La reincarnazione e il rapporto Spirito––Universo

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(“Comunicazione” del novembre 1970. – Nota senza riferimento).(Posta originariamente a piè pagina – Nota del curatore).

(“Segue una lunga premessa del Maestro Andrea. – Nota GdS”.)

(Questa nota era posta originariamente – forse per un errore di posizionamento tipografico – alla fine del primo paragrafo. – Nota del curatore.)

<<…Noi abbiamo stabilito nelle varie conversazioni e abbiamo ormai assunto come verità la questione della reincarnazione. Su questa questione non sembra si siano sollevati legittimi dubbi, la reincarnazione diventa quindi uno degli elementi fondamentali nella vita di uno Spirito il quale svolge praticamente una duplice esistenza da incarnato e da disincarnato.

Il maggior tempo lo passa però da disincarnato, perché tra una vita e l’altra intercorrono talvolta interi secoli o più secoli, mentre la vita è relativamente breve. Ora, noi abbiamo posto in evidenza l’importanza che assume nella vita incarnata la qualità dell’esperienza e non la sua quantità.

In altri termini, le stesse esperienze risultano svuotate di un significato pratico, nel senso che al loro posto contano quelle influenze che dalla vita umana riescono a giungere in quella spirituale. La maniera, la capacità d’intendere il valore dell’esperienza umana costituisce un altro tipo d’esperienza che è quella dello Spirito. Cioè allo Spirito non interessa acquisire una somma di eventi, ma il significato di questi eventi. Vi sono realtà e verità raggiungibili attraverso l’esperienza umana. Ecco la ragione dell’incarnazione. Ma ve ne sono altre che sulla Terra non si ritrovano. Ecco la necessità che ha lo Spirito, una volta lasciata la Terra, di restare per un adeguato periodo nel mondo dello Spirito.

Abbiamo anche visto che la realtà materiale ha un valore relativo, perché solo quella spirituale è assoluta ed eterna. Ora, lo Spirito vive accanto alla Terra per un numero imprecisato di secoli e può accadere che egli vi resti per alcune migliaia di anni, e può anche accadere che egli vi resti per molto meno. Nel valutare l’esperienza di uno Spirito si deve considerare la sua origine. Mentre cioè vi sono Spiriti già di una certa evoluzione che vengono per la prima volta in Terra (Nota GdS: ma che hanno già avuto altre incarnazioni su altre basi materiali.) ve ne sono altri che vi si incarnano per la prima volta. È chiaro che la durata di permanenza nell’orbita umana dipende da questi fattori. Una certa evoluzione già assunta non condiziona lo Spirito per lungo tempo alla Terra. Lo Spirito si allontana definitivamente dall’orbita terrestre quando le sue esperienze di tipo umano sono completate. Ma l’esperienza fondamentale di tipo umano si racchiude in una breve sintesi di osservazioni, cioè a dire attraverso la Terra e l’esperienza della Terra, lo Spirito acquista il significato, il valore di rapporto, tra il mondo dello Spirito e il mondo della materia. Per ottenere ciò lo Spirito deve calarsi in questa materia. Ecco la ragione fondamentale dell’incarnazione.

Calarsi nella materia significa vivere intelligentemente in questa materia, impadronirsi della meccanica, della funzionalità di questa materia, reagire alla forza della materia organizzando il proprio mondo spirituale. Il mondo della materia è relativo, è vero, ma non è relativo il suo principio che acquista un valore molto più esteso se si considera che la materia non esiste solo nel sistema solare, ma finisce con l’essere un “alter ego” dello Spirito.

Per questo noi abbiamo anche visto che non è necessaria la materia propriamente detta, di tipo fisico, e l’”alter ego” dello Spirito qui non è rappresentato se non dall’immutabilità, dalla perennità dell’Universo, dalla staticità dei principi universali fuori di un’orbita evolutiva, perché l’Universo non si evolve nelle sue leggi e nei suoi principi. L’Universo non si evolve se non nel senso delle modifiche interne della sua struttura stessa, mentre lo Spirito è un essere libero.

Libertà dello Spirito contro nessuna libertà della materia. In realtà quando noi parliamo di materia in senso universale non intendiamo e non dobbiamo più intendere una materia “materiata”, per così dire, cioè fisica, ma questo altro aspetto dell’Universo nei confronti di uno Spirito libero. La libertà è solo dello Spirito, l’Universo non ne possiede alcuna. Questa diversità obbliga lo Spirito a conoscere quest’altro aspetto dell’Universo, quest’altro aspetto della Realtà divina. E questo è possibile penetrando nella struttura di questa materia, quindi vivendo e stabilendo così un’intima comunione tra la propria qualità di Spirito e quest’altra specifica qualità o manifestazione di un Universo che pure ha la stessa origine dello Spirito, ma che si differenzia da questi perché manca di determinati attributi come la libertà e l’intelligenza.

Da questo punto di vista cosmologico lo Spirito finisce col trovarsi anche filosoficamente ben inquadrato, perché in realtà non si può ammettere l’obiezione che una volta poteva farsi, e cioè che lo Spirito fatto da Dio, potenzialmente perfetto come Dio, struttura divina, non poteva avere la necessità di materializzarsi, di diventare uomo per vivere la tragedia della vita umana. La necessità infatti non è di ordine materiale; allo Spirito non interessa particolarmente questa vostra Terra, non interessa diventare un uomo nel senso pieno della parola, ma gli interessa che la sua esperienza si svolga in questo rapporto di ricerche, di conoscenza, di penetrazione della struttura della materia, nel senso di altro aspetto dell’Universo, e cioè penetrazione di questa creazione divina che esprime i suoi fondamentali attributi e che rappresenta un po’ la pienezza, per così dire, dell’Universo, e cioè la sua realtà.

Vorrei chiarire che il mio modo di ragionare diventa relativo nell’uso di esempi di universi senza attributi; diventa relativo inquantoché si tratta di puri esempi di comodo, mentre è chiaro che tutto, all’origine, si ricollega a Dio. Lo stesso Universo, eterno, immobile, ha la stessa origine in Dio; e allora si potrebbe porre un’obiezione: quella che conta è la realtà? E noi rispondiamo subito di sì, e cioè che questo Universo che non ha intelligenza e che non ha libertà, in fondo è la Realtà, la Realtà che circonda lo Spirito.

Lo Spirito è nella realtà, ma quando diciamo semplicemente “realtà” il nostro discorso spirituale non ha senso per voi. Infatti per “realtà” che cosa intendete? Siete purtroppo costretti a comprendere sempre qualcosa di tangibile che si tocchi, che si veda, o che comunque produce certi effetti. Certo, la realtà è anche questo; la realtà è qualcosa in grado di produrre effetti. Ma l’obiezione è questa: lo Spirito per sua natura può essere leso, toccato, sfiorato da questi effetti i quali sono di natura diversa e non potrebbero quindi riguardare lo Spirito? e infatti è così: l’Universo in sé non può toccare lo Spirito, non lo può scalfire, non può avere sullo Spirito alcuna influenza; donde dunque la necessità di tutto questo? La necessità non è dalla parte della materia, ma è dalla parte dello Spirito, ed è di conoscere comunque anche ciò che non può toccarlo, e di conoscerlo in quanto la realtà che lo circonda è un Principio, è una forza che ha una sua legge, una legge che non può toccarlo.

Ma per quale ragione – si obbietterà – Dio ha creato anche quest’altra parte dell’Universo? Avrebbe potuto creare esclusivamente Spiriti? L’obiezione è relativamente valida…

D. – … Anche perché si sarebbe creato un certo dualismo, non nella Divinità, ma nella sua emanazione…

A. – … Non nella persona divina naturalmente, ma nella sua emanazione… ma non ha molta importanza che ci sia questo…

Dio non poteva fare a meno di creare la Realtà? No! Di creare la Realtà Dio non poteva fare a meno! Chiariamo subito. “Realtà” non deve farvi pensare, appunto, a qualcosa di materiale, a qualcosa di toccabile, ma “Realtà” è il Principio in base al quale una determinata forza è, esiste, esiste in sé e per sé, è identificabile. Ora, queste sembrano essere uguali alle caratteristiche dello Spirito, ma ciò non basta, perché il Principio creato da Dio ha irradiato per così dire intorno a sé questa realtà. Non basta che un essere, uno Spirito possegga la realtà, bisogna che egli, oltre a possederla, sia nella realtà, perché se non esistesse intorno a lui la realtà, cioè l’esistenza, la vita (quindi realtà in termini più precisi) lo Spirito resterebbe chiuso in un suo compartimento stagno e non avrebbe possibilità alcuna di penetrare il mondo intorno a sé, proprio perché intorno non ci sarebbe niente.

D. – Non basterebbe lo scambio con gli altri Spiriti?

A. – Lo scambio con gli altri Spiriti si otterrebbe attraverso il vuoto, attraverso il nulla, indubbiamente. Ora, tu mi puoi dire che questa è un’immagine spaziale, cioè che uno Spirito per comunicare con un altro ha bisogno di qualcosa che trasporti i segnali e quindi di uno spazio o qualcosa di simile. In realtà, non è così. La questione è puramente teorica, è puramente cosmologica o filosofica. In realtà lo Spirito non ha bisogno di un supporto materiale per inviare il suo messaggio a un altro, no. Lo Spirito ha bisogno però di un’altra cosa, ha bisogno di un riferimento a un’altra realtà che sia fuori della “sua” realtà. Ora, questo pone l’esistenza di un Principio di Realtà che non si identifica in una Forza, ma che è assoluto, per essere assoluto dev’essere nello Spirito e fuori dello Spirito. Così come tal quale, si badi bene, Dio è tale in sé e per sé, ma anche fuori di sé. Cioè, determinati principi, determinati attributi non sono localizzabili per la loro natura assoluta, e assumono un carattere immanente, assoluto, eterno.

Non è soltanto la realtà, direi, che viene a identificarsi così, a definirsi così, ma anche altri principi. Prendiamone un altro: l’intelligenza. L’intelligenza è localizzata nello Spirito, è in Dio, ma è anche nei Principi stessi dell’Universo che invece non ne possiede una individuale, pur essendo i Principi intelligenti. Non hanno un’intelligenza libera, ma sono intelligenti! Se l’effetto non ha facoltà alcuna di usare un’intelligenza, questo non ha nessuna importanza e a questo si può sopperire facilmente, ricordando il banalissimo esempio del vostro corpo, Voi siete intelligenti, ma non sono intelligenti le vostre mani, non il vostro cuore; le parti che vi compongono non sono intelligenti, ma si muovono intelligentemente perché avete un’intelligenza ben precisabile. Così è per l’Universo. Il Principio è il cervello, per così dire, dell’Universo. Esso si muove intelligentemente, anche con una sua vita vegetativa, per usare un termine improprio, così come quando voi vi pungete un dito reagite senza che vi partecipi l’intelligenza, per un puro riflesso nervoso e vegetativo. Così l’Universo reagisce in base a leggi così come esse sono nel corpo umano, svincolate dall’intelligenza, ma che comunque sono stabilite in base a certi Principi esistenti. Tant’è vero che se non esistessero certe possibilità di trasmissioni non avremmo contrazioni dell’Universo, cioè spontaneità di manifestazioni come per esempio, “un corpo lasciato a se stesso cade”, esempio banalissimo, e non avremmo assenza di reazioni, per esempio, in caso di lesioni cerebrali, assenza di sensibilità cutanea, tanto per dirne un’altra.

Così certe leggi sono intelligenti per riflesso, ma non posseggono intelligenza propria. Ora, l’unità dell’Universo è indubbiamente assicurata dai Principi. I Principi sono unici. la questione della realtà è una questione importante. Che poi la realtà assuma le varie forme materiali o non le assuma, non interessa molto il discorso. La realtà è, in termini di paragone con lo Spirito, la presenza costante di queste forze non intelligenti, di questo Universo meccanico nel quale, sia o no materia, si costituisce un “alter ego” per lo Spirito per un rapporto costante tra lui e l’ambiente; perché lo Spirito vive, vive una sua vita organizzata e una sua attività di ricerca. Ora, questa ricerca lo Spirito dove potrebbe farla se non in questa realtà che è in sé, ma anche fuori di sé.

Qui si potrebbe obbiettare che lo Spirito potrebbe indagare dentro di sé e dentro di sé ritrovare il segno, il seme di Dio, potrebbe far tutto questo, e in realtà è così poi che fa, ma ha bisogno di sollecitazioni, e ha bisogno di queste sollecitazioni perché Dio l’ha fatto libero, questo Spirito, gli ha dato la libertà, egli ha dunque bisogno di stimoli. Lo stimolo è la sua volontà, cioè la possibilità dinamica che ha la sua stessa struttura di spingersi alla ricerca. Naturalmente ci sono dei limiti alla comprensione. Uno potrebbe essere quello del perché Dio abbia fatto addirittura lo Spirito. Questo è un problema che sarà nuovamente approfondito in seguito. Tuttavia è chiaro che per quanto elaborata o ricercata possa essere la nostra risposta, si pongono indubbiamente dei limiti…

Impossibilità da parte di Dio di non crearci?! Ma questo porrebbe una quantità di problemi. Per un’affermazione del genere quindi ci sarebbero effettivamente dei limiti invalicabili. Certo potrebbe essere abbastanza puerile la conclusione che, dal momento che Dio ci ha fatto, bisogna pur che abbia avuto le sue brave ragioni. Non è del tutto preciso, però, non è necessario che Dio abbia le sue brave ragioni per far qualcosa. Vi sono creazioni, fenomeni nell’Universo che non rispondono a un principio così facilistico, ma certe creazioni sono talvolta effetti di concatenazioni inevitabili e a un certo punto niente vieta di pensare che lo Spirito possa essere stato il frutto di una concatenazione necessaria alla quale Dio non poteva sottrarsi o non doveva sottrarsi: “doveva” forse è più appropriato! Quale sia la concatenazione naturalmente non lo possiamo sapere, siamo nel campo delle ipotesi. La realtà è invece che lo Spirito, a quanto ci è dato sapere ha attributi di Dio, di perfezione, di assolutezza, di eternità. Ora, questi principi non possono sussistere ancorati a una Forma Infinita, inquantoché la Forma Infinita, anzi la Realtà Infinita stessa di Dio, è una realtà di estensione, non una realtà circoscritta.

Dio non è un essere circoscritto: se Egli fosse circoscritto o circoscrivibile, noi potremmo farci molte domande legittime sulla nostra origine, ma proprio per il fatto che Egli è Assoluto e Infinito (l’Infinito si pone in estensione e nell’estensione) la nostra esistenza è pienamente ragionevole, è cioè la conseguenza logica del suo stato d’essere e non potrebbe essere diversamente, salvo se non per quelle bizzarre ipotesi secondo le quali Dio potrebbe vietarsi certe manifestazioni; ma il vietarsi certe manifestazioni e limitare l’Infinito rientra in un gioco di parole dal quale indubbiamente non si esce.

Prendiamo atto comunque di quella che è la realtà dello Spirito e della sua vita sulla Terra.

Su questa Terra (per ritornare indirettamente alla nostra formulazione iniziale) lo Spirito compie le più disparate esperienze, da quelle più banali a quelle più significative. E anche qui non giocano elementi quantitativi, né elementi sociali. Abbiamo visto che uno Spirito socialmente non progredito, un uomo socialmente non progredito, per meglio dire, può contenere uno Spirito molto evoluto e sulla Terra non hanno importanza, come abbiamo visto tante volte, particolari attività, professioni, mestieri, perché, in effetti, la grandezza di uno Spirito si rivela nelle maniere più impensate e nelle attività più insolite o in quelle più regolari. In realtà, quello che gioca sulla Terra resta sempre la maniera con cui vengono digerite, trasformate, elaborate certe nozioni, certi eventi. Non la natura dell’evento conta ma la maniera con cui è assimilato, e neppure può essere posto un paragone tra individui consimili perché la maniera di reagire, di assorbire queste esperienze, varia in proporzione all’evoluzione che si possiede, al carattere, alla personalità, allo stato di salute, al clima, e a tanti altri fattori, donde una valutazione dello Spirito di natura personale, che si presenta al suo stesso giudizio che evidentemente è illuminato da tanti altri fattori, come per esempio la sua vita precedente, la presenza di uno Spirito-Guida, la visione che egli ha del mondo dello Spirito.

Tutto questo gioca un ruolo importante affinché lo Spirito compia un autogiudizio in maniera relativamente soddisfacente. Ora, lo Spirito in base a tutto questo subisce una trasformazione, tale trasformazione avviene in realtà in una maniera particolare.

Lo Spirito è circondato da un’anima ed è l’anima che si arricchisce di elementi psichici. Questi elementi psichici sono in grado di far passare certi elementi qualitativi allo Spirito, cioè alla sostanza veramente divina. Lo Spirito in base a questi elementi compie poi un’altra operazione: li mette a contatto con gli altri elementi che già possiede. Ovviamente egli ha un certo schema in se stesso per modo che, mentre l’anima si evolve arricchendosi, egli si evolve approfondendosi e scoprendo dentro di sé le parti ancora mute. Lo Spirito possiede già tutto, è già perfetto, ma all’inizio è muto, è tabula rasa. L’essere “tabula rasa” non significa che non possiede idee, ma che queste idee non si manifestano; ed egli scava dentro di sé, sollecitato dall’esperienza esterna, quindi dall’evoluzione, e rimette in evidenza, riporta in sé quelle idee semplici che gli furono date da Dio all’atto della creazione, e dunque le illumina, le accende, per così dire, e poi se ne serve per il suo futuro. In altri termini, nel mentre le idee sono anche universali, cioè sono anche fuori di lui (perché fuori di lui c’è ancora Dio) è il contatto, è il matrimonio tra le idee esterne e la sua capacità d’interpretarle e valutarle che risveglia e accende le idee similari che già sono “strutturalmente” in lui e che chiarirà in virtù di questo contatto che egli pone tra sé e la Realtà. Questo è un antico problema. In realtà, ci si chiedeva se lo Spirito le trovasse fuori di sé queste idee, e cioè le assumesse all’esterno. I filosofi si sono sempre trovati divisi di fronte a questo problema.

Ora, la questione è in questi termini: lo Spirito quando viene a contatto con l’Universo ha la possibilità d’individuare queste idee semplici, ma se egli non le portasse dentro di sé dovremmo presumere che uno Spirito ha una struttura interna di natura divina, ma che questa struttura è solo quantitativa e non qualitativa. Ci si porrebbe un problema di quantità e di qualità. Una struttura divina non può però essere valida solo quantitativamente, ma deve esserlo anche qualitativamente, perché tutti gli elementi che Dio trasferisce nella realtà sono elementi potenziali qualitativamente. Dio non crea quantità. Dio quando trasferisce da Sé, trasferisce Se stesso, non qualcosa che ha in sé.

Quindi il problema dello Spirito e della sua realtà è di natura qualitativa. In lui devono esserci le idee semplici universali, eterne e infinite, tutte le idee devono essere nello Spirito. Quindi, se queste idee sono nello Spirito ci sono per una ragione, e cioè perché devono essere utilizzate dallo Spirito perché egli è intelligente, di una intelligenza data da Dio. Quindi, poiché Dio nel creare emana la Realtà, a questa realtà conferisce anche le idee semplici, necessariamente, altrimenti cosa sarebbe questa realtà?! La realtà come Principio, come Esistenza, come Vita, cos’è? È innanzitutto Principio di Idea Divina. Lo Spirito trova queste idee e risveglia così quello che ha già dentro, che affiora e lo rende più maturo. E questo poi, naturalmente, avviene anche attraverso combinazioni tra idee e idee, questo avviene parzialmente anche sulla Terra.

La questione delle idee semplici nello Spirito è contemplata anche a proposito della cosiddetta “pena eterna”, cioè dell’impossibilità da parte di Dio di lasciar cadere in una pena eterna uno Spirito che potenzialmente è appunto parte di sé e ricco di idee eterne…(La questione potrebbe essere posta anche in altro modo: se lo Spirito fosse “bloccato” da una pena eterna ne verrebbe direttamente intaccato anche il Principio Evolutivo Universale, il quale invece è un Principio che nel suo dispiegarsi non deve necessariamente avere alcun punto fermo in maniera eterna. Pertanto il concetto di “pena eterna” va dialetticamente e filosoficamente addirittura contro tutto l’atto emanativo di Dio, ne inficerebbe in maniera fondamentale proprio uno dei Principi universali. Vista sotto questo aspetto “la pena eterna” diventa assurda e inconsistente. – Nota del curatore.)

D. – Le esperienze da farsi durante l’incarnazione, da quanto hai detto, sarebbero di due distinte categorie. Da una parte, le esperienze che lo Spirito poteva anche non fare a contatto della realtà terrena, dall’altra le esperienze che egli poteva fare soltanto incarnandosi…

A. – “Anche la questione dell’incarnazione è relativa. Lo Spirito non necessariamente deve incarnarsi, cioè prendere un corpo materiale così come l’intendete voi. L’incarnazione può anche essere una semplice adesione alla materia. Naturalmente vi è da dire che lo Spirito cerca sempre una via facilitata e la via facilitata è data da questa materia organizzata, dove vi sono altri Spiriti. Cioè, nella vita organizzata della Terra, la via dell’incarnazione per lo Spirito è più facile, ma più lunga. La vita di esperienza spirituale senza incarnazione è più breve, ma più difficile. Lo Spirito è enormemente facilitato in Terra. Se considerate solamente che le esperienze vengono quasi proposte all’uomo, senza che lo Spirito le cerchi, mentre invece senza la materia egli deve cercarle, riconoscerle. Voi, in Terra, le esperienze le avete belle e fatte, anzi, vi piovono addosso…

… Lo Spirito sulla Terra è enormemente facilitato dal fatto che le esperienze gli vengono incontro e quindi egli ha la possibilità di scegliere, nell’altro mondo, invece, avviene il contrario: le esperienze non gli si presentano, se le deve cercare. Ora, naturalmente, la questione è questa e cioè che a un certo punto il cercare impegna lo Spirito con la volontà, l’intelligenza. Voi no, voi potete anche non avere volontà e intelligenza e le esperienze vi toccano, e se avete soltanto il buon senso di accettarle, di capire l’importanza di accettarle, voi andate avanti tranquillamente per la vostra strada…

D. – Ma non è nella stessa natura dello Spirito di andare a cercare, a studiare quello che gli occorre? Uno Spirito può forse stare inoperoso, non pensare? Io credo di no…

A. – È nella natura dello Spirito il quale abbia già capito e sia già di una certa evoluzione, tant’è vero che in prevalenza sulla Terra si incarnano Spiriti mediocri o buoni, ma non Spiriti veramente superiori. Perché? Perché questi Spiriti mediocri o buoni sono magari già progrediti, ma non hanno sufficiente volontà per riuscire ad affrontare o per cercarsi da soli le esperienze, e allora all’inizio dell’evoluzione c’è una certa relativa coercizione, che li obbliga a restare in un’orbita umana, dove le esperienze gli andranno incontro. Però, questo non significa che gli Spiriti in Terra siano tutti mediocri. Significa anche che si è stabilito col passare dei secoli, per quanto riguarda l’ambiente umano, un certo ritmo, un certo ricambio, e in questo tipo di esperienze finiscono con l’entrare altri interessi e quindi anche altri tipi di Spiriti. Ma in linea di massima, sulla Terra l’uomo non va affatto in cerca di esperienze. La maggior parte degli uomini preferisce vivere tranquillamente, senza andare incontro a guai, a pericoli, a ricerche, e desidera invece sempre la calma, la vita placida, la famiglia tranquilla, i suoi orari ben prefissati, e questo rivela indubbiamente la presenza di uno Spirito che praticamente non ha ancora una forte spinta di ricerca. Vi sono invece altri Spiriti che si logorano continuamente, per ricercare, per migliorare, per proporre, per far qualcosa di utile, insomma per affermare praticamente certe idee, certi messaggi, certi colloqui, essi finiscono con l’essere un po’,come dire, gli squilibrati della vita sociale e sono poi quelli che vengono additati come dei rivoluzionari, come gente che non vuole starsene tranquilla a casa propria, e in realtà sono Spiriti che avvertono l’esigenza di ricercare.

Ora, sulla Terra non ce ne sono molti di tali Spiriti, in proporzione a quello che è il numero degli abitanti della Terra. Ora è chiaro che la maggioranza degli Spiriti ha bisogno di essere sollecitata. Se non aveste esperienze che vi cadono addosso, sareste capaci di vivere una vita intera assolutamente vuota, senza far niente, cioè una vita vegetativa: questa è la verità? Se voi non aveste le spinte nate proprio dal tipo di organizzazione della vita umana, passereste la vostra vita semplicemente ad alzarvi la mattina, a far colazione, lavorare, mangiare, andare a casa, leggervi un libro e addormentarvi. Questo fareste tutti i giorni, sicuramente. Indubbiamente questa sarebbe una vita inutile e voi vi ripresentereste nel vostro mondo a dire banalità, punto e basta! Ecco che allora necessitano allo Spirito le esperienze che scuotono, che danno sofferenza, stimolo, bisogno; che creano necessità e quindi tengono in movimento, e attraverso questo movimento si finisce col riflettere, col fare delle proporzioni, col guardare gli altri, col meditare. Questo è purtroppo necessario per voi, “purtroppo” in senso umano, non in senso spirituale, naturalmente, tanto più che quando voi passerete nel mondo dello Spirito, allora soltanto sarete ben lieti di tutto quello che vi è accaduto, sempreché naturalmente l’abbiate saputo apprezzare nella giusta misura. Può darsi che non l’apprezziate, e per questo c’è la reincarnazione! Ritornerete un’altra volta e magari le batoste saranno più forti, finché finirete col dire: “Ma perché mi bastonano? Cosa succede?” E comincerete a domandarvi il perché della vostra stessa vita. È necessario che sia così.

Io adesso non parlo tanto a voi uomini, ma è come se parlassi ai vostri Spiriti, alle vostre anime; alle vostre anime che naturalmente mi sentono. A voi che siete parte di queste vostre stesse anime, a voi che vi lamentate dei vostri bisogni, dei vostri guai, delle vostre miserie, delle vostre malattie, e dico che lo sapete che in Terra siamo venuti, o veniamo, o verremo per fare queste cose: non c’è altra ragione per venire in Terra! Vi sembra forse che lo Spirito che vive nel suo regno abbia tutto questo desiderio di venire in Terra? È come se io chiedessi a voi: miei cari amici, volete andarvene per venti, trenta, ottanta anni a vivere al Polo Nord? Voi mi direste, “E perché mai? Io sto bene dove mi trovo! Così è lo Spirito. Lo Spirito non ha alcun interesse, alcun desiderio di venire in Terra. Se viene in Terra è perché egli sa che gli è utile fare tutto questo. Lo sa. e allora, ecco, è come se io dicessi a qualcuno “Vuoi vivere tutta la vita da storpio o preferisci evitare di essere storpio tutta la vita e prenderti 50 frustate? Ognuno direbbe “Preferisco prendermi 50 frustate. Soffrirò una settimana con le piaghe, ma poi sarò guarito”. Così è sulla Terra!

Certo ne prendete di frustate, lo Spirito ne prende di frustate, ma sono tutte previste, tutte calcolate, sono tutte utili, ricercate. Allo Spirito fa piacere tutto questo, all’anima non troppo, al corpo men che mai, naturalmente, ma allo Spirito tutto questo è necessario, è il contrasto con la materia, è la penetrazione della materia. Certo, nel mondo dello Spirito le esperienze sono diverse. Lo Spirito deve cercarle queste esperienze e naturalmente quando le trova le affronta, nell’affrontarle le risolve e quindi si abbrevia di molto il cammino se si vuole considerare un certo “tempo”, naturalmente, perché voi, per acquisire un’esperienza bisogna che essa sia svolta dentro un arco di esperienza umana temporale, spaziale, quindi, molte volte per afferrare il senso d’una esperienza avete bisogna che questa vi tocchi per 20 anni ed è soltanto dopo che tirate le somme; oppure per 10 anni, per 5 anni o, tante volte, per tutta la vita. Occorre, insomma che si svolga l’esperienza lungo l’arco temporale inserito nella vostra società. Per lo Spirito invece no. Lo Spirito come tale va alla ricerca dell’elemento fondamentale che lo interessa e, se lo trova, lo affronta e lo supera; in confronto a voi ha impiegato un minuto, mentre voi avreste impiegato 10 anni, per esempio!…