D. -Vorrei che parlassi dell’ egoismo. Hai sempre detto che lo Spirito viene sulla Terra per fare esperienze, e per farle è necessario avere un po’ di “sano” egoismo. Infatti se l’egoismo è da considerare un aspetto deteriore del nostro carattere, che funge da cultura per tante nostre sovrastrutture, però contenuto entro certi limiti può essere utile per andare avanti nella vita. Però non è sempre facile per noi non superare i limiti del sano egoismo.
A. – Egoista è chi persegue un tornaconto personale; l’egoismo non ha sempre molto a che spartire col narcisismo, anche se tutti i narcisisti sono anche egoisti. L’egoismo è perseguire programmaticamente un tornaconto personale. È un discorso difficile perché un sano egoismo, così come dite, è sicuramente utile, e lo confermo, all’evoluzione. E’ sicuramente utile nel momento in cui si persegue un modello per raggiungere un fine, ma attenzione: per poter usare un sano egoismo, l’uomo deve riconoscere il fine, e il fine deve essere di ordine spirituale, non può essere di ordine materiale, altrimenti l’egoismo raggiunge qui la sua cifra più negativa, sia in senso di crescita e sia in senso sociale.
Quando si applica l’egoismo alla ricerca spirituale, quindi alla finalità evolutiva, il discorso diventa positivo, perché altrimenti lo Spirito non avrebbe mai la possibilità di evolversi; venendo in Terra e sottomettendosi continuamente ai bisogni degli altri; così, infatti, lo Spirito non potrebbe mai svolgere il suo programma, perché normalmente un programma individuale non coincide con il programma degli altri, e per altri intendo le persone che ogni soggetto incontra nel corso della sua esistenza in senso affettivo, in senso di legame, di qualunque legame si tratti.
Dunque, e questo è un discorso che abbiamo fatto altre volte, se un soggetto si adegua continuamente alla obbedienza o si adegua semplicemente alla volontà ed ai bisogni ed alle necessità degli altri, e gli altri non fanno altrettanto con lui, il soggetto diciamocelo francamente, ha perduto la vita, egli cioè non riesce a portare avanti il suo programma, e qui nessun discorso di ordine retorico o di ordine affettivo può andarmi bene, pur nella comprensione di una tolleranza.
Ma nella maggior parte dei casi le persone non identificano il proprio programma, non lo cercano, e dunque i loro egoismi rispondono ad un tornaconto personale, ed allora ciascuno diventa egoista per arricchire se stesso, anche se non in senso economico, ma di una serie di beni che nulla hanno da spartire con il discorso spirituale, come la stessa rincorsa ai beni della Terra, il sorpassare gli amici, lo sfruttare le persone che si conoscono, e insomma tutte le cose che voi ben conoscete nel mondo della famiglia, del lavoro, nel mondo pubblico della società.
Questi tipi di egoismo non hanno nulla a che vedere con l’evoluzione, o almeno non hanno nulla a che vedere con l’esperienza di crescita, perché viene utilizzata questa forza egoistica, questa energia egoistica esclusivamente per affermare e far emergere se stesso in un contesto sociale, senza alcuna motivazione conoscitiva. Quindi è la motivazione conoscitiva, è la presenza del lavoro spirituale che giustifica ciò che stiamo definendo un sano egoismo, perché allora di fronte ad un programma che si svolge, per esperienze da fare, ma con la partecipazione mentale e spirituale del soggetto, si può giustificare una partecipazione totale dell’essere verso questa esperienza cioè il cosiddetto egoismo, che consente però a chi lo pratica e lo esegue, non un tornaconto di tipo materiale e sociale, ma un tornaconto di ordine spirituale. Questa distinzione deve essere fatta, altrimenti avremmo la paralisi delle esperienze in Terra.
Allora, posto così il discorso, noi affermiamo in conseguenza di questo ragionamento che le esperienze spirituali ciascun soggetto deve farle, e più sono nell’ambito del proprio programma prescelto prima di venire in Terra, più c’è liceità nello svolgimento di queste attività. Va da sé ed è intuibile che io debba dirlo, che ciascun soggetto opera sempre prima un’opera di comprensione, di conoscenza, di informazione, cioè gli altri devono capire quello che sto dicendo; la necessità quindi della comunicazione nell’ambito delle affettività deve servire a chiarire che un soggetto sta perseguendo un modello conoscitivo, un modello di esperienza che se si riaggancia alle motivazioni spirituali, non ha bisogno di autenticazione né di ulteriore spiegazione.
L’esperienza, come abbiamo detto, non è né negativa né positiva, è una esperienza punto e basta, ma l’essere che deve sottostare continuamente alle regole del mondo, obbedisce al mondo ma non obbedisce alla legge dello Spirito. Il discorso, è chiaro, è possibile farlo soltanto a chi crede nell’esistenza dello Spirito; chi non crede nell’esistenza dello Spirito non può perseguire un modello di sano egoismo, perché comunque il suo obiettivo sarà soltanto di un egoismo generico e non di un egoismo di tipo spirituale. Quindi il termine egoismo è probabilmente improprio, perché denota una serie di attività e di attitudini tutte con segno negativo, ma, lo ripeto, sono con segno negativo quelle che fanno perseguire al soggetto un tornaconto personale di tipo mondano, umano, e non lo sono, o sono di segno positivo, quelle attività e funzioni che invece incarnano un modello con una finalità spirituale; ed è chiaro che questa distinzione può essere fatta soltanto tra coloro e da coloro che condividono il concetto di incarnazione di uno Spirito che viene con un programma che deve pur essere eseguito, altrimenti cosa ci verrebbe a fare.
Per perseguire un modello di programma spirituale si entra in conflitto con gli altri, necessariamente, obbligatoriamente vorrei dire, perché ciascuno di voi ha la sua intensità di programma, ha la sua graduazione di programma, ha l’evoluzione sua che non coincide con quella degli altri.
Anche se più soggetti avessero lo stesso programma, interverrebbero le differenze evolutive, per cui una azione viene fatta con una gradazione di intenzionalità che differisce fra soggetti apparentemente consimili, e dunque anche in questo caso, a parità di programma, vi sarebbero le varianti relative all’evoluzione del soggetto, sulle quali evoluzioni interverrebbero ancora come aggravanti le modalità psicologiche con le quali ciascuno è cresciuto diversamente dagli altri.
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