LA COLLETTIVITÀ DEGLI SPIRITI. LE GUIDE UNIVERSALI

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(Manca nel testo la domanda specifica a cui precedente nota GdS. – Nota del curatore.)

A. – Ci troviamo di fronte alla situazione di un’effettiva difficoltà, da parte nostra di intendere un’organizzazione societaria (per usare questo termine) basata su elementi portanti completamente diversi dai vostri. La nostra vita è una vita senza tempo e senza spazio, i cui rapporti si basano esclusivamente su un concetto telepatico. Quindi non su di un messaggio parlato o costruito, ma su di un messaggio per idee, per idee fondamentali non basate su un lessico, su una lingua, su una grammatica o su un vocabolario, ma basate sui contenuti. Per poterci intendere, dirò che è una specie di messaggio ideografico, come il trasporto di certe immagini. Tenete presente che queste immagini nel senso figurativo, geometrico, non sono immagini di figure o di fatti, ma in esse viene praticamente a codificarsi la sostanza stessa dell’argomento, che poi si trasforma nell’individuo ricevente in maniera proporzionata alle sue capacità e alla sua evoluzione.

Così c’è, indubbiamente, lo Spirito il quale procede per rappresentazioni di tipo più schematico, più “materiale”, direi quasi più “visivo”, mentre c’è lo Spirito che invece non ha più alcuna necessità di questo elemento visivo e il suo procedimento è puramente sostanziale. Ora, c’è una cosa che merita di essere detta sulla presenza della legge di Dio. Anche qui ci troviamo di fronte a un discorso rarefatto, per così dire, inquantoché la legge di Dio non è, come sulla Terra, una legge scritta, una legge che ha dei rappresentanti, del tutori, dei giudici, un tribunale, dei sacerdoti o altro, no; essa è una legge la quale viene a ritrovarsi e a congiungersi idealmente con la presenza stessa dello Spirito; cioè a dire è una legge che vive già nello Spirito, e l’onnipotenza di questa legge è nel fatto di essere presente in tutti, graduata in proporzione, in misura, a seconda dell’evoluzione di ciascuno, e in base a questa personale intuizione e quindi testimonianza della legge stessa. Perché la legge viene a testimoniarsi proprio in conseguenza della presenza stessa degli spiriti. E questa legge è egualmente armonica; non vi è uno squilibrio tra individuo e individuo, così come non esiste – dicevo poco fa – una legge che sia effettivamente una strada da percorrere, perché la strada implica naturalmente dimensioni, proiezioni, velocità e scelta direzionale, mentre qui la scelta avviene con motivazione intima, come sentimento, come bisogno intimo.

In altri termini, la legge di Dio è una legge astratta. È una legge che non è concretizzabile in alcunché che possa definirsi, che possa individualizzarsi, che possa dirsi; questa è la Legge perché, appunto, essa è in ognuno di noi e ognuno di noi la esprime, e testimonia così della legge stessa. Ma volerla ricercare, voler dire: – di qui parte la legge, questa è la legge scritta – sarebbe inutile. Eppure, è in base a questa presenza invisibile dello Spirito che il mondo cosiddetto dell’aldilà si muove con un ordine preciso e perfetto. Non vi è nessuno che praticamente e materialmente diriga e coordini la Legge, ma la presenza del Coordinatore c’è sempre. Non c’è la Sua immagine o la Sua parola, ma c’è ugualmente questa Presenza, di Colui che chiamiamo Dio, per intendere la parte più lontana e più profonda di questa legge, in quanto la sua identificazione avviene sempre in Dio.

Il fatto che la legge non sia rappresentata da qualcuno in maniera assoluta riconferma la validità e la bontà del fatto che vi sia soltanto Dio. Questo come principio generale. Ma esso va però ricondotto alla condizione dello Spirito e, in realtà negli spiriti vi è la coscienza dell’esistenza di altri spiriti i quali, essendo superiori per conoscenza, avendo quindi maggiori possibilità spirituali – raggiungibili da tutti – detengono una verità maggiore e più profonda degli altri. Costoro sono rispettati Maestri, unicamente perché hanno percorso certe tappe che altri non hanno ancora percorso.

Per tale ragione questi spiriti diventano Spiriti-Guida, e sono, come dire, consiglieri, fratelli maggiori, per usare una terminologia tutta vostra. Questi Spiriti-Guida convogliano, si assumono responsabilità, consigliano, coordinano – non l’applicazione della legge, inquantoché la legge è sottratta al controllo di chicchessia, che non sia Dio stesso – ma coordinano, affinché l’attività degli spiriti sia in un certo qual senso consona a questa legge, in modo che essi siano giustamente consigliati, incanalati secondo altre finalità che singolarmente possono non scorgere, ma che spiriti maggiori scorgono, esempio, l’abitazione terrestre.

Quando la Terra stava per formarsi, certi spiriti non potevano prevedere l’umanità terrestre, ma spiriti superiori invece potevano prevederla e allora prepararono un numero di spiriti tali da poter iniziare, direi, l’”occupazione” della Terra come fonte e mezzo di esperienza. Ecco che in questi casi non si è trattato ovviamente di una sostituzione all’opera di Dio, ma di applicazione di principi già insiti nelle leggi stesse. Questi spiriti superiori, questi spiriti maggiori sono un po’ preposti alla guida del patrimonio spirituale che può esserci in una determinata zona del cosmo, per provvedere affinché il coordinamento avvenga secondo modalità che non sono la legge stessa, ma che sono in essa interpretabili. In altri termini, quando la Terra non esisteva, molte applicazioni della legge non erano conosciute, inquantoché mancava l’elemento di applicazione. Quando sorse la possibilità di occupare la Terra da parte degli spiriti, non si dové far altro che adattare queste leggi, convogliarle, misurarle, governarle, affinché gli spiriti fossero da queste leggi stesse protetti, e si muovessero nell’ambito di esse. A questo adattamento provvidero gli spiriti superiori che avevano la possibilità di contemplare il tutto e di non essere quindi nella parte, ma fuori di essa. Cioè a dire, erano spiriti che non avevano bisogno d’incarnarsi, non avendone bisogno potevano ovviamente riguardare obiettivamente tutta la questione e il problema di queste enormi masse spirituali (considerate miliardi di spiriti) le quali dovevano trovare un naturale sbocco di esperienza sulla Terra. Ovviamente, la legge andava adattata, affinché tale esperienza potesse svolgersi bene, da questa legge stessa doveva essere estrapolata tutta una serie di altre verità che esistevano a priori ma che dovevano essere esplicitate. Questo esplicitare le modalità della legge non poteva spettare al singolo Spirito, ma a spiriti maggiori che avevano l’autorità, la conoscenza e l’esperienza per poterlo fare.

Tra questi spiriti vanno – annoverate molte grandi Guide dell’umanità, come il Cristo stesso, e altri che sono venuti in Terra. Ora, direi, non mi pare si possa aggiungere altro che voi possiate intendere correttamente: tale è la situazione di queste presenze spirituali. Comunque, se volete precisare di più con altre domande…

D. – In un certo senso, è una via quasi obbligata quella che devono percorrere questi grandi spiriti a un certo punto della loro evoluzione, nel senso di guida e di esplicitazione della legge rispetto ad altri spiriti. A questo punto, o c’è una coincidenza tra il loro libero arbitrio e la necessità di esplicitare così la legge, oppure c’è addirittura un forzamento del loro libero arbitrio da parte di queste necessità di legge…

A. – Ma non c’è una necessità, ti dico subito. Ancora una volta prendiamo il caso della Terra. Dico subito che molte di queste grandi opere, come quella della abitabilità della Terra, non sono assunte da un singolo Spirito, ma da gruppi di spiriti spiritualmente affini, appunto da quelle “nouri” di cui abbiamo parlato qualche volta. Cioè a dire, di spiriti di grandissima evoluzione e in perfetta sintonia tra loro.

Vedi, ti dico una cosa che apparentemente può suonare assurda: la Terra non doveva essere necessariamente abitata, ciò non era affatto necessario. Vedete, nell’Universo vi sono milioni e milioni di pianeti come la Terra che non sono abitati e le cui condizioni sono buone. Alcune certamente sono anche ottime, perché vi abitino degli esseri capaci di dare vita spirituale. Ma che cosa accade? Accade che, essendo enorme il numero degli spiriti, la decisione spetta a questi grandi spiriti i quali possono organizzare un sistema e l’organizzano come credono e desiderano (I termini non ingannino, ovviamente in questo non vi sono assolutamente fattori del comportamento umano di tipo egotico. – Nota del curatore.). Ora, organizzare un sistema vuol dire rendere le condizioni del pianeta idonee affinché un certo tipo spirituale, e non un altro, possa incarnarsi. Essi determinano i limiti spirituali dell’incarnazione e organizzano o dirottano masse enormi di spiriti che possono utilizzare questo sistema di esperienze. È chiaro che essi si prendono la responsabilità di tutto quello che fanno, e decidono in conseguenza del proprio libero criterio quello che occorre fare. Dirò che naturalmente, trattandosi di spiriti di grandissima evoluzione i margini di errore sono minimi, anche se essi possono verificarsi.

Ora, qualcuno potrebbe fare una domanda: certi spiriti si prendono questa libertà, ma in un certo qual modo essi sono autorizzati da Dio a farlo? Cioè a dire, essi sottopongono, come dire, il loro programma a Dio, o a Qualcuno o a Qualcosa? Oppure essi liberamente corrono il rischio di far sbagliare miliardi e miliardi di anime, perché – supponiamo – essi commettono un errore e in quell’errore cadono miliardi di anime? Talvolta il miliardo o i miliardi non bastano a indicare la cifra esatta. Considerate la Terra con circa tre miliardi di abitanti (Il dato è qui da considerarsi puramente indicativo, in effetti, nel 1979, – anno in cui avviene la comunicazione, la stima della popolazione della Terra era considerata superiore ai 3 miliardi e 700 milioni di individui. – Nota del curatore.) e il rinnovamento delle generazioni moltiplicato per tanti secoli, e vedrete quante anime sono passate in Terra. Così, per esempio, il principio stesso della reincarnazione, o del “ritorno”, è sancito nell’ambito di questa organizzazione. Cioè a dire, il principio della reincarnazione può non esistere su di un altro pianeta se è organizzato in un’altra maniera, perché possono essere previste varianti nell’esperienza degli spiriti. In altri termini, il fatto reincarnativo si presenta qui, sulla Terra, inquantoché sulla Terra voi avete un certo tipo di esperienze da acquisire, mentre altrove la cosa può organizzarsi in maniera diversa (Si potrebbe chiamare “legge della reincarnazione” inquadrata nel Principio generale dell’evoluzione. – Nota GdS.).

Il principio della reincarnazione non è assoluto ma relativo; è valido per la Terra e può non essere valido altrove. E, d’altra parte, voi vedete benissimo che ciò interessa ben poco; quello che conta è lo Spirito e lo Spirito, ovviamente, non ha nascita e morte, quindi la reincarnazione è un fatto che riguarda il contingente umano nel momento in cui lo Spirito è a contatto con questo tipo di esperienza. Un tipo di esperienza nel quale facilmente c’è l’errore ed essendoci l’errore per la natura stessa delle esperienze della Terra, si consente allo Spirito di riparare all’errore stesso (Qui è ravvisabile il fondamento della dottrina del Karma come è particolarmente espressa dal Maestro Andrea: appunto un ristabilire da parte dello stesso Spirito le condizioni di equilibrio compromesse da un errore commesso in precedenti esistenze, il Maestro di seguito lo allaccia e intreccia con lo stesso concetto reincarnativo. – Nota del curatore.). Poiché esso non si può riparare durante una vita terrena che è breve, perché così è fatta questa materia, si fa ritornare lo Spirito altre volte. (L’errore va qui interpretato come incompleta acquisizione dell’idea di materialità. – Nota GdS.).

Ma supponiamo che voi poteste avere una vita di cinquecento anni: quasi certamente la reincarnazione non sarebbe più necessaria, perché avreste tutto il tempo per porre riparo ai vostri errori, e via di seguito (L’esempio è puramente indicativo. In realtà la somma delle vite in Terra è molto più cospicua. – Nota GdS.). Comunque la Terra è organizzata così, quindi lo stesso principio è stabilità in base al modo come si organizza un sistema di spiriti. Ovviamente la responsabilità delle Guide è enorme

Dunque, chiedete se essi devono sottostare, direi così, a una autorizzazione? No, vedete, essi non chiedono autorizzazione alcuna, però c’è una possibilità ed è questa: a loro volta questo spiriti sono collegati ad altri che sono superiori a loro, cioè ogni Spirito ne ha immediatamente un altro davanti che gli è maggiore per potenza spirituale. Ove sussistano determinati dubbi, ove sia necessario un eventuale chiarimento, esiste un contatto continuo tra questo tipo di spiriti e altri ancora superiori. Ecco però che qui scatta, direi quasi, un dispositivo di avallo, di sicurezza per lo Spirito: questo Dio, in fondo, non è che si disinteressi di tutto. Questi spiriti, nella loro stessa personalità sentono se sono nel giusto oppure no, e attuano il loro programma quando, in coscienza, dentro, avvertono che quello che stanno facendo è perfettamente giusto, o perlomeno sufficientemente giusto da incoraggiarli a iniziare una determinata attività. Questa è una delle vie di collegamento con Dio, in base al principio che dicevamo l’altra volta, cioè a dire che la sostanza dello Spirito è una sostanza divina. (In altri termini si potrebbe dire che questi spiriti superiori hanno in sé una “risonanza” molto eccentuata con la divinità data dalla loro stessa evoluzione. – Nota del curatore.)

Ed eccoci a un’altra e notevole possibilità: supponiamo per assurdo che spiriti di siffatta levatura commettano un errore, un errore grossolano, una valutazione completamente sbagliata; supponiamo che ciò si verifichi. Vi è almeno una possibilità che Dio intervenga? Sì, a questo punto la possibilità c’è. Questa è un’altra delle prove che noi abbiamo della presenza di Dio. Quando cioè dall’azione di gruppi del genere scaturisce una decisione capace di turbare in maniera gravissima e persistente la personalità e l’equilibrio di un numero elevato di spiriti, la forza di Dio si manifesta nell’impedimento della legge. Cioè a dire, semplicemente non scatta la legge. Ora, io non ho diretta esperienza di casi del genere, ma mi risulta che si siano verificati, o perlomeno dico che ciò non mi risulta in maniera diretta, ma non nego che possano verificarsi, e anzi io so che ciò si è verificato in un’epoca in cui la Terra non esisteva ancora, e lo so perché questa è l’unica nozione che noi abbiamo di questa possibilità d’intervento di Dio. Altri riferimenti non li abbiamo, dall’epoca della creazione della Terra (Da intendersi in senso fisico-astronomico, come formazione del pianeta, e non come intervento o creazione diretta di Dio. – Nota del curatore.) fino all’epoca attuale, ma sappiamo che questa possibilità esiste. Cioè a dire, Dio si riserva questa possibilità nel caso di errori capaci di turbare in maniera grave e persistente la personalità degli spiriti (Il senso è quello che esiste un meccanismo ultimo e invalicabile di salvaguardia dello Spirito, insito nello stesso Principio che pone in essere la genesi degli spiriti, in forza del quale nulla nell’Universo può creare danno allo Spirito, concetto altre volte espresso dal Maestro Andrea. – Nota del curatore.)

Ma c’è qualcos’altro che questi spiriti non possono fare, qualunque sia la loro evoluzione, grande o grandissima che sia. Cioè, nessuno ha la possibilità, per esempio di distruggere uno Spirito. Uno Spirito della più grande e inimmaginabile evoluzione non può distruggere lo Spirito più semplice e “inevoluto” che possa esistere, non può semplicemente fargli nulla, perché questa possibilità gli è sottratta. Egli non ha, ovviamente, la possibilità di formulare nuove leggi. Nessun Spirito può creare leggi nuove, ma deve sempre utilizzare, plasmare o adattare le leggi che già esistono. Aggiungerò, tra parentesi, che naturalmente esistono già tutte le leggi, perché Dio è eterno ed è infinito, non esiste nulla che non sia stato già creato, si tratta semplicemente, come dire, con linguaggio un po’ banale, di andarla a pescare o di adattarla.

D. – Ma l’intervento di Dio, nel caso di un errore, è un intervento diretto o sono comunque entità superiori che intervengono, o è qualche meccanismo della legge che scatta da sé?

A. – Dio si manifesta sempre attraverso la legge, non c’è mai un intervento diretto. Non c’è un intervento diretto nel senso che Dio appare e dice “fermatevi”, tanto per fare un esempio. È un meccanismo già insito nella legge, praticamente.

D. – Ma allora è un po’ come per tutte le altre leggi che devono svolgersi in quel modo e non in un altro, malgrado il libero arbitrio degli spiriti…?

A. – Sì, però bisogna tener conto che in tale sistema di organizzazione noi non ci troviamo di fronte alle leggi come normalmente le intendiamo. Qui già gli spiriti cominciano a manipolare certi principi dove è più facile determinare degli errori che possono far eventualmente scaturire delle interpretazioni grossolanamente sbagliate delle leggi stesse. Vedi, la legge, in fondo, in sé non è niente, quello che conta molto è la maniera come questa legge va ad applicarsi. Cioè lo Spirito trae da questa stessa legge – che è poi più principio che legge – la modalità di applicazione che fino a quel momento non esisteva. Ora, lo Spirito nello stabilire la direzione della legge, può commettere un errore grave: egli deve indirizzarla,

la legge, perché essa è ancora anonima e non esiste ancora l’elemento su cui dovrà essere applicata. Se non esiste una perfetta armonia tra legge e realtà attuale possono determinarsi dei gravissimi errori.

Ora, questi grandissimi spiriti sanno benissimo come fare tutto questo, ma tali errori possono verificarsi ugualmente. Bisogna tener conto che l’evoluzione dello Spirito non è una evoluzione rigida. Nell’ambito della stessa Terra gli spiriti s’incarnano da un grado di evoluzione in poi, vi è quindi una grande elasticità.

D. – A proposito di quei pianeti dove non è prevista la reincarnazione, penso che anche lì non sia vietato in senso assoluto il reincarnarsi, così come sulla Terra se uno Spirito non vuole tornare, è libero di non tornare…

A. – Vedi, è difficile adesso discutere di questo, perché non vi sono elementi di riferimento e il mio discorso potrebbe apparire assurdo. Veramente, già sembra assurdo quello che ho detto finora. In ogni caso, sì, alcuni spiriti possono avere questa libertà, ma dipende dal sistema. Può non esistere affatto questa possibilità. Perché uno Spirito possa incarnarsi o meno bisogna che ci sia una legge che lo stabilisca, questa legge, ovviamente, sulla Terra esiste, e in qualche altro sistema no, quindi lo Spirito può non avere la libertà di reincarnarsi. Poi, vedete, la libertà dello Spirito è sempre relativa, lo Spirito non ha libertà assoluta, ha una sua libertà nell’ambito delle leggi, ma egli non può naturalmente fare una cosa che non è prevista da esse, non può farlo assolutamente. Naturalmente aggiungo che le leggi sono molto elastiche e contemplano sempre tutto, ma questo tutto e un “quasi tutto”…

D. – È strano che a un’evoluzione così alta uno Spirito possa sbagliare.

A. – Vedi, la possibilità di errore è una possibilità più teorica che pratica, ma che bisogna però considerare, tenendo presente proprio il libero arbitrio di questi spiriti e il fatto che essi non sono perfetti, inquantoché perfetto noi consideriamo solo Dio, quindi essi non sono infallibili.

D. – Però, in un certo senso, anche se non è stato detto esplicitamente, mi sembra di capire che se essi commettessero un errore grossolano ne sarebbero responsabili. Ma se l’intenzione di questi spiriti non era cattiva, e se essi non hanno avuto la possibilità di vedere dentro di sé lo sbaglio, di che cosa possono essere accusati? Per noi forse questo ragionamento è troppo umano!…

A. – Sì, in parte ragioni in termini troppo umani, in parte però si può anche rispondere. Vedi, molti errori vengono compiuti in buona fede, ma questo accade anche sulla Terra, naturalmente. Ora, noi sappiamo che di alcuni errori fatti in buona fede voi non siete responsabili, ma di altri errori pure fatti in buona fede siete responsabili lo stesso. E siete responsabili laddove l’errore poteva essere evitato con una giusta meditazione, con un giusto studio e via di seguito. Per esempio tu in buona fede puoi cercare di aiutare una persona che è ammalata, ma in buonissima fede puoi anche ucciderla, appunto perché non sei un medico, e ne sei responsabile lo stesso, davanti a Dio, perché il tuo dovere era quello – non di curarlo – ma di chiamare il medico, salvo che tu non abbia avuto affatto l’occasione e la possibilità di farlo, nel qual caso devi tentare di salvare comunque una persona che sta morendo. Ma questo è un altro discorso. Voglio dire che ci sono errori che si possono evitare. È un po’ il discorso che si faceva sul matrimonio.

D. – Mi è veramente difficile ammettere che spiriti di tale grandezza possano sbagliare.

A. – Le decisioni che si vanno a prendere sono costituite da un materiale di idee, di informazioni e di disposizioni profondissime, che noi non riusciamo a percorrere fino in fondo, talvolta. Interpretare correttamente una legge è fare un’operazione simile a quella che voi fate, per esempio col Vangelo e l’Apocalisse di Giovanni, e ancora non avete capito tutto quello che c’è scritto, eppure è lì, scritto con punti e virgole. Ora, immaginate una legge che non è scritta, naturalmente, e che ha una profondità infinita, appunto perché viene da Dio, e che non è limitata alla Terra, come è invece il Vangelo. A un certo punto il nostro approfondimento, e l’approfondimento di quegli spiriti, non può arrivare fino in fondo, perché lì solo Dio che ha fatto la legge può giungere. Ma si arriva fino a un certo punto, a un punto massimo, a seconda dell’evoluzione dello Spirito che si cimenta, ed ecco che allora, entro quell’ambito egli può adattare la legge come crede e intende, ma naturalmente può incorrere in qualche errore. Oppure, deliberatamente, egli può scegliere una certa direzione da dare a quella legge e in buona fede perseguirla; però, se egli poteva mettere in uso una meditazione e un approfondimento maggiori, tali da impedire un’eventuale interpretazione, non dico erronea, ma perlomeno poco corretta di tale legge, egli è responsabile.

D. – E la responsabilità si manifesta sempre in senso di equilibrio…

A. – Sì, esatto. Non esiste naturalmente una qualche “punizione” che si possa dare a uno Spirito di tale evoluzione, si tratta solo di uno squilibrio interiore. Piuttosto da ciò può derivare un’altra domanda: tutti quegli spiriti i quali poi si sono trovati a vivere nell’ambito di una serie di leggi interpretate non perfettamente, e che subiscono questo errore, cosa avviene di loro? Esiste il libero arbitrio di questi spiriti, e questo è fuori discussione, però io devo aggiungere una cosa: gli spiriti, voi spiriti che siete, per esempio, nell’ambito di questa legge, umana e spirituale, con questo tipo di etica universale e di rapporti con Dio, voi spiriti, ammesso che ci sia una qualche imperfezione nell’ordine nel quale siete, non percorrete mai tutto l’ambito della legge, voi non raggiungete mai gli estremi della sua profondità.

Voi siete un poco come i ragazzi che vanno a scuola: il professore non pretende mai dallo studente tutto il programma, ma sostanzialmente egli pretende che il ragazzo lo abbia capito. Cioè, egli si accontenta di una sufficienza, non gli importa che lo si percorra veramente tutto e che si sappia a memoria tutto. Così siete voi. La legge non pretende che voi percorriate tutto il programma, questo iter spirituale, in maniera completa e quindi tale da poter veramente risentire di questo apparente squilibrio, ma si accontenta di un percorso sufficiente. Quindi, in fondo, il problema non esiste, non esiste mai un problema per il singolo Spirito. Nel caso che poi egli dovesse proprio incappare in una situazione del genere, ovviamente egli non ne è responsabile, è chiaro.

D. – Potresti fare un esempio pratico?

A. – Gli esempi sono difficili, perché per voi appaiono come fatti apparentemente normali, per voi non sono errori. Vedete, io potrei chiamare errore (e faccio un esempio che però non corrisponde a un errore, tanto per intenderci), potrei chiamare errore il fatto che sia stata stabilita la vita sulla Terra in un ambito di settanta, ottant’anni. Per voi il problema non esiste. Potrei chiamare errore il fatto di consentire a uno Spirito di incarnarsi un’altra volta, a una distanza minima di sei od otto anni, mentre potrei reputare più logico reincarnarsi dopo un tempo minimo di trent’anni: questo, tanto per fare degli esempi un po’ pazzeschi, direi. Cioè, sono cose che voi non potete apprezzare (Il termine può apparire ambiguo e potrebbe portare a un malinteso in quanto qui e nel paragrafo che segue ha il senso di stimare e valutare, nel senso latino di dare valore. – Nota del curatore.), sono errori al limite; errori, direi, molto sottili.

Non si tratta mai di errori grossolani e tali che possano colpire i vostri sensi, quindi è assai problematico che voi possiate apprezzarli. Certi errori, se errori possiamo chiamarli, non si misurano col tempo breve, ma si misurano con le epoche. Talvolta è il consentire che si stabilisca un certo tipo di evoluzione sulla Terra anziché un’altra, l’anticipare certi valori di evoluzione sulla Terra oppure posticiparli, rinunciare a che sulla Terra in determinati periodi intervenga un certo numero di entità evolute e posticiparne la venuta, per esempio. Quando il Cristo venne in Terra la cosa fu stabilita di comune accordo ma, certamente, si poteva commette un qualche errore: come decidere di far venire Cristo quattromila anni dopo. La cosa poteva verificarsi. Perché quattromila anni non rappresentano niente in un programma universale così immenso. Ora, indubbiamente questi errori, se errori sono, voi non potete apprezzarli, per voi non significa niente tutto questo, è privo di valore. Comunque toglietevi dalla testa che possa trattarsi di errori grossolani.

D. – Ma se il Cristo fosse venuto quattromila anni dopo, quale sarebbe stato l’errore, secondo il tuo modo di vedere?

A. – Ma non c’è stato errore e quindi il discorso non conta. Se il Cristo non fosse venuto, tutta la storia dell’umanità sarebbe cambiata profondamente. Il Cristianesimo, nonostante tocchi una piccola parte dell’umanità, ha avuto un’influenza enorme nell’Occidente. Ora l’Occidente vostro, l’Occidente della Terra è sempre stato il depositario di una cultura. Il Cristianesimo ha dato quindi un nuovo aspetto spirituale a una società che si basava essenzialmente sulla civiltà greco-romana. I mutamenti che sono avvenuti, i passaggi dal paganesimo al monoteismo, sono senz’altro da ascriversi a vantaggio del Cristianesimo. Quindi, sarebbe mutata tutta la psicologia umana da duemila anni a questa parte. Con quali conseguenze? Non lo so, non posso saperlo, ovviamente, perché ciò non si è verificato. (Il senso della non-conoscenza del Maestro Andrea è quello che non essendoci stata una Realtà effettiva non ne possono scaturire delle valutazioni a loro volta reali. – Nota del curatore.). Certamente sarebbe successo qualche altra cosa, è logico, ma noi non possiamo discutere per ipotesi negative, dobbiamo attenerci ai fatti.

D. – Esiste la possibilità della libertà assoluta?

A. – Libertà assoluta per regola dovrebbe essere l’anarchia: la vera libertà è anarchia. Cioè l’essere umano o spirituale che sia, dovrebbe poter fare il proprio comodo in maniera assolutamente libera, senza naturalmente preoccuparsi di niente. Ora, questo non è possibile, perché un essere non ha solo la libertà ma ha anche altri attributi ed è immerso, direi, in determinate leggi che hanno una loro morale, una loro etica, etica e morale quindi significano un certo ordine, e ogni individuo deve vivere insieme ad altri individui. Ecco che allora la libertà viene automaticamente a limitarsi.

D. – Ma soprattutto perché le condizioni stesse di vita sono limitative, relative.

A. – La valutazione viene fatta in base a tutte le circostanze. Così, l’individuo che, per esempio, è su di un’isola e non commette errore per il semplice fatto che non ha occasione di commetterne, viene valutato in maniera diversa dall’uomo che è in una grande città e commette degli errori. Ora, accade questo, ed eccoci al fatto della reincarnazione: è vero che un individuo ha una libertà limitata, perché magari s’incarna sull’isola, ma questo non importa molto, in una successiva o in una precedente vita probabilmente vivrà o è vissuto in una grande metropoli. Il fatto è un altro, e cioè che liberamente egli possa compiere determinate azioni è bene, sia pure azioni semplici e piccolissime. Non sono le grandi attività che contano, ma quelle ben fatte e ben condotte a termine. Certo, le condizioni variano e così la libertà ma, tanto per cominciare, nessuno di voi usa tutta la libertà che ha nel proprio animo, voi ne usate sempre una piccola parte, perché l’uomo è sempre fortemente inibito, appunto dalla società, dall’ambiente, dall’educazione, dalla cultura, dal carattere, e così via di seguito…