D.- Cosa intendi per struttura dell’anima?
A. – Per struttura dell’anima intendo tutto il sistema psichico, sia pure trasformato nei suoi aspetti “simbolizzati”. L’anima è una struttura psichica metaforizzata, ma senza le connotazioni relative al sensorio, le quali si perdono sempre e comunque, qualunque sia l’evoluzione.
Quando ciò accade, cioè quando ancora l’anima è gravida di percezioni psichiche, lo spirito deve compiere ancora un lavoro di liberazione. E qui entriamo nel discorso che abbiamo sempre fatto, ovvero sulla possibilità che lo Spirito sia più vicino o più lontano al sistema terrestre in base alla sua evoluzione. Uno spirito può liberarsi della psiche se la sua evoluzione glielo consente, altrimenti dovrà conservarsela lasciandosene accompagnare finché non potrà eliminarla analizzandone i contenuti di cui può essere responsabile. La parte psichica che residualmente lo accompagnerà per un tempo imprecisato, coincide con quelle esperienze di cui siete stati complici durante la vita, se di tali esperienze non vi siete liberati quando eravate in vita compensandole secondo una giustizia e una morale universale. In tal senso la psiche residua dovrà essere riesaminata e rivalutata dallo Spirito secondo principi e decisioni che spettano solo a lui, ma illuminati dalla coerenza universale che sempre accompagna il cammino dello Spirito. Ciò avviene, peraltro, nella maggioranza dei casi e consente allo Spirito di potersi riavvicinare all’ambiente terreno utilizzando la propria anima ancora in possesso di elementi psichici irrisolti.
Devo dire che tutto questo avviene in modo automatico e in perfetta sintonia con tutti i processi della realtà universale. Non c’è una legge specifica che obblighi a conservare o a disperdere la struttura (o parti) dell’anima. Lo Spirito, in questi casi, opera questi passaggi in modo del tutto naturale e automatico: è un processo quasi “fisiologico” (anche se non è il termine adatto). Lo spirito, infatti, si ritrova in una condizione che è ancora dell’esperienza, perciò, pur avendo atteggiamenti liberatori, di consapevolezza, di proiezione verso l’infinito, è ancora “imbevuto” di psichismo umano dal quale si libererà in tempi lunghi o brevi dipendenti dalla sua capacità di riconoscere e correggere gli aspetti psichici e etici del comportamento che ebbe da vivente.
D.- Stiamo quasi parlando di una morte imperfetta.
A.- La morte è sempre una reazione perfetta al sistema vita. E qualunque sia l’evoluzione o la struttura dell’anima, la morte ha sempre un carattere liberatorio, al contrario del carattere “restrittorio” subito nell’incarnazione, dove lo Spirito si trova in un corpo estraneo e in una materia sconosciuta nella quale non può agire.