(Tener presente che il testo che segue è stato scritto verso il 1990 e che le comunicazioni medianiche continuarono almeno sino al 2005, qui abbiamo inoltre trascritto compiutamente il nome dell’Entità Andrea dall’originale iniziale “A” – Nota del curatore)
Il corso di parapsicologia del Centro Italiano di Parapsicologia STRALCIO DA UNA LEZIONE DI CARLO ADRIANI
«Sempre a proposito dell’Entità Andrea e del suo medium»
(omissis)
I motivi che rendono così importante la manifestazione dell’Entità «Andrea» e della sua dottrina sono molteplici. Innanzitutto perché attraverso di essa siamo in grado di riallacciarci all’insieme di tutte le altre manifestazioni storicamente accertate che l’hanno preceduta e poi perché ci introduce alla comprensione dell’origine medianica delle più alte manifestazioni della religiosità, a partire dal mondo antico, offrendo chiavi di lettura precise e non semplici congetture o mere ipotesi, come sono quelle ricavate da fonti inutili o parzialmente coperte dal segreto. Visto da questa angolatura, il caso dell’Entità «Andrea» ci restituisce amplificato e rinnovato il tesoro che antichi testimoni avevano raccolto e trasmesso in forma ermetica. Certe felici intuizioni, particolarmente quelle del Dodds (in 4 Greci e l’irrazionale) a proposito dell’origine di certe religioni misteriche, come quella orfica, dove Orfeo è visto come il prototipo degli sciamani traci, trova una clamorosa conferma. Nell’orfismo, diversamente dalla comune concezione greca che divideva nettamente i mortali dagli immortali, l’umanità ha una natura divina. Per la religione orfica •la vera vita è la morte, il corpo è la tomba dell’anima•. L’espressione «soma serra» (il corpo, una tomba) coniata da Platone (Cratilo V sec. a.C.) è emblematica della concezione orfica per la quale il fine dell’uomo è di liberarsi, cioè di liberare quanto di dionisiaco gli è proprio (divino, celeste, buono) da tutto ciò che è titanico (malvagio, terrestre). Questa dottrina si occupava principalmente dell’anima e del suo destino ultraterreno e considerava la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni come scopo ultimo degli iniziati. (Enciclopedia delle Religioni, Garzanti, 1989.). A Napoli è conservato un bellissimo mosaico del I sec. d. C. con i simboli della ruota delle reincarnazioni sormontata da un teschio (Museo Nazionale). Faceva parte della pratica orfica l’entusiasmo, ossia lo stato di possessione da parte di un dio, che permetteva la «trasformazione». Sul tema della «possessione divina» può essere interessante sapere cosa diceva l’ultimo rappresentante del neoplatonismo ad Atene, il filosofo Proclo (410-485 d. C.): •Uomini sono posseduti e ricevono uno spirito divino, alcuni spontaneamente, come i cosiddetti presi dal dio, o in periodi determinati, o senza regola, occasionalmente; altri eccitando se stessi all’entusiasmo per un’attività volontaria, come la profetessa di Delfi seduta sulla cavità, ed altri che hanno bevuto l’acqua divinatoria”. Come vedete egli distingue con chiarezza la possessione divina in spontanea, volontaria, indotta. E poi aggiunge: «Nel corso di questi fenomeni la teagogia inevitabilmente entra in azione e sopravvengono una ispirazione ed un mutamento del pensiero; ma anche tra questi invasamenti ci sono quelli in cui i posseduti sono completamente fuori di sé ed incoscienti, altri in cui, in modo straordinario, essi conservano la coscienza» (Giamblico, I misteri Egiziani, Rusconi, 1983, Apparati, pag. 291). Ho voluto proporvi questo brano, in primis, perché Proclo mostra di possedere una grande competenza in questo genere di fenomeni e, poi, perché la sua testimonianza di un millennio e mezzo fa, dimostra che questa fenomenologia, per quanto rara, si presenta con continuità nel corso della storia dell’umanità. Per questo solo fatto, il caso dell’Entità «Andrea», con la sua attualità, ha un impatto ed un valore enorme per lo storico delle religioni, per lo studioso di antropologia, per lo psicologo ed ancora di più per i cultori della disciplina parapsicologica. Come avete udito — e vorrei sottolineare questo aspetto — Proclo osserva che nel corso di questi fenomeni «la teagogia entra inevitabilmente in azione»: cioè a dire che la divinità appare nel medium. Voi sapete che nel mondo antico si distingueva la teumologia dalla teurgia. La teologia era il discorso intorno alla divinità. La teurgia, invece, era l’arte di mettersi in relazione con dei o spiriti ed operare, grazie a questi, cose meravigliose. Se teniamo conto, in questo contesto, del significato della parola Profeta, nel senso di Platone o di Plotino, come «interprete del pensiero divino» oppure «maestro ispirato» ovvero «nunzio di una dottrina religiosa», (Giamblico op. cit.), vediamo che sicuramente nell’antichità questa fenomenologia era ben conosciuta ed aveva avuto un preciso inquadramento teorico. La credenza che la divinità apparisse inevitabilmente quando si attivava quella che oggi chiamiamo trance ed all’epoca, a seconda dei casi, estasi o enthusiasmo, era una opinione che nasceva dall’esperienza dei fatti osservati. Dopo migliaia di anni dobbiamo constatare che il fenomeno della trance produce gli stessi effetti perché ‘la teagogia entra inevitabilmente in azione’ in quei casi in cui è autentica, non diversamente in questo dall’antichità.
[omissisl
Il fatto che il fenomeno dell’Entità Andrea si produca in uno dei modi già descritti da osservatori di 1500 anni fa, diventa per noi ulteriore motivo di riflessione e di studio. La domanda che sorge spontanea è: «Perché mai non appena alcuni individui cadono in uno stato di trance, cominciano a parlare essi stessi o producono voci che affrontano tematiche di tipo cosmico, di tipo teologico, o attinenti alla vita dopo la morte (dall’antica Grecia ad oggi, e solo per rimanere ancorati a fonti scritte del mondo occidentale), senza mai perdere di vista questo orientamento e questo filone conoscitivo e senza mai discostarsi da questi temi lungo lo spazio dei millenni?».
Se nessuno ha impostato la domanda in questi termini o ha saputo dire perché mai nello stato di trance emergano conoscenze profonde, indicazioni e suggerimenti che l’individuo allo stato normale non sembra possedere, è solo perché non ci si è voluti porre di fronte a questa fenomenologia attenti alle cose che produce e che afferma, ma o pieni di timore superstizioso o semplicemente ignorandola. La scoperta dell’inconscio, tuttavia, ha aperto qualche spiraglio in questo settore. Jung, per esempio, in «Fondamenti psicologici della credenza degli spiriti» (Opere, Boringhieri, vol. 8°, – pag. 340) aveva affermato che i fenomeni parapsicologici, di norma connessi con la presenza di un medium, sono «effetti esteriorizzati di complessi inconsci», tranne poi ricredersi, ed infatti in una nota a piè di pagina, riconosce che: «Dopo aver raccolto, nel corso di mezzo secolo, esperienze psicologiche di molti uomini ed in molti paesi, non mi sento più sicuro, come nel 1919, all’epoca in cui scrissi questa frase. Io dubito — lo confesso apertamente — che una metodologia ed una riflessione esclusivamente psicologiche possano venire a capo dei fenomeni in questione». Non a caso è la parapsicologia a rivendicare come suo settore di studio anche questa classe di fenomeni. Erroneamente la medianità venne frettolosamente inclusa nelle categorie delle personalità alternanti, allora studiate dalla psicopatologia, pur di evitare di affrontare ciò che il fenomeno evidenzia da sé ed afferma di se stesso. Nella corsa alla classificazione che dominava l’epoca, non si tenne abbastanza conto del fatto che le personalità alternanti hanno la caratteristica di essere personalità in conflitto tra di loro e di irrompere nel comportamento esterno del soggetto, alterandolo, spesse volte in modo permanente. Infatti, anche se il soggetto non è consapevole di ciò che gli accade, in quanto le personalità sembrano indipendenti l’una dall’altra e talvolta sembrano reciprocamente ignorarsi, è rimarchevole il fatto che abbiano polarità opposte. Nel caso classico, studiato dal dott. Azam (René Sudre, Trattato di parapsicologia, Astrolabio, 1966), si aveva da un lato una donna (Félida) devota, timida, remissiva e dall’altro una donna aggressiva, sfrontata, sboccata; e queste due donne si alternavano ciclicamente sostituendosi l’una all’altra fino a giungere al punto paradossale che una di esse ingravidasse all’insaputa dell’altra. La scoperta della scindibilità della personalità come causa di una vera e propria patologia del comportamento, venne utilizzata per spiegare anche i fenomeni medianici. Ma nei casi in cui si stabilisce con le tecniche più opportune che il soggetto ha una personalità del tutto normale, è perfettamente sano e non si riscontrano in alcun modo anomalie ed alterazioni del comportamento, si possono utilizzare acriticamente le categorie teorizzate in sede clinica e parlare nei termini della patologia?
Evidentemente no. Il paradigma clinico è utile solo per formarci un modello mentale di possibile analogia, ma non possiamo uguagliare l’una cosa all’altra omologandole scientificamente. Siamo in grado di fare questa affermazione perché il medium dell’Entità «Andrea» appartiene proprio alla categoria delle persone psichicamente integre alle quali mi riferivo prima. E questo è un altro elemento degno della massima considerazione perché mette definitivamente in crisi la concezione estrapolata dalla patologia, mostrando che questa classe di fenomeni fa storia a sé. È evidente, allora, che si tratta di una fenomenologia specifica, con uno statuto proprio, non assimilabile ad altre perché profondamente diversa, che va indagata con una metodologia appropriata e che quindi va isolata scientificamente. Inoltre, nei casi più limpidi, com’è quello di cui parliamo, è difficile se non impossibile invocare una qualsiasi manifestazione compensativa o complementare alla personalità del medium, non si ritrova né accavallamento né confusione di personalità e quella che si manifesta durante la trance non irrompe, non invade e non altera in alcun modo il comportamento del medium, ma ne rimane sempre ben staccata e distinta, perfettamente separata, sicché il ricercatore si rende conto che ha a che fare con una fenomenologia che obbedisce a leggi proprie e che non può essere confusa con manifestazioni psichiche di competenza della patologia. Rimane il dato, il fatto osservato così come si presenta.
Omissis
Ma c’è un altro elemento non meno importante da tenere presente e che riguarda le modalità tenute nello svolgimento delle sedute medianiche. In esse gli intervenuti sono invitati a formulare le domande. Questa cautela, voluta saggiamente dalla stessa Entità «Andrea», sgombra il campo dal sospetto che possa agire il subcosciente del medium. L’imprevedibilità delle domande costringerebbe, infatti, il subconscio del medium ad esitazioni, silenzi, perfino confusioni, cosa che non è mai avvenuta con l’Entità «Andrea». Se non si tratta del subcosciente del medium — e come abbiamo visto il metodo delle domande libere con la loro imprevedibilità costituisce la migliore salvaguardia contro eventuali raggiri inconsci — rimangono in piedi due possibili ipotesi:
a) o si tratta dell’apparire dell’interiorità più profonda del medium e ciò non diminuisce affatto l’importanza del fenomeno, perché anzi ci pone di fronte ad una realtà inaspettata che giace nel profondo dell’essere umano. Questo non ci sembra abbastanza valutato dai detrattori più ostinati e superficiali di questi fenomeni, perché ciò comproverebbe, comunque, l’esistenza di una personalità ancora più profonda con una consapevolezza distinta da quella normale del medium e nel suo genere completa;
b) oppure c’è l’eventualità non del tutto ipotetica che al verificarsi di determinate condizioni, in individui predisposti, si attivi e si apra un circuito, un contatto che permette ad altre formazioni intelligenti di inviare comunicazioni altamente qualificate e tipizzate che per la loro specialissima disposizione interna, per il modo con cui sono costruite e per finalismi che mostrano, possono essere ricondotte con altissimo grado di probabilità a singole fonti emittenti che manifestano con continuità una loro specifica individualità.
[omissis]
Tra i caratteri fondamentali della trance di cui stiamo parlando vi è, inoltre, quello di essere un fenomeno che si produce senza soluzione di continuità da circa quarantacinque anni. La straordinarietà di questo fatto, data l’età giovanissima in cui il medium ebbe la prima trance, colloca il fenomeno in questione tra i più rappresentativi e significativi di tutta la storia del paranormale. In questi quarantacinque anni di presenza dell’Entità «Andrea» tra di noi, studiosi di discipline diverse hanno letteralmente bombardato di domande l’Entità «Andrea» attraversando tutto lo scibile umano e, senza mai aversi tentennamenti o esitazioni, questa straordinaria voce ha risposto a tutti i quesiti proposti. Inoltre ha sempre mostrato una padronanza assoluta della materia in discussione, molte volte ha ampliato a piacer suo il tema proposto, spaziando liberamente anche in altri campi quando occorreva ed è sempre riuscito a ricondurre appropriatamente e sapientemente il tutto nel contesto della dottrina che andava formulando, mantenendo un contatto rigoroso e puntuale con essa e sapendo sempre, in ogni circostanza, riportare il discorso ai principi enunciati. E’ facile comprendere che lo studio del messaggio nella sua estesa completezza — senza per nulla esagerare — richiederebbe una schiera di uomini impegnati a tempo pieno e per molte generazioni successive, tanto grande è la quantità e la qualità. delle informazioni che esso contiene. Si pensi che sono state trascritte oltre 10.000 pagine e che, adoperando solo stralci delle lezioni dell’Entità “Andrea”, il prof. Giorgio di Simone, ha pubblicato quattro libri, attualmente in commercio.
CARLO ADRIANI