LE INFLUENZE DEL “BASSO ASTRALE”. POSSESSIONI SPIRITICHE. AUTORICONOSCIMENTO DELLO SPIRITO.

possessioni

D. – (La domanda verte su di una ripresa critica e conoscitiva di un vecchio ma sempre interessante tema, qual è quello del “piano basso astrale”, esistente subito dopo quello umano). (Nel testo non vi è alcun riferimento a colui che ha “ricostruito” la domanda, la quale probabilmente non era stata registrata, oppure non era comprensibile. – Nota del curatore.)

A. – … Per “basso astrale” io suppongo che tu intenda il mondo chiamato inevoluto rispetto a quello più evoluto. Però sai anche che è una terminologia che noi non ammettiamo. Comunque, per chiarire poteva andar bene. Non l’ammettiamo perché resta il principio generale già più volte esternato che, trattandosi di campi evolutivi, non esiste un basso rispetto l’alto, non esiste un inevoluto rispetto l’evoluto, anche perché questa catena di definizioni dovrebbe proporsi sempre e continuamente (Nel senso della relatività generale di un piano di esistenza rispetto agli altri. – Nota senza riferimento.). In altri termini il cosiddetto evoluto è inevoluto rispetto a un altro ancora.

    Ora, però, soffermiamoci un po’ di più su questa questione: in realtà il termine “inevoluto” non è completamente improprio, intendiamoci; non lo è se consideriamo che in effetti, in un determinato campo evolutivo, come può esserlo quello della Terra, esistono spiriti che in un certo senso tendono a creare disturbo, cioè fomentano il disordine, mentre – superata una certa fase di evoluzione – lo Spirito non fomenta più tale disordine. Egli può essere ancora produttore di disordine, ma mai intenzionalmente. In un certo senso diciamo che allora l’inevoluto è così delineato in questo settore nel quale vi sono spiriti perturbatori della quiete; se però discendiamo un po’ nel profondo, se li guardiamo attentamente, vediamo che la loro cosiddetta intenzionalità del disordine è il risultato naturale e logico di una struttura ancora impreparata, ancora informe che quindi codesti esseri non possono evitare di produrre quello che producono. Ma quello che producono non è comunque inutile, perché c’è un’utilità che concerne la loro evoluzione.

    In fondo, l’esperienza – lo ripetiamo ancora una volta – è tale in qualsiasi circostanza. Questi spiriti, dunque, non avendo ancora assimilato alcuni principi, come quelli di cooperazione, di equilibrio, di tensione e tendenza verso ricerche di tipo spirituale, privi dunque di un’esperienza, sono immersi e vengono a contatto con la materia e tentano di impadronirsene. Ed è naturale che facciano così, inquantoché essi o non possono ancora incarnarsi, o non c’è l’occasione dell’incarnazione, e naturalmente tentano di approfittare di corpi già organizzati.

    Il loro perturbamento, la loro influenza si esercita in svariati modi. Spesso voi non ve ne accorgete e divenite strumenti di qualcosa di cui ignorate la causa e il fine. Molti raptus, molte manifestazioni mentali spontanee di cui l’individuo non sa darsi ragione, possono essere stati causati da incontri del genere. Tutto sommato, devo dire però che in tali casi l’incarnazione non subisce dei gravi contraccolpi, almenché non si giunga alla completa possessione. Una possessione non guidata, dunque, può portare del danno all’evoluzione. Perché dico “non guidata”? Perché possono esistere dei tipi di incarnazione momentanea – o di possessione momentanea – guidata che invece possono assumere addirittura una funzione direi quasi terapeutica nei confronti di spiriti inevoluti.

   In genere queste azioni tendono a essere all’insegna della violenza, del sopruso, oppure di atti completamente difformi dalla struttura mentale e morale dell’individuo. Diciamo che i casi limite non sono poi molti; quando si verificano, tuttavia, in determinate circostanze essi possono turbare la cosiddetta libertà di cui si diceva. In genere l’impatto tra questi spiriti e il mondo degli spiriti incarnati viene corretto e talvolta rifiutato dallo Spirito-Guida.

   Lo Spirito-Guida ha una funzione importantissima in questo settore, inquantoché veramente esercita quello che è il suo dovere. Una delle ragioni fondamentali della presenza dello Spirito-Guida sta proprio in questa sorta di protezione. Perché voi potete proteggervi da molte cose in Terra, ma non potete proteggervi dalle cose che sono fuori della Terra.

   E dunque si rende proprio necessario che qualcuno provveda a questa difesa; difesa che peraltro può anche benissimo annullarsi se l’individuo incarnato esercita una volontaria attrazione e si rende compartecipe dell’attività desiderata da questi spiriti. E come? A livello inconscio, a livello di disquilibrio morale, egli cioè può accettare di compiere cose contro la sua ragione morale.

    Ora, che cosa intendo io precisamente per ragione morale? Vedete, la morale, come definizione, nel campo dell’evoluzione non esiste, perché qualsiasi cosa è lecita, inquantoché rientra necessariamente, essendo un fatto esistente e creato, nella logica universale. L’immoralità nasce allorquando si effettua, si compie un’azione che è contraria alla propria struttura evolutiva. Il punto è qui. Tutte le azioni ragionate e accettate diventano logiche; le azioni che invece forzano violentemente la propria ragione diventano illogiche, diventano immorali.

    Naturalmente non diamo il significato metafisico a questo termine di moralità e immoralità, diciamo che si tratta di una violazione di libertà che l’individuo può esercitare anche sopra se stesso, semplicemente suggestionato da determinati eventi e prospettive. Di qui la necessità, anche per evitare influenze dannose, di essere continuamente coerenti con la propria struttura di base; ossia di riconoscersi, di riconoscere i termini della propria vita della propria personalità, dei propri bisogni e delle proprie necessità. Entro quest’arco, che è sempre molto ampio – purché non si agisca mai contro gli altri, contro i propri simili – ogni azione diventa perfettamente naturale e morale.

Ora questo discorso, naturalmente, può anche essere contrastante con i principi legali con cui viene retta una civiltà, ma voglio dire che comunque questo è il fine dello Spirito incarnato, fine che viene ovviamente deviato appunto dalla cultura della società. Ora uno Spirito esterno, dunque, uno Spirito diciamo inevoluto per intenderci, ovviamente compie un’azione che può diventare illegittima quando essa è fuori dello schema personale. È fuori di questo schema personale ecco che si possono avere le tipiche possessioni.

    Perché si parla di possessione? Perché l’individuo agisce fuori della sua sfera mentale come fortemente allucinato, suggestionato da una prorompente forza che non riesce a mitigare e ad annullare. Invece se questo Spirito (esterno) agisce nell’ambito della struttura della personalità dell’individuo, questi non soltanto non se ne accorge affatto, ma non se ne accorgono neppure gli altri, perché l’individuo continua a vivere come era sempre vissuto.

   Dunque, in realtà, diciamo che in questi casi nessun perturbamento viene inflitto all’evoluzione dell’incarnato, e in un certo senso non diventa neppure illegittima l’azione di questo Spirito inevoluto che in sostanza utilizza un corpo di altri e finisce anche per fare delle esperienze di contatto con la Terra. In un certo senso questo può rientrare nell’ambito di un’attività che può essere normalizzata. In altri termini, lo Spirito-Guida può anche consentire alcuni approcci quando essi hanno un fine riconosciuto per tale da lui stesso.

    Perché questo? In realtà ritorniamo a un discorso già fatto. Il corpo è un mezzo di esperienza di noi spiriti, noi e voi. Voi non siete tanto padroni del vostro corpo come credete di esserlo. Il punto fondamentale sta proprio in questa relatività del corpo umano che viene usato da noi, e può trattarsi di un disincarnato o di uno Spirito incarnato, anche se, ovviamente, lo Spirito incarnato finisce con l’averne il maggior dominio. “Dominio” tra virgolette, naturalmente, perché poi sappiamo come in fondo ne è quasi dominato una volta che si è incarnato. Diciamo che vi è un certo controllo, e in ogni caso è un affidamento che vien fatto, affidamento che non può mai considerarsi totale.

    Voglio dire che, al limite, per qualsiasi ragione noi potremmo intervenire su uno dei corpi qualsiasi degli uomini, se lo ritenessimo necessario, se in un determinato momento dovesse occorrerci un corpo vivente per un qualsiasi fine di natura spirituale. Questo non è che debba verificarsi; diciamo comunque che questo diritto sussiste da parte nostra e voi, come spiriti, non avete particolari diritti sul vostro corpo: li acquistate solo perché siete incarnati e perché questo corpo vi è affidato, e insieme alla vostra struttura di spiriti portate avanti con esso un certo programma.

    Ma questo discorso che chiarisce, in un certo senso, dei risvolti in merito a quello che già sapevate – e che in parte intuivate – può prendere un aspetto diverso per quanto riguarda spiriti assolutamente impreparati a una convivenza al vostro livello evolutivo.

    Il vostro livello evolutivo, particolarmente di voi, è un livello accettabile: buono o ottimo; ma il livello evolutivo della Terra in genere non è molto alto. È comunque un discreto livello, ma non di alta evoluzione, salvo che per numerosissime incarnazioni di spiriti evoluti che vi sono in Terra. È naturale che, posto comunque un discreto livello di evoluzione – direi un livello formativo, preparatorio – si accumula una serie di esperienze materiali abbastanza significative da tradurre poi in altro tempo, per certi spiriti, in conoscenza di tipo spirituale. A questo livello, effettivamente, sussistono altri spiriti che possono portare perturbamento. La questione è se il perturbamento può agire e manifestarsi in forma patologica. Lo escludo.

   Malattie mentali come la schizofrenia non hanno origine dallo Spirito. Alcune forme di paranoia (che poi sarebbero in un certo senso metaparanoiche), possono derivare da influenza negativa di spiriti che agiscono attraverso la materia in una certa maniera. Ma anche qui io non considererei certamente la paranoia una malattia di origine evolutiva; diciamo che su una base congenita finiscono col confluire spiriti di quella determinata esperienza, che possono in un certo senso violentare ulteriormente una materia che si presta a ciò.

    Bisogna tener presente il principio che lo Spirito sceglie il corpo che gli è più congeniale, secondo la propria evoluzione e secondo il proprio programma. In un certo senso potremmo allora dire che allo schizofrenico fa capo uno Spirito schizofrenico e al paranoico uno Spirito paranoico; ma, intendiamoci, non significa che lo Spirito sia ammalato, diciamo che è uno Spirito che ha accettato quella situazione e che dunque si trova ancora in una dimensione psicologica nella quale la vita, il mondo, la realtà, sono viste secondo una certa dissociazione di prospettiva. Ed ecco che, allora, può apparirgli congeniale fare quel tipo di esperienza; ma tutto questo, voi capite bene, è molto relativo, naturalmente, e non legittima assolutamente niente. Si facevano soltanto degli esempi, ma vi sono anche dei casi in cui uno Spirito finisce col trovarsi in un corpo che si ammala dopo e quindi lo accetta come esperienza.

    D’altra parte, nel caso delle malattie mentali, ci sono molte volte esperienze cosiddette karmiche, cioè soltanto verifiche, soltanto situazioni che lo Spirito si crea per autopunirsi, diremmo in senso religioso; in realtà per poter egli stesso percepire un tipo di esperienza che riequilibri altre che lui provocò in un altro tempo. E queste sono alcune parentesi di questo discorso.

    Alla domanda se comunque questi campi evolutivi ancora bassi influiscano in una maniera tangibile sull’uomo, devo rispondere di no. Quelle dette sono delle esemplificazioni, dei casi che, indubbiamente, possono essere anche parecchi; ma il “parecchi” rispetto al numero degli incarnati resta sempre una cifra esigua. Gli altri perturbamenti, le altre influenze sono talvolta così generici e così infrastrutturati con la personalità del soggetto, che non si può parlare di perturbamento dell’evoluzione; semmai semplicemente, come dicevo prima, del fatto che alcuni spiriti possono usare dei corpi per periodi molto ristretti allo scopo di avvicinare meglio, come punto di osservazione, certe esperienze, certi fatti che hanno notato quando erano soltanto spiriti.

   Aggiungo subito che questi spiriti hanno possibilità di avvicinarsi alla Terra perché sono provvisti di struttura animica, altrimenti, nonostante tutta l’inevoluzione o tutta l’evoluzione che potete immaginare, uno Spirito non potrebbe assolutamente avvicinarsi alla materia. Per uno Spirito privo di sovrastruttura animica, la materia, con un termine questa volta felice, è veramente tabù. La materia non è più percepibile. A livello della materia può essere percepito dallo Spirito qualcos’altro, ma non è mai la materia. Il riscontro completo con la materia, direi quasi tattile, visivo, temporale, è possibile soltanto calandosi nella dimensione della materia, e la condizione è naturalmente quella di strutturarsi secondo le leggi della materia. Dunque, questi spiriti posseggono tale struttura perché sono destinati a scendere sulla Terra, cioè sono destinati a venire.

    Adesso però, ritenendo provvisoriamente concluso questo discorso, vorrei riproporne immediatamente un altro che sembra contrastare col precedente. Riprendiamo il discorso da capo con un’altra visione del problema. Vedete, io rifiutavo il concetto di Spirito inevoluto, come continuo a rifiutarlo, naturalmente, perché l’abbiamo usato soltanto per intenderci, perché non è sempre vero che situazioni conflittuali determinate da questi spiriti provengano dalla loro inevoluzione. Vedete, può capitare che anche spiriti di buona evoluzione, avvicinandosi per la prima volta alla materia, combinino una tal serie di guai da essere scambiati per inevoluti. (L’esperienza a diretto contatto della materia – per esempio sulla Terra, come spiriti incarnati – può avvenire anche in un momento molto avanzato dell’evoluzione dello Spirito; cioè non necessariamente e obbligatoriamente essa costituisce una fase iniziale e basilare dell’evoluzione spirituale: questo è uno dei punti del tutto nuovi che l’Entità Andrea ha posto in essere a livello di conoscenza. – Nota del curatore.).

Vedete, la materia è una strana bestia, può essere trattata in una maniera non conforme al suo istinto e la configurazione, l’aspetto, la reazione della bestia può essere tale da far ritenere che colui che l’ha toccata sia un bruto o sia una persona buona. Vedete, è difficile trattare la materia per chi non la conosce.

   Per materia noi intendiamo tutto ciò che la materia produce, cioè l’essere umano, in fondo. (Nel caso cioè di incarnazione nell’ambito particolare della Terra. – Nota del curatore.). Voglio dire che è difficile vivere in un corpo umano, procurare azioni e reazioni a un corpo umano in maniera tale che queste possano essere riconosciute eventualmente come buone. Intanto immaginate il cammino di uno di questi spiriti, un essere qualsiasi (e io parlo a ragion veduta), uno Spirito di buona evoluzione, o anche abbastanza evoluto, o anche poniamo, se vi fa piacere, molto evoluto; uno Spirito molto evoluto che ancora non ha avuto il riscontro con un certo aspetto materiale dell’Universo. Si avvicina, si cala nella dimensione che abbiamo detto ed ecco – qui solo l’immaginazione vi può aiutare – che si trova improvvisamente davanti a uno schermo che si apre, a una tenda che si apre e compare l’uomo, la società, il mondo che voi conoscete.

Ora la prima percezione di questo Spirito è di completo disorientamento. Egli conosce tutto della Terra, lo hanno informato di tutto: con la sua intuizione di Spirito evoluto può immaginare tutto, ma non può immaginare, neppure con la più alta fantasia, come tutta la conoscenza si traduca in un fatto di movimento e di comportamento. Cioè come si traduca in comportamento la conoscenza che lui può avere della Terra: questo non lo può immaginare. e allora, vedete, egli è come un uomo che si avvicini per la prima volta a uno strumento a corde, traendone, nonostante la sua bontà, suoni striduli, accordi sbagliati; perché la materia, ripeto, deve essere conosciuta come tale; lo stesso corpo umano deve essere conosciuto come tale, perché esso poi non è uno strumento per cui basti conoscere le corde o la musica per suonarlo. No!

Il corpo umano ha un numero enorme di varianti: queste varianti dipendono da tutte le cose che sapete, da leggi ereditarie, storiche: un uomo cambia da regione a regione, da paese a paese, è maschio o femmina, ha vent’anni, ha trent’anni; un uomo di trentacinque è diverso da un uomo di venti, un uomo di venti è diverso da un uomo di dieci, il maschio è diverso dalla femmina; e poi la cultura, l’economia, quello che ha mangiato, se ha sofferto, se ha pianto. Ora, ecco, uno strumento del genere ha suoni diversissimi che variano da uomo a uomo. E uno Spirito che giunge così e si trova davanti a un corpo, veramente non può sapere subito che cosa praticamente deve fare per trarre il suono giusto che deve corrispondere poi a quello che gli uomini, come civiltà, si attendono da questo strumento. C’è anche da aggiungere questo. E lui non lo sa.

Ecco come i primi impatti col corpo sono disorientanti per lo Spirito! Ma lo sono di più per la civiltà che finirà col considerare questi uomini anormali, inevoluti, asociali, mentre spesso a questa asocialità, a questo squilibrio totale non corrisponde sempre uno Spirito inevoluto, ma può corrispondere uno Spirito evoluto che, semplicemente, non sa ancora suonare lo strumento del proprio corpo.

    Questa esperienza iniziale viene protetta, viene aiutata, tutto quello che volete, ma non c’è dubbio che si possano verificare situazioni apparentemente anormali. Sicché una volta io vi mettevo in guardia: non potete giudicare le persone semplicemente dai loro comportamenti, perché voi non sapete cosa c’è alle spalle. Cristo, che aveva ben capito questa questione, diceva: “In ogni caso non giudicate secondo le apparenze”1. Quali sono le “apparenze”, poi? I comportamenti, queste sono le apparenze, perché Egli sapeva benissimo che si potevano verificare situazioni del genere. In fondo non fu Egli stesso considerato un anormale, un asociale, e messo in croce? E noi sappiamo invece benissimo che non doveva essere messo in croce, che quello Spirito non meritava di essere messo in croce, perché naturalmente era quello che era. Poteva aver programmato tutto quel che volete, ma voglio dire che è un esempio chiaro, solare di una situazione del genere.

    Ora, i due discorsi che ho fatto, che sono apparentemente contraddittori, ma che in realtà non lo sono, tendono a dimostrare la possibilità della coesistenza di spiriti i quali possono creare perturbamenti (è bene ribadirlo) nell’evoluzione, o creare dei casi di possessione. E ciò non necessariamente in dipendenza dell’evoluzione dello Spirito, ma semplicemente in dipendenza di una diversa configurazione spirituale di questi spiriti e della loro evoluzione in rapporto alla vostra, e in rapporto al tipo di aspettativa che la società ha rispetto all’individuo.

   Quindi non necessariamente i casi di possessione o altre influenze dipendono da spiriti di bassa evoluzione, ma possono dipendere semplicemente da spiriti che entrano in conflitto con le vostre strutture perché non sanno ancora usarle, né sanno manifestare comportamenti proporzionati ai vostri. Perché, vedete, gli spiriti che invece sanno bene come vanno le cose – spiriti che già sono venuti in Terra, che hanno capito la lezione, che hanno approfondito, sia pure in una certa percentuale, il concetto della materia e della vita – quando usano i vostri corpi lo fanno con tale furbizia che non ve ne accorgete affatto. Naturalmente se questo non produce male può essere consentito a costoro qualche esperienza; se ciò produce male questo tipo di esperienza viene impedito dagli Spiriti-Guida.

A voi la parola.

D. – Comunque io non ho capito bene come la possessione si possa conciliare con il libero arbitrio dell’individuo posseduto…

A. – Se essa può cambiare completamente la vita dell’individuo posseduto, viene impedita. I casi in cui l’influenza non è molto apprezzabile può essere qualche volta lasciata, in genere i casi conclamati di possessione vengono evitati. Tuttavia, qualche volta si verificano lo stesso perché, vedi, se tu con tutta la tua forza desideri un’influenza del genere finisci con l’attrarre verso di te spiriti congeniali al tipo di influenza che vorresti ricevere. Ciò diventa inevitabile e lo Spirito-Guida non può farci niente se c’è la tua volontà a livello spirituale, perché la tua diventa una libera scelta.

D. – Ma l’uomo può avere una volontà che coincida con quella del suo io profondo, del suo Spirito?

A. – Qualche volta si può verificare. Però sono casi rari in cui, appunto, può esserci un’istanza dell’io profondo e può esserci un desiderio della coscienza. Se le due cose coincidono, naturalmente possono diventare pericolose. La pericolosità è sempre relativa al discorso che abbiamo fatto. Comunque, possono attirare un’influenza negativa e in questo caso, direi, non c’è molto da fare, cioè è difficile poterlo impedire. In genere si impedisce quando ci si accorge che l’individuo è esposto, suo malgrado, a pericoli del genere, ma se questi pericoli l’individuo se li va a cercare e volontariamente li desidera, a livello inconscio, e anche a livello cosciente, allora diciamo che questi connubi si fanno.

   In ogni caso, se poi ci si vuol riferire a casi di possessione demoniaca accaduti nel passato, allora è meglio ridurre di molto la questione. Molti fenomeni “demoniaci” erano fenomeni d’isterismo, intendiamoci, oppure di epilessia, in una personalità nevrotica, suggestionabile e allucinata: è chiaro che qui si ha il quadro tipico dell’invasione “demoniaca”. Cioè, posto e stabilito che il demonio non esiste, ma che esistono spiriti inevoluti, continuiamo a dire così. (Cioè, solo per comodità si usano le espressioni culturali e tradizionali o religiose del linguaggio umano. – Nota del curatore.)

    Rispetto alla vostra evoluzione esistono spiriti che hanno un’evoluzione inferiore: su questo non c’è alcun dubbio. Una possessione del genere può essere scambiata per “demoniaca” nel senso di negativa, e in questi casi un soggetto, per esempio, che abbia forti qualità medianiche, può agire e interrompere questo circolo vizioso, operando chiaramente una sorta di psicoterapia. Cioè, non è che agisca sullo Spirito disincarnato, al quale naturalmente non fa né caldo né freddo l’invocazione del vivente, è logico, ma agisce sulle strutture mentali del vivente in maniera tale da operare una sorta di protezione, tale da far scattare difese a livello dell’inconscio, le quali possono costringere lo Spirito invasore ad allontanarsi. D’altra parte, una cosa del genere la si fa normalmente o la si può fare da voi anche senza parlare di possessione; la si fa anche a livello di pura e semplice malattia psichica. Si rafforza la personalità e si allontanano i suoi errori d’impostazione. In fondo è una cosa quasi uguale, solo che in quelle circostanze questa reimpostazione della personalità è dovuta a un atto suggestivo, all’atto di forza del taumaturgo, che agisce con una certa violenza quasi ipnotica. In quel caso lo Spirito non trova più strutture adeguate, trova resistenza a livello psichico e si allontana perché quel corpo non gli serve più. Voglio dire che in genere sono preda di questi fenomeni personalità deboli, le più esposte sotto il profilo psichico.

D. – Quando avviene una presa di coscienza perfetta di se stesso, direi quasi teorica da parte dello Spirito, così come ce l’hai esposta, a livello ideale, metafisico?

A. – In linea di massima, come principio assoluto, lo Spirito ritrova se stesso quando ha esaurito il ciclo delle esperienze, perché noi sappiamo che lo Spirito si porta dietro quest’anima, o questi brandelli di anima, che la ricostituisce di volta in volta, quest’anima, poi se ne libera definitivamente quando non dovrà più tornare sulla Terra. Però, vedete, questo completo riconoscimento del proprio io spirituale verrà alla fine. Seguono prima dei riconoscimenti parziali abbastanza ampi, devo dire, che cominciano da un certo grado di evoluzione in poi, anche con la zavorra dell’anima, a mano a mano che quest’anima, questa struttura, finisce con l’eliminarsi sempre più presto. Cioè noi sappiamo che a mano a mano che procede l’evoluzione l’accompagnamento dell’anima diventa sempre più debole, tant’è vero che uno Spirito molto evoluto – diciamo all’ultima incarnazione sulla Terra – deve ricostituirsi quasi da capo l’anima, perché tutti gli elementi pesanti non sono più necessari allo Spirito, di volta in volta che lascia la Terra; quindi questo Spirito, è chiaro, con un’anima sempre più rarefatta ritrova sempre più compiutamente se stesso.

   Ma a parte questo, lo Spirito comunque disincarnato, a un certo grado di conoscenza e di evoluzione riesce a porre una distanza tra sé e la struttura dell’anima, che riguarda come un elemento in appendice, a distanza, sicché egli non solo la domina completamente, ma non ne è più perturbato, e quindi è in grado di raggiungere un’autonomia che non è completa solo perché ha ancora frammenti di anima, ma che in effetti la si può considerare sufficiente.

    Dunque non bisogna aspettare la fine del ciclo per riacquistare la coscienza del proprio io spirituale; questa coscienza la si riacquista anzitutto volta per volta, perché tra un’incarnazione e l’altra lo Spirito questa coscienza ce l’ha sempre. L’approfondimento di questa coscienza, l’isolamento del proprio io spirituale, la piena autonomia, diventeranno sempre più autentici via via che egli si evolverà, sino a diventare completamente, totalmente libero alla fine del ciclo incarnativo.

    L’autoidentificazione lo Spirito ce l’ha sempre, comunque, a qualsiasi livello evolutivo. Lo Spirito sa bene quello che è. Non avrà informazioni sufficienti, non saprà tante cose; non sa che fine farà come Spirito, non ha conoscenza, però sa di essere, Questo lo sa e quindi l’autoidentificazione è un riconoscimento che lo Spirito fa sempre. Ma questo non è sufficiente perché deve essere autoidentificazione conoscitiva, cioè elementi di conoscenza devono corredare questa autoidentificazione. Egli deve poter stabilire il proprio ruolo nel contesto della realtà. E questo lo fa progressivamente con l’evoluzione, naturalmente, Ecco, diciamo che lo Spirito all’inizio ha un’autoidentificazione incerta, che non sa ben definire…

D. – Hai detto che uno Spirito molto evoluto che viene per la prima volta sulla Terra, può compiere anche azioni negative. Però, altre volte hai detto che uno Spirito, a prescindere dalla cultura e dalla preparazione che si forma sulla Terra, porta sempre la sua impronta spirituale, cioè quella che è la qualità della sua sostanza e della sua evoluzione.

A. – Sì, vedi, questa impronta spirituale egli la porta. Il fatto è che essa non sempre coincide con quello che voi intendete per impronta spirituale.

D. – Perché non è riconosciuta dalla società?

A. – Non è riconosciuta. Perché in fondo voi vi siete creato un elenco di belle maniere. Ritornando all’esempio di Cristo, da un punto di vista strettamente umano voi potreste biasimarlo per tante cose. Innanzi tutto, per esempio, perché non rispettava la madre, non rispettava il padre, non rispettava certi altri esseri umani e li allontanava da sé. Da questo punto di vista umano non lo si può considerare una perla d’uomo. Però, obiettivamente, avendo assistito a tutta la sua vita sappiamo benissimo quale era il valore del Cristo. Ma in quell’epoca non fu riconosciuto per tale e fu mandato a morte.

   Ora, quante persone capitano davanti ai vostri occhi, degne persone che commettono cose che voi non fareste? La realtà è che la misura dei termini morali è quanto mai relativa. Io voglio dire questo: che uno Spirito evoluto al limite non commetterà un assassinio, in questo senso (anche se potrebbe compierlo), direi che a livello spirituale rifugge da quella che è la violenza. Ma non è soltanto questo il male, non è soltanto così che voi definite il male, non è solo la violenza in senso fisico. Vi sono tanti comportamenti che voi definireste non idonei alla vostra civiltà.

    In ogni caso io voglio dire che in genere non è che la maggioranza di quegli spiriti di cui parlavamo sia evoluta; ho voluto introdurre la variante come possibilità e come fatto reale che accade, intendiamoci. Naturalmente ciò significa che anche spiriti evoluti possono commettere errori; non saranno gli stessi e, in ogni caso, per il disagio dell’uso di un corpo al quale non sono preparati. Perché spiriti del genere non sono passati attraverso le varie fasi incarnative, e possono trovarsi anche in situazioni drammatiche.

   Vedete, io vi dico subito che è accaduto: spiriti evoluti che sono discesi in Terra per precise ragioni di ordine spirituale e che hanno avuto un’infanzia completamente difforme dalla loro altezza spirituale. Uno degli esempi è quello di Francesco d’Assisi. Ora, naturalmente, com’è possibile – voi dite – che un uomo a un certo punto, dopo una vita sbandata, si svegli una mattina e diventi Francesco d’Assisi? Lo è sempre stato, non è che lo è diventato dall’oggi al domani. Era sempre stato un Spirito grande che non si era ritrovato. Poi, improvvisamente, perché si ritrova? Perché a un certo punto, diciamo, quella fase di assestamento, di scompiglio, può equilibrarsi di colpo; di colpo l’equilibrio si forma e allora lo Spirito che è grande prende il sopravvento sulla materia che si è equilibrata.

    Certo, non si diventa evoluti nello spazio di una notte! E neppure si può diventare inevoluti, perché non si torna indietro. Diciamo che di esempi del genere se ne possono trovare tanti, anche se non tutti storicizzati.

D. – Per quanto abbia fatto una vita dissoluta, divertendosi ecc., Francesco d’Assisi non ha…

A. – Tu la chiami dissoluta e io la potrei definire di esperienza, per esempio. Ecco le diverse definizioni!

D. – D’accordo. Però quello che è importante, secondo me, è che nonostante tutto egli non abbia fatto – almeno così sembra – del male agli altri, anche in quel periodo iniziale…

A. – Questo non è poi molto vero. Diciamo che una vita dissoluta, senza nessun principio di ordine, finisce inevitabilmente per far del danno agli altri. Quindi non è questo il problema, perché certamente egli ha fatto del danno agli altri. Il danno, ripeto, non lo si fa soltanto con l’omicidio o con la violenza formale – a parte il fatto che Francesco d’Assisi fu anche violento, in un certo senso – ma diciamo che si può fare il male in tante maniere. Ma non importa, non è questo il punto. Quello che volevo dire è come un esempio del genere sia una conferma. Poi, si capisce, la sua struttura spirituale era così evoluta che, certo, nessuno gli è andato a chiedere conto del periodo dissoluto, perché si sapeva benissimo che, data quella evoluzione, a contatto con un corpo, non avrebbe potuto che far dei danni, dei guai, fino al momento dell’equilibrio che poi è venuto.

    Però ci sono anche dei casi di spiriti che non riescono a trovare l’equilibrio per tutta la vita, oppure spiriti ai quali una morte improvvisa toglie la possibilità di manifestare la loro evoluzione, sicché restano nel ricordo come esseri dissoluti, mentre non lo erano. Voglio dire che, insomma, voi non ne sapete proprio niente, osservando gli uomini non potete trarre giudizi. D’altra parte c’è anche il rovescio della medaglia: esseri che sembrano veramente buoni, buonissimi, in realtà non lo sono: sono soltanto degli esseri ammalati che agiscono facendo il cosiddetto bene sotto la spinta di tensioni dovute a malattie, a suggestioni o ad altri fatti; cioè non c’è l’autenticità del bene. Perché, vedete, c’è un’autenticità del bene e una del male. In un certo senso tutti e due, come valori, si equivalgono, perché sono fatti veramente con un’autentica intenzione spirituale, anche se il fine dello Spirito non è mai il male per il male, ma soltanto di provare e riprovare certe esperienze.

    È l’intensità delle esperienze che conta. Con ciò non voglio dire che le esperienze del bene siano uguali a quelle del male sotto un determinato profilo morale, anche se il discorso del profilo morale non mi piace affatto. Sul piano universale questo discorso è completamente inesistente. Sotto il profilo funzionale di un certo gruppo umano, si può invece considerare chi adopera il principio universale dell’ordine e chi non lo adopera ancora, finendo col fare del danno agli altri.

D. – Uno yogi, per esempio, con le pratiche di meditazione, riesce a percepire forme di autocoscienza non incarnata? e a che livello?

A. – Il livello in cui si pone è il livello della sua evoluzione. Naturalmente egli va veramente fuori dello schema materiale, quindi veramente percepisce come Spirito di quella evoluzione, come se non avesse il corpo.

D. – Perché i grandi iniziati hanno sempre ribadito l’idea dell’esistenza di entità malvagie, di forze chiamate demoniache?

A. – Diciamo che due sono le questioni che si pongono per gli iniziati. Prima di tutto facciamo conto della questione di terminologia: per loro erano demoniaci quelli che noi chiamiamo inevoluti; in secondo luogo, perché l’iniziazione ha in sé un grosso difetto, che è quello di considerare gli iniziati dei grandi uomini in confronto agli altri che non sono iniziati: una classe privilegiata, costituita da iniziati, che in un certo senso doveva guidare poi il mondo. Da qui la derivazione di tante altre classi di iniziati che fino ai vostri giorni probabilmente ancora ritengono di avere il predominio spirituale, di governo e di guida.

    Ora, non è vero niente. L’iniziazione non è sempre proporzionata all’evoluzione. È chiaro che bisogna avere un buon livello evolutivo, ma non necessariamente un alto livello evolutivo. Siamo d’accordo che non tutta la verità può essere diffusa e può essere detta, perché c’è chi può fraintendere; ma è pur vero che questo non costituisce, né deve costituire una divisione di classi! È soltanto questione di chi si trova in una certa situazione conoscitiva; e chi non c’è ancora e vi si troverà domani. Non ha importanza. Ora, il concetto di iniziazione era un concetto di tipo regale per cui veramente tutti coloro che stavano in basso erano la melma, erano da tenere a distanza, erano i demoni, erano gli inevoluti. Questa visione ha inciso profondamente, in maniera tale che, appunto, si era creata una netta divisione tra iniziati o grandi iniziati e, in un certo senso, la plebaglia spirituale, quelli che non servono a niente. Da qui poi deriva questa irrisione, questa distanza, tra l’uno e l’altro…

D. – Ma, allora, l’iniziazione come momento di presa di coscienza non esiste?

A. – Sì, ma questo non autorizza a ritenersi superiori agli altri.

D. – L’iniziazione deriva allora da un programma prestabilito? Altrimenti come si spiegherebbe, se non è un fatto evolutivo?

A. – È una questione di studio, di preparazione, di meditazione. Da un certo livello in poi si può agire su altri piani, ma non è che si sia fatta la scelta di essere iniziati. Intanto che significato ha di essere iniziati? Non dobbiamo dare qui un valore formale, perché nel campo dell’iniziazione, come in tutte le comunità religiose, pseudoreligiose o filosofiche, si è finiti col cadere nella pura politica e nel dominio economico. Questa è la verità.

1 La frase sembra riferirsi al testo evangelico di Giovanni 7, 24: <<Non giudicate secondo l’apparenza ma giudicate con giustizia.>> – Nota del curatore.