi, un eloquio fluente e concettualmente alto, raccolto in almeno 3.000 ore di registrazioni su nastri, in oltre 10.000 pagine di archivio e i vari volumi di stampa.
Se non si vogliono mettere in discussione le conoscenze scientifiche acquisite in campo biomedico che, relativamente alla loro incidenza generale possiamo considerare valide, dobbiamo invocare una nuova spiegazione che prescinda dalle apparenti contraddizioni: e cioè che il sistema nervoso centrale di Piancastelli (unico sensitivo nella casistica nota studiato in maniera così completa), venga escluso durante la trance e che forza autonoma vi si sostituisca nella regolazione intellettiva e biologica.
In tal caso sembrerebbe del tutto dimostrato, nella circostanza delle modificazioni basali fisiologicamente rilevate, anche l’inconsistenza delle ipotesi relative alle personalità alternanti. Infine la Commissione, in una valutazione generale sia pure di tipo medico, non può non tener presente la ricerca linguistica citata nella premessa e poi riportata negli allegati, dal momento che le analisi del linguaggio ha valore matematico e dunque rientra a pieno titolo nell’ortodossia scientifica.
La commissione rileva che tali conclusioni non sono né eccessive, né imbarazzanti. Anche perché qualsiasi altra interpretazione rimane più astrusa e forse tendenziosa.
In definitiva sembra trovarsi di fronte a un fenomeno sui generis per niente affrontato fino ad oggi, che va a ingrossare una categoria a sé di fenomeni, non solo biologici, ma anche psicomentali e che probabilmente costituiscono la porta di accesso a una società e civiltà nuove per le basi che potrebbero fondare.
La conclusione di questa relazione sugli stati alterati o modificati di coscienza è solo indicativa per numerosi motivi, ma la Commissione medica si augura che in futuro i ricercatori affrontino gli stessi studi su questa falsariga.
In ciò rendendo un grosso servizio all’istituto parapsicologico che ha bisogno assoluto di premesse valicanti le medianità. Il Piancastelli, per l’offerta di collaborazione fornita a più riprese in vari anni, è davvero impagabile, se si considera che i medium, in tutto il mondo, rifiutano di sottoporsi finanche alle più semplici verifiche scientifiche, in ciò ponendo grossi interrogativi da parte dei parapsicologi e, soprattutto, dei denigratori.
Si tratta di una collaborazione che non solo pone in luce il valore e la validità dello stato modificato di coscienza definiti brevemente come trance ad incorporazione, ma integra ricerche ormai riconosciute sugli stati alterati di coscienza anche in altre situazioni sia terapeutiche che di esplorazione dell’interno umano.
Non c’ alcuna intenzione, da parte della Commissione e del suo relatore, di contrapporsi all’istituzione scientifica: e come si potrebbe in una circostanza di ricerca, tra l’altro abbastanza breve?
Ma poiché siamo partiti da molto lontano, cioè dall’incidenza che gli stati alterati di coscienza (almeno quelli spontanei ed autoindotti) possono avere nel rappresentare la chiave di lettura della storia dell’uomo e nel portare nuova luce sulle facoltà umane . ridimensionandone alcune e rivalutandone altre – sarebbe opportuno allargare questo tipo di ricerca alle altre forme di stati alterati di coscienza ed esaminare la loro manifestazione culturale e produttiva, nonché la fenomenologia tipica.
Anche perché, sullo scoglio dell’inquietante natura delel’uomo, si sono arenate tutte le speculazioni storiche, filosofiche, teologiche e scientifiche.
Credo che all’angolazione univoca di approccio sia anche da imputarsi il totale fallimento di alcune nostre concettualizzazioni, specie poi quelle parapsicologiche.
E’ un fallimento non solo di prospettiva ma anche di modalità logica. Si vuol dire che se si aggredisce il problema da punti multipli e diversi, ma usando lo stesso sistema logico di pensiero, non si approda in nessun luogo: è indispensabile, forse, che l’approccio multidisciplinare si avvalga di più sviluppi logici o, se si può dire, anche di logiche alternative a quelle fino ad oggi riconosciute.
Anche se dalla loro angolazione e dalla loro logica hanno sempre avuto ragione i saggi di tutto il mondo e di tutti i tempi nel descrivere la natura dell’uomo: così pure i poeti, i mistici, i filosofi e i profeti.
Ma avevano ed hanno ragione anche i materialisti con la loro tragica dignità: J. Monod (22), ad esempio, con la sua onestà e fierezza nell’affermarsi figlio del caso.
Oppure Prigogine (26) che, più severamente di Monod, afferma che le organizzazioni più complesse non sono un accidente della natura ma la conclusione logica di processi coerenti. Questo fenomeno di Piancastelli lo si è esaminato con la metodologia medico-scientifica e – sia pure con le correlazioni necessarie – limitatamente alla componente cardiocircolatoria.
Bisogna anche tener presente che si tratta di un solo caso, appunto quello del solo Corrado Piancastelli, di un medium cioè già sufficientemente collaudato e la ricerca non può e non deve essere generalizzata a tutti coloro che si professano medium, almenché non si sottopongano ai medesimi controlli.
Tuttavia i risultati di queste ricerche si prestano ad un contesto di riflessioni più generali che stanno in parallelo con i dati ricavati sperimentalmente e che costituiscono una premessa per un tentativo di inquadramento globale degli stati variabili di coscienza.
Riflessioni che non vengono riportate per motivo di spazio e anche di destinazione specializzata dello studio effettuato.
I pochi accenni riportati fin qui sono del tutto consequenziali ai dati che via via emergevano, per cui la Commissione può dichiarare di non essere stata mai influenzata né dalle teorie esistenti, né dai contenuti dottrinali e culturali che venivano ad essere esposti dall’Entità A, pur possedendo ciascun medico del team opinioni personali.
Per cui il convincimento generale è consequenziale ai fatti, da cui si si desume che attraverso gli stati modificati di coscienza si possono raggiungere modalità di approccio alla conoscenza del mondo che tiene conto del valore individuale dell’uomo.
Il lettore, se esperto in materia, abbia la compiacenza di segnalare le incongruenze o le imprecisioni della ricerca effettuata.
Per quanto riguarda gli aspetti clinici, i dati sono facilmente controllabili perché oggettivi. Infine la Commissione ammette che la trattazione è abbastanza sommaria.
Tuttavia anche questo rientra nella procedura non rigidamente protocollare che tende ad evidenziare le idee senza proporre conclusioni definitive, ma semplici valutazioni nella speranza dell’utilità comune.
Se deve anche aggiungere, doverosamente, che la Commissione ha agito in piena libertà e che nessun condizionamento o limite interpretativo è stato posto, né dal centro italiano di Parapsicologia, né dalla Fondazione ISUP, né dallo stesso Piancastelli al quale deve andare il ringraziamento della comunità scientifica, specie dei parapsicologi impegnati, per la collaborazione
disinteressata prestata in maniera esemplarmente docile e collaborativi: particolari, questi, non trascurabili per una disciplina in cui la scienza stenta a penetrare a causa della scarsa o nulla collaborazione proprio dei maggiori soggetti che si dicono dotati di qualità extrasensoriali.
La storia della parapsicologia presenta fin dalle origini un quadro estremamente multiforme di teorie e di tecniche sperimentali nel quale è spesso difficile determinare la correttezza delle conclusioni.
Già in passato sono stati effettuati molti esperimenti e le tappe fondamentali del faticoso itinerario di questa disciplina si legano alla ricerca di molti studiosi.
Si può ricordare lo psichiatra e antropologo Cesare Lomroso che si interessò soprattutto di fenomeni psichici e di esperimenti di medianità, anche con il notissimo medium Eusapia paladino, il fisiologo premio Nobel Chalers Richet che fu sperimentatore per oltre un sessantennio di tutta la fenomenologia paranormale con i principali medium europei, e che è considerato uno dei principali fondatori della parapsicologia come Schrenk-Notzing, e con lui altri famosi ricercatori fino alla parapsicologia quantitativa di Rhine e agli studi del Dr. Tehaeff.
Oggi che è ampiamente riconosciuto il carattere scientifico della parapsicologia, il campo delle ricerche si va straordinariamente allargando dallo studio di laboratorio ad indagini di campo presso le società primitive per studiarvi la fenomenologia a natura “spontanea” (etnoparapsicologia).
Purtroppo, come è noto per la stessa varietà dei fenomeni paranormali, si è manifestata la grave difficoltà di teorizzarli comprensivamente e di studiarli scientificamente. Diverse sono le difficoltà di approccio sperimentale:
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– L’impossibilità di tenere sotto controllo e misurazione diretta fenomeni spesso fuggevoli e imprevedibili;
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– Difficoltà nell’evitare l’intervento di variabili devianti (suggestione collettiva, collaborazione psichica, ecc.);
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– Difficoltà nell’allestimento di tecniche sperimentakli e nella valutazione e teorizzazione dei risultati ottenuti.
Senza dubbio è di fondamentale interesse poter conoscere quali sono le reazioni e le attività psichiche degli individui in svariate situazioni.
Ma nell’ambito della parapsicologia non è più interesse, bensì correttezza scientifica l’esaminare il comportamento fisico e psichico di un individuo in stato di trance medianica.
Si è pensato, quindi, di effettuare una ricerca sull’attività elettrica cerebrale del “Signor X”, che si è cortesemente prestato agli esperimenti tendenti a studiare il problema neurofisiologico in relazione ad un suo stato di “trance ad incorporazione”.
Questo tipo di esperimento (il primo in Italia) su un soggetto a “trance parlante” misura solo un aspetto del problema enorme dell’attività cerebrale che è in gioco nella trance medianica.
Ora, passando alla ricerca, è necessario premettere che il “signor X”, in quei tempi il medium Corrado Piancastelli, conservava l’anonimato a proposito della sua identità (N.d.R.. Fin dall’età di sedici anni presenta fenomeni paranormali, di tipo telecinetico).
Dopo circa un anno iniziarono i fenomeni di trance medianica che apparivano come totale trasformazione delle caratteristiche espressive della personalità, del tono di voce (vedi analisi spettrale) e del comportamento generale.
Questa trance iniziava dopo un periodo di concentrazione, in cui il soggetto cercava di crearsi uno stato di “vuoto mentale” (come egli stesso affermava), situazione che ci ricollega agli stati di meditazione Zen.
Dopo qualche minuto iniziava la prima fase consistente in una complessa attività motoria, movimenti bruschi e rapidi a livello anche respiratorio.
Dopo pochi secondi il medium “incorporava” una personalità totalmente diversa a livello verbale e comportamentale cominciando a dialogare con gli astanti.
Dopo aver osservato diverse volte il fenomeno ed essermi accertato della sua genuinità, sono riuscito, grazie alla gentile collaborazione dei professori della clinica Malattie Nervose e Mentali del 11 Policlinico di Napoli, a organizzare una seduta particolare nell’Istituto stesso, in cui abbiamo potuto effettuare una registrazione dell’attività elettrica prima, durante e dopo la trance.
Credo sia opportuno spiegare degli elementi molto semplici di elettroencefalografia che ci consentano di comprendere il tracciato da noi ottenuto.
L’ EEG registra su un foglio scorrevole l’attività elettrica cerebrale mediante l’applicazione sul cuoio capelluto di particolari elettrodi che trasmettono degli impulsi all’elettroencefalografo che li traduce nei movimenti di un pennino (oscillografo) su foglio scorrevole.
I diversi elettrodi vengono collegati, a coppia, con i cavi di entrata di ciascun oscillografo dando così origine a otto linee (8 sono gli oscillografi).
Ciascuna linea esplora una regione del cervello che, a cominciare dall’alto, sono la reg fronto- centrale ds., fr.-centr, sx., centro-occipitale dx., centro:cc;:tale dx., centr.-occ. sx., occipito- temporale dx., occ-temp., sx., centro-occipitale dx., centro-occipitale dx, centro.occipitale sx. occipito-temporale dx, occ.-temp. Sx. temporo-centrale dx, temp,-centr. Sx. (vedi fig. 1).
Ora, nell’ambito delle variazioni dello stato di coscienza, tra quelle che costituiscono le due condizioni maggiormente diverse, cioè la veglia e il sonno, si colloca un universo di condizioni funzionali quali la trance t suoi vari livelli, la trance medianica, gli stati di automatismo e di restringimento del campo coscienza di origine psicogena con meccanismo emotivo, le condizioni scatenate dalle droghe psichedeliche e ancora, gli stati di stanchezza e quelli che preludono e accompagnano il passaggio dalla veglia al sonno che sono difficilmente differenziabili in base a parametri psicofisiologici.
Questo é dovuto più alla scarsità dei dati e delle ricerche in proposito che alla inaffrontabilià sperimentale di questo argomento.
Ciò è ancora più spiacevole se si pensa alla possibilità di trarre degli interessanti rapporti tra questi stati e alcune condizioni che interessano la patologia della mente.
Comunque, nell’ambito della veglia la più grossolana differenziazione é quella tra la situazione in cui l’attenzione è diretta alla percezione visiva attenta, con gli occhi aperti, al mondo esterno e quella cosiddetta di veglia rilasciata, ad occhi chiusi, con attenzione distratta o prevalentemente occupata in attività fantastica.
Nella prima situazione il tracciato è dominato da attività a basso voltaggio di frequenza rapida, il cosiddetto tracciato desincronizzato, nella seconda condizione domina invece l’attività alfa con onde tra gli 8 e gli 11 cicli/sec., sinusoidali, prevalenti nelle regioni postero laterali.
Particolarmente interessante è che nella condizione di veglia rilasciata ad occhi chiusi, basta che l’attenzione venga focalizzata su un problema (risolvere ad es. una operazione matematica) perché il ritmo alfa scompaia, sostituito da un tracciato desincronizzato, cosa che avviene anche aprendo gli occhi (reazione di arresto di Berger).
Riguardo l’esperimento, senza soffermarci su altri particolari tecnici, dirò solo che esso fu condotto in presenza di diverse persone, alcune delle quali fungevano da interlocutori, mentre altre si occupavano del controllo strumentale dell’elettroencefalografo. Durante la seduta furono fatte delle domande a cui il “medium-entità” rispondeva con una abbondante verbalizzazione in modo che è stato possibile registrare l’attività elettrice cerebrale sia durante l’ascolto che durante il dialogo. Il tracciato effettuato prima della trance, in condizioni di base, è risultato normale (fig. 1).
Nella fase in cui il medium si sforza di raggiungere il vuoto mentale — che in quella occasione si è protratta per 4 minuti – l’EEG non si è discostato dalla situazione di controllo ad occhi chiusi, tranne che per una diminuzione lieve di ampiezza dall’alfa per lunghi periodi.
Nella prima fase della trance l’attività motoria determina degli arte-fatti che rendono difficilmente leggibile il tracciato in cui comunque è ugualmente possibile riconoscere la presenza di attività alfa. Si entra così nella trance vera e propria.
Nella fig. 3 è illustrata in maniera tipica la registrazione elettroencefalografica corrispondente ad un periodo durante il quale il medium ascolta, ovviamente con attenzione, il breve intervento di un
interlocutore seguito dalla risposta del medium: è palesemente riconoscibile, anche mentre il medium ascolta attentamente l’interlocutore, la presenza di attività della banda alfa. Nel tracciato l’attività alfa è riconoscibile anche durante il parlare del soggetto.
Questo fenomeno della presenza di alfa con gli occhi chiusi, è riscontrabile diffusamente in tutta la registrazione nel corso della trance, quando la presenza di frequenti artefatti, ovviamente inevitabili, da movimenti, non impediva il riconoscimento dell’attività elettrica di origine cerebrale.
Questo tipo di attività alfa è simile per frequenza all’attività presente in condizioni di base, di rilasciamento attentivo ad occhi chiusi, ma si differenzia da questi per la minore ampiezza e per la minore stabilità con frequenti elisioni talora brusche, come accade nella classica reazione arresto e talora graduali nelle elisioni dell’alfa in condizioni di passaggio dalla veglia alle fasi iniziali dell’addormentamento.
Interessante è che non si è osservato attività rapida a voltaggio elevato, né ritmi ad onde di frequenza inferiori a quelle dell’alfa.
Da quanto esposto nella descrizione delle osservazioni, ci pare che un sommario conclusivo degli aspetti più importanti dei rilievi fatti debba ricondursi ai seguenti punti:
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– Il soggetto del nostro esperimento presenta in condizioni di controllo un’attività elettrica celebrale con caratteristiche del tutto normali: ha un’alfa dominante in condizione di rilassamento attentivo ad occhi chiusi che presenta una netta reazione di arresto con elisione totale dell’alfa ad occhi aperti;
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– nella fase di induzione, sia nel periodo di quiete motoria per vuoto mentale”, che nel periodo animato da sforzo e movimento preludente la trance troviamo nel tracciato elettroencefalografico caratteristiche più simili a quelle delle condizioni di controllo a riposo con gli occhi chiusi, che a quelle di veglia attenta con presenza di alfa di ampiezza più ridotta;
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– durante la trance vera e propria troviamo, e questo è forse il reperto più interessante, la presenza di attività alfa di quantità e ampiezza significativa anche in condizioni funzionalmente e comportamentali descrivibili come di veglia attenta con attenzione chiaramente focalizzata ad occhi aperti.
Poiché nella fase di induzione il soggetto tiene gli occhi chiusi, non ci sorprende la presenza di alfa; l’ampiezza più bassa dell’attività alfa rispetto alle condizioni di controllo di rilasciamento ad occhi chiusi, è probabilmente riferita all’ipotesi che l’impegno per il raggiungimento del cosiddetto vuoto mentale sia analogo ad uno sforzo di concentrazione come avviene quando ci si concentra su una operazione aritmetica o si facciano sforzi di rievocazione mnemonica, cose, queste ultime, che possono portare anche ad una reazione di arresto.
Tuttavia questa interpretazione è da considerarsi puramente ipotetica, in quanto non sappiamo con chiarezza nè cosa si intende per vuoto mentale, né se implichi condizioni di sforzo attentivo o se l’eventuale sforzo sia paragonabile a quello associato a calcolo mentale o a rievocazione mnemonica; in particolare, l’ipotesi esplicativa sopra esposta appare indebolita in considerazione del fatto che la maggior parte delle situazioni in cui i soggetti tentano di realizzare condizioni da loro definite di “vuoto mentale” e di distacco dalla concentrazione attentiva sul mondo esterno, sono tutte caratterizzate da presenza di attività alfa anche quando – come nella meditazione Zen – il vuoto mentale viene raggiunto ad occhi aperti.
Ritornando alle nostre osservazioni, dobbiamo sottolineare che di là dalla fase di induzione, e quindi durante la fase di trance vera e propria, ritroviamo la presenza di alfa anche ad occhi aperti ed in situazioni che per tutti i parametri in descrizione di stato funzionale e comportamentale dobbiamo descrivere come di veglia attivamente attenta ed addirittura attivamente impegnata in espressione comportamentale. Questo trova consonanti le nostre osservazioni con quelle riportate, anche se in maniera meno precisa e con metodologia strumentale meno raffinata, da Evans e Osborn
(1) e da Goldney (2) che sono gli unici, insieme al Canavesio, che hanno condotto degli esperimenti analoghi.
Quest’ultimo però, citato dal Sudre (3), parla di tracciati non differenziabili dal sonno leggero, cosa che invece non trova conferma nel nostro tracciato.
A conclusione delle nostre osservazioni, la presenza di ritmo alfa, quando ci aspetteremmo un tracciato desincronizzato, non trova una sufficiente spiegazione e questo può essere uno stimolo perché i nostri studi vengano ulteriormente approfonditi.