UMANITA’ E SPIRITUALITA’ DI CRISTO comunicazione del Maestro ANDREA

D. –  Vorremmo approfondire gli aspetti umani e spirituali del Cristo
A. – …Molto è stato già detto qui si può soltanto ricordare che il Cristo rappresentò, rappresenta e rappresenterà indubbiamente ancora per molto tempo, la massima espressione della spiritualità in Terra. Egli si contrassegna ancora per essere stato una delle figure più grandi che abbia avuto l’umanità. Questo, come Cristo uomo, Cristo profeta, Cristo Messia, come Cristo Maestro. Il suo spirito è stato, d’altra parte, uno dei più grandi, tra di voi…
    Ora, nel confrontare quella del Cristo con altre presenze altrettanto illustri, taluni hanno notato che il cristianesimo in sé, come dottrina diretta del Cristo, non ha detto nulla di sostanzialmente nuovo. Tralasciando ogni considerazione di natura sociale sulla opportunità  o meno di esprimere un certo linguaggio in una determinata epoca e per determinati ambienti, la parola del Cristo ha soprattutto chiarito e portato nel linguaggio elementare dell’uomo, una delle più grandi verità di Dio: il concetto di amore e di fratellanza. Verità espressa indubbiamente in modo mirabile da altri, questo è vero, tuttavia mai – oserei dire – con la semplicità  di linguaggio del Cristo. Comunque, egli rappresenta, insieme ad altre figure eminenti, una delle espressioni più belle e più pure della storia spirituale dell’umanità.
    Dei suoi rapporti con Dio è presto detto, perché sono rapporti fondati sulla verità . “Io sono la Verità, vi do la pace, la mia pace, io sono Colui che è stato atteso “…, diceva quando lo interrogavano a proposito delle profezie. E gli altri così hanno testimoniato. Ora, la parola del Cristo, identificazione di Dio, è stata inclusa in un rapporto esclusivamente spirituale. Ossia, egli rappresentò un legame tra la verità  e l’uomo, Verità  che era Dio stesso, inquantoché la verità, in assoluto, è l’attributo di Dio. Il Cristo portatore di questa verità  si identificava con essa e finiva cosi, indirettamente, con l’identificarsi in Dio.
    Naturalmente, le sue parole: “Io sono la Verità, io sono la Via e la Vita!” hanno generato l’opinione che egli stesso si identificasse in Dio, non come elemento subordinato a Dio e alla verità stessa, ma come elemento portatore di Dio, e cioè che egli stesso fosse Dio. L’essere come un Dio per l’umanità  – come ho detto altrove – il dire: “ Io e il Padre siamo una cosa sola!“ ha generato la fede in questa identità  e l’assenza presunta di un dualismo reale fra Cristo e Dio. Ma l’idea di identità , cioè dell’unità  Cristo-Dio, è nata da un errore di interpretazione e da un errore di visuale. Ciò vuol dire che non si è voluto scorgere semplicemente nell’affermazione di Gesù una forma indiretta di filiazione divina, non si è voluto cogliere l’essenza del discorso e cioè che egli in Terra rappresentava Dio, la Verità, ma che comunque egli non era Dio e non era la Verità, se non indirettamente, perché in quanto spirito in Terra egli finiva col portare tale Verità .
Ma la verità  assoluta è soltanto di Dio. Egli solo ne dispone, egli solo trasferisce questa verità  agli uomini e alle leggi, alla vita e alla morte, alle forme della natura prive di vita, alla natura vitale dell’uomo, alla vita dell’universo e all’universo in sé, anonimo, costante, immobile nella sua legge che pure contiene la vita. Eppure, il Cristo questa verità  la possedeva in parte. “ Sono io la Verità  completa! “ ma era la verità  dell’uomo, quella dello spirito fatto carne, la verità  dell’anima che s’incarna, la verità  per la Terra.
    Era tutta la verità  della Terra, ma era anche una verità  che in se stessa, per i suoi valori latenti, trascendeva, superava la Terra, perché il concetto basilare della verità  divina espressa dal Cristo, era quello della fratellanza, dell’amore, del perdono, il perdono nel senso di misericordia, non come atto esclusivo del padre sul figlio, ma perdono come azione della legge stessa nell’ambito di una giustizia che sublima il valore della colpa e quello del “bene”. Era la misericordia del substrato stesso della giustizia, è la giustizia stessa che è misericordiosa, come atto di Dio, come atto di intelligenza e di necessità . In ogni caso di una necessità  applicata all’uomo in quanto spirito, in quanto creato da Dio.
    Ora, il Cristo esprimeva questa verità, egli conteneva al sommo grado, per l’umanità, tutti i valori derivati dalla divinità, e pertanto affermava: “lo sono la Via, la Verità  e la Vita!“ pertanto egli diceva: “Tra me e il Padre non c’è differenza … “, semplicemente intendendo ancora e sempre il Padre come l’espressione di quella Legge, di quella verità  che era dell’uomo, che doveva essere dell’uomo, e non soltanto dell’uomo in quanto materia, ma nel suo valore spirituale più vasto, quindi valore per lo spirito e nei rapporti fra spirito e Dio. Quindi, il Cristo, nella sua figurazione divina e umana, nella sua duplice essenza di spirito e corpo, ben rappresentava la magistrale sintesi, il punto di incontro tra la materia con le sue esigenze dominate dalle leggi espresse dal Cristo stesso, dalle leggi della convivenza, e le leggi universali da lui espresse secondo una formula più solenne: amore, perdono, fraternità . Qui, perdono, comprensione, amore, fraternità  e via di seguito, devono essere giustamente interpretati. Qualcuno erroneamente li ha attribuiti al cristianesimo come fatti di fede, qualcuno ha detto che esso non è completamente valido perché addomestica, perché porta l’uomo ad assoggettarsi alla volontà  di Dio, nel dire: “Mio Dio, sia fatta la tua volontà ! “, mentre dice ancora: “Bisogna accettare quello che viene con rassegnazione “. E’ contro tutto ciò che nasce naturalmente la tesi materialistica in senso antireligioso, antispirituale. In effetti l’uomo non deve abbassarsi a dire: “ Sia fatta la tua volontà  “ egli non deve abbandonarsi alla fatalità, ma reagire.
    E il Cristo non ha inteso dire questo! E’ vero che egli ha detto: “Bisogna che l’uomo accetti”, quando ha affermato: “Beati gli affamati, perché saranno sfamati (in un’altra vita): gli assetati perché saranno dissetati “, e via di seguito, secondo il Sermone della Montagna, ma egli intendeva tutt’altra cosa! Il materialismo afferma che non devono esistere affamati e assetati, che non devono esistere esseri i quali devono levare gli occhi al cielo per dire: “Signore, accettiamo con santa rassegnazione! “ perché tutto ciò è antisociale, è antispirituale. Si, tutto questo non deve esistere, e Cristo non ha detto che debba esistere, ma queste cose invece ci sono, ci sono state e ci saranno, nonostante tutte le teorie d’avanguardia del materialismo. E allora, se queste cose ci furono, ci sono e ci saranno, heaven-cross-3128145
non dovrà  esserci nessuno a confortare la gente che soffre?

    Assicurando a essa un miglior trattamento nell’altra vita?

Inoltre, nonostante tutti i progressi della scienza positivista, vi sono cose che gli uomini subiscono sin dalla nascita e che sono incise nella loro struttura fisica: un uomo può nascere gobbo, storpio, luetico, comunque malato, bello, brutto; può nascere di razza bianca, negra o gialla. Ebbene, queste disparità  esistono ed esisteranno sempre, e se è cosi, colui il quale nasce storpio, cieco, ammalato, non dovrà  forse ugualmente confortarsi in questo suo stato?

Non dovrà  forse accettarlo?

Che cosa dovrà  dunque fare?

Cosa potrà  fare quest’uomo?

Dovrà  accettare tutto questo, comprendendo. Quindi, il principio dell’accettazione dell’inevitabile e di una eventuale corrispondente verità  non deve essere attribuito al cristianesimo, ma alla realtà  stessa dell’essere umano.
    Questo punto vi sembrerà  poco importante, però fate la prova, parlate con materialisti autentici e la prima accusa che lanceranno sarà  questa: che il cristianesimo addormenta l’uomo e lo mette alla mercé della fatalità, facendogli accettare cose per le quali dovrebbe reagire. Si, l’uomo deve reagire, deve imporre la giustizia sociale, deve reagire alle malattie, e noi stessi lo abbiamo sempre detto; l’uomo deve reagire perché il corpo gli è stato affidato e deve difenderlo.         L’uomo deve instaurare la libertà, il rispetto verso gli altri, orgoglioso di vivere perché la vita è data da Dio, queste cose il cristianesimo in effetti non le ha negate.

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