SUL “BASSO ASTRALE” – Seconda domanda

Segue la domanda conseguente alla prima già pubblicata la scorsa settimana. E’ evidente che Silvio allarga molto il quadro responsivo, in maniera tale da includere anche tutte le fondamentali visioni derivate dalla tradizione e dagli insegnamenti religiosi, spiegandone tutta la banalità e inadeguatezza concettuale. E’ chiaro che rivolgendosi al mondo dello Spirito si stravolge completamente tutta la condizione esperienziale umana, essendo noi stessi spiriti in condizioni incarnate che noi stessi abbiamo cercato e scelto. E’ certamente per questo che Silvio ha posto la questione completamente sui presupposti religiosi della tradizione, cercando di creare una nuova visione coerente e razionale della nostra condizione in Terra. Non a caso stiamo vivendo – in questo particolare momento – una condizione che dovrebbe tendere assolutamente a rafforzarci nella nostra condizione interiore, invece di cercare massicciamente un intervento del piano Spirituale o di Dio. Ciò che accade in Terra non accade mai a caso … e proprio Silvio si senti dire dal Maestro Andrea “Noi tiriamo i fili”, e questo ci sembra spieghi molto, se non tutto delle esperienze che stiamo vivendo in questo momento…

D.: Caro Silvio, in stretta relazione alla domanda precedente si vorrebbe capire quale genere ed effettivo rapporto può avere il piano umano nell’evocazione di Entità che compiano azioni su richiesta verso quello umano. Si tratta – come saprai – di un contesto particolarmente evocato, e che non ha mai trovato una chiarezza sulle reali situazioni di interscambio tra le due situazioni di confine.

Puoi darci la Tua visione e descrivere questo quadro complessivo nella sua realtà?

Silvio: Certo, mio caro, comprendo bene il senso di questa domanda e devo anzitutto premettere che i condizionamenti di tipo religioso sono il motivo principale di queste evocazioni. E’ logico che la dottrina cattolica non dà valore al concetto dell’evoluzione, il quale spiega, invece, il senso dell’errore umano come condizione indispensabile per l’apprendimento di un’esperienza. Secondo la Chiesa esiste il peccato come carenza di comprensione ideologica o sul piano dell’azione che è contrario ad una morale di comportamento, che non è certo l’etica universale, bensì è noto il continuo richiamo al senso di colpa per coloro che hanno infranto questi precetti, che sono stati emanati come principi e valori fondanti delle norme religiose.

E’ vero altresì, che i vicari della Chiesa non danno spiegazioni ai dolori della vita, a tutti gli ostacoli che l’uomo incontra sul proprio cammino e lo esortano semplicemente ad appellarsi a Dio e ai Santi, quando in uno stato di prostrazione, si rivolge a loro per capirne il significato. E’ evidente che non partendo dal presupposto che la sofferenza umana deriva dall’ignoranza, insipienza, e dalla non conoscenza dei principi universali, gli si deve attribuire assolutamente un significato e, risalendo al Peccato Originale, bisogna instillare nell’uomo quel senso di colpa che lo porterà inevitabilmente a dover scontare i propri peccati in quegli ipotetici luoghi che prendono il nome di “Purgatorio”, o peggio, di “Inferno”. Per evitare questa fine all’uomo peccatore, non resterà altro che Dio e i Santi, affinché lo assolvano e con una grazia che viene dalla loro benevolenza (se viene!) gli tolgano tutti i mali, oppure, come ultima meta, dispongono che meriti il “Paradiso”!

Noi sappiamo molto bene, per aver ormai vissuto molte vite, per aver fatto innumerevoli esperienze, che le cose non si spiegano in questi termini, non possiamo darci spiegazioni così banali e comprendiamo che la colpa di questi “peccati” è solo nostra. Non si tratta affatto di una colpa, ma di un difetto di comprensione dovuto alla mancanza di evoluzione e dunque di conoscenza della legge universale, pertanto è inutile procedere con i sensi di colpa, in quanto essa non sussiste ancorché le nostre azioni sono impulsive o comunque non possiamo comprenderne il significato.

I grandi Maestri del passato hanno sempre asserito che l’uomo è come un bambino, bisogna dargli il tempo di crescere e maturare, e ciò avverrà a suon di cadute, che poi lo porteranno a rialzarsi più forte e forgiato di prima. Un’altra erronea base di partenza, fondata sui condizionamenti religiosi, parte dal fatto che la vita materiale deve essere vissuta in funzione di quella spirituale, ovvero che l’uomo probo nella carne raccoglierà i suoi meriti quando tornerà nell’altro mondo, ribaltando completamente la questione, in quanto è vero il contrario: l’uomo meritevole, ossia che evolve e comprende la vita, è proprio quello che la vive rendendone partecipe il proprio Spirito. Da questa assurda divisione tra le due vite, nasce il principio della ricerca di una “grazia” che arrivi dalla parte dello Spirito o di “Dio in persona” che possa assolvere e tirar fuori dei guai quell’uomo che si rivolge al mondo spirituale per essere liberato da quei problemi che, invece, si è scelto proprio lui (come Spirito)!

Stando così le cose non posso che constatare le necessità di queste massime religiose per coloro che non posseggono ancora l’evoluzione per comprenderne l’inadeguatezza e lacunosità, evidentemente essi hanno ancora bisogno di questo tipo di spiegazioni.

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