D. – La nostra morte, quella dei nostri cari, è segnata in modo preciso?
A. – Nella morte c’è una parte di occasionalità; diciamo che la sua predeterminazione non è rigida. Un essere spirituale il quale sceglie un certo tipo di esperienza sulla Terra, verificando il corpo in cui va a nascere, può stabilire entro grosse linee il tempo della vita. Non si tratta di un tempo preciso; in genere vi sono molte oscillazioni che dipendono dal tipo di vita che ha realizzato, secondo il fine che si era prestabilito; il tutto dipende anche da circostanze del tutto fisiologiche sulle quali lo Spirito, una volta incarnato, ha scarso dominio. In un certo senso lo Spirito, grosso modo, mantiene costante i limiti del suo impegno, ma le oscillazioni sono varie, per cui non si può dire: uno Spirito sceglie di vivere sessant’anni. Esso può scegliere dai cinquanta ai settanta, e può esserci un’oscillazione di questo genere. Non è detto neppure che questo limite venga mantenuto. Vi sono morti che possono dipendere dalla scelta dello Spirito e altre che non ne dipendono affatto, ed esso da questo punto di vista deve accettare la legge umana, non può modificarla.
Vi è tutta una serie di accidenti vari, dalle malattie alle guerre, che possono portare a morte un numero enorme di persone senza che la loro vita sia stata decisa così. Sono, in questo caso, morti premature che possono interrompere alcune volte le esperienze, e costringere lo Spirito a ritornare.
Quando ci incarniamo siamo soggetti alla materia e dobbiamo subirla così com’è, con le sue leggi di vita, di malattia e di morte.
Ed è per questa ragione che da un punto di vista spirituale è perfettamente lecito qualsiasi intervento che tenda ad allontanare la morte. Proprio perché la cosa non ci riguarda, anche se qualche volta può favorirci.
Ora, potreste chiedermi: – perché, con tutta la vostra potenza, non riuscite a modificare questo? -. La risposta è che non dobbiamo modificarla.
Perché anche attraverso queste incertezze è possibile edificare una sorta di esperienza.
Cioè, anche questa spada di Damocle che vi pende sulla testa dà un’esperienza, tonifica, serve a qualcosa.
Intanto, vedete, la cosa rimane sempre la stessa, perché cosa significa morire cinque anni prima o cinque anni dopo? Mettetevi dal mio punto di vista: non significa proprio niente. Che importanza ha andarsene prima o andarsene dopo? La questione, sulla Terra, è se si crede che lo Spirito sopravviva, oppure no. Se ci si crede veramente, non ha importanza andarsene prima o andarsene dopo.
Certo, ci sono le morti che suscitano orrore, quelle che suscitano infinita pena, lo so. Soprattutto perché voi siete un po’ le vittime del gioco delle emozioni e dei sentimenti. Al di là dell’amore autentico c’è tutta una sovrastruttura che soffre più che per l’amore autentico, e non potete farne a meno perché siete fatti così; è proprio in questa sovrastruttura così complessa che nasce la disperazione, per cui ci sono delle morti che lasciano molta, molta amarezza e un grande dolore, lo so.
Molte volte tutto questo è legato a circostanze particolari; la morte di un bambino, per esempio, suscita infinita pena, molto più certamente, della morte di un vecchio. Ma, purtroppo, non c’è niente da fare, perché intanto, anche la morte di un fanciullo può essere legata a un’esperienza. C’è lo Spirito che sceglie una vita breve e che muore giovane, e che non può preoccuparsi di lasciare una madre e un padre che soffrono; perché uno Spirito non può preoccuparsi della materia e delle sue cose. Lo Spirito guarda all’altro Spirito e, certo, voi come esseri spirituali non potete soffrire, perché lo Spirito sa che la materia è provvisoria, e anche se soffre perché è la materia che lo costringe a una sorta di ubriacatura per cui esso soffre, soffre veramente, nessuno può farci niente. Non possiamo renderci schiavi di questa situazione; dobbiamo mantenerci in piena libertà.
Certo – io lo so – sarebbe facile, potrebbe essere facile fermare una morte, non ci vuol niente a fermare una morte; la legge c’è, esistono i meccanismi, le possibilità, ma a che gioverebbe? E poi con quale senso di giustizia distributrice potremmo permetterci di fermare una morte, quando, in questo momento in cui stiamo parlando, vedo migliaia di spiriti che abbandonano i corpi? Così come voi vi vedete tra di voi, io vedo tutte queste morti, posso sentire i pianti di migliaia di madri su tutta la Terra; io posso sentire ma non posso fermare, nessuno può farlo. Questa è la parte, diciamo, tragica della vita, me ne rendo conto.
Ed ecco, è proprio perché capisco come questa morte resti un fatto doloroso, spiacevole, a volte tremendo, sempre visto nell’ambito della vostra struttura completa, animica, vi dico che è utile che l’uomo si crei una libertà interiore, che impari ad avere dei rapporti più razionali e meno emozionali con il prossimo (intendendo per prossimo tutti: la madre, i figli ecc.), rapporti più precisi, più logici, più spirituali, e non i rapporti passionali che voi avete con i vostri simili. Dovreste essere educati a non avere questi tipi di rapporto, altrimenti finite col soffrire non soltanto della morte, ma al solo pensiero della morte. Il solo pensiero che una persona cara possa morire vi fa soffrire al punto che voi fate anche una sorta di ragionamento inverso: pensate al dolore che gli altri, amandovi, possono avere nel caso che moriate voi.
Voi veramente vi coinvolgete in una serie di dolori fuori luogo, fuori posto. Dovete cercare di allontanare con forza queste idee che sono segni di malattie dei sentimenti, come alterazioni dei rapporti umani. Più siete sensibili e più soffrite, perché più ci pensate, a queste cose. Ma fate male a vivere così. D’altra parte, chi è che vi insegna a vivere diversamente? Chi è che vi insegna a creare dei rappoorti più distaccati? Per quale ragione una madre deve amare tanto da distruggersi? Perché mai questo? La vita nasce allora sotto il segno dell’autodistruzione perché, volendo applicare integralmente i principi delle madri che amano i figli in tale maniera viscerale, passionale, tutta l’umanità dovrebbe essere un mare di dolore… E forse in parte lo è, ma ciò non è logico e non è giusto.