“GUSCIO ANIMICO” E ANIMA.
D. – La comunicazione che abbiamo avuto con quel “guscio animico” che sembrava autocosciente mi ha lasciato un senso di disagio non definibile. Quella specie di “autocoscienza” ha sorpreso, perché in fondo il “guscio” è solo uno strumento e non l’io vero (Ci si riferisce all’intervento, in seduta, di un “involucro animico” – o “guscio” – abbandonato dallo Spirito di cui era strumento in Terra. L’intervento era, naturalmente, “pilotato” dall’Entità Andrea, con scopi sperimentali e di conoscenza. – Nota GdS.).
(In effetti la domanda si riferisce all’episodio richiamato a pag. 220, ma trattato diffusamente anche in seguito a pag. 224-5 e 409, tutti interventi o comunicazioni riguardanti il cosiddetto”guscio animico” – quale elemento terminale del complesso animico – che viene abbandonato dallo Spirito alla fine di determinati cicli di esperienze o alla definitiva fine del ciclo delle esistenze-esperienziali nell’ambito terreno. – Nota del curatore.).
A. – È uno strumento, però non dimenticate che è uno strumento che aveva funzionato benissimo durante la vita e che quindi si è un po’ automatizzato, anche un po’ logicizzato, se vogliamo, sia pure a un livello mediocre. Ora, quello strumento, per quanto abbandonato dallo Spirito, non faceva altro che ripetere o “conservare”, sia sulla spinta di suggestioni umane ricevute in vita, probabilmente, sia per quel minimo di autonomia intellettiva che continuava a possedere. Però vorrei dire che certamente alle – annotazioni che andava facendo non potevano seguire delle emozioni profonde e autentiche, vi erano delle emozioni “recitate”, era una recita, in fondo, nient’altro che una recita: dietro non c’era niente.
D. – Perché allora recitava? Lo faceva per noi?
A. – Non è che recitava per voi, avrebbe recitato con chiunque, anzi, certamente recitava anche senza ascoltatori, era un monologo, in fondo.
D. – Quindi lo si può assimilare a un cervello elettronico che, programmato, per un certo lavoro, procede per inerzia dopo l’immissione del comando?
A. – Sì, direi di sì.
D. – Con le proprie strutture logiche, fino a esaurimento della carica.
A. – Fino a esaurimento della carica. In alcuni casi l’ho notato direttamente, basta che cominci a crollare, come dire, proprio uno dei “relais” chiave e comincia a smantellarsi tutto, che cade poi a precipizio con una rapidità addirittura sbalorditiva. Cioè si assiste (io vi ho assistito molte volte), a una disgregazione per usura, che può avvenire nello spazio di qualche ora, basta che crolli uno soltanto dei puntelli e tutta l’apparente logicità crolla. È quella pseudo attività non è più in grado di elaborare, non soltanto una minima resistenza, ma neppure un nuovo ordine, e crolla, si distrugge completamente.
D. – Quindi in tutto ciò logicamente non esiste niente di quella che è la nostra attività pensante, la nostra autocoscienza attuale, il nostro io, i nostri pensieri.
A. – In quella forma no, assolutamente no.
D. – Mentre, invece, tutto ciò che vale si trasferisce automaticamente nello Spirito che riprende la sua coscienza assoluta?
A. – Naturalmente. Vedete, questo in fondo non è altro che una specie di pelle che conserva i suoi caratteri somatici come se avesse dentro uno scheletro mentre in realtà è solo una pelle, un abito. Naturalmente è chiaro che a quel livello una di queste pseudo entità è in grado di sostenere una conversazione elementare, è in grado di reagire minimamente, è in grado di ripetere. Cioè, a un certo punto, poteva anche presentarsi e fare una bella predica, tanto per dire, ma non sarebbe stato altro che una voce che parlava con dietro nulla, perché le sarebbe mancata la vita.
D. – Nel caso di una manifestazione del genere si potrebbe individuare immediatamente la presenza di un “guscio animico” cambiando argomento, uscendo dai binari su cui è avviato…
A. – È questione appunto di abilità. Cambiare binario è senz’altro un buon metodo, poi importa l’esperienza, naturalmente, si avverte che è una risonanza, che è qualcosa di freddo, di staccato, di monotono, che non ha vitalità, inventiva, fantasia, intelligenza, che non c’è costanza.
D. – Qualcosa del genere, quindi, può durare nel tempo, anche alcuni mesi?
A. – Dipende, senz’altro può durare alcuni mesi. Però il ritorno non è facile, se per esempio fosse su di una certa lunghezza d’onda con un determinato medium, non è detto che poi possa ritornare, cioè sarà difficile riprendere un’altra volta il contatto. Qui è stato possibile perché il contatto era guidato, altrimenti non sarebbe stato facile. Anzitutto quella pseudo forma non è spostabile a volontà; in un certo senso vive nei pressi del “suo” corpo, sopravvive unita al corpo e non può spostarsi molto: molte volte lo spostamento non può effettuarlo al di là dei due-trecento metri, per esempio, tanto per dire. Può esserci eccezionalmente uno spostamento maggiore, ma è molto difficile. Se si spezza il legame col corpo, il “guscio” diventa come un palloncino gonfiato d’aria che vola via, che se ne va, che perde il contatto con il corpo e addirittura si smarrisce, non sa più riprendere il filo, non sa più orientarsi. In secondo luogo esso non ha la possibilità automatica di farsi ascoltare. Qui è stato possibile farlo grazie a una tecnica acconcia, e una volta avvenuto il contatto esso può durare se il medium non si allontana troppo da dove si trova il corpo. Insomma esistono varie possibilità che il fenomeno possa essere individuato da gente esperta. Molte volte il contatto può avvenire a una certa distanza, su una certa “lunghezza d’onda”, poi basta che il medium si sposti, per andarsene a casa, per esempio, e il contatto si spezza. Tutto sommato è un fenomeno infrequente. (Come si può rilevare le modalità esplicative sono molto particolari, e per questa ragione piuttosto rare; data la “simbiosi” con un corpo, in un certo senso le zone ideali di “captazione” dovrebbero intendersi, coerentemente, quelle entro un certo raggio da un cimitero, ma la questione- in seduta – non è stata approfondita in questo senso. – Nota del curatore.)
D. – È anche una delle spiegazioni che si dà della “trance” “a incorporazione”.
A. – Spiegazione che però si può reggere solo per certi tipi di manifestazioni.
D. – Tornando un momento al concetto di pace, si può asserire che essendo in un certo senso una conquista dello Spirito, esso sia una stratificazione continua, un’acquisizione nel tempo da parte dello Spirito che quindi riesce sempre più facilmente a ritrovare se stesso?
A. – Sì, con l’evoluzione questo si ottiene.
D. – Quindi è come se ci fosse una maggiore possibilità di ritrovarsi subito in equilibrio con l’Universo.
A. – Sì, ciò esiste, l’esperienza se vogliamo lo aiuta, lo agevola a ritrovare subito le matrici delle cose essenziali.
Vorrei ora tornare un momento su quello che dicevamo prima (Il Maestro Andrea si riferisce alle “trance” “a incorporazione” nei confronti delle “captazioni” di “gusci animici”; la distinzione in questo senso è di fondamentale importanza. – Nota del curatore.). Nelle sedute non bisogna confondere questo tipo di manifestazione con quelle puramente animiche, nelle quali il medium capta un’anima svuotata di Spirito, intendiamoci bene! Il “guscio” che abbiamo captato non era l’anima, esso era nient’altro che un involucro diciamo di “natura animica”, e addirittura più “materiale”, quasi il famoso “doppio”, direi. (Per “doppio” il Maestro Andrea qui usa un termine corrente del linguaggio esoterico, il quale corrisponderebbe, grosso modo, agli elementi bio-energetici del corpo vivente, i quali avrebbero – in linea di massima – la stessa sagoma del corpo umano, da qui la definizione di “doppio”. – Nota del curatore.). L’anima è qualcosa di specifico, di diverso, è cioè l’involucro dello Spirito che, come ben sapete, viene abbandonato dopo qualche ciclo di esperienze. Ora, molte volte in seduta si può captare quest’anima abbandonata dallo Spirito e che tende a disgregarsi, ma essa è una cosa diversa da quella di cui stavamo parlando. Ho voluto chiarirvelo perché mi è sembrato che avreste potuto fare una confusione. Comunque chiariamo ancora che l’anima non è immortale, che però ha una lunghezza di vita che può anche sbalordire, cioè essa può durare anche diecimila anni con le dovute trasformazioni nelle varie vite, con gli arricchimenti ecc.: una struttura d’anima può durare veramente molto a lungo. Però, naturalmente, è chiaro che le anime captate così sono anime già abbandonate, anime in disgregazione, e quindi i risultati che danno in seduta sono sempre molto limitati. Manca l’intelligenza primaria, autentica dello Spirito, manca l’illuminazione dello Spirito, non sono altro – queste anime – che un cumulo di ingegnose strutture, se vogliamo. Quindi del materiale anche umano, molto umano, con una visione molto limitata della realtà, perché mancano d’intelligenza spirituale; sono qualcosa di diverso, certamente migliori della struttura che esaminammo quella volta, certamente, ma anch’esse non sono poi granché, in definitiva.
D. – Potrebbe essere ciò che qualche volta “infesta” le abitazioni?
A. – Naturalmente, le varie apparizioni, o che dir si voglia, sono dovute all’anima, non allo Spirito. (Il Maestro Andrea si riferisce chiaramente alle cosiddette “infestazioni d’ambiente”, cioè alle apparizioni fantasmatiche, dalle quali scinde nettamente la presenza dello Spirito. – Nota del curatore.)
D. – Il complesso animico che si è manifestato diceva di sentire dei richiami, di doversi allontanare dal luogo…
A. – Ma, vedi, non so adesso a che cosa potesse riferirsi nella sua così contorta e assurda manifestazione. Devo pensare però che lo Spirito corrispondente a quella struttura fosse a disagio, in quella condizione, e che in tale stato cercasse di influire come talvolta accade per disgregarla, per distruggerla, come chi non vuole lasciare più tracce dietro di sé e cerca di cancellarle, e può darsi che quella struttura abbia avvertito quel pensiero insistente, tendente a disgregarla, e che abbia reagito appunto in quella maniera, cioè avvertendo del disagio; oppure devo pensare a nient’altro che a una forma di suggestione, alla ripetizione di qualcosa che aveva ascoltato.
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