SALUTO DEL MAESTRO “A” AI PARTECIPANTI AL MINICONVEGNO DI ROMA

SALUTO DEL MAESTRO “A” AI PARTECIPANTI AL MINICONVEGNO DI ROMA

D: Maestro, noi del CIP abbiamo deciso di invitare a convegno gli amici, i tuoi seguaci, i lettori, gli studenti delle tue lezioni, per avere uno scambio di idee e di esperienze sulla vita dei gruppi e su cosa fare per meglio diffondere il tuo messaggio. Vorremo sapere se, nell’occasione, non ritieni di rivolgere un messaggio, un saluto a quanti converranno da diverse parti d’Italia.

A: È certo paradossale che io rivolga un saluto, per così dire formale, perché uno Spirito dovrebbe badare alle cose dello Spirito e i corpi alle cose dei corpi, ma il nostro insegnamento, se vogliamo definirlo così, è un insegnamento anch’esso paradossale, nel senso che contiene ciò che gli uomini chiamerebbero utopia se non sapessimo e non vi avessimo anche detto, che in realtà l’insegnamento vero dello Spirito (agli uomini) concerne la vita dei corpi, proprio perché il corpo è quella funzione necessaria per l’esperienza dello Spirito.

Accade che di paradossale ci sia questo: che mentre gli esseri umani parlano dello Spirito in maniera direi poetica, in maniera superlativa ma astratta e invochino l’abbandono della materia per affermare lo Spirito, noi facciamo esattamente il contrario e cioè vi diciamo di utilizzare i corpi per affermare lo Spirito. Non trovate paradossale questa strana situazione che apparirebbe una collusione culturale e che invece risponde ad una logica delle cose? Gli uomini tendono a controllare i corpi e lo fanno utilizzando la repressione dei corpi, lo Spirito cerca di rendere un servigio, per così dire, alla via dello Spirito e liberalizza il corpo affermando quel principio di materialità a voi ormai noto.

I seguaci, gli amici, gli allievi, gli studenti come tu dici, cioè tutti coloro che seguono l’insegnamento, sappiano che la loro vita avrà un senso soltanto se riconosceranno le proprie matrici spirituali, sappiano che senza una matrice spirituale il corpo non ha nulla di sacro, non ha alcun valore etico, non serve praticamente a nulla.

È un pò il problema del rapporto tra lo Spirito e l’universo. Lo Spirito è la sola essenza intelligente in un universo pedissequo rispetto alle leggi ed è l’unica forza che agisce, reagisce, controlla e sceglie. Dunque soltanto lo Spirito ha un valore e soltanto lo Spirito detiene il potere di scelta della propria esperienza e del proprio destino.

A tutti i fratelli che vivono l’esperienza del contatto col nostro insegnamento io non devo dire altro che questo: la vita è una trappola, come ormai dite tutti i giorni, è una trappola dura, chiusa, addirittura inchiodata, entro la quale questo Spirito, cioè la vostra profonda identità, si dibatte per il tempo della vita. Schiodare questa trappola, frantumarla, è l’unico dovere, l’unico compito dello Spirito, ma schiodarla, rompere ciò che la mantiene unita (cioè la sovrastruttura) significa conoscere le strategie, i modelli e i comportamenti per ritrovare se stessi.

Ci vuole coraggio, ci vuole impegno. Qualsiasi cosa facciate come uomini sarà sempre troppo poco rispetto al progetto dello Spirito. Noi facciamo salve le buone intenzioni, finché sono al momento buone intenzioni e poi si tramutano in opere. Facciamo salve le vostra ignoranze, purché si tramutino in conoscenze. E facciamo salve le vostre paure, le vostre angosce, purché si tramutino nel coraggio di uscire dalla trappola come esseri liberi.

Il nostro insegnamento è anticonformista, ma è l’unico che lo Spirito può interpretare, incarnare, vivere e riconoscere. Parlando nel nome dello Spirito siamo naturalmente rivoluzionari, perché lo Spirito non appartiene alla terra, non segue le sue leggi. La nostra è una dottrina dura e difficile, non ha nulla di facile, nulla di semplice, ma vi insegna ad avere coraggio, ad emanciparvi, a diventare soggetti che si autoriconoscono e dunque per questo solo fatto diventano liberi. La libertà non è il fare, è soprattutto il riconoscersi, è cioè il soggetto che pensa e decide in sé, con sé e per sé. E lo Spirito si avvantaggerà di una vita a condizione che riconosca questo significato.

Qui finisce ciò che definite il mio saluto: ed è un saluto, natural-mente, di un essere spirituale come posso essere io, è un saluto fraterno, ma anche un incoraggiamento che spera di dare a tutti forza per continuare, per andare avanti. Sarà sempre tutto difficile, perché la vita dello Spirito è sempre stata difficile in terra. È difficile la vita e la cultura dello Spirito, perché gli uomini, appunto, si riconoscono nei corpi, nell’identità dei corpi, cioè nelle cose visibili e materiali. Quando saranno riusciti a superare questa corporeità, allora torneranno ad essere Spiriti. A volte si può riuscire in poche vite, a volte in una sola esistenza: ma questo sarebbe già un miracolo, un vero miracolo.


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