1°: Il veicolo animico – 5 gennaio 1972

veicolo animico

Nota del curatore: Per una necessità di uniformare i vari testi i caratteri in grassetto di evidenziamento delle parti importanti o essenziali sono stati invece sottolineati, rendendoli così più immediatamente visibili. Le note a piè di pagina sono state in buona parte inserite direttamente nel testo per facilitare la scorrevolezza della lettura.)

1°: IL VEICOLO ANIMICO 5 gennaio 1972

D. – Vorremmo approfondire esaurientemente quelli che sono i rapporti tra Spirito, anima, psiche e cervello, soprattutto per chiarire fondamentalmente il problema della coscienza umana e dei suoi diversi livelli, e quindi per passare all’analisi della coscienza spirituale.-

A. – “Direi che il quesito costituisce almeno una parte di un vasto programma. L’argomento è stato discusso molte volte e affrontato sotto diversi punti di vista. È comunque un argomento di cui si deve sempre parlare…”.

D. – In particolare vorremmo che si analizzasse la cosa anche dal punto di vista delle inferenze di tipo neurofisiologico, per arrivare a quella che è la matrice fisica dell’ultimo stadio di coscienza, l’espressione di un certo tipo di coscienza…

A. – “Certo, perché i vostri interventi potranno mettere a fuoco, a mano a mano che si presentano, certi particolari aspetti del problema.

Dunque, mi sembra che grosso modo abbiate già delineato uno schema di successione, parlando appunto di Spirito e anima, e poi di psiche con le sue varie suddivisioni, e del cervello, sino alla manifestazione più esterna dell’uomo che si attua attraverso i sensi, la parola e il pensiero come linguaggio.

Intorno allo Spirito, certamente, c’è molto da dire, anche se molto è già stato detto, e molto ancora si dirà. Volendo ridurre al minimo una possibile definizione dello Spirito, per cominciare il discorso a monte, abbiamo sempre indicato questo Spirito come una manifestazione di Dio, come una scintilla divina e, in realtà, si tratta proprio di una proiezione divina, con un significato che è praticamente letterale, inquantoché lo Spirito è veramente sostanza divina. Non c’è alcuna differenza, dal punto di vista qualitativo, tra lo Spirito e Dio. Eppure, senza volermi ripetere, sappiamo che lo Spirito ha una sua identità, ciò significa che egli ha una propria autonomia e quindi una sua indipendenza rispetto a Dio. Nel momento in cui questa proiezione avviene, e cioè quando si proietta da Dio l’idea che diventa realtà, lo Spirito diventa autonomo. Questa autonomia la conserva sempre e, iniziando il suo percorso attraverso la Legge (che noi non esamineremo ovviamente in questa sede), lo Spirito ha la necessità, come già sapete, di penetrare questa realtà; il che significa, per lo Spirito, entrare in una dimensione non congeniale, diversa dalla propria, qual è la dimensione della materia, comunque definibile.

E la realtà che è intorno allo Spirito è quella parte della realtà che costituisce l’Universo fisico. Lo chiamo “Universo fisico” per distinguerlo da quello spirituale, ma questa suddivisione è di puro comodo, non esistendo un Universo fisico, ma un Universo di energia. Diciamo allora, ricordandovi il discorso che facemmo a proposito della differenza tra la sostanza dell’Universo e la sostanza dello Spirito, che una differenza vera e propria non c’è e che la caratteristica dell’Universo fisico, o Universo energia è di non possedere un’identità, di non possedere un’intelligenza autonoma e di non soggiacere alla legge dell’evoluzione e alla legge spirituale, nel senso dell’etica della legge stessa, o della morale, e di non possedere quindi un rapporto cosciente con la Legge e con Dio. E dicemmo che in realtà si trattò di un’unica creazione, di un’unica emanazione che si caratterizzò, da un lato, come realtà propriamente detta, universale e infinita, e, dall’altro, come forza spirituale, cioè come proiezione dell’unità. Sicché la moltiplicazione nell’infinito, del numero degli Spiriti, è la conseguenza logica della moltiplicazione dell’Unità.

In definitiva gli Spiriti si trovano a essere ciò che sono, perché in essi corrisponde quella parte di Dio che risponde al principio dell’identità, della personalità e quindi, di conseguenza, viene a essere identificata questa unità, che diventa un elemento autosufficiente immesso in una legge. Mentre l’Universo propriamente detto non ha ricevuto questa impronta, perché è nella logica dell’emanazione divina che essa vada a caratterizzarsi entro certe proiezioni, e non in altre. Quando io dico che lo Spirito penetra e vive in una realtà diversa, intendo questo tipo di realtà, che è diverso unicamente per finalità e organizzazione, ma non nella sostanzialità della sua essenza. Ma questo non interessa molto allo Spirito. Egli penetra la realtà che lo circonda perché essa contiene una serie di informazioni, cioè contiene una problematica perché corrisponde a certe leggi ecc… ed egli deve conoscere questa problematica.

Ora, la prima cosa che fa un essere quando viene a vita sulla Terra è quella di guardarsi intorno. E che cosa vede? Vede prima di tutto la realtà immediatamente intorno a sé, e la vede attraverso gli occhi e la sente attraverso gli altri organi di senso. Lo Spirito, la prima cosa che deve dunque fare è quella di guardarsi intorno. Perché non gli basta autoriconoscersi. L’autoriconoscimento è sempre in funzione di una realtà che è intorno, la quale diventa un elemento di paragone che è tale come realtà, in quanto in essa sussistono altre forze consimili, cioè altri Spiriti. Dunque lo Spirito cerca di identificare, di capire. Il “guardarsi intorno” corrisponde a quella serie di esperienze che chiamiamo evoluzione.

Ora, cosa c’è immediatamente intorno allo Spirito? C’è la parte, diciamo, più grezza, la meno rarefatta, la meno significativa, anche la meno importante. È l’esperienza su di un pianeta, su di una realtà cioè che, da energia si è andata a trasformarsi e a configurarsi secondo un ordine particolare e circoscritto. Questa realtà è quindi addirittura più pesante, più “materiale”…

Quindi, il primo atto che lo Spirito tenta di compiere è quello di conoscere l’Universo, questo Universo veramente diverso da se stesso. Ma per penetrare in questo Universo lo Spirito si accorge che deve necessariamente attraversare una Terra, per così dire, sulla quale non potrebbe “camminare” se non avesse i vestiti e le scarpe adatti. Vi è dunque la necessità di circondarsi di una barriera protettiva.

È una necessità che io vorrei qui definire non soltanto funzionale in senso spaziale, in senso psicologico o spirituale, ma, direi, che corrisponde sostanzialmente a un preciso fatto tecnico. Così com’è, lo Spirito non può assolutamente superare questa barriera e penetrare autonomamente, volitivamente in essa per operare. È chiaro che qui il “penetrare” non s’intende come attraversamento, come avvicinamento, perché lo Spirito può attraversare qualunque dimensione dello spazio, e qualunque dimensione mentale o spirituale; ma esso, dal momento che deve trarne una conoscenza, cioè deve investigare su questo patrimonio di realtà che gli è intorno, egli deve penetrarvi coscientemente, e per poterlo fare ha bisogno di barriere protettive, che poi gli dovranno servire per certe attività e per esercitare se stesso.

La prima barriera di cui egli si circonda, che è l’anima, in pratica è costituita dagli stessi elementi materiali di cui è costituito l’ambiente che lo circonda. Ma adesso vediamo un po’ come si sono costituiti questi elementi dell’anima, che sono da paragonare agli elementi psichici.

L’Universo, (ma adesso per “Universo” intendo il vostro sistema solare, perché ci occupiamo degli Spiriti che vengono su questa Terra), l’Universo produce, manifesta, ciò che gli occorre per la propria vita e la propria conservazione, automaticamente. Intendo dire, prevedendo una domanda che potreste fare, che prima della venuta dell’uomo in Terra, elementi psichici vaganti non dovevano essercene e che lo Spirito, il quale proveniva da un altro tipo di dimensione, non poteva nemmeno crearseli, unicamente perché non sapeva come fare e avrebbe potuto anche non trovare gli elementi qualitativi adatti a crearsi l’anima. Uno Spirito, il quale conosca la meccanica del funzionamento di quest’anima e che sa come costruirsela, oggi può farlo in maniera semplicissima; ma ai primordi, come ha potuto accadere una cosa del genere, per uno Spirito senz’anima e senza la possibilità di trovare il patrimonio psichico necessario, sia di tipo cosmico che di tipo individuale? Questo è stato il lavoro iniziale più difficile, ed è indubbiamente la cosa che ha ritardato enormemente la venuta dell’uomo sulla Terra, perché sono occorsi milioni di anni per seguire passo passo lo sviluppo della materia, delle specie vegetali, di quelle animali, e per trarre lentamente, via via, le condizioni utili al costituirsi di gruppi psichici elementari di dubbio funzionamento, una volta accostati allo Spirito.

D. – Ma noi sappiamo che a livello animale inferiore c’è uno psichismo, quindi il problema si sposta più a monte…

A. – Si, il problema inizia lì, in fondo, perché lo psichismo presuppone l’animale, naturalmente, e viceversa. Cioè, a un certo punto ci si è trovati di fronte al niente, alla tabula rasa. Inizialmente le specie animali avevano un cervello molto elementare, molto diverso da quello degli animali che avete oggi sulla Terra; perché gli animali preistorici erano veramente elementari dal punto di vista cerebrale e psichico: animali di tipo rozzo, non di tipo raffinato, non di tipo felino, ma animali diciamo, da riposo, da trasporto, animali nei quali predominava semplicemente una forza iniziale di tipo bruto, senza intelligenza vivida.

Eppure, la presenza di un cervello costituito in modo non molto dissimile da qualsiasi cervello attuale della specie animale, anche degli animali superiori anche dell’uomo, conteneva intrinsecamente la possibilità di sviluppare una minima attività mentale. Questa minima attività mentale è servita da “accumulo”, per così dire. Alla morte dell’animale, questa minima attività mentale non è andata dispersa e ha costituito un doppio, un materiale informe che, da un punto di vista strettamente elettromagnetico, diventava l’elemento di unione dello Spirito con l’ambiente umano. Era cioè non più una materia, ma era un’energia organizzata sotto forma di psichismo elementare. Lo Spirito ha avuto dunque inizialmente la possibilità, attraverso milioni di anni, di poter usare un materiale accumulato in tanto tempo, relativamente utilizzabile, perché una parte rientrava nel gioco dei “ricambi” delle specie animali successive, fino a diventare qualcosa di sempre più precisabile, sino al momento in cui diventò precisabile al punto tale da poter costituire, o influire, per meglio dire, sullo stesso cervello animale, per dare luogo a specie più intelligenti.

Le specie più intelligenti apparse sulla Terra non sono frutto di una trasformazione esclusivamente biologica, o per selezione, o incroci genetici, perché – se anche questo c’è stato – un buon cinquanta per cento dell’evoluzione spetta agli incroci dello psichismo animale che, tornando in circolo, agiva sulle varie parti cerebrali delle specie animali, adeguando il corpo alle nuove esigenze di questo psichismo in evoluzione. E, quindi, è stata soprattutto l’influenza di tipo psichico che, associata all’evoluzione di tipo puramente biologico, ha determinato l’evoluzione della specie. Per cui si deve parlare di un “biopsichismo”, cioè dell’influenza che questi aggregati o elementi psichici hanno avuto e hanno a livello della cellula e, nel caso particolare, del cervello.

Lo Spirito, a un certo punto, ha trovato, come sappiamo, questo elemento psichico sufficiente, associato a un cervello sufficiente e, da quel momento – incuneatosi – ha potuto costituirsi l’anima e manifestarsi con queste specie animali ultime.

L’anima così era fatta, ed era fatto anche il gioco dell’evoluzione, in un certo senso. L’anima, col tempo, è diventata l’elemento indispensabile, l’elemento di trasmissione fondamentale. Senza di essa lo Spirito non potrebbe manifestarsi in Terra, in nessun modo. Oggi a un fenomeno evoluzionistico inoltrato, ma non certo terminato, a un fenomeno di evoluzione molto accentuato che sta raggiungendo, in un certo senso, la sua fase più alta e forse anche la più pericolosa (pericolosa, perché a una eccessiva presenza di questo psichismo corrisponde un decadimento biologico, il decadimento della razza umana, come tale), oggi l’anima è costituita da tutto il complesso psichico, o da gran parte di esso, e questo complesso psichico è soggetto a morte.

Esaminiamo un altro aspetto della questione. Quando oggi lo Spirito s’incarna porta con sé un’anima, una parte dell’anima. E perché una parte? Perché, essendo già vissuto altre volte in Terra, gran parte di questo inviluppo psichico gli si disperde, e si disperde, come vi ho già detto, tutto ciò che non interessa più l’evoluzione dello Spirito. Uno Spirito, lasciato il corpo, è un essere completamente diverso da ciò che era in Terra, con interessi diversi, prospettive diverse e, dunque, egli conserva soltanto ciò che gli è utile dal punto di vista evolutivo, e che potrà essere ancora utilizzato. Tutto il resto si disperde, entra in quel gioco “polipsichico” che ora non riguarda l’argomento, ma in ogni caso resta allo Spirito la parte fondamentale, la parte necessaria.

Quando egli rientra in un altro corpo può accadere che quest’anima minima che lo Spirito ha intorno a sé, non sia più sufficiente (anzi è senz’altro così), e allora se la deve ricostituire o completare. Voi però sapete che questa parte dell’anima lo Spirito se la conserva unicamente quando deve permanere nell’orbita dell’esperienza, altrimenti, se egli deve lasciare completamente questo tipo di esperienza, abbandona totalmente l’anima, perché gli elementi significativi di essa sono già stati trasferiti nello Spirito come marchio di conoscenza.

Dunque, lo Spirito può benissimo liberarsi di quest’anima. Se non lo fa completamente è perché, vivendo ancora nella sfera di attrazione umana, o di esperienze mentali di tipo umano, può ancora interessargli mantenere un collegamento con questa realtà, e questi residui di anima gli servono proprio per tale collegamento, perché se li perdesse non avrebbe più alcuna possibilità di contatto.

Se lo Spirito deve tornare in Terra, ciò che gli è rimasto non è più sufficiente e allora, a questo punto, le possibilità sono diverse, ma la più elementare è la seguente, tralasciando la parte diciamo, “burocratica” di tale incarnazione: egli si trova di fronte a un probabile corpo, cioè si trova di fronte alla fecondazione di un ovulo e sa di preciso che lì comincia la vita. Il quel preciso momento il gioco è fatto: lo Spirito decide per il “sì” o per il “no”: poi difficilmente può tirarsi indietro. Può però sempre tentarlo, perché la decisione non è del tutto vincolante. Io dissi una volta che nel momento della fecondazione di un ovulo lo Spirito in pratica non c’è, e non c’è neppure ai primi giorni, neppure al primo mese… Noi diciamo che, in effetti, lo Spirito comincia a prendere coscienza (ma il “prendere coscienza” qui significa prendere contatto reale) del proprio corpo al terzo mese circa di gestazione.

Vedete, al terzo mese di gestazione possono accadere di solito le cose più straordinarie. La prima è che lo Spirito può ritirarsi, e il feto muore, naturalmente; oppure il feto non muore e in esso può inserirsi un altro Spirito, ma questo è già più difficile. Perché è pur vero che lo Spirito prende contatto con il feto al terzo mese, ma è un contatto

più intenso. In realtà il contatto è avvenuto all’inizio, cioè in genere nei primi venti o trenta giorni. Ecco perché, anche da un punto di vista morale, la liceità dell’aborto entro questi limiti è salva. Cioè, entro questi limiti, veramente si tratta di pura e semplice materia, perché lo Spirito non c’è e se anche ci fosse, ciò non avrebbe ancora alcuna importanza. Mentre dopo, dal terzo mese in poi, diventa sicuramente un omicidio, dal punto di vista morale, perché al terzo mese accade un’altra cosa straordinaria. Cioè lo Spirito si costituisce un’anima, o si completa l’anima, prelevando gli elementi sufficienti a quest’anima ancora rudimentale, perché la costituzione si completa dopo la nascita. E cioè, come ben sapete, essa si costituisce poi con elementi psichici, educativi, formativi ecc… Ma l’anima, come vero circondario dello Spirito, cioè come ovulo dello Spirito, si forma al terzo mese.

Da cosa provengono gli elementi costitutivi? Provengono da quelle forze psichiche che sono in parte a livello cellulare, e cioè dal futuro padre e dalla futura madre, trasferiti per via genetica. Lo Spirito elabora tali elementi, congiuntamente alle decisioni morali dell’incarnazione, cioè al suo “programma”, e li ingloba. L’anima è così costituita e lo Spirito comincia ad “addormentarsi”, cioè cade in quel letargo prenascita che è quasi in tutto simile al letargo post mortem.

In tale fase voi capite benissimo che un intervento abortivo diventa un dramma per lo Spirito. Cioè veramente lo Spirito viene colpito senza potersi difendere: gli viene interrotta un’esperienza con tutte le conseguenze del fatto, perché – in quel caso egli deve riliberarsi dell’anima. Il risveglio dello Spirito avviene automaticamente, è sottratto al vostro criterio, ma in ogni caso si provoca, se non un vero danno – perché in effetti un danno spirituale non è in grado di provocarlo mai nessuno – almeno un dissesto di natura spirituale-incarnativo. Cioè l’uomo va, in tal caso, al di là della propria liceità, del proprio diritto di libertà, salvo che per casi speciali, come quello di salvare una madre che non può assolutamente partorire ecc.

Ma lo Spirito si trova quindi in questa situazione di letargo, all’inizio, e ciò per varie ragioni. Vediamone qualcuna. Lo Spirito mal sopporterebbe un’assoluta impotenza mentale, sia pure per un

limitato periodo di tempo, quale è la differenza tra i primi tre mesi – in cui è sveglio – e la nascita; e la sua attività mentale potrebbe determinare dei guasti al nascituro, cioè a se stesso (ma diciamo “al nascituro” per sottolineare ancora questo distacco), potrebbe creare dei danni alla madre, perché finirebbe col trasmettere inevitabilmente dei segnali che sarebbero raccolti a vari livelli della stessa madre e, soprattutto, potrebbe trasmettere dei segnali a un cervello ancora in formazione, qual è quello del proprio feto.

Il cervello del feto non deve pensare, ma semplicemente deve psichicamente vegetare, deve cioè avere quello psichismo elementare, animale, in cui si manifesta soltanto e spontaneamente una microattività mentale, perché il cervello del feto non è un cervello fermo che non ha alcuna possibilità; è però un cervello che non contiene pensieri – per intendere pensieri coscienti e coerenti -, ma contiene semplicemente una serie di manifestazioni che definirei come date da uno psichismo bioelettrico molto elementare. Ma se intervenisse lo Spirito, con la sua grandiosa potenza, a pensare attraverso quel cervello, direi che lo fulminerebbe: sarebbe come una forte corrente su di un filo debolissimo: lo spezzerebbe, lo brucerebbe, e la conseguenza sarebbe la morte del feto o una nascita già alienata, la nascita di un folle, come in qualche caso purtroppo è avvenuto, e quando si verifica si tratta di un errore di impostazione del “programma” o del “progetto” di nascita. In questo caso si può avere un risveglio prematuro, e tutti i risvegli prematuri sono molto pericolosi, così come è molto pericoloso che, una volta risvegliatosi, il bambino, crescendo, manifesti una potenza mentale eccessiva per quel cervello, caricandolo troppo e determinando la pazzia o la morte, oppure sfruttando enormemente la carica vitale. Tali soggetti finiscono col morire sempre molto presto.

Dunque la precocità è sempre un errore della natura.

A questo punto lo Spirito, abbiamo detto, cade in un sonno letargico, e buon per lui se non pensa!

C’è il momento in cui nasce. Ho detto una volta quanto tempo impiega lo Spirito a svegliarsi: esso impiega perlomeno dai quindici ai vent’anni, per un risveglio totale. Prima lo Spirito non è veramente addormentato, ma diciamo che la pienezza della sua autonomia la raggiunge all’incirca tra i quindici e i vent’anni, con punte di spostamento che vanno anche oltre e che, tranne eccezioni, non sono patologiche, per usare una parola scientifica accettabile. Punte che dipendono da varie circostanze, dalla razza ecc… per cui si possono avere spostamenti anche notevoli, perché voi sapete che ci sono razze molto precoci. L’importante è che ci sia un adattamento della materia al pensiero, e questo sviluppo della materia può essere più o meno veloce, a seconda della razza, del clima e del punto della Terra in cui si nasce. Così come vi sono piante le quali si sviluppano più presto a una certa temperatura, senza bruciarsi, crescendo perfettamente.

A questo punto, naturalmente, comincia la parte più difficile perché vi è un periodo di assestamento di questo Spirito (di quest’anima possiamo anche dire): periodo di assestamento che dipende dai primi anni di vita.

Quando il bambino viene alla luce, non viene alla luce anche lo Spirito, intendiamoci, e può darsi che lo Spirito cominci a risvegliarsi dopo quattro o cinque mesi: in genere è questa la norma. Quindi, in effetti, l’addormentamento profondo non durerebbe sei mesi, ma almeno dieci mesi.

In genere il risveglio (parziale, perché non si tratta di un vero risveglio, come abbiamo detto) coincide con le prime possibilità sensoriali. Il cervello continua a costituirsi da solo, continua a crescere da solo, ancora senza influenze; poi comincia la prima attività, cosciente, cioè il cervello raggiunge una possibilità minima in questo senso, e allora il bambino comincia a conoscere e a riconoscere; comincia a balbettare, riconosce i colori, riconosce l’ambiente e tutte le belle cose che sappiamo…

Queste prime sensazioni – perché di sensazioni si tratta e non di percezioni – vengono trasmesse tali e quali all’anima, perché essa si arricchisca di questi elementi. Attraverso queste prime sensazioni è come se l’anima mettesse fuori delle piccole antenne, attraverso le quali comincia ad avere il contatto con il mondo. Lo Spirito no! Lo Spirito è ancora lì, passivo, e lentamente si scuote dal letargo e prende coscienza…

Bene, vorrei a questo punto descrivervi la sensazione che lo Spirito può avere, così come io la ricordo, una volta che sono nato.

Non è molto difficile capire, anzi è una cosa semplicissima perché, ancora una volta debbo rifarmi al sonno, al momento in cui vi svegliate alla mattina. Dovete però immaginarvi di addormentarvi e di svegliarvi dopo aver bevuto molto, per esempio, oppure dopo aver preso una droga o una botta in testa, insomma dopo un fatto traumatico. Se, per esempio, avete bevuto molto e siete andati a letto ubriachi, vi svegliate a un certo punto della notte come con un tremendo mal di capo (che però non è un dolore, per lo Spirito, ma come un ottundimento) e vi sentite completamente storditi e compressi, e intorno a voi c’è buio, ma buio “mentale”, nel senso che voi – sotto shock di quello stordimento – non riuscite a pensare. Fate dei piccoli sforzi, vedete che non riescono e li abbandonate, ma vi abbandonate alle piccole sensazioni tattili, piccolissime, che potete avere, come, per esempio, quella della testa sul cuscino, una testa di piombo, con gli occhi chiusi che non riescono ad aprirsi, con il desiderio di muovere le mani, ma senza averne la forza. E tutto ciò non in maniera dolorosa, ma soltanto in un ottundimento generale. In questo stato lo Spirito cerca ovviamente di scuotersi e, piano piano, l’ottundimento passa. Ma, intendiamoci: quando esso comincia a passare e lo Spirito comincia ad avere coscienza di sé, coscienza morale, coscienza individuale, autonomia di pensiero, all’inizio modesta, si accorge di essere nato, egli ha già – come incarnato – sei o sette anni di vita e qualche volta anche dieci o dodici. Questo corrisponde al fatto che un bambino, fino ai dieci-dodici anni, non ha coscienza morale ed è quindi moralmente irresponsabile, perché, di fatto, questo corrisponde a una ragione spirituale. Cioè veramente in questo bambino è come se lo Spirito non esistesse. Badate che possiamo avere degli spostamenti di età, è chiaro, io parlo della regola.

Però c’è una cosa molto importante che io vorrei dire a questo punto: nonostante che lo Spirito non si trovi impegnato in prima persona dal punto di vista morale, e quindi nonostante che questo bambino sia moralmente irresponsabile, egli non si comporterà mai in maniera molto lontana e assai difforme dall’evoluzione dello Spirito che è in lui, perché la sola presenza dello Spirito qualifica il suo comportamento. Lo Spirito è lì, come un sonnambulo, ma questo non vuol affatto dire che sia un essere morto. Egli, involontariamente, influenza la psiche che si va costituendo e l’anima che si va formando, con la sua presenza, con la sua tara evolutiva, con il suo valore spirituale. D’altra parte bisogna anche dire che lo Spirito, nel momento in cui – al terzo mese – andò a incunearsi in quel corpo, gli dette l’impronta della sua evoluzione, sia per aver scelto quel tipo di corpo, sia per avere anche deciso cosa farne di quel corpo. Perché uno Spirito, quando va a incarnarsi, sceglie l’organizzazione cellulare che gli è più congeniale, secondo l’evoluzione che deve fare, ed è logico che sia così. E dunque si sceglie il tipo di famiglia, il tipo di donna, cioè tutte le componenti che andranno probabilmente a costituire la sua psiche e per quel tempo in cui egli non potrà far più niente per modificarle, cioè quando sarà addormentato…

E allora voi vedete come sia difficile, per uno Spirito, manifestarsi compiutamente in Terra, e quanto duro lavoro di preparazione occorra. Questo Spirito, a un certo punto, comincia a svegliarsi e si ritrova questa psiche di cui una parte completerà l’anima, ma si trova anche ad avere una psiche di cui, in fondo, non è responsabile, se non per il fatto di aver scelto certe componenti prima di nascere, ma di cui sono responsabili quasi esclusivamente i genitori, l’ambiente ecc.

Il bambino viene così a essere un succube totale e completo, e cresce così come vogliono la società e la famiglia. Il bambino non può fare assolutamente niente: ciò che gli date, ciò si ritroverà, e non può rifiutarlo, non può rinunciare, perché non è in condizioni di farlo. Può esserci naturalmente un giudizio anticipato, perché i termini del “risveglio” si sono spostati durante il cammino dell’umanità. Per esempio, in questi ultimi secoli si è avuto un accorciamento, cioè lo Spirito si sveglia prima. Questo corrisponderebbe a una maggiore evoluzione psicologica dei ragazzi in confronto a quelli di tre, quattro, sei secoli fa, perché tutta l’evoluzione storica della civiltà ha comportato questo.

In definitiva, l’assestamento che ha subito anche il “bios” ha determinato un accorciamento di fatto del cammino evolutivo, anche dal punto di vista biologico. In effetti, oggi si diventa adulti, uomini, più presto. Quindi anche lo Spirito risente di questo, ma non gli interessa, perché il giorno in cui egli potesse avere un cervello completamente sviluppato a un – anno e mezzo d’età, egli si

sveglierebbe” a un – anno e mezzo, e così via. Tutto ciò serve a garantire il corpo, perché bisogna che lo sviluppo cerebrale proceda parallelamente al “risveglio” dello Spirito. Questo è molto oscillante, perché su ciò influiscono tante altre cose e la prima cosa che può essere o meno di disturbo è l’intelligenza cerebrale. Un essere molto intelligente, per esempio, ha un’attività pensativa e riflessiva anticipata, questo corrisponde a uno sviluppo anche più rapido del cervello che, di conseguenza, si “risucchia” il risveglio dello Spirito, anticipandolo.

Quando il cervello è in condizione di ragionare bene per propria autosufficienza, per proprio meccanismo, per propria intelligenza in quel momento deve risvegliarsi lo Spirito. Non deve stare lì a “dormire”, perché in quel preciso momento l’essere si trova di fronte all’impegno morale del pensiero e quindi a ciò deve corrispondere qualcosa che è alle spalle, cioè lo Spirito.

È chiaro che si possono avere dei casi in cui, mancando l’intelligenza, lo Spirito si risveglia e trova un cervello non idoneo. In questo caso, come sappiamo, ciò diventa un’esperienza che egli può aver scelto, oppure che accetterà.

Questo è, diciamo pure, un primo schema sul quale lavoreremo con molto approfondimento. Ora, però, non vorrei parlare troppo, altrimenti finirete col discutere poco tra voi, sebbene non dovrebbero, probabilmente, esserci, su queste cose, molte osservazioni da parte vostra…

D. – Una prima puntualizzazione da farsi è forse quella a proposito dello psichismo animale, cioè della possibilità che hanno avuto i cervelli di animali preistorici, poco evoluti (proprio dal punto di vista neurofisiologico), di acquisire psichismo di animali morti, realizzando quella evoluzione psichica indicata. Vorrei che questo venisse precisato, altrimenti potrebbe dare adito a un’altra serie di problemi.

A. – “La questione è questa: l’attività psichica. lo psichismo dell’animale, corrisponde effettivamente a una consistenza elettromagnetica, bioelettrica, cioè è veramente una realtà e non un’attrazione…”

D. – Che può essere liberata nello spazio?

A. – “Che resta nello spazio anche dopo la morte e che poi si disfa o che viene assorbita. Se però la manifestazione è collettiva, allora questo complesso psichico si condensa per effetto elettromagnetico e viene a essere riutilizzato ogni qualvolta si costituisce un’altra vita. Quindi, a livello animale questo “trasferimento” avviene non soltanto per via genetica, ma anche per via generale. Noi diciamo pure che nell’Universo o sulla Terra, in particolare, gravita una certa forza elettromagnetica e psichica, e che questa forza tende però a disfarsi, tende cioè a trasformarsi, a diventare pura e semplice forza elettrica…

D. – Possiamo parlare di “campo psichico” che si può degradare, equiparandolo al fenomeno entropico dell’energia?

A. – Si degrada certamente, quando non è riassorbito da un organismo, e diventa qualcosa non più utilizzabile dal punto di vista psichico. Vedete, è questa presenza che segna, che marca storicamente le civiltà, e le marca creando una sorta di livellamento evolutivo.

D. – Adesso io non parlo della utilizzazione di questo psichismo da parte dello Spirito. Mi voglio soffermare su di una fase precedente.

A. – Questo si è verificato e si verifica soprattutto con la trasformazione della specie.

D. – Poiché la trasformazione della specie non è solo di tipo biologico, di tipo energetico, di tipo selettivo, ma anche per questa possibilità di recepire complessi psichici, a un certo punto questo può diventare un fenomeno infinito…

A- – No, vedi, c’è da dire che l’animale produce sempre lo stesso psichismo perché, non avendo un’attività ideativa, come ce l’ha l’uomo, il suo è in fondo uno psichismo statico, senza evoluzione; mentre per l’uomo invece non è così, perché nell’ambito della specie umana esiste una situazione mentale “variegata”: l’uomo più intelligente, quello meno intelligente, il musicista, il medico, l’avvocato, lo scrittore, il genio; mentre nelle specie animali questo non c’è…

D. – D’accordo. Però questo è un discorso a livello individuale, mentre per l’animale si potrebbe fare un discorso a livello collettivo, perché, teniamo presente (e questo almeno è dimostrato), che gli animali attuali, dal punto di vista dell’intelligenza “cerebrale” sono più intelligenti di quelli del passato.

A. – “Questo è però derivato non tanto dallo psichismo, quanto dagli incroci che si sono avuti, per cui si sono prodotte nuove razze, nuove specie. La presenza dell’uomo ha poi soprattutto reso più qualificato lo psichismo di questi animali. Gli animali che ci sono oggi non sono quelli di una volta. Una volta assestatasi una razza, essa è rimasta praticamente statica. Cioè noi non possiamo dire che il cane di oggi, non so, il cane lupo, per esempio, sia più intelligente di un cane lupo di cento anni fa: assolutamente no. Io negherei questa evoluzione.”

D. – È bene puntualizzare tutto ciò, perché quando parleremo del fenomeno della coscienza, inseriremo necessariamente anche dei dati di esperimenti fatti sugli animali…

A. – “Si, va bene…”

D. – Quando una carica psichica di tipo umano abbandona il corpo, può essere in parte assorbita da un corpo animale? Questo giustificherebbe un certo tipo di miglioramento globale delle specie, per livelli successivi…

A. – “Uno scambio tra psichismo umano e animale?”

D. – Si, a livello elettromagnetico, a livello della carica animica. Ciò può avvenire o vi è incompatibilità?

A. – “Bisogna chiarire che si tratterebbe di un’anima priva di Spirito, e allora sì, può verificarsi, ma non è uno scambio che avviene di solito. Io direi invece una cosa un po’ diversa: quando l’anima comincia a disgregarsi perde unità, perde cioè la sua compattezza; allora questi elementi disgregati possono essere riassorbiti da altri corpi viventi. Qualche volta si possono avere dei fenomeni anche più accentuati, a livello di animale singolo, per la presenza di questi residui animici che vengono captati e che possono dare all’animale un’impronta addirittura umana…