SPIRITO E TENDENZE UMANE.
D. – Come può uno Spirito che non è il nostro (come nel caso di “possessione”), manifestarsi tramite il nostro corpo?
A. – Lo Spirito si può manifestare attraverso di voi perché avete un determinato apparato mentale e cerebrale. Lo Spirito crea con voi un rapporto di armonia e questo rapporto di armonia o di comunione dipende da tanti fattori: da una perfetta integrazione tra cervello e mente, poi tra mente e inconscio, in maniera tale che lo Spirito possa inserirsi nel migliore dei modi possibili. Indubbiamente certe entità inevolute qualche volta riescono a inserirsi quando esiste un effettivo rilassamento o talvolta una frattura tra Spirito e individuo fisico, quando effettivamente l’individuo non manifesta nulla di carattere spirituale, di carattere particolare. Lo Spirito non è veramente impegnato attraverso il corpo. Quando egli pensa che il corpo non può dargli certe esperienze si crea veramente una frattura tra Spirito e corpo, che non diventa abbandono ma allentamento; la sorveglianza cade e così uno Spirito estraneo può riuscire facilmente a procurare dei danni intervenendo in un certo modo, magari con una certa violenza e sfruttando certe esigenze compresse che vi sono nell’individuo. Perché ogni essere umano ha delle fortissime esigenze di carattere istintivo, dato il suo lato animale, ma la civiltà, l’educazione, le regole sociali riescono a comprimere questi istinti. In determinati momenti, sotto la spinta di esigenze varie, questi istinti si manifestano nella loro pienezza, e se lo fanno sotto il controllo dello Spirito, secondo una direzione spirituale, essi vengono utilizzati in maniera che non facciano del male, se invece vengono utilizzati da una entità che non si prefigge tutto questo, il danno può esserci.
Ma l’errore fondamentale di queste entità è un altro. Vi siete mai chiesti chi sia il responsabile di tutto questo? A un certo punto chi paga? In effetti chi paga è sempre lo Spirito di fronte a Dio (Ovviamente verso la Sua legge, insita nei Principi universali, mai in maniera diretta. – Nota del curatore.). Il corpo è una macchina che poi sparisce. Cioè se io, Spirito inevoluto, mi impossesso di te il tuo Spirito viene messo da parte, tu donna, fatta in un certo modo come essere umano, sei destinata a morire, il tuo corpo non risponde di niente perché muore, sparisce completamente, di te non vi sarà niente, né in cielo né in Terra. La tua sopravvivenza sarà un’altra perché tu sei un’altra cosa. Tu che pensi non sei il tuo corpo, ma sei tu, Spirito, provvisoriamente contraddistinto con un corpo, con un nome e cognome. Se io agisco nel tuo corpo e metto da parte il tuo Spirito sono io responsabile di ciò che faccio fare al tuo corpo, perché io so. Risponde lo Spirito inevoluto delle azioni fatte dal corpo di cui si è impossessato, non lo Spirito che è stato messo da parte, perché lo Spirito che è stato messo da parte non è più il padrone di quel corpo e non può più rispondere delle azioni fatte da una cosa che non è più sotto il suo controllo.
D. – Ma lo Spirito non ha colpa di essersi fatto estromettere?
A. – Questo sarà valutato. In ogni caso quello Spirito potrebbe al massimo essere responsabile, come dire, di scarsa sorveglianza del corpo, di non averlo saputo usare bene; potrà essere chiamato come responsabile di altre cose, ma non di ciò che il corpo avrà fatto sotto la spinta di un’altra forza intelligente. Comunque queste valutazioni si faranno. Però le azioni provocate dal corpo non possono essere ascritte a quello Spirito, nella stessa maniera in cui non può essere responsabile uno schizofrenico di ciò che compie e non può essere chiamato a risponderne neppure il suo Spirito. Perché essendo un corpo sottratto al controllo spirituale, le sue azioni non sono passibili di alcun giudizio, perché si tratta di un corpo irresponsabile e, in questo caso, il problema del corpo non esiste. Quando noi valutiamo una situazione o valutiamo le responsabilità di un essere vivente, ci riferiamo sempre allo Spirito, perché è l’unico che ne risponde, il corpo non risponde mai di niente; il corpo per noi non esiste, il fatto che voi l’abbiate è un accidente del tutto provvisorio che non c’interessa. Ciò di cui vogliamo rendervi persuasi è che il mondo vero, il mondo autentico con le sue leggi eterne è il mondo dello Spirito; è questo il mondo che esiste. Il mondo della Terra non esiste come realtà universale, è nient’altro che una provvisorietà.
Noi ci siamo messi d’accordo, mio caro: io, tu, la sorella C. e altri tre miliardi persone (In senso simbolico tutta l’umanità della Terra. – Nota del curatore.), ci siamo messi d’accordo per venire sulla Terra ad abitarla, ma questa potrebbe essere al limite considerata una vacanza dello Spirito, una gita dello Spirito o, come dire, il voler “andare a scuola” dello Spirito, e finisce lì; come i ragazzi che vanno a scuola e che all’ora di uscita tornano alle loro case e basta. Il voler dare un’importanza universale ai banchi della scuola sarebbe assurdo come il volerla dare ai vostri corpi, che per noi sono del tutto simili ai vostri abiti. I vostri abiti non sono affatto responsabili dei gesti che compiono le vostre mani o le vostre braccia, tal quale come i vostri corpi non sono responsabili delle cose che compie il vostro Spirito. Il rapporto è pressoché uguale, e infatti le responsabilità vengono valutate in base agli effetti sulla Terra, tant’è vero che sulla stessa Terra le leggi sono state create esclusivamente per gli uomini e vengono considerati gli atti come tali e non le intenzioni.
Il processo per lo Spirito si capovolge, ed egli è dunque responsabile soltanto per quella parte che lo riguarda e nella misura ritenuta idonea. Infatti la maggior parte delle vostre azioni non verranno neppure prese in considerazione da parte della legge di Dio. Esse non possono essere contemplate e impedite, perché molte delle vostre azioni, dei vostri gesti umani, non sono nient’altro che azioni e gesti di pura sopravvivenza o di pura socialità, e in realtà non sono niente per lo Spirito. Però in questo gioco di sopravvivenza e di socialità lo Spirito gioca un ruolo anche se minimo: quello di capire tutto questo e di smentire eventualmente tutto secondo una finalità spirituale, in maniera da “vivere” le leggi umane e da ritornare da dove è partito recando con sé, non la materia, ma il significato di questa materia. Questa è la funzione della vita. Semplicissima, se vogliamo, addirittura elementare, ma oltre questa importanza non si può, non si deve andare, perché la vita dell’uomo non è veramente importante da questo punto di vista, non ha alcuna importanza universale, è un fatto del tutto provvisorio che serve solo momentaneamente allo Spirito.
Certo, parliamo di vita puramente materiale, puramente biologica, pur avendo essa un’importanza sociologica come organizzazione della società umana, un tipo insomma di vita come quello delle formiche. Poi, su questo impianto biologico, naturalistico della vita funzionano alcune attività che sembrano essere del corpo ma che del corpo già non sono quasi più e che sono le attività più elevate della vita umana, le attività di pensiero che spiccano e danno un contrassegno alla materia, o che almeno pongono la materia di fronte alla possibilità che una forza spirituale imperi, governi, e la sovrasti.
Per esempio, noi non possiamo considerare l’attività dei filosofi un’attività umana, perché certe attività di pensiero, formative, pedagogiche sono in contraddizione con la materia, sono proprio l’affermazione dello Spirito sulla materia. In un certo senso noi consideriamo dunque due tipi di umanità: un’umanità materiale e un’umanità spiritualizzata. È da notare che la maggior parte degli uomini vive purtroppo ancora di umanità materiale e ciò probabilmente dipende da un aggiustamento non preciso dello Spirito al corpo. La realtà è che il corpo da alcuni millenni a questa parte ha perduto una finalità spirituale. È difficile trovare le cause di tutto questo, ma vi è certamente un rallentamento, un turbamento, direi quasi una interferenza, che si è fatta sempre più accentuata e che è particolarmente strana. Si è notato d’altra parte uno sbilanciamento; per alcuni versi la materia si è spiritualizzata, ha perduto parte della sua animalità, se vogliamo, ed è spiegabile col fatto che lo Spirito passa tanto tempo accanto alla materia stessa. Però in tutta coscienza vi dirò che essendosi spiritualizzata la materia, con un affinamento delle attività cerebrali, il cervello si è quasi reso autonomo nei confronti dello Spirito, quindi mentre il senso spirituale è diventato più vivo all’interno della struttura cerebrale, esso si è nel contempo allontanato come fatto coscientemente spiritico, e perciò lo Spirito ha perso certi contatti con la vita stessa.
D. – Ma per debolezza del corpo?…
A. – Vedi, è difficile dirlo, un’osservazione certa è questa: che un corpo debole riceve male perché è debole in tutto. Certo il cervello si è avvantaggiato di tutto questo, per questo l’uomo si sente oggi più autonomo, più libero da impedimenti, “compiutamente spirituale”, direi quasi, e credo tuttavia che il problema non sia neppure tanto grave in sé.
D. – Così si è presentata più faticosa l’esperienza sulla Terra, dal punto di vista spirituale…
A. – Sì, per la maggior indipendenza che si è avuta nell’essere umano.
D. – E una volta?
A. – Vedi, era più vicino allo Spirito perché era più plasmabile. Cioè lo Spirito poteva a un certo punto farne quello che voleva. Una maggiore ingenuità dell’essere umano, una minore scaltrezza psichica rendeva più disponibili verso certe credenze, verso la religione, verso il senso del sacro, anche se tutto questo finiva con l’avere un valore relativo, data la presenza viva della natura. È chiaro che l’individuo più è intelligente più diventa diffidente, più esigente, meno suggestionabile… Ma tutto questo ha un’importanza relativa perché, in fondo, lo Spirito le sue esperienze le fa lo stesso e ciò diventa più un problema umano che spirituale. Un cervello meno intelligente e più disponibile a tutto, accetta con facilità, con scarso senso critico, tutto ciò che gli viene detto, questa è la ragione per cui le grandi masse popolari riescono a essere facilmente suggestionabili. Ora, è chiaro, l’ottanta per cento degli esseri umani ha un cervello debole, però esso tende a diminuire per tutta una serie di progressi che si sono avuti a livello popolare. L’elevamento del tenore di vita generale serve a rendere gli individui, per esempio, più accessibili alla cultura e serve quindi a creare un miglioramento generale delle condizioni di vita, delle condizioni sociali, delle condizioni culturali. La maggiore diffusione della cultura tende a diminuire il numero di coloro che sono più facilmente aggredibili dalla suggestione. Il benessere del corpo senz’altro porta grandi vantaggi dal punto di vista umano, però porta degli svantaggi dal punto di vista spirituale, e qui sembra esserci una contraddizione, ma in effetti dovete tener presente la società in cui vivete. Certamente un corpo che sta bene ha la possibilità di potersi coltivare meglio, perché ciò significa anche un cervello che funziona bene, quindi una mente che funziona bene e che può ragionare bene. Ecco, questo è il punto: la mente ragionando molto dal punto di vista strettamente speculativo e umano, finisce col porsi in un atteggiamento critico. Quest’atteggiamento critico dal punto di vista spirituale sarebbe ottimo per chi riuscisse a risolvere (per esempio, da parte delle religioni, delle filosofie) certi problemi di fondo dell’umanità, almeno dal punto di vista teorico. Come il problema di Dio, il problema di una società spiritualizzata, e via di seguito. Il fatto che tutto questo non si verifichi per l’insufficienza delle filosofie, e segnatamente delle religioni, mette il nuovo individuo in crisi.
Così l’individuo non riesce ad avere nessun indirizzo, e mentre aumenta l’atteggiamento critico, la fede si affievolisce, subentra la ragione. La ragione può anche giungere all’accettazione, per esempio di Dio, ma occorre talvolta essere aiutati e quando vi si giunge è preferibile di gran lunga una certezza basata sulla ragione che non sulla fede, perché quando essa è basata sulla ragione non crolla più, quando è invece basata sulla fede vedete voi stessi cosa succede: la gente ha fede, ma al primo scossone della vita non crede più e se la prende con Dio.
La “fede” poggiata sulla ragione si raggiungerà, ma non con la conoscenza che si ha oggi, occorrerà molto tempo. Anche questo è un problema soltanto umano. Ripeto quello che ho detto un’altra volta: che voi crediate o meno, oggi, ha un’importanza molto relativa. Fa comodo, può aiutare, può far piacere, ma non è molto importante. Se non credete adesso, crederete esattamente cinque minuti dopo esser morti. E siccome la vostra vera vita non è questa, ma quell’altra, che voi crediate o meno può esservi utile ma non è così importante, tanto ci crederete per forza dopo.
Sulla Terra altre sono le cose importanti. Naturalmente in una società che crede, un essere umano trova maggiore concordia, ma sono tutte cose, ripeto ancora una volta, utili e comode per voi. Il fatto è, vedete, che io non credo alla vita sociale, non assegno alcun valore universale alla vita sociale dell’umanità, perché la vera società non è quella della Terra, ma è quell’”altra”.
Dunque, spiritualmente non ci si deve preoccupare affatto di ciò. Ciascuno di voi sarà giudicato indipendentemente dall’umanità, dalla sua famiglia, dai suoi amici: sarà una valutazione personale (Ricordiamo che nella dottrina del Maestro Andrea il giudizio non è fatto da Dio, o da altri spiriti, ma è un autogiudizio oggettivo e autonomo dello Spirito stesso, cioè una capacità insita nella sua stessa struttura. – Nota del curatore.). Se voi vi convincete di questo, vi rendete consapevoli che veramente Dio non si deve assolutamente preoccupare di tutto ciò che accade in Terra.
Tanti di voi hanno chiesto (ai tempi miei me lo chiedevo anch’io) come possa Dio restare indifferente davanti alla morte dei bambini, davanti agli eccidi di tutte le guerre, oppure, non so, per un’eruzione vulcanica, un terremoto ecc., mentre nello stesso momento altri vivono felici. Come mai Dio, che è il Padre, non interviene, non salva quella gente? È proprio perché la vita umana non conta, universalmente non esiste. Ed è proprio in base a questo principio autentico e assoluto che non s’interviene sulla Terra. Perché quella persona che muore nel terremoto, per esempio, è una persona che in quel momento ha fatto la sua esperienza. E cosa vuoi che a quell’anima importi che il proprio corpo muoia in un terremoto o disteso sul letto. Tra l’anima e il corpo non vi è alcun sentimento di amore.
Il vostro Spirito non vi ama, perché voi come corpo non siete altro che un elemento a cui può essere abituato, ma non secondo un rapporto di amore. Perché non esiste rapporto di amore con la natura intesa come tale nelle sue esemplificazioni quantitative, direi.
Voi esseri umani amate la natura, d’accordo, amate i fiori, il mare, il cielo, ma avete mai riflettuto su questo? Voi amate i fiori o amate quel fiore? Amate il mare o amate in particolare la goccia d’acqua che è nella vostra mano, o amate l’acqua in genere? Amate il cielo: quel pezzettino di cielo soltanto che si vede attraverso un buco o il cielo in genere? Vedete, nello stesso modo lo Spirito ama l’umanità, per un principio di amore, ama gli esseri umani come natura in genere, ma non i loro corpi in particolare. Poi del corpo cosa dovrebbe amare? La sua forma, i suoi occhi, il suo cuore, oppure il suo sangue, le sue ossa? Lo Spirito sa che queste cose sono mutevoli e non eterne, sa che ogni anno le vostre cellule si rinnovano e che voi non siete già più lo stesso corpo dell’anno scorso. Quale corpo? Quello che si trasforma continuamente? Ecco dunque che il valore universale della vita umana non esiste, l’unica universalità è data dallo Spirito, dalla sua presenza e niente altro. Ecco perché Dio non interviene. Sì, anch’io me lo chiederei. Qualcuno ancora mi diceva: esistono malattie terribili, perché Dio non le stronca? Dio può. Certo che può. Dio può fermare, non so, il cancro, solo che lo voglia, solo che Egli lo “pensi”, da un momento all’altro. Ma cosa dovrebbe significare? Un atto d’amore verso che? Ricorderete che nel Bhagavad Gita è detto appunto di coloro che vanno in battaglia che non è l’anima che viene uccisa, ma il corpo (Il Maestro Andrea si riferisce alla battaglia di Kuruksetra in India, dove simbolicamente si svolge il dialogo tra il principe Arjuna e Krishna il suo auriga. Il concetto particolare a cui si riferisce il Maestro Andrea è trattato ampiamente nel Capitolo 2, ma il riferimento si riferisce quasi sicuramente al verso 18. – Nota del curatore.). Dunque si sceglieva la battaglia perché i combattenti non si uccidono, ma si uccidono i corpi, e bisogna fare il proprio dovere fino alla fine (Qui il riferimento è sempre al capitolo 2, il verso è verosimilmente il 31. – Nota del curatore.). Ecco dunque qual è la verità. Distruggere una malattia, togliere certe sofferenze significherebbe toglierle al corpo, non allo Spirito, perché egli non soffre mai per le cose materiali, ma da esse trae, se ne è capace, se vuole e se riesce a comprenderle, tutte le esperienze che vuole.
Naturalmente tutto ciò è sconsolante e triste per l’uomo, lo capisco, ma, vedete, non serve a nulla indugiare dietro le illusioni e la retorica. Voi pregate Dio, tutti lo pregano, ma quante volte siete ascoltati? Tutte le madri che hanno i figli in fin di vita invocano Dio, ma i figli muoiono lo stesso, e così via… La gente prega Dio, ma ugualmente vengono i terremoti, scoppiano le guerre e si muore dall’una e dall’altra parte. No, Dio non ascolta, non può ascoltare. Perché amici o nemici che muoiono sono corpi che muoiono. Se veramente morissero gli spiriti Dio, come loro padrone e creatore, dovrebbe intervenire, cioè se voi o il mio dovesse tendere a sparire, allora sì, io preso dal terrore della mia autentica morte veramente dovrei intervenire, dovrei rivolgermi a Dio almeno una volta, e dire: “Mio Dio, cosa hai fatto?” Allora, in quel caso Dio dovrebbe intervenire per forza, almenché non avesse deciso di distruggere tutti gli spiriti, e interverrebbe certamente con la sua volontà a ricostituirmi come Spirito, perché la mia morte sarebbe un segno infame e ingiusto, se io soltanto dovessi morire e gli altri no. Allora, sì sarebbe un’ingiustizia. E poiché sulla Terra non soltanto tutti gli uomini, ma tutti gli spiriti prima o poi faranno le stesse esperienze, soffriranno e saranno felici ecc., ecco dunque che tutto ciò che accade, che accadrà o che è accaduto all’uomo o a noi, è sempre perfettamente logico, perfettamente giusto e utile.
La lamentazione dell’uomo è comprensibile sul piano umano, della pietà, della sofferenza, ma è anche…
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