ANNO 4 – 1980
PRESENTAZIONE.
In questo primo fascicolo del 1980, pubblichiamo 4 interventi dell’”Entità Andrea” dell’inizio degli anni settanta. Interventi che, pur toccando argomenti diversi, hanno un fondo comune, e cioè il senso costante dell’indipendenza ideale dello Spirito rispetto ai suoi strumenti di manifestazione terrena (psiche e corpo).
In particolare, qui si ribadisce in vario modo la divergenza più o meno accentuata che esiste tra la logica delle cose umane e quella profonda dello Spirito. Una logica, quest’ultima, che ci riesce in genere difficile comprendere fino in fondo, ancorati come siamo – con tutti i nostri “umori” terreni e la dialettica del mondo fisico – a un punto di vista strettamente umano e finito.
A tale proposito, il breve intervento intitolato: “L’ordine della natura e l’autonomia dello Spirito” è illuminante e, con poche ma esatte parole, rovescia tutti i nostri conformismi, più o meno velati, e i nostri ancestrali condizionamenti psichici.
L’ultima parte, quella sull’arte, ridimensiona il fenomeno artistico e la sua presunta “universalità”, riportandolo a quelle dimensioni umane che gli spettano, contro ogni retorica pseudo culturale, pur riconoscendo alla stessa arte una funzione “interiore” di maturazione dell’esperienza.
GdS
L’AUTONOMIA DEL CORPO E DELLA PSICHE: IMPERFETTI STRUMENTI DELLO SPIRITO.
(La premessa del Maestro Andrea nel testo originale appare autonoma, non compare cioè una domanda specifica riguardo al tema trattato. – Nota del curatore.).
A. – Il problema dei rapporti interni alla psiche non è certamente esaurito, ovvero noi ne abbiamo trattato una parte cercando di rendere più o meno chiaro tutto quanto avviene nell’interno psichico, ma, naturalmente lungi da noi l’idea di un esaurimento di quel problema, anche per quanto riguarda i rapporti tra lo Spirito e la mente dell’uomo.
D. – Vi sarebbe anche da dire qualcosa sulle differenze che esistono tra psiche alta, media, bassa, per esempio, o tra preconscio e subconscio, anche se forse questo è più chiaro per noi.
A. – Sì, io penso d’altra parte che, grazie alle molte informazioni che avete da noi, riuscite anche a compiere molte deduzioni logiche. D’altra parte noi non possiamo darvi tutto, proprio per ragioni di tempo, e allora una parte del lavoro la potete agevolmente fare voi: non è un lavoro difficile, avendo abbondanti linee già tracciate, con molti addentellati.
Sta di fatto che questo corpo, una volta organizzatosi così come abbiamo visto col sistema psichico, con lo Spirito che gli è in pratica “alle spalle”, per così dire, come un “suggeritore silenzioso”, e con quel “raddrizzatore” che è lo Spirito-guida, questo corpo – dicevo – nonostante tutte queste presenze, in realtà finisce con l’avere una vita completamente autonoma. Perché, come vi è già ben chiaro, il corpo reagisce bene a stimoli materiali, ma reagisce malissimo, o quasi niente, a stimoli immateriali. In un certo senso, l’unico equilibrio che si crea è quello tra la psiche e il corpo. In fondo il corpo è psiche, cioè noi parliamo di corpo ma intendiamo prevalentemente la psiche, perché il corpo in sé come materia… è soltanto un esecutore di messaggi che gli provengono dal cervello, attraverso il quale è la psiche a manifestarsi. Dunque il corpo è soltanto la frangia estrema di questa psiche, di questo cervello e quando, dunque, parliamo di corpo intendiamo almeno il complesso soma-psiche, non intendiamo mai lo Spirito e nemmeno l’inconscio, in un certo senso, salvo a riconoscerlo poi in quella spinta che la psiche stessa riceve.
Dunque questa psiche, la quale è nata – ricordiamolo – dalla materia, è di natura materiale, non ha alcun carattere spirituale e soggiace alle leggi della materia. È vero però che parlando di psiche si parla di una materia tutta particolare e non di quella propriamente detta, ma è anche vero che, pur con leggi autonome, la psiche ha un orientamento prevalentemente materiale, e per “materiale” qui s’intende utilitaristico, finalistico in senso biologico.
La correzione che riceve la psiche, è che è dovuta alla presenza dello Spirito, è una correzione che essa mal sopporta.
Voi sapete bene che numerose influenze colpiscono l’uomo: i fattori educativi, quelli che creano vere e false censure, quelli che creano inibizioni, quelli che, insomma, in base a principi esterni alla psiche, tendono a ricondurre la psiche entro binari che non le sono propri.
Il “perturbatore” per eccellenza è, in ogni caso lo Spirito.
È un perturbatore che, tuttavia, non viene avvertito chiaramente; talvolta non viene avvertito affatto. Generalmente, anzi, non lo si avverte, ma è comunque un perturbatore che, attraverso l’inconscio, crea una costante frattura, per così dire, tra ciò che l’individuo dovrebbe fare e ciò che in realtà fa.
Noi dicemmo una volta che gli uomini sulla Terra sono quasi tutti insoddisfatti. Se io riuscissi a parlare a ciascuno di voi e a discoprire un po’ il suo animo, parlando a un certo livello di maturità dovuto all’età (perché il discorso non potrei farlo a un giovane) sono sicuro che, tranne casi eccezionali, ognuno di voi direbbe che avrebbe voluto per la sua vita qualcosa di diverso. Eppure nessuno di voi, tranne casi eccezionali, saprebbe esattamente dire che cosa.
Il fatto è che, a parte un’utopistica tendenza che ogni essere umano ha come spinta di fantasia o come sogno interiore, c’è una realtà ben solida: e cioè che voi avete dentro un’istanza, un orientamento spirituale o qualcosa di ancor più concretizzato, che muove dai meandri dell’inconscio con riflessi spirituali. e avete anche un modo di vivere, un comportamento (di fondo, si badi bene, non in superficie) che è completamente diverso da ciò che appare.
Significa questo, forse, che le incarnazioni degli spiriti alla fine sono state tutte dei fallimenti? No, non vuol dire esattamente questo. Vuol dire però che lo Spirito in genere prepara un certo programma che è un programma minimo e che condiziona in parte il corpo a vivere in modo tale che questo programma abbia compimento.
Ma accade che nel momento in cui sta per svolgersi questo programma, nel momento preciso, anzi, in cui la mente dovrebbe essere preparata al suo svolgimento, la mente stessa subisce una serie di deviazioni che nascono da fattori familiari, sociali, economici, storici; sicché alla fine abbiamo che tra l’inconscio e la coscienza si crea veramente una censura, un blocco, un ostacolo, una barriera, che vi porta a condurvi nella vita secondo le indicazioni che aveste nell’ambito familiare, sociale, conoscitivo, in maniera cioè spesso diversa (anche parzialmente) da quella che è l’istanza fondamentale dello Spirito.
Ed ecco che allora, poiché lo Spirito non rinuncia al suo programma, nel fondo di voi stessi oscuramente avvertite quella vita che avreste voluto o potuto avere e che non avete avuto. E questo è un tipo di inibizione, un tipo di scoramento o è un tipo, direi, di dolore di fondo dell’individuo. Non acerbo, perché la sovrastruttura psichica è tale da confondere le cose alleggerendo quel dolore. Appare invece molto più chiaramente un altro tipo di barriera, ed è quello della stessa sovrastruttura psichica. Anche psichicamente, ignorando del tutto che possa esserci uno Spirito, voi vivete in una maniera antibiologica e antipsichica, cioè vivete secondo le indicazioni morali o pseudomorali, sociali, familiari o culturali del tempo e non secondo le vere necessità della vostra psiche. Sono queste, direi, le inibizioni di fondo e le nevrosi di cui siete afflitti più o meno tutti.
D. – Ma se abbiamo detto che la psiche è condizionata già dalla nascita dall’ambiente in cui viviamo, dall’epoca storica, dai processi sociali, essa quindi è sempre coerente al nostro comportamento.
A. – Vedi, tu dici una cosa che si contraddice da sola, però…
D. – A prescindere dal fatto che ci possono essere degli elementi reincarnativi che non si possono eludere…
A. – Lasciamo perdere per ora i fattori reincarnativi, altrimenti il discorso si complica troppo.
Tu dici una cosa giusta, in fondo, e cioè che la psiche è la risultanza dell’epoca storica e contiene in sé gli elementi precedenti della storia dell’uomo e della Terra, sia dal punto di vista genetico, sia dal punto di vista psichico; quindi essa dovrebbe uniformarsi al comportamento dell’epoca in cui viene a formarsi.
Questo si verifica anche, però tutto questo andrebbe bene in una società progressista, in una civiltà progressista, in realtà voi non vivete così, perché, è vero: la tua mente è nata per questa epoca del duemila e non è una mente, un complesso psichico dell’anno mille; ma è pur vero che voi nell’anno duemila educate questa mente secondo principi che erano ancora in vita nell’anno mille.
Cioè i problemi di fondo della civiltà non sono mutati e influiscono su questa psiche “quasi nuova” (anche se ciò non è neppure esatto) in maniera tale da rallentarne lo sviluppo, sicché le inibizioni si creano ugualmente.
D’altra parte, il momento storico in cui vivete (questo valga come discorso generale) è del duemila solo cronologicamente, in sostanza non è affatto così, perché la vostra mente non è cronologicamente attuale, ma è una mente del 1500 o del 1700.
In realtà lo sviluppo della mente non è proporzionalmente in parallelo alla cronologia storica, perché, in effetti, voi non avete avuto molti progressi dal punto di vista dell’impostazione della società (economia, religione ecc.). Sicché, in pratica, tra la mente dell’uomo del duemila e quella dell’uomo dell’anno mille non c’è indubbiamente una differenza di mille anni, ma molto di meno.
Pertanto, questa mente, per quanto possa nascere con una tensione moderna, s’incrocia, in pratica con tutto un mondo esteriore che non ha questa tensione, ma che agisce in maniera inibitoria su di essa creando quelle tipiche nevrosi di fondo di cui si diceva.
Soltanto in questi ultimi cinquant’anni avete avuto un’azione della civiltà anche sulla mente, un’azione liberatoria, non perché la mente non possedesse questa tendenza liberatoria, ma perché stanno cadendo le resistenze esterne e la mente dell’uomo si trova a suo agio proprio quando cadono le resistenze esterne.
D. – Non sono molto d’accordo, o perlomeno c’è da chiarire ancora molto.
Perché mi sembra che il tuo discorso sia teorico, nel senso che immagini che sia già tutto scritto.
Nel 1900 deve accadere questo, ci deve essere questo livello medio globale dal punto di vista psichico, storico, sociale; nel 2000 quest’altro, nel 2100 quest’altro. Solo se ci fosse un piano così prestabilito potremmo dire – e sarebbe già strano – di essere in ritardo circa questa programmazione globale; ma dato che invece le cose accadono volta per volta, evidentemente noi siamo sempre perfettamente allineati con l’epoca storica, escludendo questa programmazione così rigida, di carattere addirittura teosofico.
A. – Ma la programmazione così rigida non è imposta: è la conseguenza della vita stessa. Essa non viene imposta da nessuno.
D. 1 – È proprio per questo che non vedo la barriera dal punto di vista psichico.
D. 2 – Eppure c’è proprio un fatto di fondo… C’è da parte della mente una lentissima acquisizione di valori che vanno progredendo nella società in cui vive. Come giustamente dice Andrea noi siamo nel 2000, però con una mente educata, per esempio, secondo le idee del 1600; cioè la mente attuale non è riuscita ancora sd acquisire i valori del 2000.
D. 1 – Che significa i valori del 2000?
D. 2. – Una società totalmente diversa, che sta facendo cadere tabù e inibizioni…
D. 1 – Ma siamo noi i protagonisti del duemila, questo è il punto; siamo noi che dobbiamo essere d’accordo con noi stessi!
D. 2 – No, non siamo noi i protagonisti, ma lo sono quelle duecento o trecento persone che determinano il progresso della società.
D. 1 – Ah, benissimo, allora il discorso cambia; a questo volevo arrivare…
D. 2 – Da parte della mente c’è una lenta acquisizione di questi valori. Ora vorrei fare una domanda ad Andrea. C’è allora sempre questa sorta di sperequazione tra il mondo che avanza e la mente che acquisisce questi valori? Tra un’élite che è all’avanguardia e una massa che segue?
A. – Dunque, anzitutto confermo che è sempre un’élite che sta all’avanguardia del mondo. Questo è sempre accaduto e sempre accadrà, perché gli uomini non sono uguali tra di loro una volta che sono sulla Terra; sono uguali gli spiriti, ma gli uomini no; quindi ci sarà sempre un’élite, ed è inevitabile che sia così, in fondo è anche giusto.
Però queste differenze le avvertite maggiormente nei momenti di crisi. Intanto vorrei chiarire una cosa a G. In realtà la mente dell’uomo ha sempre una maggiore libertà, ha sempre cercato l’emancipazione; soltanto che le idee correnti nelle varie epoche storiche non erano tali da incoraggiare tale liberta. Ora è accaduto che negli ultimi tempi vostri, queste idee siano venute a maturazione e siano state rese di pubblico dominio, perché – come dite voi – una élite o comunque una classe di coraggiosi le ha messe in pratica. A questo punto, evidentemente, la mente degli altri esseri umani potrebbe adeguarsi. E in realtà c’è una tendenza all’adeguamento; ma è chiaro che un adeguamento impegna molti decenni, non si risolve in pochi anni. C’è però una tendenza, perché la mente ritrova la sua matrice, la sua tendenza originaria, ma al momento naturalmente lotta con le inibizioni: in parte accetta il nuovo, in parte lo rifiuta per le inibizioni di fondo che ha.
D. – Precisiamo allora meglio i termini. Quando parli di mente che tende a questo, intendi quella spirituale?
A. – Intendo l’una e l’altra, non soltanto la mente spirituale. Perché chiedi questo?
D. – Perché se parli della mente che si va costituendo dalla nascita, evidentemente essa non può che percepire e recepire gli elementi del tempo, a meno che non subisca, come abbiamo già detto, altri contraccolpi…
A. – Tu dimentichi che nell’uomo oltre alle istanze psichiche, vi sono quelle istintive; cioè vi sono gli istinti naturali che si svolgono attraverso i canali della mente, e di essi devi tener conto. Sono istinti a livello biologico che si manifestano concretamente in certe formazioni psichiche, o che si rintracciano nella psiche, come senso di libertà primordiale. Ognuno di voi, in fondo, si crea e ha un suo mondo psichico regolato da leggi ed equilibri del tutto personali. Naturalmente esso entra in contatto ogni momento con la vita sociale. Ora voi vi rendete conto quale sforzo debba veramente fare lo Spirito, perché esso in fondo è un essere del tutto sprovveduto (Sulla Terra. – Nota GdS.). Lo Spirito non ha una chiara dimestichezza con il mondo, con tutta questa storia della psiche, con questo cervello, (che poi funziona per conto suo), con l’ambiente esterno.
Lo Spirito proviene da un’altra dimensione, da un altro mondo e deve adeguarsi, deve adattarsi, deve fare del suo meglio per trarre da tutta questa situazione qualche esperienza che gli può essere utile.
Ora, se è vero che egli svolge un programma minimo, è anche vero che gli ostacoli sono gravi e continui, ma la sua esperienza non è di tipo quantitativo (la legge per questo è congegnata in maniera perfetta).
Essendo soltanto un’esperienza qualitativa, non importa molto tutto quello che accade in Terra, ma importa solo la maniera nella quale accade e come ciò riesca a passare, a travalicare fino allo Spirito.
La cosa più curiosa si verifica dopo la morte. Quando veramente si è liberato di tutto questo peso – perché è proprio un peso! – lo Spirito avverte un senso di leggerezza e l’inviluppo funzionale della mente non gli appartiene più.
Le esperienze variano a seconda dei momenti storici. L’esperienza di un uomo nel vostro mondo attuale è molto più intensa di quanto potesse esserlo duecento o trecento anni fa, proprio perché oggi siete bombardati da una serie di fatti, di mutamenti, di meditazioni, per cui lo Spirito potrebbe affastellarsi d’idee, ma ecco che per la nota questione del passaggio qualitativo e non quantitativo dell’informazione, lo Spirito non ne subisce un reale contraccolpo. Tuttavia, quando esso è libero dal corpo, può veramente riprendere quel tipo d’attività intelligente che è la sua meditazione e la sua riflessione sulle idee, cosa che non gli è consentita durante la vita.
A questo proposito vorrei anche aggiungere che il corso della vita, per lo Spirito, è una vera e propria sospensione dell’attività spirituale. Lo Spirito è infatti isolato – per così dire – dal nostro mondo, ma non è un isolamento completo, naturalmente; è parziale. Nel senso dell’attività della mente spirituale vi è un isolamento che tende a finire man mano che la vita si riduce.
Cioè, un vecchio, per esempio, ha maggiore possibilità che il proprio Spirito sia libero e che – anche incarnato – questo Spirito possa allontanarsi dall’ambito umano, mentre questo (come vi era reso chiaro dal fatto che lo Spirito segue lo sviluppo del cervello (Cervello considerato come “strumento”. – Nota GdS.) è praticamente impossibile in un giovane. Questo spiega anche perché sulla Terra, fino a una certa età l’uomo sia più propenso al materialismo, mentre lo è meno dopo (Naturalmente, ciò avviene in uomini che hanno già una certa maturità spirituale precedentemente acquisita. – Nota GdS.). da metà della vita in poi – secondo una durata media – l’uomo tende alla spiritualità. Qualcuno ha cercato di spiegare questo fatto che, venendo a mancare certi istinti biologici, l’uomo tende a trasformare la sua vita in qualcosa di diverso. La realtà non è questa, ma che veramente a una certa età lo Spirito riprende certi contatti con il suo mondo e non può evitare che queste percezioni passino attraverso l’inconscio determinando certe tendenze: alla ricerca, alla meditazione, o alla riflessione.
D. – … E la paura della morte?
A. – Vedi, la paura della morte comincia quando c’è la riflessione sulla morte. Ma per vostra fortuna, la maggior parte degli uomini comincia a pensare alla morte solo da un certo momento in poi.
Vi sono anche persone che hanno paura della morte sin da quando sono ragazzi, ma in genere la paura della morte comincia a una certa età o in seguito a malattie di una certa età, e sempre quando vi è un’assoluta ineducazione su problemi spirituali. D’altra parte posso ammettere che possa esserci il panico della morte, e mi sembra anche perfettamente legittimo (Cioè questo è logico e naturale nella condizione di ignoranza spirituale in cui si trova l’individuo. – Nota del curatore.). La paura non è tanto del trapasso, quanto di questa ignota possibilità, di questa circostanza che appare misteriosa ai più, per cui voi avete paura, in fondo, di una cosa che non conoscete esattamente: è come la paura del buio, d’altra parte, che non ha radici vere e proprie.
D. – Vi sono momenti della nostra vita, per fortuna pochi attimi, in cui si ha un senso di noia così profondo che rasenta l’angoscia…
A. – Guarda, sono generalmente situazioni psichiche dovute a depressioni. Direi che ci sono delle ragioni fisiche o psichiche, in genere psichiche, mancanza d’interesse per mancanza di chiarezza mentale. D’altra parte vi sono anche fenomeni in cui la causa è ascrivibile allo Spirito. Vi sono dei momenti in cui lo Spirito si riaffaccia sul suo mondo spirituale; può dare così delle sensazioni d’inutilità della vita umana.
Lo Spirito percepisce che tutto quello che sta facendo col corpo è inutile o che, perlomeno, è ben poca cosa. Ma questo fenomeno è molto raro.
Il fatto è che spesso voi non siete capaci di superare i momenti terribili della noia, perché, in questi momenti in cui vi sentite inutili, non sapete cosa fare, vi sembra tutto superfluo, tutto inutile. Bene, ciò dipende sempre da voi, siete sempre voi che non riuscite a dare un certo ritmo alla vostra vita per cui vi ritrovate in questi momenti di vuoto.
L’uomo dovrebbe crearsi un’attività interiore principale e molte attività sussidiarie, perché capita che molti filoni principali della vita possono deviarsi o mancare, e quando non si hanno le cosiddette capacità di riserva, cioè a dire le attività interiori di riserva, ecco che ci si ritrova completamente sguarniti. L’uomo dovrebbe vivere con delle serie di attività parallele dentro di sé. Oltre all’attività principale della vita, dovrebbe avere delle attività sussidiarie, egualmente importanti, egualmente interessanti, per lui, si capisce, non per gli altri.
D. – È stato detto da parte tua, anche molto tempo fa, che in teoria uno Spirito potrebbe anche evitare l’incarnazione, cioè l’esperienza diretta della materialità. Quindi, evidentemente, dato che questo non succede quasi mai, malgrado la sproporzione tra il peso dell’incarnazione e quello che se ne ricava, e malgrado un’esperienza collettiva del mondo spirituale, se c’è ancora una tendenza fortissima verso la materia, verso la Terra, evidentemente ciò è dovuto a qualcos’altro, a qualche fattore di cui ancora non si è parlato.
Sarebbe il caso di chiarire meglio questo aspetto della questione.
A. – Ma, vedi, per quanto possa apparire superflua e pesante, la vita umana resta una vita interessante per lo Spirito, perché egli non soltanto trae quella famosa esperienza della materialità di cui ormai abbiamo fatto il caposaldo delle nostre conversazioni, ma ha modo di apprendere o di verificare tante altre cose. Intanto, vedi, anche la vita di relazione ha importanza dal punto di vista dell’esperienza, perché per lo Spirito si tratta sempre di altri spiriti che sono in Terra, di cui egli studia l’atteggiamento, il comportamento. Dunque, accanto all’esperienza
fondamentale egli ne trae tante altre. E la Terra, o l’ambiente umano in genere, ha sempre un’attrazione. Ma io non la chiamerei “attrazione”; francamente è soltanto una scelta che lo Spirito fa. Egli non è affascinato dalla Terra e non ne viene attratto, perché si tratta di una cosa bellissima e praticissima, ma egli effettua soltanto una scelta e la Terra è tra le scelte possibili. È chiaro, però, che nell’ambito di questa scelta finisce con l’esserci un numero di spiriti maggiore di quelli incarnati, questo sì. Ma c’è anche una certa rotazione.
Rispetto a un numero sterminato, infinito di spiriti, la scelta viene effettuata da un numero forse eccessivo di spiriti. E qui, naturalmente, questo “eccessivo” potrebbe far scaturire una discussione senza fine, ma lasciamo perdere…
D. – No, perché vedi, finché siamo noi a parlare di pesantezza, di dramma, di esperienza massacrante sulla Terra, lo possiamo anche capire, perché è logico e coerente, perché in questo momento siamo privi della conoscenza diretta di tipo spirituale, ma che questo venga anche detto o perlomeno accennato anche in senso lato da parte vostra, è già diverso perché voi potreste anche risponderci che di fronte all’eternità dell’evoluzione, di fronte ai principi universali, questo passaggio sulla Terra è poca cosa…
A. – È quello che abbiamo sempre detto…
D. – Proprio mettendo l’accento sulla necessarietà di questa esperienza, e questo per me sarebbe molto più logico; però c’è quella famosa eccezione, c’è quella famosa possibilità: cioè, si potrebbe anche non venire; e allora perché non tutti seguono questa via?
A. – Dirò di più, dirò che c’è indubbiamente chi non viene e fa quest’esperienza in un altro modo. C’è chi non viene e chi viene. Poiché siamo un numero infinito di spiriti il discorso si porta all’infinito e non si può dire quanti vengono o quanti non vengono, naturalmente, ma diciamo che c’è quest’ampia possibilità. In quanto alla sofferenza e al fatto che sia un peso, il peso non è determinato tanto dal tipo d’esperienza che fate, perché; lo abbiamo detto, le vostre esperienze le più gravi, le più pesanti, sono cose da nulla in realtà, ma il peso è rappresentato semmai soltanto da quella limitazione di libertà che lo Spirito assume su di sé nel momento in cui fa questa esperienza sulla Terra, nel fatto che, direi, egli cerca con un certo sforzo di portare a termine questo programma; ma non si tratta poi di granché, intendiamoci…
D. – Evidentemente in questa mia domanda hanno giocato senz’altro altri elementi psichici, è il caso di dirlo, cioè noi consideriamo appunto ancora dei fattori come “pigrizia”, “tempo”, “stanchezza”, mentre, naturalmente, queste cose per lo Spirito, di fronte alla razionalità di una certa scelta, non esistono…
A. – Non esistono affatto.
* * *
D. – Un’ultima cosa: hai detto poco tempo fa che tra il guidato e lo Spirito-guida ci debbono essere almeno due “scarti” di valore, e per scarto di valore si può intendere anche un’incarnazione evidentemente, perché non si può stabilire un’unità di misura in questo campo.
A. – Sì, ammetto che questa mia affermazione poteva essere ambigua: indubbiamente io non mi riferivo strettamente alle incarnazioni, numerandole. Intendevo riferirmi approssimativamente a uno scarto di valore spirituale, più che altro, di difficile definibilità.
Però resta fermo il fatto che uno Spirito-guida bisogna che abbia un’esperienza umana maggiore del guidato, questo sì, egli deve già conoscere la materia.
Ora per il fatto che passi soltanto un’incarnazione o che ne passino due, direi, che non esiste una regola stretta, si capisce. Dipende dall’intensità delle esperienze che ha assunto l’uno e da quelle che sta svolgendo l’altro, e dal modo come queste esperienze sono state svolte.
Però, naturalmente, in linea di massima, bisogna orientarsi almeno su un paio di incarnazioni di differenza.
Però, ripeto, non si fa questo calcolo nella scelta; la scelta si fa in base a una valutazione di carattere spirituale, in unione con l’esperienza tipica della Terra che deve avere lo Spirito-guida.
In genere accade che, salvo per spiriti di grande evoluzione, l’esperienza sulla Terra non sia neppure di vecchia data… E questo per una ragione pratica, perché se è stato incarnato molto tempo prima, lo Spirito si è liberato completamente della struttura dell’anima, quindi ha perduto l’esperienza di tipo umano e, avendola perduta, non è più in grado di guidare più nessuno sulla Terra. Ciò risponde insomma a un principio pratico.
Questo però non si verifica per spiriti evoluti; uno Spirito molto evoluto che viene in Terra è guidato da un altro Spirito altrettanto evoluto che per la sua evoluzione si presume abbia già abbandonato tutto l’inviluppo psichico; è lì, direi, non c’è niente da fare.
Questo dimostra un altro fatto (vedete come tutto va a posto in questa legge così perfetta che ha fatto Dio): tanto più lo Spirito in Terra è evoluto, tanto meno è aiutato dallo Spirito-guida, perché questi non può intervenire non avendo una conoscenza apprezzabile della materia. La sua è una conoscenza spirituale, ed esso aiuta spiritualmente, non materialmente.
Diciamo in gergo più materiale, che gli spiriti evoluti, in Terra, sono quelli che hanno più danni, e non sembri strano, ma è proprio così; tutto risponde al principio generale della vita in Terra. Sì, essi sono i più esposti al pericolo della Terra…