Il ruolo del sensorio e critica alla sublimazione

Il ruolo del sensorio e critica alla sublimazione

«… Le vie (di ricerca interiore) sono molte ma non tutte praticabili. Diciamo che quelle di uso più comune, cioè quelle che più facilmente sono controllabili ed effettuabili, sono quelle che passano attraverso il sensorio, e cioè attraverso l’esperienza quotidiana della vita, l’esperienza che coinvolge la partecipazione totale dell’individuo e che è un’esperienza sublimabile.

Il termine «sublimazione» ha un significato diverso da quello dato dalla psicoanalisi. La sublimazione qui non va intesa come trasformazione di sensazioni e percezioni, cioè come una loro eliminazione mediante trasformazione, ma significa che nel corso di un’esperienza di vita (che può essere, tra l’altro, anche il semplice sapore di qualcosa, ecc.), essa può essere sublimata, cioè trasformata in un segnale. Questo richiede capacità introspettiva, la capacità cioè di adattare al proprio ritmo di pulsazione interiore l’esperienza fatta e di trasformarla in una cosa viva, rarefatta.

Non è facile e non è da tutti. Infatti qui gioca moltissimo il fattore evolutivo. Diciamo allora che è possibile raggiungere con l’esperienza una «zona intermedia» in cui l’esperienza stessa, come fatto concreto, sparisce dopo essere stata effettuata, e ne resta il senso, il significato, come un tipo di vibrazione significante. Questo tipo di vibrazione, o questo «significato vibrante», lo si può facilmente pilotare e portare nella zona interiore più profonda, con uno sforzo (che poi finisce col non essere più uno sforzo) di penetrazione nel proprio Io.

A questo punto si può assistere ad uno strano o straordinario fenomeno: questo messaggio, questo segnale, questo concentrato di esperienza diventato segnale, nella nostra interiorità acquista una direzione rettilinea. Esso procede come una sorta di raggio, comincia a disperdersi ed autoconoscenza, di autocritica e sono tutte cose che integrano e avvicinano alla propria interiorità»; (Racc. Lez. 17-11-1982).

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