(Questa comunicazione è di parecchi anni fa, ma abbiamo ritenuto utile inserirla in questo fascicolo dato il suo interessante svolgimento e la chiarezza espositiva. – Nota GdS.).
D. – Vorremmo sapere qual è il tuo pensiero su ciò che sta succedendo un po’ dovunque sulla Terra. Si stanno verificando disordini, atti irrazionali ecc. Il che mette veramente in evidenza lo stato di crisi totale che sta attraversando la civiltà nel suo complesso. Puoi dirci qualcosa su ciò che si sta preparando? Come valuti questo stato di crisi.
A. – Ciò che si verifica da qualche tempo sulla Terra, senza limitarsi soltanto ai vostri ultimi anni, era perfettamente prevedibile, forse da almeno tre secoli, dal momento in cui avvenne la collisione tra cultura umanistica e cultura scientifica (Il momento è perciò collocabile nel XVII sec. principalmente per la determinante influenza delle dottrine galileiane che costituirono il sistema scientifico e la sua definizione, e che Andrea considerò largamente positivo per molti suoi aspetti. Anche questo tema fondamentale è stato ampiamente trattato in altre comunicazioni. – Nota del curatore.), perché fu proprio allora che si pose in evidenza la dicotomia, l’ambiguità di coesistenza di discipline che procedono in senso diametralmente opposto. E ciò, indubbiamente, per qualche veggente poteva già suonare come avvertimento di ciò che sarebbe accaduto.
Ma cosa è accaduto? È accaduto che la cultura umanistica è più o meno rimasta ferma al 1600. Ma il 1600 era anche fermo rispetto a tanti secoli prima. Si può dire forse che vi sono stati segni di decadenza dall’epoca della cultura greca fino ai vostri giorni, mentre dall’altra parte la cultura scientifica destinata a dominare il mondo, di fatto l’ha dominato. e allora l’estrema arretratezza delle filosofie, impotenti a spiegare in termini razionali la visione del mondo, l’impossibilità d’intendersi sui rapporti tra scienza e filosofia e, segnatamente, tra scienza e religione come scaturigine di sistemi filosofici, hanno messo in crisi il mondo.
Quindi è molto semplice a diagnosticare, molto elementare. D’altra parte, con l’accettazione del fenomeno scientifico vi è stato un deterioramento delle religioni, incapaci di tenere il passo, assolutamente incapaci di provocare il minimo aggiornamento di vecchie strutture, di sistemi dogmatici, per un’aperta e libera discussione con il mondo che si evolveva davanti a loro. A questo punto si è parlato da parte nostra (e questo già da molto tempo) di civiltà del terzo millennio. Una civiltà che a quanto pare si avvia a compimento. Cioè un’antica profezia, se profezia si può chiamare, fatta anche da noi spiriti molti decenni fa, si avvia puntualmente alla conclusione. Certo, il mondo vecchio, cioè il mondo nel quale la civiltà si era poggiata su antiche tradizioni, non è più capace di reggere alle nuove condizioni psicologiche.
In altri termini, l’uomo che nasce ora è un uomo diverso, e non tanto in senso spirituale, perché le esigenze spirituali dell’uomo sono sempre le stesse. Ciò che voi oggi contestate è sempre stato contestato: è stato contestato da spiriti, come dire “ribelli” in Terra e considerati tali. Quando ai miei tempi si parlava di dare maggiore libertà agli operai, al popolo, si veniva tacciati di sovversivismo, si era guardati male, e talvolta ciò era considerato ribellione alle autorità perché, indubbiamente, certe rivendicazioni di carattere sociale erano ribellione alle autorità, in modo specifico alle autorità religiose, la cui influenza era enorme.
Ora vi trovate in una situazione molto triste, forse anche tragica, inquantoché il trapasso del potere alla nuova umanità che via via si sviluppa, e cioè a dire agli uomini che sono nati trenta o quarant’anni fa, urta contro una serie di leggi antiche che si sono tramandate così e che sono diventate abitudinarie. Intanto a mio criterio, la ragione per cui non si riesce a creare una tolleranza tra i due mondi, è dovuta alla mancanza di grandi uomini che guidino certe idee. Una volta i grandi fenomeni rivoluzionari (e prendiamo pure per esempio il buddhismo o il cristianesimo) avevano dei rappresentanti i quali si muovevano su di un piano ideale, perché Cristo certamente può essere attaccato da più punti di vista, però bisogna indubbiamente riconoscergli un ideale, cioè a dire un assoluto disinteresse per la propria vita; la conduzione di un movimento operata in povertà, in semplicità; e così sia detto per Confucio, per Maometto e per tanti altri. Cioè, uomini i quali veramente rimangono nella storia per delle ragioni serie e valide. Alle spalle di questi uomini non si muovevano interessi, né economici né politici, ma soltanto grandi ideali. Ora, chi sono gli uomini che guidano questi movimenti attuali sulla Terra? Uomini i quali veramente sono mossi da grandi ideali, oppure che avendo gli ideali hanno tuttavia alle spalle anche grossi movimenti economici, industriali, politici? a un certo punto non sono tanto gli ideali che si muovono, ma anche certe strutture economiche, quindi l’ideale decade e si trasforma in una lotta di potere. Ecco che certe cose bisogna meditarle.
La mancanza dunque di grandi e saggi condottieri crea anche la difficoltà di trattare per le due parti del mondo, perché il grande condottiero mosso da grandi ideali è anche un grande mediatore. Egli, cioè, è capace di operare una sintesi, di rappresentare con la sua parola certi movimenti e di tradurli anche in determinati accordi. Ora, tutto questo non c’è, oppure se qualcuno c’è si trova nell’ombra o nell’impossibilità di agire anche perché le grandi strutture sociali soverchiano ogni attività individuale e ormai non ci si muove più da soli sulla vostra Terra, ma ci si muove come massa e come massa è molto difficile potersi mettere d’accordo.
La mia opinione è questa e io l’espressi già una volta: la lotta è tra due grossi sistemi: un sistema rappresenta il popolo, la base o, per meglio dire, rappresenta certi ideali materialistici, economici, sociali che vanno tenuti in grande considerazione, dall’altra parte vi sono i movimenti cosiddetti capitalistici dove non è il popolo che governa o che struttura le leggi, ma dove si trovano una serie di personaggi o di complessi i quali determinano l’economia di un paese. (La comunicazione è avvenuta ovviamente nel periodo in cui erano fortemente presenti le contrapposizioni Unione Sovietica-Usa, sistema comunista e capitalista. – Nota del curatore.). (Qui l’Entità Andrea non si riferisce ovviamente alla lotta tra i due sistemi politici e statali che si contrappongono nel contingente, ma si riferisce ai due fondamentali sistemi di pensiero che hanno rappresentanti dappertutto, come sempre è stato. – Nota originale GdS.).
Io credo senz’altro che l’unità sia possibile, cioè io credo senz’altro nella coesistenza dei due sistemi in un’unica struttura rielaborata. Ma per fare questo bisognerà passare attraverso il sangue o attraverso un pacifico accordo che però io ritengo improbabile. (Qualche decennio dopo questa comunicazione Andrea interrogato al riguardo sulla situazione contingente ai due blocchi escluse la prima possibilità, cioè di una guerra tra Unione Sovietica e USA. – Nota del curatore.). Perché da una parte c’è chi difende certi diritti dei più e dall’altra c’è chi difende certi diritti dei meno, i quali però governano praticamente con un potere antico che è il potere del padrone della massa.
E ciò anche se questo concetto-definizione di padrone ha subito molte e continue svalutazioni, sicché in definitiva, non è più un rapporto tra padrone e schiavo, ma diventa un rapporto di ordine diverso.
Vorrei precisare una cosa: che il rapporto tra padrone e “schiavo” è un rapporto ineliminabile sulla Terra, intendiamoci bene. Cioè è una cosa che non sparirà mai dalla Terra finché esisteranno gli uomini, con qualsiasi sistema, perché è un rapporto che si instaura sempre, indipendentemente da un fatto economico. Perché, guardate, il fatto economico si può anche superare, così, per esempio, certe dottrine come quella di tipo marxista possono eliminare questo problema e, in pratica, c’è chi fa un mestiere e chi ne fa un altro, però c’è anche colui che comanda e colui che obbedisce; c’è, deve esserci sempre, perché in qualsiasi complesso che funzioni c’è chi comanda e c’è chi obbedisce. Il comando lo dà chi sa di più, e obbedisce chi sa di meno e che sa fare cose che socialmente sono diverse, ma che sono anche inferiori, perché tra chi svolge un’attività intellettuale e un’attività manuale c’è la stessa differenza tra colui che dà l’ordine e colui che obbedisce. Comunque, chi obbedisce è sempre “schiavo” di colui che dà l’ordine, inquantoché non può sottrarsi al comando.
Io direi che, al limite, è libero soltanto chi lavora per proprio conto. Eppure anche questo è relativo, perché anch’egli, in un certo modo, è “schiavo” di colui che comprerà il suo prodotto. Questo mi sembra un fatto ineliminabile che può diventare buono, che può diventare però tanto perfetto, come meccanismo, da mutare il senso psicologico della differenza, del rapporto, e a questo bisogna tendere. Colui che comanda non è padrone di colui che obbedisce. Sta di fatto però che chi obbedisce si sentirà sempre psicologicamente “schiavo” di colui che dà il comando, anche se questi lo considera suo pari. Ma la parità è un fatto di ordine spirituale, non è un fatto di ordine sociale, e non c’è niente da fare. Colui che ha studiato può essere posto di fronte a un altro che non ha studiato o che, supponiamo, ha studiato di meno, perché è meno dotato, ha meno intelligenza, non ha avuto voglia di studiare. Indubbiamente essi si possono sentire fratelli, uniti, e questo è un fatto spirituale, ma non c’è alcun dubbio che una differenza esiste tra quei due sul piano umano, e nessuna legge la eliminerà, è inutile illudersi.
D’altra parte, sulla Terra è previsto anche questo. Vi sono spiriti più evoluti, spiriti meno evoluti, vi sono spiriti che scelgono certe missioni e fanno certi lavori e spiriti che ne fanno altri. Si capisce che di fronte a Dio le anime sono uguali, ma Dio è Dio, però, e c’è una bella differenza. Dio veramente non considera uno maggiore dell’altro, così come un padre nel proprio amore considera uguali tutti i suoi figli, e forse ama di più colui che meno sa perché è il più esposto; ma Dio è una cosa e l’uomo ne è un’altra. Il sistema creato dall’uomo è una cosa diversa. Da ciò però non si deve trarre la conclusione che sia giusto il fatto che un uomo possa sovrastare un altro uomo, o che possa schiavizzarlo. È vero che nella pratica del mondo questo si verifica e si verificherà sempre, però ciò non significa che questo sistema di conduzione della massa debba essere legalizzato.
Quindi il punto resta questo. L’unione tra occidente e oriente può avvenire su questo piano. Ma per arrivare a tutto questo talvolta sono necessarie – non dico giuste – quelle che chiamate rivoluzioni, sicché il pericolo che si può temere è proprio questo: che il capovolgimento, il ribaltamento avvenga improvvisamente, di slancio. Quando un equilibrio diventa instabile e improvvisamente può precipitare, tutto è precario. E non ci sarebbe altro da dire se non questo: che purtroppo, ancora una volta, si verifica che una minoranza si impone alla maggioranza. La maggioranza della Terra è composta da tutti coloro che non partecipano alla vita pubblica e alla vita culturale, da coloro che stanno nelle proprie case, da coloro i quali commentano una notizia ma non la provocano: costoro sono i più, la massa inerte del mondo che segue passivamente senza dare un proprio contributo, magari anche di tolleranza o di freno a certi movimenti, e quindi accadrà che la massa subirà ancora una volta il dominio dei meno; saranno dei “meno” in numero maggiore, ma saranno sempre dei “meno”.
Qui il discorso si potrebbe spostare e si potrebbe chiedere se veramente questa massa dei più, allineata nelle proprie case, abbia poi il diritto di imporre qualcosa al mondo, diritto che si dovrebbe contestare in sede teorica. Cioè, la popolazione attiva del mondo è quella che produce, quella che lavora, quella che collabora, ma in definitiva noi sappiamo anche che tanta gente collabora indirettamente restando nelle proprie case e sono magari le spose, le madri; sono coloro che, come dire, predispongono agli uomini attivi la vita di tutti i giorni, sicché, in fondo, anch’essi finiscono col dare un contributo di ordine diverso. Io direi semplicemente che nel mondo coloro che non prendono posizione in qualche modo, una posizione cosciente, non contano. E sono un numero piuttosto rilevante, coloro ai quali non interessa molto che il mondo giri da una parte oppure dall’altra, e sono i peggiori, naturalmente. Comunque ho fatto soltanto un’introduzione molto generale rispetto alla domanda (Nel periodo successivo l’”Entità Andrea” ha mitigato il suo “pessimismo”, incitando a svolgere, nel concreto tessuto sociale, un’opera individuale e collettiva di persuasione al dialogo, a un sempre più aperto rapporto interpersonale, linea poi messa in evidenza da un certo comportamento dei giovani. – Nota GdS.).
D. – Se tu sei informato di questi ultimi avvenimenti, puoi farcene una critica?
A. – Sì, sono al corrente di ciò che accade o è accaduto recentemente sulla Terra, perché i grossi fenomeni della Terra non sfuggono alla nostra attenzione o al nostro “ascolto”, per così dire. Io direi che chiunque si allinea a un principio spirituale ripudia gli atti di forza. Cioè, io ritengo sempre che tutto si possa risolvere col dialogo, con l’incontro tra gli uomini, perché i problemi non sono tali da non poter essere superati di buon accordo. Semplicemente c’è che, spesso, certi accordi non si possono fare perché vi sono delle grosse ragioni economiche che lo vietano, e magari l’uomo singolo che tratta, sa bene di avere torto ma deve sostenere un torto perché non può farne a meno.
Il problema di queste catene di uccisioni, di questi fatti così tragici, sembra avere alla base anche un fatto razziale oltre che di ordine economico. Cioè, vi sono uomini che andando al potere muterebbero di colpo certi privilegi economici che si sono instaurati o, per esempio, certi tipi di politica che conducono alla guerra, e questo naturalmente coinvolge grossi interessi, quindi si eliminano fisicamente coloro che sono pericolosi (È un riferimento all’assassinio di J. F. Kennedy. – Nota senza riferimento.). È un po’ come accadeva una volta e la storia non insegna proprio niente a questo proposito: catene di delitti politici, ideologici ecc., vi sono sempre stati, però in questo caso particolare la situazione sembra piuttosto chiara. Cioè, il problema razziale, di cui qualche volta si è parlato come di un fatto ingiusto e illogico, dimostra semplicemente come sia difficile superare certi fatti esterni della vicenda umana e come, naturalmente, si continuino a ritenere gli uomini gli uni diversi dagli altri, ciò che talvolta è vero ma per i singoli, non per le razze, le masse.
Io non credo di poter dare una spiegazione molto diversa di quella che voi avete o che sapete. Io credo però senz’altro che questi fatti negativi non siano destinati a finire. Continueranno finché sarà in vita il sistema su cui si basa il Paese in cui questi fatti avvengono inevitabilmente. (Il riferimento di Andrea è ancora relativo agli USA e agli scontri per l’integrazione razziale della popolazione negra, l’uccisione di M. L. King e di Robert Kennedy che l’appoggiò fortemente negli anni ’60 del secolo scorso. – Nota del curatore.)
Un paese che è diviso tra bianchi e neri esprimerà sempre questo odio razziale per il quale troveranno la morte, via via, per interessi talvolta ben lontani da quelli razziali, coloro che si ergono a difensori o ad accusatori. Il problema negro è un problema molto importante, e un problema non più di colore (che è la parte esteriore) ma economico, e non si può esaurire facilmente. Ci troviamo di fronte, come dicevo poco fa, a un contrasto profondo, in una civiltà che è stata creata per i bianchi usando i negri. In questa civiltà creata per il privilegio dei bianchi non c’è posto per i negri, questa è la verità che si è determinata. Cioè, coloro i quali prendono parte per i negri finiscono col diventare i nemici pubblici di una civiltà che è nata e sorta così. I colonizzatori di quel paese, coloro i quali hanno sviluppato quella civiltà, l’hanno sviluppata per la razza bianca usando il materiale umano negro, tenendolo più o meno in schiavitù. Tutte le leggi, dunque, sono fatte in quel modo, tutta la civiltà si è costruita in quel modo, la storia stessa delle Americhe è una storia per i bianchi, è una storia dei bianchi. Ecco dunque che ora si tratta di un popolo, il negro, che vuole invadere l’America, sicché i bianchi americani si trovano come in lotta, e si difendono come possono. Non sono contro i negri ma contro coloro che prendono le parti dei negri. Ora, è chiaro che non è giusto, ma è anche chiaro che vi è una psicologia tipica dei cittadini di quel paese, una psicologia che si è formata fin dalla nascita, per cultura, per tradizione, per educazione, e quindi su questo si sono innestati degli interessi anche negri, perché non esiste compattezza neppure nella stessa popolazione negra. Talvolta il modificare certe leggi toglie anche molti interessi economici della stessa forza negra.
Io credo, dunque, che la situazione sia proprio questa: un conflitto non tanto di razza, ma storico. Un conflitto di natura territoriale, cioè la guerra è una guerra all’invasore e l’invasore è questa razza che viene alla ribalta. D’altra parte, anche storicamente, avverranno altri fenomeni, ma voi non li vedrete naturalmente. Sono fenomeni futuri in cui si assisterà alla totale rivalutazione della razza negra, perché sulla Terra Dio non ha creato l’uomo “bianco”.
Dio ha creato un uomo che, indifferentemente, è stato bianco o negro, rosso o giallo. (Le comunicazioni degli anni ‘60 come questa risentono ancora di una certa convenzionalità riguardo al linguaggio e al concetto di creazione dell’uomo da parte di Dio, cosa che in seguito verrà fortemente trasformata attraverso visioni e concetti molto più avanzati, questo principalmente in ordine e in parallelo alla crescita cognitiva e culturale dei partecipanti alle sedute avvenuta dal 1946 in poi. Ovviamente la citazione qui è da considerarsi puramente simbolica, e non nel senso di una creazione diretta dell’uomo da parte di Dio. – Nota del curatore.).
Le popolazioni negre di tutto il mondo, e non soltanto di quel Paese (Gli USA. – Nota senza riferimento.), sono in condizioni di povertà e di soggezione rispetto alle razze bianche. Ma credete che questo durerà sempre? Credete che, come sta da secoli, i negri resteranno sempre povera gente derelitta e che il bianco sarà sempre il colonizzatore, il dominatore, o perlomeno in una posizione di distacco? O che non verrà il tempo in cui la razza negra avrà la sua grande civiltà tecnologica? I suoi grandi scienziati? Avrà dunque i suoi sommi artisti? In quel momento cercherà un’affermazione sugli altri territori dei bianchi, e vorrà affermarsi come civiltà, per idee, per filosofia. Perché grandi filosofi negri sorgeranno e saranno come i grandi filosofi dell’antica Grecia, e porteranno nuove parole al mondo, e allora bisognerà ascoltarli, e avverranno dei capovolgimenti. Dopo che la vostra civiltà avrà ottenuto riunificazione e pace, avverranno altri conflitti, e sorgeranno tra questa civiltà unificata, che abbraccerà l’Est e l’Ovest, e la nuova civiltà che comincerà a sorgere: quella negra. Allora nessuno potrà fermare questa marea di popolo che dalla creazione in poi è rimasta lì, ferma a guardare il mondo che girava intorno e si evolveva: allora sorgeranno nuovi e grandiosi conflitti. Conflitti di ideali, conflitti di civiltà, che come tutti i conflitti diventeranno guerre, e il mondo andrà avanti così, non c’è altro da fare!…
D. – Come s’incrocia tutto questo con le esperienze di carattere spirituale che vengono fatte nell’ambito di una determinata razza? In un certo senso è come se fosse programmato il riscatto di una certa razza perpetuando le incarnazioni per certe determinate esperienze.
A. – Io non direi proprio programmato; si può vedere a grandi linee quello che avverrà ma, indubbiamente, lo Spirito che si incarna, supponiamo, in un negro che viva nel cuore dell’Africa, le sue esperienze le fa lo stesso.
D. – Su questo siamo d’accordo, ma a un certo punto ci saranno incarnazioni tali che nel momento in cui scatterà l’evento storico…
A. – Sì, certamente, ma si verificherà soprattutto questo: quando una civiltà raggiungerà il suo massimo saranno gli stessi spiriti che, indifferentemente, continueranno o rifletteranno il “proprio” discorso in una razza diversa, ancora vergine.
(Pagina bianca non numerata di fine fascicolo. – Nota del curatore.)