RIVEDREMO I NOSTRI RAGAZZI QUANDO CHIUDEREMO GLI OCCHI E TORNEREMO DA VOI ?

D. – Maestro, io sono una mamma come altre qui presenti che hanno avuto la morte di una loro creatura, perciò ti chiedo un piccolo aiuto perchè sono un pò confusa anche se ti seguo. Rivedremo i nostri ragazzi quando chiuderemo gli occhi e torneremo da voi?

A. – Capisco benissimo il tuo stato d’animo… Tutte le cose che ho detto prima poi servivano anche a questo; certamente l’anima ritrova le altre anime, questo è certo, perché l’anima una volta che si spegne il corpo si ritrae nella propria condizione , ridiventa quello che era prima della nascita, ritorna ad essere soltanto anima: e dunque quest’anima mantiene o può mantenere il proprio legame con parti della Terra, specialmente quelle parti che riguardano l’affettività. La tua è una domanda che però può avere anche un’altra risposta.

Questo è un problema vostro fin che siete viventi, ma quando anche voi non sarete viventi questo diventerà uno pseudo problema. Questo significa che voi ritroverete le anime delle persone che avete amato e che vi hanno amato; ma certo a qualche condizione e la prima condizione è: vorrete ritrovarle? Perché voí sulla Terra ponete come fatto ovvio che anche loro vogliano rivedervi; questa non è cosa certa, questo fa ancora parte dell’area narcisistica dell’affettività, ma non è detto che i vostri cari vogliano rivedervi, e qui non fraintendetemi: il fatto che siano cari per voi, non è detto che anche voi siate cari per loro: non è l’equazione figlio/madre che stabilisce questo, voglio dire, ma questa e una sottigliezza che va detta per onestà intellettuale e spirituale, perché molti credono che dall’altra parte, cioè qui, noi tutti siamo così desiderosi e smaniosi dì vedervi e di incontrarvi.

La nostra condizione sostanzialmente cambiata non ci porta a questa conclusione psicologica; molte anime si allontanano e accade che quando muore qualcuno non incontra affatto quello che l’ha preceduto perché nessuno dei due ha più intenzione di incontrarsi: voglio dire che l’affettività era umana e quindi cessata l’umanità, l’incontro potrebbe non avvenire; tuttavia è facile che avvenga tra genitori e figli; non capisco perchè si dica sempre tra madre e figli perché i padri soffrono quanto le madri, questo è un po’ un mito umano e terreno; soffrono diversamente perché esiste una diversità del dolore, ma soffrono ugualmente, e poi gli uomini sembra che abbiano il destino di dover apparire forti anche nei sentimenti e quindi fingono di non soffrire, per lo meno quanto invece soffrono realmente.

Dunque, posto ciò, voi li incontrate; sarà a quel punto e in quel momento che deciderete come l’incontro dovrà continuare; dico, dunque, che voi comunque li incontrate perché il vostro desideno attrae quest’anima, il vostro desiderio affettivo l’attrae nel momento della vostra morte; dunque quando morirete queste anime che avete molto amato e che probabilmente vi hanno ricambiato vi saranno vicine. L’amore, ricordatevelo, ha il carattere della discendenza non dell’ascendenza; cioè le madri e i padri amano i propri figli più di quanto i figli amino i propri genitori, questo è un dato sul quale è meglio che vi mettiate l’animo in pace, ma le cose stanno proprio così.

Ed è giusto che sia così perché normalmente i genitori muoiono prima e poi perché la vita del giovane é una vita che si svolge in un distacco progressivo dai genitori (guai quei casi in cui non si verifica questo), i figli devono staccarsi dai genitori; questo fa parte della biologia, non fa parte della spiritualità, ma biologicamente per una sana crescita i figli devono abbandonare i genitori e diventare autonomi ed ecco perché poi alla fine pian piano se ne distaccano anche affettivamente, non convivendo più con loro; si presuppone che coloro che, invece, muoiono giovani e che ancora vivono con i genitori non abbiano avuto ancora questo distacco e quindi abbiano potuto (o potrebbero) vivere anche loro il trauma della morte alla pari di come lo vivrebbero i genitori qualora fossero loro a morire.

Dunque, comunque il genitore richiama il proprio figlio al momento della morte; da quel momento in poi però avvengono trasformazioni anche nel genitore che è morto; perché il genitore quando muore perde la sua affettività umana perché perde la propria mente, perde il proprio cervello, perde la propria storia personale, perde il proprio linguaggio, diventa appunto un’anima, diventa un’altra cosa, entra nella situazione del non tempo, del non spazio ed incontra un’altra anima, quella che l’ha preceduta, il figlio o la figlia, che è nella stessa condizione di non tempo e di non spazio; a questo punto sono due entità ben mature, lontane dagli istinti biologici, dalla propria storia umana che decidono quello che devono decidere, e qui non insisterò su questo punto che non appartiene a voi, ma rispetto alla domanda “incontrerò il figlio o la figlia che ci ha lasciati?”, rispondo si, li incontrerete, ma da quel punto in poi le condizioni saranno molto diverse da quelle che voi potete concepire in questo momento e gli interessi di entrambi saranno diversi.

Allora, cosa riunisce due anime? Esiste veramente la comunione delle anime, quella di cui tanto si sente parlare sui libri, nelle poesie, nelle vostre canzoni, nelle vostre musiche, nelle vostre cose umane, esiste la comunione delle anime? Si, esiste la comunione delle anime, ma non é quella che intendete voi ma quella che intendiamo noi: la comunione delle anime è la compresenza di due esseri spirituali; cioè, nella fase in cui esiste la psiche ed esiste la mente, due persone si incontrano mentre esiste la vita, condividono affettivamente scopi e programmi e fanno fra di loro un mutuo patto di perseguimento di questi fini e di questi scopi: questa diventa la comunione delle anime.

Quanto più questi fini e questi scopi si riferiscono ad astrazioni e non ai corpi tanto più la comunione delle anime e spiritualmente valida: è una comunione quindi che non riguarda i corpi ma implica anche i corpi, non ríguarda il denaro, ma forse implica anche il denaro, non implica la coabitabilità dei corpi, ma forse implica anche questo, non implica l’essere solidale ventiquattro ore su ventiquattro, ma forse può implicare anche questo, implica la libertà, implica l’azione comune, implica insomma che il fine e lo scopo sia unico.

Poi questa comunione delle anime la potete chiamare in molti modi diversi che vanno, direi, dal contatto alla amicizia, alla passione e che vanno dall’amore in tutte le sue gradazioni a tutte le gradazioni di amicizia, ecc , ma tuttavia resta una comunione delle anime che io preferisco chiamare amicizia, l’intesa fra due esseri spirituali. I corpi sono una cosa che di regola non conta in tutto questo, ma non è escluso che possano contare, me ne rendo conto, sono stato un vivente anch’io; ma ripeto, la comunione è un’altra cosa perché non nasce da un bisogno.

ll bisogno è qualcosa di psicologico mentre l’amore non nasce dal bisogno, nasce soltanto dal desiderio di condividere uno scopo: voi fraintendete molto queste parole, anche quando le dico, me ne rendo conto perché i bisogni sono necessità psicologiche, i bisogni ora ci sono e domani possono non esserci; un bisogno quando sí soddisfa poi finisce e così finiscono tanti pseudo amori, che essendo fondati sul bisogno sono stati scambiati per amore e una volta soddisfatto il bisogno è finito anche l’amore che non era amore, naturalmente, ma se nascono dall’intesa solidale – qui solidale é qualcosa ben più di quello che si intende per solidarietà: essere solidali significa diventare insieme finalizzati ad uno scopo – questo significa possedere il nucleo dell’amicizia, del rapporto che io posso definire anche amore.

La passione é già un’altra cosa: è, in qualche misura, come dire, un po’ il sale in più o in meno, oppure direi, é la piccola droga che insaporisce il cibo, ma non è l’essenziale; l’essenziale è la cosa che ho detto prima; naturalmente quando ci sono le altre cose cioè i “sapori”, migliora, per così dire, l’intesa finalizzata a uno scopo. Ora voi confondete tutto questo; nei vostri amori volete il soddisfacimento proprio di bisogni immediati, la necessità fisiologica dell’altro; questo vale sia per gli estranei, che per i genitori e i figli e per i figli e i genitori, valgono sempre le stesse regole, la vita bisogna intenderla in quest’ altro modo; se la si intende in quest’altro modo allora le anime si ritroveranno dopo perché se si sono finalizzate prima ad uno scopo è molto facile che questa comunione resista alla morte.

In ogni caso al di là di tutta la mia filosofia su questa interessante parte della vita umana, concludendo, posso assicurare che voi ritornerete in contatto con quelli che avete lasciato e vi sembrerà in quel momento di averli lasciati appena un attimo prima, vale a dire la morte sarà cancellata come evento direi temporale.

Questo poi mi dà anche lo spunto per dire un’altra cosa, un po’ a tutti: ci vorrebbe veramente un vademecum, per così dire, per i genitori i quali dovrebbero anche educare i propri figli in modo che poi non si stabilisca tutta una serie di effetti psico-somatici quando questi figli saranno grandi.

E invece questo non accade, anzi sembra quasi che i genitori perseguano il modello opposto a quello, ritenendosi completamente sani di mente. Ovviamente cosa che non coincide con la verità, per cui ai propri figli non potrebbe essere data nessun’altra formazione migliore di quella che essi gli stanno dando, perché nel modo di essere dell’uomo specialmente dell’uomo occidentale, i genitori, la famiglia in genere, la società credono che basti che una persona vivente ben educata persegua il lavoro con finalità di guadagno e che sia tutto sommato un cittadino onesto per le famiglie e la società di diritto, e con questo hanno assolto il proprio compito.

Nessun genitore si preoccupa di sapere se non sta trasmettendo le proprie nevrosi ai propi figli, se non sta trasmettendo nevrosi tali che questi figli si ammaleranno dopo, nessuno si preoccupa di questo perché ciascuno ritiene di essere al di sopra di tutto come genitori e come genitoi di avere tutti i diritti di educare il proprio figlio come gli pare e gli piace. Questa è, direi, una cultura veramente infelice e veramente anticivile se vogliamo dirla tutta, perché nasce dal convincimento che i figli appartengano di diritto ai genitori.

Tra l’altro sorprende che ragioni così una gran pane dell’occidente che si definisce cristiana e cattolica, vale a dire una civiltà la quale dovrebbe mettere al primo posto l’esistenza dello Spirito, visto che ammette l’esistenza di Dio.

Una religione che ammette l’esistenza di Dio e l’esistenza dello Spirito e non si preoccupa minimamente della volontà dello Spirito che è in ciascuno di voi, del programma, dell’intenzione dello Spirito, della salvaguardia dello Spirito, ma persegue soltanto un modello di tipo umano é sicuramente una religione sbagliata, o sono sbagliati gli uomini che legati al proprio narcisismo genitoriale ritengono che ai propri figli si debba impartire tutto quello che essi stessi possiedono perché impartito dai propri genitori e quindi di trasmetterlo per tradizione ai propri figli senza una verifica, una censura, un controllo. Eppure sono stati figli anche i genitori e hanno sofferto per le nevrosi dei propri genitori, li hanno rifiutati, li hanno condannati, eppure quando hanno a loro volta dei figli non effettuano la minima revisione di quanto possiedono e che non andrebbe trasmesso ai propri figli.

C’è veramente un’assenza critica impressionante in tutto questo ed allora non potete poi lamentarvi troppo dicendo che tutto appartiene al destino, che tutto questo è volontà di Dio : non è volontà di Dio, non è destino, perché, tanto per cominciare, siete voi e non è Dio che educa i vostri figli, non è il destino, perché, se cosi fosse, voi dovreste attuare il progetto dello Spirito, perché il destino non sarebbe altro che il programma dello Spirito. È vero che ci sono parti del programma dello Spirito che passano e che, quando passano, sono al di là detta vostra volontà, cioè non potete farci niente, ma anche qui c’è una grossa confusione perché vi state separando dal vostro Spirito.

Ancora una volta torno a ricordarvi che voi siete il vostro Spirito, voi quando profondamente giudicate le vostre azioni e sapete se state sbagliando o state facendo bene, oppure in obbedienza alle regole, alle norme, per paura, per vigliaccheria, per inerzia, per pigrizia, per ignoranza e tante altre negatività, continuate a perseverare nello stesso errore di consegnare alle anime, pur essendo stati cattolici, cristiani o islamici o prote-stanti, o quel che sia, dei corpi difettosi, difettosi per vostra responsabilità perché non avete adoperato il filtro della ragione, non avete protetto questi corpi in formazione, ma li avete fatti a vostra immagine e somiglianza anche se la vostra immagine è completamente sbagliata.

Allora questo é l’amore verso i figli, è questo l’affetto che avete per i vostri figli? lo non voglio certo tirarvi le orecchie perché siete qui premurosi per ascoltare la mia voce, ma questo che dico ditelo agli altri, insegnatelo agli altri: quando qualcuno deve avere dei figli mettetelo di fronte a queste situazioni, a questo tipo di educazione; non importa se litigherete, non importa se vi diventeranno nemici, ma ditele queste cose, è il vostro dovere morale e spirituale di parlare chiaro: allora veramente voi collaborate al progetto dello Spirito, non chiusi nelle vostre case a farvi i tatti vostri, perché sono fatti vostri anche quelli delle altre anime, perchè sono anime che cercano anche da voi la solidarietà.

Le anime si incarnano a centinaia, a migliaia tutte insieme in un mondo oscuro qual è quello della Terra, un nondo pieno di coniraddizioni, pieno di errori, pieno di controversie e, in un qualche modo, vorrebbero almeno cercarsi come solidarietà spirituale, al di là di quella umana, perché quella umana dopo sorgerà all’interno di regole che non coincidono con le regole dello Spirito; eppure questo cercarsi dovrebbe privilegiare almeno il senso della verità e invece accade che quelli che parlano, quelli che discutono sono poi i più invisi, sono i più nemici, sono considerati dei provocatori, e invece è vero il contrario perché sono i provocatori dello Spirito mentre gli altri sono i vili dello Spirito.

Se la vostra buona educazione formale vi porta a farvi i fatti vostri a casa vostra, allora poi non piangeteci sopra, soprattutto non maledite il buon Dio che ìn tutto questo non c’entra affatto perché non ne ha alcuna responsabilità.

This article has 1 Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *