L’INDISCRIMINATA DIFFUSIONE DELL’INTERESSE PER L’OCCULTO. ANCORA SUL TRAVAGLIO POST-MORTEM

occulto

(Nel testo originale non appare la data della comunicazione. – Nota del curatore.)

(La comunicazione nel testo originale appare autonoma, non compare cioè una domanda specifica riguardo al tema trattato. – Nota del curatore.)

A. – … Il diffondersi di tendenze verso questi studi non nasce da un fatto culturale, ma da un fatto puramente istintuale. In altri termini, non c’è una diffusione di conoscenza, il ché comporta il rischio della mitizzazione, della ricerca impropria, del facile esodo, direi, in un tipo di spiritismo secondario, con tutti i suoi addentellati: magia, chiaroveggenze, divinazioni, e questo è un pericolo grave per la vera e pura ricerca.

In ogni caso bisogna registrare come positiva la tendenza generale a un ritorno a queste cose, un ritorno un po’ mitico, che nasce dal bisogno dell’uomo che ha sempre cercato il colloquio con i morti, dai tempi più antichi, attraverso le varie Cassandre e oracoli. L’uomo ha sempre creato un rapporto con l’aldilà e con gli dei, quindi con le forme pagane. Direi dunque che tutto ciò potrebbe essere segnato all’attivo, ma occorrerebbe una maggiore divulgazione degli elementi culturali propri di questa ricerca, una divulgazione scientifica e para-scientifica, che non penso si stia facendo.

In genere, i paesi meridionali della vostra penisola, sono a forte tradizione di tipo mistico-mitico. Non c’è dubbio che se dei focolai devono accendersi, o si accendono, essi nascono più sicuramente qui.

Tuttavia dirò che in tempi come i vostri non basta un risveglio così, occorre un risveglio qualificato. D’altra parte voi siete ancora troppo pochi per poter dare una diffusione organica a queste cose. C’è da sperare che altri lo facciano, questo c’è da sperare.

Tuttavia, vedete, purtroppo accade, e accadrà, che notevoli gruppi si riuniscono in cenacoli, associazioni, gruppuscoli, per così dire, senza una base culturale e spirituale. Voglio dire che sempre finiranno facilmente col cadere preda di medianità secondarie, attraverso le quali non ci sarà certo un’illuminazione, e dove tutto sarà all’insegna dell’incerto, del provvisorio, dell’approssimativo, del contraddittorio… Questo non aiuterà certo la ricerca, ma getterà anzi delle ombre su di essa. Voglio dire che dovrebbe esserci la sicurezza di altrettante entità-guida qualificate, capaci di dare una sistemazione organica a questi bisogni, consci e inconsci, dell’essere umano di oggi. Ma questo non avverrà, perché i medium non ci sono, e quindi manca la materia prima. Né è previsto che debbano esserci. Perché, in genere, noi ci basiamo su di una civiltà di tipo spirituale, non indotta da formule di rivelazione, ma ottenuta attraverso una naturale maturazione della mente dell’uomo. Ecco perché io intravedo un pericolo in tutto questo: il pericolo di una pseudo e falsa spiritualità che non diverrà nemmeno sostituta della religione, perché la religione, basandosi sul dogma, sulla dottrina, è capace di monopolizzare, in un certo senso, l’attenzione delle masse e di fissare certi canoni oltre i quali non si va. e allora l’individuo, affascinato, tende inconsciamente ad associarsi a queste formule monopolistiche della religione con i suoi gravi limiti.

Quando si sostituisce a questo tipo di credo, in assoluto, la ragione, che dovrebbe svolgersi attraverso il dialogo o le conversazioni con i morti, bene, allora o essa nasce da un’autentica dottrina di fondo, e allora essa dottrina, con la sola forza della sua ragione, con l’impeccabilità della logica, finisce col travolgere anche l’uomo più duro, altrimenti, dopo la prima illusione, gli uomini finiranno con l’allontanarsi dall’una e dall’altra parte, e con lo sperdersi…

Quindi, tutto sommato, sono più gli eccessi negativi – ora che svolgiamo il tema – che quelli positivi.

In fondo, voi lo vedete, se noi avessimo voluto popolare questo Centro lo avremmo fatto a scapito della qualità. D’altra parte, nonostante la qualità, vedete quanti problemi sono ancora sul tappeto; problemi che sono dubbi, che sono ancora in embrione. E sono tanti e tanti anni che siamo insieme. Come si può dunque pretendere che improvvisate sedute, con pseudo-medium, o peggio ancora, con medium frequentati da entità non all’altezza, possano dare dei risultati duraturi presso gruppi più o meno qualificabili o squalificati, a seconda dei casi, e che si riuniscono soltanto per il gusto, la curiosità e l’aspetto macabro del parlare con i morti, con i propri cari o con i propri amici, senza porsi domande e senza richiedere una dottrina.

Ecco che, dunque, direi che si segna un punto a favore di questa tendenza così globale che, però, vista nella sua estrinsecazione pratica, presenta non pochi e gravi motivi di perplessità.

D. – Infatti questo è un punto del quale eravamo già più che coscienti e che stiamo cercando, nei limiti del nostro possibile, di chiarire, di contrastare. Mentre ci accingiamo a iniziare in tale campo nuove ricerche che possono chiarire molte cose…

A. – Sì, lo so, ma, vedete, non direi che si possa parlare nemmeno di ricerche, per ciò che volete controllare (Si trattava di controlli da effettuarsi all’interno di alcuni gruppi medianici estranei. – Nota GdS.).

L’uomo è uno strano animale, a volte. Gruppi di persone si riuniscono, fanno catena, con un tavolo, con un medium, con qualsiasi persona, magari appena appena dotata (magari con una tale pesantezza di elementi negativi da non offrire alcuna garanzia), eppure tali persone stanno lì a sentire ogni minima sciocchezza!

Chiunque di voi, per curiosità scientifica, oppure semplicemente per perder tempo una serata, può farlo, è ammissibile, è lecito, e anch’io lo farei al vostro posto, ma il punto non è questo, e, naturalmente, io mi guarderei bene dallo stare lì con la bocca aperta, come se parlasse un oracolo.

Ora, se questo si verifica anche tra persone qualificate come si può pretendere che la gente non abituata a questo tipo di comunicazioni non stia poi ad ascoltare l’”oracolo” a bocca aperta, in posti lontani, dove probabilmente la seduta è l’unica evasione settimanale? Ecco che dunque diventa molto difficile tutto ciò, perché si stabilisce un rapporto fideistico, direi quasi crudele, tra quelle sedicenti entità e quegli ambienti. E questa gente sarebbe pronta a dare la vita, piuttosto che ammettere la squalificazione evidente di quelle “comunicazioni”! È quindi difficile fare opera di persuasione, anche perché vi imbattete in livelli culturali, o livelli mentali, molto bassi.

Vedete, la cosa che noi abbiamo cercato di fare qui, e che di solito non viene fatta in altri ambienti, è soprattutto quella di richiamare molti giovani, quanti più possibile. Se voi avrete l’amabilità di recarvi presso altri ambienti, frequentando altre sedute, noterete come spesso essi siano costituiti esclusivamente da persone dai 60 anni in su. Perché questo? Perché indubbiamente l’uomo, giunto a un certo punto della sua età, decide di dedicarsi a queste cose come se si trattasse di un diversivo qualsiasi. E qui è l’errore. Perché questo non è un divertimento è, soprattutto, non deve impegnare soltanto il momento in cui l’uomo non ha più niente da fare nella vita, perché ha cessato il proprio lavoro. Ma deve essere una ricerca condotta all’insegna della personalità totale, ed è difficile che ciò si verifichi… Indubbiamente, poter contare anche su elementi giovani, cercare incessantemente di perfezionare la loro cultura, la loro preparazione, finisce con l’essere anche una garanzia, per la ricerca e per l’ambiente.

Voglio dire che, in definitiva, naturalmente, non è che le persone oltre una certa età presentino dei difetti, o che non debbano essere accolte. Non è questo il punto. Il punto è semplicemente che non si deve considerare questa ricerca soltanto quando non si ha più niente da fare. Io, questo, non l’ho mai voluto, perché avrei provato un certo fastidio a dover parlare semplicemente per delle persone le quali poi non avrebbero dato e non avrebbero fatto niente per nessuno, salvo casi particolari, salvo le eccezioni di rito…

Un ambiente non può essere formato sempre e soltanto da un certo tipo di persone. Voglio dire che nella logica della catena, bisogna che siano rappresentate varie generazioni, ma soprattutto lo sforzo deve essere quello di seguire con attenzione e con studio. E questo – riferendomi alla domanda di C. – non si può verificare quando questo tipo di ricerca viene fatto impropriamente e senza una disciplina teorica. Perché questa non è una ricerca che sia stata codificata scientificamente, con dei metodi sicuri. Qui bisogna ancora procedere un po’ empiricamente, a lume di logica, con buon senso e con tutta una serie di rischi insiti nella ricerca stessa.

D. – Quando uno Spirito s’incarna in un corpo menomato, sappiamo che può trattarsi di un’esperienza prescelta, ma esiste un metodo per prevedere questa malformazione, o vi è qualcuno che agisce direttamente, provocandola?

A. – Innanzitutto bisogna dire che molte volte la malformazione si può prevedere. In pratica vi sono certe malattie ereditarie che si possono individuare nel momento della costituzione del feto. Lo Spirito è in grado di visualizzare, di vedere in pratica come andranno le cose. Quindi c’è già una grossa percentuale di fatti che è chiaramente prevedibile. Ma ce n’è anche un’altra non prevista. Bene, in questo caso lo Spirito deve accettare il rischio di quello che può capitare.

Vedete, molte volte lo Spirito può trovarsi di fronte a un embrione che ha tutte le caratteristiche per nascere bene, eppure basta un incidente qualsiasi: un incidente alla madre, del chirurgo, un imponderabile durante il parto, per creare una malformazione. Bene, lo Spirito a questo punto può scegliere se andare avanti o ritirarsi. È il rischio connesso all’incarnazione e a esso nessun Spirito può sottrarsi… Diciamo però che per grosse linee lo Spirito può prevedere i fatti, quando si tratta di malformazioni ereditarie, e anche non ereditarie, ma che già si evidenziano abbastanza chiaramente nel feto.

D. – Vorrei chiarire il fatto della memoria di un’altra vita, memoria che può irrompere all’improvviso, com’è successo a me, anni fa… Ora, è il cervello che ricorda, il cervello di questa incarnazione, di questa vita, con circuiti creati ex-novo; come può quindi avvenire questo trapasso da una registrazione – ritengo – di tipo animico, a una sollecitazione di tipo cerebrale, attuale? Cioè, questa proiezione delle immagini, con il loro linguaggio, con un loro riferimento, anche di tipo emotivo, oltre che intellettuale…

A. – Il termine di “memoria” è usato bene, perché qui è proprio la memoria che entra in gioco. In altri termini, questa memoria esiste già nell’anima, la quale – perché si abbia poi un ricordo in una vita successiva – bisogna che contenga queste immagini, queste sollecitazioni possibili di una vita precedente.

Ora, quest’anima costituita in parte da quella precedente, è un complesso nel quale viene a inglobarsi la stessa psiche dell’individuo (Rammentiamo al lettore che mentre lo “Spirito” è la vera essenza individuale immortale l’”anima” è solo un suo strumento per il contatto con il corpo e con la realtà “fisica”, uno strumento che si rinnova parzialmente da un’incarnazione all’altra, acquisendo nuovi elementi durante ogni vita, anche attraverso la formazione della psiche “attuale” dell’uomo. – Nota GdS.). Quindi, in altri termini si crea una sintonia, fin dove è possibile, tra nuova psiche e vecchia anima. In particolari momenti, cioè quando determinate sollecitazioni agiscono a livello dell’inconscio, ecco che viene richiamata anche questa memoria. Di solito ciò non avviene, perché, appunto, come giustamente hai detto, quella memoria si organizzò su di un circuito cerebrale che oggi non c’è più, perché ce n’è un altro. Ma ricordiamoci che è sempre un circuito cerebrale di natura umana. Dunque la possibilità d’una comunicazione di tipo umano esiste, teoricamente, e si può realizzare praticamente quando determinate sollecitazioni riescono a ricreare condizioni di risonanza particolare. e allora, la vecchia memoria rifluisce nella nuova o, perlomeno, si crea un ponte di comunicazione, con uno schema elettrico vero e proprio. E la memoria affiora così attraverso il subconscio.

D. – E attraverso il nuovo cervello…

A. – Sì, il quale nuovo cervello non ha poi nessuna difficoltà a trasmettere ciò che ormai arriva al subconscio. In realtà non c’è poi una grave difficoltà in tutto questo…

D. – Ciò può avvenire anche per quello che riguarda immagini o, comunque, sensazioni, percezioni della vita da disincarnato? A volte ho avuto tale sensazione, come di percorrere certi passaggi travagliati, direi addirittura verso l’incarnazione…

A. – È sempre attraverso l’anima che avviene questo, perché in fondo, in assoluto, lo Spirito non ha immagini dell’altro mondo, perché l’altro mondo non è fatto di immagini fisiche vere e proprie. Tuttavia, lo Spirito – quando è accompagnato dall’anima – l’altro mondo in realtà lo vede. Non lo vede con la vista degli occhi, ma è in grado di poter ricevere certe immagini fisse dell’Universo. Per esprimerci con un esempio banale diremo che l’anima una stella la vede, il Sole lo vede. Lo Spirito no, lo Spirito non ha questo problema e questa necessità, e quindi non vede in senso fisico, in senso ottico. L’anima sì, perché l’anima, appunto, continua a registrare secondo una sua tipologia di tipo ancora umano. Quindi quest’anima può contenere ancora alcune di queste immagini, le quali in determinate circostanze possono riapparire…

In genere esse riappaiono più spesso sotto forma di incubi, perché si tratta di immagini che soverchiano la natura umana e che danno quindi terrore, paura… Nei bambini, specialmente; sono così spiegabili alcuni tipi di incubi. In un certo senso direi che anche la paura del buio può talvolta avere una spiegazione del genere. Non dimenticate che l’anima, quando visualizza dopo la morte, visualizza l’Universo, perché, accompagnandosi allo Spirito, incrocia diverse situazioni dell’Universo stesso. Queste situazioni non riempiono chiaramente di paura, ma sono comunque “viste” come se si trattasse di immagini enormi, gigantesche, che talvolta travagliano, opprimono…

In genere si tenta la cancellazione di questa percezione, ma lo Spirito di ciò non si preoccupa granché, perché tali percezioni non lo colpiscono mai. Infatti, egli, una volta lasciato il corpo, pur avendo l’anima, non entra più in contatto con l’Universo attraverso l’anima, ma attraverso se stesso. L’anima è cioè un’appendice, un cordone ombelicale che egli si porta dietro, ma che non gli serve a niente; o che può servirgli soltanto se deve rivolgere la sua attenzione verso la Terra. Quando però rivolge la sua attenzione verso la Terra, questa struttura passiva non ha più paura. L’anima non ha paura della Terra, ha paura di ciò che è oltre. Anzi, se lo Spirito ritorna verso la Terra, l’anima si ritrova nel suo elemento e non è invasa dalla paura… Mentre, invece, quando lo Spirito rivolge la sua attenzione altrove, si trascina “materialmente” l’anima, e allora ecco che essa può essere invasa da questa sensazione di paura, che non tocca in ogni caso lo Spirito.

Quando però lo Spirito si riporta in Terra questa “vecchia” anima per una nuova vita, ecco che alcune immagini possono riapparire, sotto forma di particolari fobie, di particolari inconsce paure, che hanno una spiegazione che, a volte, è stata data come memoria del grembo materno. Anche questo agisce, ma limitatamente, intendiamoci, perché non dimenticate che in quelle condizioni lo Spirito e l’anima sono praticamente “dormienti”, e una coscienza del grembo materno chiaramente non ce l’hanno. Comunque, può agire anche questo, ma agisce anche la serie delle immagini che lo Spirito ha potuto percepire prima, e che possono permanere per tutta la vita…

D. – Ancora una volta, ripensando alle motivazioni che abbiamo avuto qui, di entità medie, travagliate, notavo la grande differenza tra la configurazione teorica dell’aldilà, e il travaglio reale, pesante che porta poi lo Spirito a riacquistare la piena coscienza di se stesso. Differenza grande, rispetto l’aspetto teorico, che impariamo a conoscere in ogni dettaglio e che è naturalmente bellissimo visto così, sotto il profilo universale della dottrina pura. Differenza abissale, direi, e questo può darci un certo senso d’inquietudine, anche tenendo presente che le cose che ci vengono riferite, in senso più o meno drammatico, provengono da entità evidentemente ancora legate, non libere, e che sono una maggioranza di cui noi stessi dovremmo far parte…

A. – … Sono la maggioranza perché si tratta di entità legate ancora alla Terra, ancora nella linea dell’incarnazione non ancora completata come ciclo. Si capisce allora come le loro testimonianze siano un po’ confuse, un po’ contraddittorie, poco chiare… Esse stesse non hanno ancora trovato il giusto ritmo di comprensione della verità. Questo è logico. Ma questo non deve minimamente impressionarvi. Può darsi che molti di voi cadano in questa specie di altalena, di oscillazione, in cerca della verità, ma non c’è niente di male in tutto questo. Tutti quanti siamo passati per questa fase di transizione, d’incertezza, ma alla fine lo Spirito ne comprende anche la provvisorietà. Cioè sappiamo benissimo che dopo questo travaglio lo Spirito trova una sua giustezza, una sua misura, e dunque non c’è dramma.

Poi, d’altra parte, vedete, il dramma maggiore ne verrebbe a voi se non aveste la sicurezza, come Spiriti, di superare il tutto, ormai rivolti verso una mèta più lontana. In realtà, questi Spiriti, anche se ancora travagliati (travaglio di ricerca) sanno soprattutto di vivere, hanno la certezza della loro eternità, della loro immortalità. E questo, credetemi, è già molto, è moltissimo per uno Spirito che, abituato alla Terra, viene qui di solito più con i dubbi che con qualche certezza. Infatti si può dire che tutti gli esseri spirituali, appena lasciato il corpo, la prima cosa cui tendono è l’informazione sulla propria immortalità. Cioè vogliono veramente sapere se verrà una seconda morte o se si tratta di una vita immortale ormai conquistata.

Sotto la spinta di istanze dell’anima, cioè delle istanze della struttura culturale, ci si porta i mille dubbi di natura religiosa, sociale, politica, economica… In fondo, gli Spiriti arrivano qui stanchi, esausti, per una vita spesso tribolata (“Stressati” – si può dire- nella loro compagine animica, naturalmente. – Nota GdS.) e anche se non tribolata, certamente lavorata, combattuta, piena di pensieri, di preoccupazioni, sotto lo shock di una morte che spesso è stata dolorosa, squassante… Con le lacrime dei familiari, tutta quella specie di giostra intorno al cadavere!… Bene, questi Spiriti arrivano da noi desiderando veramente quella pace di cui parlano dal pulpito i vostri preti. La pace essi veramente la cercano, e in quel momento è soltanto un’istanza, un desiderio, l’accoratezza di un essere che ha lasciato tutto e che ora vuole la sicurezza della propria eternità e quel ritrovare, dentro, motivi di fondo di tranquillità. Se poi, dopo avere ritrovato questa coscienza della propria individualità e della propria immortalità, ricomincia una sorta di travaglio, esso è di altra natura, perché è di conoscenza, di approfondimento… È un travaglio libero da impegni di tipo quotidiano, dalla stressante vita condotta in Terra; è un altro tipo di attività, nel quale lo Spirito, se riesce a sfruttare bene la propria intelligenza, può muoversi con ordine, superando rapidamente le prime fasi di assestamento…

D. – Penso proprio che il fatto fondamentale, una volta morto il corpo, l’unico importante aggancio alla realtà sia proprio quello di sentirsi ancora vivo. Per la relatività della conoscenza diventa poi estremamente difficile per lo Spirito stabilire dei legami diretti con la realtà, per lui che, da incarnato, proveniva da un mondo nel quale i sensi sono quasi l’unica realtà quotidiana…

A. – … Spesso accade che questi Spiriti – la maggioranza – una volta raggiunta questa sicurezza, questa tranquillità, questa coscienza, riguardino con notevole fastidio tutto ciò che è della Terra. Vedete, questa è anche una delle ragioni per cui tanti e tanti Spiriti non vogliono ritornare. Molti di voi hanno ancora l’idea antiquata e certamente retorica che basti una seduta per invitare come a nozze qualunque Spirito a comunicare con voi, senza tener conto che questi Spiriti in realtà non vogliono più comunicare, perché per molti di essi – moltissimi, un numero enorme – ritornare verso la Terra significa ritornare verso un luogo dove hanno sofferto, dove hanno penato, dove, sì, hanno fatto esperienze utili, ma, sapete, l’esperienza dello Spirito per quanto utile è come quella di un uomo che sa di dover scalare una montagna perché lì c’è l’acqua e lui ha sete. Bene, questa montagna è alta e lui l’ha superata e si è dissetato, ma quel dissetarsi non è più ripetibile, cioè resterà per sempre, e se lo invitate a rifare il cammino per il solo gusto di una vostra chiamata a valle ragionevolmente egli non lo fa. Così è per lo Spirito. Naturalmente, gli Spiriti ancora nell’ambito dell’evoluzione devono tornare, ma ecco che passa un certo tempo, le immagini si decantano, lo Spirito riconosce da solo l’utilità del ritorno, e allora, quando è pienamente convinto di questo ritorno, egli stesso lo decide. Prima, ogni forzatura non è conveniente, non è neppure logica, né giusta, perché offende il principio primario della libertà dello Spirito stesso.

Insomma, tra voi e noi un distacco c’è, questo è chiaro. È un distacco che tentiamo di attenuare, soprattutto per mantenere un legame tra la Terra e l’altro mondo, ma possiamo dircelo, tra di noi, un distacco c’è veramente; non nel senso in cui credono i materialisti, non è un distacco in cui può credere la madre che ha perduto un figlio e pensa che non lo vedrà più…

Certamente, chi perde un figlio, un amico, o un’altra persona cara, non la vedrà più come tale, ma soltanto a un certo livello spirituale si può capire che ritrovare la persona cara significa ritrovare lo Spirito e che anche sulla Terra, ciò che valeva era la sostanza dell’uomo, lo Spirito… Ma questo è un discorso che l’uomo non vuole accettare, perché a voi interessa molto poco la sostanza. Vi sono tante persone che muoiono, e io sento, so, dei cari che sono intorno, i quali non hanno alcun interesse per il morente; essi, con tutto il loro grande amore, si accontenterebbero di tenerlo in una sofferenza eterna, pur di vedere ancora la presenza della vita in quella carcassa morente!… Cioè, in realtà si tratta di un attaccamento vero e proprio alla vita e alla persona fisica, così come appare, anche se fosse cieca e sorda… Il solo fatto di saperla in vita accontenta l’aspirazione dell’uomo. Ciò significa che un chiaro amore di natura spirituale, se c’è, e molto dentro ed è soverchiato dalla forma. Tutto questo è frutto di un insegnamento sbagliato o addirittura mancante.

Perché, forse, avete esagerato molto in questo rispetto della vita, intendendo più il rispetto della forma che quello della sostanza. Infatti, la stessa religione insegna a rispettare la vita come forma. Soprattutto, i “peccati” cui allude la religione sono peccati contro la forma, non sono peccati contro la sostanza. La sostanza non è colpita dal “peccato”, perché è di natura spirituale e come tale non può essere sfiorata dalla materia. E questo punto fondamentale – naturalmente non insegnato – ha portato con la sua ignoranza a una considerazione eccessiva di questo corpo, il quali, sì, va rispettato entro i limiti della vita, ma non eccessivamente nei limiti della forma. Ed ecco che questa presenza fisica, conta più dello Spirito. Anche perché, in realtà, l’essere umano non ha mai capito bene questo Spirito dove si trovasse: se nel corpo, se nella testa o nella ghiandola pineale… Cioè veramente, per secoli, siete andati avanti senza capire e dire: ecco, io ho un essere umano davanti a me. Che cos’è costui? È un’anima? È uno Spirito? È un corpo? E se c’è uno Spirito, dove sta? È tutto Spirito ed è tutto corpo? È metà Spirito e metà corpo? E quando parla, pensa, gesticola, è l’anima che pensa e gesticola o il cervello?

Ecco, veramente l’uomo non ha mai capito granché di tutto questo. e se se lo è chiesto, lo ha fatto attraverso una serie di sofismi di natura filosofica che non hanno portato a niente; né le rivelazioni hanno chiarito molto. Questo sembra essere rimasto quasi un problema di natura tecnica, che nessuno ha mai saputo risolvere, neppure i Padri della Chiesa, per tanti versi abbastanza saggi, e per tanti altri senza iniziativa per tentare di risolvere questa faccenda.

E allora è chiaro che davanti alla morte di un essere umano, l’uomo si chiede: ma, allora, quest’anima che dovrebbe pur esserci, che fine ha fatto? Dov’è andata? Molti stanno addirittura a guardare la bocca dei moribondi quasi per vedere una fumata oltre le labbra, proprio per questa immaginazione che gioca un brutto tiro nel voler rendere l’anima simile a “qualcosa”, come il fumo, o una nuvola, qualcosa insomma di chiaramente visibile.

Naturalmente, da tutta questa enorme, colossale ignoranza su questo problema della morte, nasce a volte la sfiducia, perché l’uomo, quando vede un altro che muore, ha veramente l’impressione che tutto sia finito. Ed è triste, perché cade la speranza, cade la fede. A questo punto, anche uomini seriamente impegnati in senso religioso, in senso spirituale, restano perplessi davanti alla morte, specialmente in ordine a una serie di domande: come mai è morto proprio costui? Un uomo così utile, così saggio? Che avrebbe certamente arrecato ancora grandi benefici alla società? Un creatore, uno scienziato, qualcuno che stava lì lì per scoprire qualcosa di molto utile? Non è morta, magari, quella povera vecchietta appostata all’angolo della strada, che non serve a niente e a nessuno?…

Questa serie di problemi è quella di sempre. È l’uomo che, insomma, non ha inquadrato chiaramente il significato e il valore della vita, la quale prescinde dall’attività materiale pura e semplice che non serve ai fini globali, a quelli della spiritualità. Che non ha capito che ogni vita è segnata da un’esperienza propria, particolare, e che, alla fin fine, a volerla dire cinicamente, all’altro mondo non interessa niente della Terra!…

Questo è tutto il punto!

Oppure ciò può essere espresso in un’altra maniera: di ciò che accade in Terra a Dio non interessa niente, essendo la Terra soltanto una pura e semplice occasione di esperienza per quegli Spiriti che, come tali, rientrano nell’occasione e nella logica del piano divino.

Cioè è lo Spirito che è nell’ambito della Divinità; la materia è solo indirettamente utilizzabile ai fini della spiritualità…