D. – La mia domanda parte da una frase di Einstein che riguarda l’aspetto, l’illusione che noi abbiamo della materia, la quale, in effetti, non è altro che una maggiore condensazione di energia in un minor spazio. Quindi mi riallaccio al discorso più volte fatto circa la necessità e l’esigenza dell’incarnazione, e comunque del contatto con i mondi materiali da parte dello Spirito, per assumere un’esperienza particolare, per verificare attraverso questo elemento di contrasto la propria individualità e personalità, per quindi procedere allo sviluppo della conoscenza universale.
Questa materia, in definitiva, non è altro che un aspetto formale che assume l’energia…
A. – No. L’aspetto formale dell’energia, va bene, inquantoché si tratta sempre di un’energia unica nell’Universo che assume aspetti differenti. Tuttavia, quando l’energia prima assume aspetti via via diversi, questi aspetti si differenziano da essa, e sono costretti a rispondere ad altre leggi. In altri termini, per “energia prima” bisogna intendere il principio della realtà.
Vedete, molte volte si parla di realtà, ma il vostro pensiero corre a un’idea molto astratta. la realtà per voi può essere l’esistente, il fatto che una determinata cosa ci sia, in contrapposizione a una inesistente, ma la realtà è in effetti il principio in base al quale Dio si estrinseca in un “al di fuori” di Sé, che non è una Sua limitazione, ma che rende possibile la compartecipazione dell’università di altre forme viventi indipendenti da Lui.
Che significa tutto questo? Significa che quando parliamo di realtà noi parliamo sempre di Dio, intendiamoci, ma parliamo soprattutto di un aspetto di Dio nel quale Lui è presente in maniera immanente, in quanto tutto è compreso in Lui; ma questa estensibilità di Dio consente alle altre forme viventi, e quindi agli spiriti, di poter svolgersi in quest’area, per così dire, di poter svolgere una propria vita autonoma. Questa estensione dell’io divino, o di una frangia dell’io divino, è la realtà: è cioè un’altra maniera di Dio di porsi a contatto con lo Spirito, ed è un’altra maniera di Dio di disporre una possibile esistenza degli spiriti. Quando diciamo questo avvertiamo il limite del linguaggio, ma voi dovete intendere Dio soprattutto come una forza la quale possiede in sé tutti gli attributi, gli infiniti attributi al sommo grado, cioè a un grado infinito. Naturalmente, nella realtà di Dio esistono tutta una serie di attributi alcuni dei quali non sono propriamente l’intelligenza di Dio, ma sono le altre parti – diciamo noi – di cui Egli è pure composto. In altri termini, poiché Dio esiste veramente e non solo come Principio, esiste in Lui un tipo di energia la cui sommatoria dà l’intelligenza divina, ma i cui elementi osservati in sezione, in particolare, sono elementi reali infiniti, ma non propriamente facenti parte di questa intelligenza. Voglio dire che, poiché noi ammettiamo per dato scontato che non può esistere cosa alcuna nell’Universo che non appartenga a Dio e che non sia stata creata da Dio, bisogna giocoforza ammettere che anche tutto ciò che apparentemente non svolge un ruolo intelligente deve essere stato creato da Dio. Il che lascia arguire con logica conseguenzialità che in Dio esiste anche la possibilità di creare forze o realtà che individualmente non posseggono intelligenza.
L’Universo, in fondo, ne è una prova. L’Universo non è intelligente; l’Universo è retto intelligentemente, ma non è intelligente. Nessun pianeta è autonomo, nessun sole si muove con libertà d’intento e di intelligenza. la regolazione di questa macchina è esterna agli elementi della macchina stessa, sicché essa si muove intelligentemente in virtù d’un principio e di leggi; principio e leggi che non dipendono dalla macchina, ma che dipendono da un’intenzione di Dio. Bisogna però ammettere che l’esistenza stessa dell’Universo, come realtà non intelligente in senso non individuale, deve corrispondere nella mente di Dio a una zona o a una realtà che è stata capace di proiettare l’Universo così com’è dato.
Dunque, da Dio emana anche forza che, come individualità, non possiede intelligenza ed è dunque soltanto un’energia che Dio tuttavia tutela e incanala attraverso una Sua precisa legge, rendendola formalmente intelligente. L’energia è sempre una, naturalmente, perché tutto parte da Dio. È come se voi diceste, parlando di voi stessi: la mia mano è intelligente. Direste una grossa sciocchezza: la vostra mano non è intelligente, il vostro cuore non è intelligente, le vostre gambe non sono intelligenti, ma si muovono intelligentemente perché c’è un cranio con un cervello che possiede una serie di qualità non più riscontrabili nella mano, nel braccio, e nel cuore. E così è l’Universo, di cui la testa potrebbe essere Dio.
Ma, dunque, come avviene nel corpo umano che una mano, un cuore fanno parte di una speciale fisiologia e patologia, perché ciascuno di essi può ammalarsi indipendentemente dal tutto e su di essi si può intervenire indipendentemente dal tutto con un medicamento, con un intervento chirurgico, così le parti dell’Universo si muovono autonomamente con la correzione e la finalità dovute alla grande Legge che il tutto avvolge.
Ed ecco dunque la necessità, come per il medico, di conoscere non soltanto il sistema nervoso, ma anche la fisiologia di una mano o la fisiologia di un cuore; ecco dunque per lo Spirito la necessità di dover discendere a contatto di parziali strutture, che pur evocando la grande struttura, cioè pur essendo queste strutture sempre in equilibrio con questa legge generale dell’Universo, pur si muovono in un’autonomia e in un’intelligenza che necessita conoscere.
Ecco perché, pur essendo la materia nient’altro che un’energia, è tuttavia un’energia la quale sottostà a leggi particolari che non ritroviamo sempre nell’Universo. e infatti io portai il banalissimo esempio di una goccia d’acqua: una goccia d’acqua voi la potete trovare soltanto sulla Terra, là dove l’idrogeno e l’ossigeno in una certa combinazione vi danno l’acqua. Lo Spirito, questa esperienza della goccia d’acqua – ed è un esempio tra mille – può averla soltanto venendo sulla Terra; fuori della Terra non c’è acqua, e può darsi che su altre migliaia di pianeti nell’Universo o galassie non esista acqua, perché non esiste quella possibilità di combinazione dell’idrogeno e dell’ossigeno (È naturalmente solo un esempio al limite. L’Entità Andrea sa benissimo che su altri pianeti l’acqua esiste. – Nota GdS.).
E così le varianti sono innumerevoli. Lo Spirito, naturalmente, non percorre tutte le varianti, altrimenti il suo cammino sarebbe enormemente laborioso, ma gli interessa prendere nota, cioè poter avere un quadro fondamentale di alcune esperienze tipiche e di alcune manifestazioni tipiche dell’Universo materiale: finite le quali esperienze, lo Spirito abbandona quest’aspetto materiale dell’Universo e si dedica esclusivamente all’altra problematica, la quale veramente ha un’estensione infinita, contrariamente a quella materiale che non ha un’estensione infinita. Perché è vero che l’Universo è infinito anche come struttura materiale, pur tuttavia le sue varianti sono estremamente semplici rispetto a quelle dell’Universo spirituale. Sicché lo Spirito può aver interesse, naturalmente, per incontrarsi con altri tipi di energia; ma, intendiamoci, noi preferiamo parlare dell’Universo materiale come di un relativamente infinito, mentre parliamo sempre a ragion veduta di un Universo autentico che è quello spirituale: spirituale che si definisce solo nell’intento di legarlo allo Spirito. Esso è veramente infinito in senso assoluto, perché è, direi, la realtà nella quale si ritrova la matrice di Dio.
D. – Possiamo sintetizzare questo concetto, cioè questa differenza di qualità ricordando appunto che all’Universo, in quanto realtà non intelligente, si applica solo il principio di trasformazione, mentre allo Spirito si applica quella di evoluzione, a ciclo aperto.
A. – Sì.
D. – Ora, tutto questo come si collega con l’altro concetto, che è stato recentemente esposto, dell’aspetto passivo e dell’aspetto attivo di Dio? Perché non so se per ragioni puramente indicative, è stato fatto coincidere, in un certo senso, l’aspetto dell’Universo materiale con quello passivo e quello dell’Universo spirituale con quello attivo. In linea teorica le due cose dovrebbero però essere ugualmente indeterminate, se non infinite. Ci sarebbe da chiarire questo passo.
A. – No. Francamente direi che non c’è opposizione in tutto questo. Si capisce che l’Universo materiale in un certo senso rappresenta parzialmente l’aspetto passivo di Dio, ma ne è in fondo anche l’aspetto attivo. Diciamo che il problema di Dio è un problema multiforme. Quando parliamo di aspetto passivo di Dio, parliamo di quella parte, diciamo pure passiva, la quale rappresenterebbe
la realtà stessa di Dio, della quale Dio non ha francamente una possibilità di utilizzo. Ma questo bisognerebbe approfondirlo, perché, vedete quando si parla di Dio, si parla di una forza la quale di per sé non è dimensionata, la quale quindi non ha una breccia attraverso la quale entrare, proprio perché la sua estensione è infinita. Dio lo ritroviamo dappertutto, ma non perché Egli vada dappertutto ma perché Egli è dappertutto, sino al punto da farci concludere con un’altra possibile definizione e cioè che nessuno si è mai mosso da Dio, mai. Noi parliamo di creazione e nell’usare questo linguaggio, specialmente la vostra mente corre subito all’idea di qualche cosa che si stacca da Dio, che dunque va all’esterno, fuori di Dio. Dio crea l’Universo, crea lo Spirito: questo Spirito sembra staccarsi da Dio e andare da qualche parte, dal momento che parliamo di autonomia, di libertà dello Spirito. Sono tutte visioni piuttosto false. La verità è che noi non ci siamo mai allontanati da Dio, e nel momento in cui parliamo, stiamo parlando, e siamo qui tutti insieme, continuiamo a essere in Dio; e non è neppure molto difficile capir questo, perché è anzi perfettamente coerente e logico. Poiché Dio è infinito Egli non crea mandandoci fuori dal suo mondo, perché Egli non ha creato un altro mondo per noi. Egli ci ha soltanto emancipati, resi indipendenti da Sé, dando a ciascuna delle nostre forze una individuazione. Cioè, in altri termini, noi siamo una parte stessa di Dio resasi autonoma in virtù di una Sua precisa volontà, o probabilmente di una Sua necessità: questo, forse, non lo sapremo mai con certezza assoluta. Ma tutto porta con evidenza a concludere che noi non ci siamo mai mossi dalla Divinità, e che la Divinità ci avvolge sempre, e che sarà sempre così. Perché immaginiamo poi veramente così questo enorme Padre divino che sempre ci tiene dentro di Sé. E non è soltanto una figurazione, direi, romantica, accademica, filosofica o teologica, ma una precisa constatazione dell’infinito: noi non ci siamo mai portati al di fuori di questo infinito.
E dunque, quando parliamo di Dio, parliamo di un Dio esterno che è solo “relativamente“ esterno a noi. Siamo noi stessi, diciamo, a essere parte di Dio come spiriti, come Sua creazione, e l’Universo stesso e l’infinito stesso lo sono.
L’aspetto passivo di cui si diceva poco fa, riguarda piuttosto l’energia divina, cioè questa realtà di Dio, di cui Dio non può fare a meno. Sembra, o sembrerebbe, per meglio dire, che Dio stesso risultasselegato, incatenato a Se stesso: in altri termini, Dio non può vietarsi di essere Dio; Dio non ha il potere di annullare Se stesso, questo è un potere – che a mio avviso – Gli deve essere vietato, perché – e in ciò rientra anche il concetto di passività di Dio – nel pensare al suo annullamento, alla distruzione della Sua struttura, si deve necessariamente pensare a un vuoto che ricolmerebbe la Sua esistenza dopo la Sua morte, dopo la Sua distruzione. Ma il vuoto pensato da Dio non sarebbe altro che Dio stesso. E perché? Perché Dio pensando al vuoto non può vietarsi di pensare a questo vuoto come a una Realtà, perché tutto ciò che Dio pensa è contemporaneamente una Realtà, perché la vita Egli non la prende fuori di Sé, ma la trae da Sé nella stessa formulazione del pensiero. Il pensiero di Dio è già Atto, è già Realtà, è già Creazione, e dunque anche il vuoto o il nulla che dovrebbero prendere il posto di Dio non avrebbero altro che la Sua stessa rappresentazione, con tutti i Suoi attributi e la Sua stessa specificità. (In altri termini Dio “autocreerebbe” il “vuoto” come Sua “nuova e altra” realtà, non annullerebbe cioè Sé stesso, in un certo senso la Sua “sostanza e realtà”non è annullabile in quanto è un esistente oggettivo. – Nota del Curatore.)
Un limite di Dio potrebbe essere dato dalla Sua indistruttibilità. Intendiamoci, è una impossibilità che ci rende particolarmente lieti, particolarmente felici, certamente, ma d’altra parte diciamo pure che Dio avendo dato a ciascun essere autonomia e intelligenza non avrebbe più il diritto di operare una cancellazione. Non avrebbe più questo diritto, in quanto – ed ecco ancora uno degli aspetti passivi di Dio – l’atto della creazione è un atto intelligente infinitamente preciso e perfetto. Una perfezione, in quanto assoluta, può essere rotta, frantumata, distrutta, soltanto con una motivazione altrettanto perfetta, altrettanto precisa e altrettanto infinita. E una motivazione di siffatto genere dovrebbe riconoscere un errore, altrimenti non vi potrebbe essere liceità in un intervento distruttivo di Dio sulla stessa creazione se non esistesse un presupposto di errore: presupposto di errore che noi non possiamo nemmeno lontanamente supporre in Dio. Cioè, è scontato in partenza che Dio non può sbagliare. E non può assolutamente sbagliare anche se volesse, perché la Sua struttura intelligente è conseguenzialmente matematica, logica (non di una matematica terrestre), cioè secondo una successione estremamente logica di rapporti tra idee semplici, attraverso la cui costruzione l’errore è impossibile. Questa impossibilità di errore di Dio è la salvaguardia dell’esistenza; e in virtù di questa impossibilità che noi abbiamo la certezza assoluta che non moriremo mai. E questo che ci dà tale garanzia, la Sua impossibilità di errore.
Noi non abbiamo il minimo dubbio che Egli, avendoci creati, possa aver compiuto un errore, e poiché la conseguenza è che non può essere distrutto ciò che è fatto, ecco che noi abbiamo due certezze, prima, la nostra distruzione, come spiriti, è impossibile; in secondo luogo, è altrettanto impossibile l’autodistruzione di Dio. Questo garantisce la vita nell’eternità; ed ecco che la realtà di questo infinito prende corpo.
Ma come abbiamo noi tale certezza? Da che cosa ci viene la certezza che la distruzione è impossibile e che non c’è errore? Potremmo ingannarci. Potrebbe, a un certo punto, subentrare un errore o, perlomeno, noi potremmo esistere e non sapere che invece c’è stato un errore e che a un certo punto scatterà una legge di annullamento di tale errore. Ma ecco che subentra un’altra possibilità di controllo e di ragionamento.
Noi viviamo da molto e molto tempo, un tempo veramente lungo. Assieme a noi vivono miliardi, miliardi e miliardi di spiriti, che vivono, secondo il vostro tempo, da miliardi, miliardi e miliardi di secoli. E accanto a questi altri vivono altri spiriti da miliardi, miliardi e miliardi di secoli (È ipotizzabile da questi ordini di grandezza temporale che Andrea non si riferisca più all’Universo astronomico o materiale bensì a una dimensione spirituale non correlabile a questo. – Nota del curatore.). Ciascuno di noi e gli altri, abbiamo accumulato un’enorme somma di esperienze, di possibilità di controllo, di osservazioni, di introspezioni; perché ci siamo preoccupati anche noi di questo problema, credeteci, perché è un problema che riguarda direttamente lo Spirito. Non riguarda voi che siete in Terra, che morirete e diverrete come noi: è un problema che riguarda tutti quanti noi spiriti. Quindi, pensate forse che non ci siamo preoccupati di controllarlo? Appena ha raggiunto una certa maturità lo Spirito va a controllare questi elementi, perché vuole assicurarsi della propria esistenza, della propria vita. Quindi abbiamo fatto dei controlli, delle ricerche; abbiamo accumulato una conoscenza che tra miliardi e miliardi di spiriti che vivono da tanto e tanto tempo, è diventata una conoscenza enorme. Non raggiunge e non raggiungerà mai quella di Dio, tuttavia è ragguardevole, vi assicuro.
Ebbene, la prima risposta che è venuta è questa: da che esiste lo Spirito non si è mai verificato un solo caso di distruzione di uno Spirito, non si è mai verificata la sottrazione di uno Spirito dall’Universo; ma, al contrario, si è verificato sempre e costantemente, in base a una precisa legge, un continuo accrescimento qualitativo degli spiriti, quindi di evoluzione, e quantitativo come numero. Non si è mai verificato la distruzione di principi o di leggi, salvo le leggi occasionali legate a strutture materiali che, essendo cessate, non hanno reso dunque necessaria la continuità di certi rapporti.
Ora, questa certezza che riguarda soltanto lo Spirito e che viene da un’esperienza comune ci ha tranquillizzati, soprattutto considerando che lo Spirito è in costante accrescimento, contrariamente alla struttura universale la quale nelle singole parti è in costante decrescita, per così dire. Cioè, gli universi nascono, si sviluppano e muoiono. Le galassie sono destinate alla morte, e questa morte noi la vediamo nel momento in cui nasce la galassia: sappiamo che è destinata a morire. Come quando vediamo un bambino che nasce sappiamo che come essere umano dovrà morire. Il principio di morte, inteso poi come principio di trasformazione s’intende, perché la galassia diventa qualcos’altro, quando si trasforma. Ma il principio di trasformazione, di decadenza e di morte apparente, diciamo pure, dell’Universo, è un principio che non esiste nello Spirito, nella struttura dello Spirito. E poiché siamo andati a verificare la struttura dello Spirito e abbiamo visto che le singole parti di energia che costituiscono il nucleo dello Spirito sono parti infinite, cioè non soggette ad arresto di sviluppo, non soggette a diminuzione, ma sono invece costanti in un tempo enorme (In questo contesto sarebbe stato necessario porre delle domande; principalmente in cosa consistano “ le singole parti di energia”, in quanto sembrerebbe che lo Spirito sia un agglomerato e non una struttura unica. Le domande sarebbero state fondamentali e importantissime. – Nota del curatore), bene, tutto ciò, vi assicuro, ci ha dato la certezza assoluta che la vita dello Spirito è veramente immortale.
Poi c’è stato quello che poteva essere l’esame di questo Dio, perché non crediate affatto che gli spiriti siano degli esseri ossequienti alla legge di Dio. Lo Spirito, vi assicuro, gli spiriti sono molto combattivi da questo punto di vista. Noi siamo andati a controllarcelo questo Dio, del quale sulla Terra avevamo sentito parlare, e di cui da spiriti sentivamo oscuramente la presenza. Bene, siamo andati a fare certe verifiche e da queste verifiche abbiamo tratto la convinzione dell’esistenza di questo Dio; l’amore per Dio, il cosiddetto amore, è venuto dopo: quando abbiamo capito, quando abbiamo visto, quando abbiamo soprattutto capito una cosa fondamentale, e cioè che tutta la legge di Dio, ma soprattutto il Principio di Dio, pur essendo noi in Lui, si è manifestato e si manifesta sempre a favore nostro. Non esiste una minima possibilità di trovare un principio contrario. Sembra che Dio, nell’emanare lo Spirito, nel creare noi, forze intelligenti, abbia provveduto dall’eternità, come secondo una riserva mentale, a farci una legge estremamente favorevole. Ed ecco che dopo questa comprensione, e a questo punto, nello Spirito sorge l’amore per questo Essere, diciamo pure sconosciuto, questo Essere il quale veramente si è, come dire, “smembrato” per operare una creazione (È comunque esclusa in modo assoluto l’idea panteista. – Nota GdS.), per dare a noi la possibilità, a noi parti sue, o come meglio si vuol dire, di fruire di questo ordine, di provare queste percezioni di armonia dell’ordine, di avere la percezione della realtà e dell’esistere che dà una profondissima emozione spirituale. Quando si riesce ad avere e a fermare nella propria mente questa intuizione, allora di tutto questo lo Spirito rende grazie attraverso un automatico istinto, che non si chiamerà più amore, per lo Spirito, ma che è tendenza di tutta la sua struttura verso questo enorme Padre, verso questa così inconsueta realtà che è intelligente e che non è la realtà dell’Universo o le grandi leggi che muovono i meccanismi delle galassie, ma che è questa realtà placida, solenne, che si manifesta attraverso una giustizia sempre enormemente buona al punto da non sembrare quasi più giustizia tant’è favorevole allo Spirito.
È questo che accade allo Spirito.
… Alcuni di questi aspetti noi li chiamiamo gli aspetti passivi di Dio, tanto per fare delle suddivisioni teoriche. È chiaro che il problema di Dio è un problema molto grande: è un problema che non è chiaro in tutte le sue sfaccettature, ma allo Spirito interessa porre saldamente almeno alcune di queste premesse nel suo rapporto con Dio. Queste certezze, queste sicurezze assolute, queste costruzioni un po’ asimmetriche, ma in ogni caso costanti, che pongono in atto un rapporto di sicurezza tra sé e questo Dio, tra sé e gli altri esseri spirituali, tra sé e l’Universo materiale.
D. – Gli uomini hanno costruito degli apparecchi che hanno permesso loro di parlarsi e di vedersi da un continente all’altro. Ciò posto, domando: è possibile creare un apparecchio che dia la possibilità ai disincarnati di comunicare con noi più facilmente mediante questo fantastico e immaginario apparecchio, magari unito a un medium?
A. – Vedi, in teoria non sarebbe impossibile, perché in effetti si tratterebbe di riprodurre tutta una serie di possibilità umane, appunto quelle medianiche, e naturalmente portarle in uno schema elettrico. Il fatto è che praticamente voi non conoscete quasi niente di questa medianità: è questo il punto. Teoricamente io non lo escluderei un apparecchio del genere, ma non vedo come si potrebbe realizzare praticamente.
D. – Per esempio, sono stati fatti degli esperimenti, con i quali sono state ottenute voci di trapassati incise su nastro magnetico. Ma non so quanta veridicità ci sia in questo.
A. – Su nastro magnetico… Su nastro magnetico si deve presupporre, in un certo qual modo, che ci sia un passaggio di segnali e che questi segnali possano colpire un nastro, una pellicola sensibile, con la presenza però di un medium inconsapevole o della persistenza di un certo tipo di magnetismo nell’ambiente. Cioè bisogna che ci sia qualcosa che trasformi questo segnale dello Spirito, il suo pensiero praticamente, perché si tratta di un pensiero che non si trasmette attraverso un cervello. Non c’è una risonanza bioelettrica di tipo cerebrale, ma c’è soltanto il pensiero puro. Però è molto probabile che in casi del genere lo Spirito si accompagni a tutta la struttura dell’anima che conserva un pensiero come linguaggio umano. Un tale pensiero può contenere ancora delle tracce bioelettriche perché, come sappiamo, l’anima non è altro che il risultato di una serie di sovrastrutture psichiche, ancora a livello bioelettrico. Allora è possibile che ciò vada a influenzare un apparecchio, sempre tramite una forza che deve essere nell’ambiente, o in presenza di un apparecchio che sia predisposto per creare o che abbia creato involontariamente qualcuna di queste forze.
Comunque è una strada di un certo interesse, sulla quale si dovrebbe lavorar molto. Bisogna però avere le idee molto chiare, altrimenti ciò diventa un po’ come la pietra filosofale, per cui si perde una vita intera senza concludere niente.
In ogni caso diciamo che in linea di principio ciò non è impossibile, anche se il tutto troverebbe una certa resistenza di ordine spirituale. Voglio dire che voi potreste captare molti lembi di anime (Ricordiamo che dopo la morte l’involucro animico può cominciare a disintegrarsi o, comunque, a ridursi. – Nota GdS.), entità di più bassa evoluzione. Voglio dire che questi fenomeni un po’ di riporto di tipo spirituale, potrebbero essere captati. Fenomeni più importanti per il momento non ne vedrei. È un problema che sorgerebbe in seguito, come tutti i problemi spirituali che spesso sorgono quando si verifica l’occasione. Voglio dire che in linea di principio le comunicazioni non si diffondono senza un’accettazione da parte del mondo spirituale, altrimenti avremmo provveduto già noi, così, provocando una serie di medianità in tante persone per tutto il mondo. E invece ciò non si verifica, cioè il rapporto tra voi e noi è consentito solo a certe condizioni, perché voi finché siete sulla Terra dovreste, in linea di massima, vivere la vostra vita umana, ignorando alcune cose. Poi, si capisce, si stabiliscono eccezioni, e in fondo anche noi non desideriamo che viviate nella completa ignoranza. Ed ecco che allora vi è stata dall’inizio della Terra tutta una serie di messaggi alcuni dei quali hanno avuto le loro incarnazioni religiose: dal Cristo a Maometto, dai profeti a tutti gli altri, perché a un certo punto si è inteso aiutare questo Spirito che veniva in Terra, per fargli trovare qualche traccia, perché non risultasse completamente avulso dal suo mondo spirituale, e smarrito sulla Terra.
Però, un’eccessiva insistenza di questi messaggi può non essere favorevole per l’uomo. Anche questo è un problema da discutere, tanto più che voi lo sapete bene: i grandi messaggi che ci sono stati sulla Terra hanno trovato sempre gli uomini con le orecchie da mercante. Gli uomini hanno continuato a fare il loro comodo anche dopo la venuta di Cristo, dopo la sua morte. Quindi, come vedete, i messaggi servono a poco e a pochi: servono soltanto a quelli che sono già predisposti a riceverli (I “morti” a cui si riferì il Cristo in Matteo 8, 21 erano evidentemente coloro che non avrebbero recepito il messaggio per loro volontà o incapacità, in ogni caso il Cristo vi scorgeva una condizione di immaturità e carenza evolutiva di fondo. – Nota del curatore.). D’altra parte, per quelli che sono già predisposti a riceverli direi che non ci sarebbe neppure bisogno del messaggio. Comunque a costoro è giusto che si dia qualcosa di più: ed ecco alcuni messaggi di natura spiritica, ecco alcuni profeti, ecco alcuni maestri, alcuni filosofi che servono così a puntualizzare certe situazioni. Ma le generalizzazioni non danno risultati. È bene seminare, naturalmente, perché il numero degli spiriti e la loro qualità varia: far trovare ad altri alcune cose già fatte, predisposte, è un’opera che deve esser fatta. Ed ecco la necessità di certi messaggi. Ma creare una comunicazione continua tra noi e voi, non so francamente se questo potrebbe essere accettato. A un basso livello sperimentale, cioè come captazione di queste strutture animiche, raggiungere una relativa certezza di una sopravvivenza, sì, ma oltre? Oltre non lo so: vedrei anche alcuni pericoli, non per voi, s’intende, ma soprattutto per gli spiriti, Per l’uomo no. L’uomo, lo so, sarebbe enormemente avvantaggiato da tutto questo: è chiaro. L’uomo raggiungerebbe la sicurezza che vivrà anche dopo, e raggiunta questa sicurezza si metterebbe l’anima in pace e potrebbe anche continuare a fare il suo comodo. Voglio dire che, in fondo, questa paura della morte – come si diceva nell’ultima seduta – rappresenta un ostacolo insuperabile e rappresenta un freno; molto più che tutte le religioni è la morte in sé che fa paura, come spegnimento.
Comunque, da parte vostra e doveroso, potendolo, tentare il tutto per tutto per fare avanzare la vostra conoscenza. È doveroso, e molte volte la ricerca scientifica dell’uomo può trovare anche appoggi, cioè si può trovare la chiave perché voi possiate avere quello che chiedete e si possano salvare nel contempo i principi spirituali. Ma tocca a voi infrangere la resistenza del nostro mondo. Perché lo sforzo di infrangere le resistenze costituisce anche un motivo perché le resistenze stesse cadano. Cioè, voi così dimostrate, in fondo, anche al mondo spirituale, di aver raggiunto una certa maturità, perché certe ricerche si fanno soltanto quando si raggiunge una certa maturità; quando non la si raggiunge i risultati non si ottengono. È una questione di passione e la passione, spesso, contiene maturità.
D. – Esprimo un ringraziamento per tutti questi insegnamenti da parte di tutti.
A. – Ma questo è ben poco: non devo essere ringraziato per questo. Ancora una volta io devo mettere in evidenza una cosa: che voi siete qui perché avete le qualità per essere qui, altrimenti nessun richiamo e nessun Maestro vi avrebbero fatto venire qui. Voi siete qui perché ne avete le qualità, e cioè avete raggiunto nella vostra vita un grado di maturità, un grado di evoluzione, un grado di comprensione che vi porta a questo, e quindi è il vostro Spirito che essendo maturo è venuto qui. Bisogna quindi che voi siate grati al vostro Spirito: ma soprattutto ricordate che il vostro Spirito siete voi. Siete riusciti, nel corso della vostra vita, delle vostre esperienze – di questa e di altre – siete riusciti a raggiungere una certa qualità spirituale, ed è quindi per questa ragione che siete qui.
Io poi non faccio altro che trasmettere, come tutti gli spiriti, quello che so, e che contiene una verità che non ho fatto io. E ancora una volta va ringraziato solo Iddio.
D. – Da cosa può dipendere che molti individui fanno esperienze tristi di ordine morale e altri, invece, di ordine materiale? Cioè che molti hanno sofferenze atroci nel corpo e altri nell’anima?
A. – Dunque, ciascuno viene sulla Terra con una traccia di esperienze da fare, con un programma minimo. Questo programma viene scelto prima della vita, viene concordato con lo Spirito Guida o con altri e molte volte questo programma viene fatto nella materia, cioè con esperienze pesanti di tipo materiale che spesso rappresentano la continuità di una vita precedente o che servono a riequilibrare e completare certe conoscenze della materia. Molte altre volte questi accidenti della materia sono occasionali. Lo Spirito venendo in Terra li accetta incondizionatamente e non può fare a meno di accettarli. È una condizione dell’incarnazione, quella di accettare la Terra e il corpo. Molte volte lo Spirito lo sa che il corpo sarà malato, perché se ne accorge nel momento in cui nasce. Se ne accorge o gli viene detto che questo corpo in embrione, questo feto è destinato a essere malato per tutta la vita, oppure perché le condizioni familiari sono tali che ti porterai dietro per tutta la vita una serie di guai dipendenti soltanto dall’educazione che riceverai. Perché poi c’è anche questo da dire: la gran parte dei guai ve li cercate voi; sì, il corpo si ammala, siamo d’accordo, ma molte volte non è tanto il corpo ammalato quanto la mente. Voi sapete che un dolore è variabile da una persona all’altra: se uno di voi si taglia un dito può lanciare un urlo; lo stesso dito può tagliarselo un’altra persona e non farci neppure caso, perché c’è una soglia del dolore che varia. La soglia del dolore dipende dal sistema nervoso, non dipende da un fatto organico; quindi molte volte voi soffrite più del necessario, e non soffrireste affatto se aveste un sistema nervoso normale. Ma il sistema nervoso normale non ce l’avete, perché provenite tutti quanti da famiglie le quali hanno impostato la vostra educazione in una maniera sbagliata. E questo per generazioni e generazioni: non è colpa dei vostri genitori o dei vostri nonni o dei vostri avi; si tratta di colpe collettive, dovute a una cattiva impostazione dell’educazione, della famiglia dello sviluppo dell’adolescente. Quindi voi oggi soffrite di mali pseudo spirituali e di mali materiali, spesso potendoli evitare e non riuscendo a farlo.
Vedete, i mali spirituali sono tutti mali da ignoranza. Il male spirituale che significa? Diciamo piuttosto male psichico, male psicologico, un’emozione psichica. Ma spirituale che significa? È sempre di una pseudo spiritualità che si tratta. Lo Spirito non soffre: lo Spirito è un intoccabile, in fondo. Lo Spirito vostro, se potesse parlare, in questo momento direbbe chiaramente che a lui di tutti i vostri accidenti non gli interessa proprio niente. Soltanto che questo Spirito deve manifestarsi attraverso la vostra coscienza, attraverso il vostro sistema psichico, e può trarre esperienze soltanto attraverso questo filtro che è il cervello e la psiche. Tutti i travagli non interessano tanto lo Spirito quanto la vostra psiche; allo Spirito passano soltanto le informazioni, il succo delle vostre esperienze. Però molte volte, lo Spirito per sua ignoranza, perché anche lo Spirito tante cose non le sa, può essere travolto da emozioni di tipo psichico. Ma queste sono pochissime. Voi dite: “ma una persona può soffrire perché gli muore un proprio caro: questa è una sofferenza spirituale”. Sì e no, francamente; sì e no, perché lo Spirito come tale in sé lo sa, lo sa bene che la morte non esiste e quindi non può soffrirne perché lui stesso è uno Spirito. È come se voi diceste a me: “Andrea hai paura della morte?”. Io dovrei riderci sopra a questa domanda: non posso aver paura della morte. E perché dovrebbe averla il vostro Spirito? Come Spirito è tale e quale a me, e non può aver paura perché ha la conoscenza della sopravvivenza, ma il corpo questo non lo sa. La vostra psiche soffre perché è morta una persona cara: questa sofferenza può travolgere nella pena anche lo Spirito, ma si tratta di una cosa molto relativa. In realtà è la vostra psiche, cioè la vostra anima, è la vostra struttura animica che si contorce nella sofferenza per un difetto di informazione, perché vi manca la conoscenza della sopravvivenza. Quindi le sofferenze spirituali dipendono quasi tutte da ignoranza.
Vi sono altri tipi di emozione, è chiaro, non c’è solo la morte. Si può anche soffrire per un amore andato male, come voi dite, una pena d’amore, perché l’amore può causare un rapporto tra esseri spirituali e quindi il distacco può creare una disarmonia spirituale. L’amore autentico tra due persone è un incontro anche tra due spiriti. Ecco, io direi che una differenza spirituale sta più nell’amore che nella morte, perché qui il distacco è un distacco autentico tra due spiriti. Si badi bene che è un distacco che può continuare anche dopo la morte. Spiriti di diversa evoluzione possono non incontrarsi da questa parte e allora il distacco può essere autentico, mentre un eventuale incontro sulla Terra, la persistenza dell’unione, potrebbero talvolta bilanciare anche certe evoluzioni, spingendo all’equilibrio l’uno o l’altro Spirito e quindi aversi una conservazione del rapporto anche dopo la morte. E il discorso qui si potrebbe allungare. In ogni caso il perché di fondo di tutto questo sta soprattutto nel carattere evolutivo. Ciascuno nella propria evoluzione sceglie e va incontro alle esperienze che gli sono più congeniali. Queste scelte non vengono svolte a livello cosciente (Cosciente “umano”, s’intende. – Nota GdS.), e guai se fosse così! Vi scegliereste tutti quanti esperienze belle e simpatiche secondo la Terra, ma ciò viene svolto a livello degli interessi spirituali. A questo livello le esperienze spiacevoli sono altrettanto valide di quelle piacevoli. Lo Spirito non tien conto della modalità di svolgimento, e anche se tutto si ritorce contro il corpo, allo Spirito ciò non interessa granché, perché egli mira lontano. Questo è il punto.
D. – Allora esiste il caso?
A. – Il caso esiste soltanto per tutta quella serie di accidenti che provengono dalla materia. In questo senso sì. Cioè lo Spirito, prima di venire in Terra, accetta tutte le conseguenze della materia; deve accettarle, altrimenti gli viene inibita l’incarnazione: quindi deve accettare, non so, di prendere il raffreddore, di prendere la bronchite, che gli faranno male i piedi, che gli verrà un dolore reumatico, che gli cadrà una tegola in testa, che le persone che conosce
moriranno; che soffrirà per la morte dei nonni, dei genitori. Cioè, sono fatti inevitabili che non rientrano in una stretta esperienza, sono fatti conseguenziali alla vita che lo Spirito deve accettare e che sono in parte dovuti al caso, soprattutto perché lo Spirito non lo sa in anticipo. Non sa quando verrà la morte della madre, la sofferenza; non sa quando gli verrà il raffreddore o la tegola in testa; non lo può sapere, nessuno può prevedere queste cose, che sono dovute al caso, ma sono dovuti al caso solo alcuni eventi, riferiti, direi, a quell’individuo. Ma se guardiamo bene da vicino molte altre cose non sono dovute al caso. La morte della madre, per esempio, o del padre, è regolata dalla vita di quella madre, in fondo, lui, come Spirito, va a immettersi in una vita già esistente: la vita degli altri, che già esiste e che segue il suo corso; quindi la vostra vita s’incrocia con i destini, le scelte e i programmi degli altri. È chiaro che i programmi degli altri possono prevedere altrettante tegole in testa agli altri, che diventano i vostri cari semplicemente perché voi siete nati lì, altrimenti non sarebbero i vostri cari. E diventano i vostri cari che subiscono quelle esperienze che di rimbalzo subite anche voi. Voglio dire che ognuno di voi è un estraneo in una folla che già esiste sulla Terra. È chiaro che deve subire queste leggi di casualità che colpiscono gli altri, deve subirle per forza, non si possono evitare queste cose.
Ed ecco perché lo Spirito accetta l’inevitabile della Terra: non può farne a meno. Quindi, sì, molte cose moltissime cose accadono che non sono state previste dallo Spirito, non sono state volute dallo Spirito, ma le dovete subire per il solo fatto di vivere.
D. – Il caso nel mondo dello Spirito esiste?
A. – Non esiste, perché infatti ciascun evento che si verifica anche per l’essere incarnato, è a sua volta previsto. Per lo Spirito, poi, fuori della Terra, il caso non esiste. Soprattutto non esiste il caso come evento imprevedibile: tutti gli eventi sono prevedibili. Sì.
D. – Le esperienze del trapasso che hanno fatto coloro che ci hanno preceduti, non potrebbero (se noi ne venissimo a conoscenza) giovarci per quando verrà il nostro turno?
A. – Si e no. Lo Spirito ha due esperienze fondamentali che in ogni caso da sole varrebbero quasi tutta la vita: quella di nascere e quella di morire. Sono due esperienze molto importanti per lo Spirito: una è l’impatto che ha con la materia, con la Terra, e l’altra è quella della separazione. Voglio dire che si tratta di due fenomeni, la vita e la morte, che l’essere deve affrontare da solo con la somma delle esperienze che riuscite ad accumulare nel corso della vita. La somma delle informazioni che ha invece della morte possono talvolta giovargli, si capisce, ma non sono strettamente necessarie. Certamente, saperne qualcosa di più aiuta a morire meglio: in ogni caso aiuta a morire con più tranquillità. Ma già avere una fede, già avere un benessere interiore, significa poter morire meglio quando verrà il vostro turno. Tutto quello che comunque volete sapere sul trapasso e sulla morte io posso dirvelo. Non avete che da chiedermelo.
D. – Alcuni di coloro che ci hanno preceduto nella vostra dimensione hanno raccontato che per molto tempo non hanno compreso di essere morti e che sono vissuti così, in uno stato d’incoscienza, anche per secoli. E sono vissuti nel terrore vedendo il loro corpo in sfacelo. Ciò lo dice anche Allan Kardec. È vero questo?
A. – Evidentemente qui c’è stata una confusione tra anima e Spirito, che sono due cose differenti. Purtroppo, nel passato, si è parlato indifferentemente di anima e Spirito per intendere la stessa cosa, mentre invece si tratta di due cose ben diverse. Voi sapete che lo Spirito è l’essere immortale, l’essere infinito creato da Dio; l’anima, invece, è finita, è soggetta a morte. Ma la morte dell’anima, appunto, non avviene subito. L’anima può persistere per molti e molti anni, può accompagnare lo Spirito nelle diverse incarnazioni. L’anima, cioè questo complesso animico, è costituita da elementi materiali, psichici soprattutto. L’anima a un certo punto si allontana dallo Spirito o, per meglio dire, lo Spirito, raggiunta una certa evoluzione, si sbarazza di questo involucro che è l’anima, ed essa tende a precipitare, a essere attratta dalla Terra. Quest’anima è in grado di poter conservare un’autonomia, con un tipo d’intelligenza un po’ paranoica, direi quasi dissociata, che talvolta può essere captata dal medium o può essere captata da quelle macchine di cui si diceva prima (L’Entità Andrea si riferisce ai registratori a nastro magnetico, con ciò confermando la consistenza per così dire “elettromagnetica” dell’involucro animico, elemento che egli indica appartenere ancora al campo materiale. – Nota del curatore.). Si tratta di una larva, di un guscio praticamente, il quale può aver anche dato o che può dare delle informazioni completamente sbagliate. Quest’anima, poiché non ha lo Spirito, ha sensazioni di paura perché si sente morire, si sente sgretolare; questa lucidità, perché più che intelligenza la chiamerei lucidità, è destinata a frantumarsi un po’ alla volta, a dissociarsi e, molte volte, passa un tempo lunghissimo. In ogni caso accade che anche lo Spirito, appena muore il corpo, non abbia subito la percezione della morte. Questo può accadere: lo Spirito non si rende conto subito di essere trapassato. Ma questo periodo d’incertezza dura poco, cioè intendo uno spazio di ventiquattro ore; poi capisce che è morto. Quindi, ciò che vi è stato raccontato deve riferirsi a queste strutture animiche, ma non allo Spirito inteso come forza autonoma di tipo divino, immortale. Perché la confusione tra anima e Spirito è una confusione che c’è sempre stata; ed è invece importante fare questa distinzione.
D. – C’è da dire che “Il Libro degli Spiriti” di Allan Kardec, al quale si riferisce (la precedente domanda. – Nota del curatore) risulta dall’unione di una cinquantina di quaderni di origine diversa, in un tempo in cui gli strumenti critici non erano ancora abbastanza affilati. Quindi è logico che siano venuti fuori degli errori, delle ripetizioni nei fatti non ancora accertati a livello di dottrina… (Il testo apparve per la prima volta in Francia nel 1857 a opera di Hippolyte Lèon Denizard Rivail molto più famoso sotto lo pseudonimo, appunto, di Allan Kardec, considerato il fondatore della dottrina spiritica. – Nota del curatore.).
A. – Non approfonditi. Allora l’informazione è rimasta così, un po’ superficiale, ed è stata data per scontata. Del resto, vedete, anche in campo teologico si parla di anima in una maniera molto imprecisa, senza capir bene cosa significa quest’anima.
D. – Queste anime, questi ovuli, non hanno naturalmente la coscienza che lo Spirito se ne è andato?
A. – Ecco. No. Possono in genere non averla questa coscienza, perché l’anima in realtà ha troppo lungamente vissuto in maniera quasi autonoma, senza una reale coscienza del suo ruolo e del ruolo dello Spirito. Completamente tesa verso la materia, verso la coscienza materiale, l’anima non ha mai avuto, non ha la possibilità di operare una selezione critica a ritroso, quindi una ricerca del proprio Spirito. In fondo se voi questa ricerca la fate in Terra è perché c’è lo Spirito che insieme all’anima ha una serie di necessità, di bisogni, di stimoli a livello della coscienza. È per questo che voi affrontate la problematica spirituale, perché c’è uno Spirito; se non aveste uno Spirito l’anima non ne avrebbe alcun interesse, perché essa è di natura materiale e quindi non potrebbe neppure sorgere in essa l’idea di una immortalità dello Spirito. Come tutte le cose materiali, la materia non pensa coscientemente alla propria sopravvivenza.
(Pagina bianca non numerata di fine fascicolo. – Nota del curatore.)