(Il tema si svolge su di una domanda che riguarda appunto la possibilità d’un rapporto vero tra unione sessuale e unione spirituale. – Nota GdS.). – (Non è riportata la data della comunicazione. – Nota del curatore.)
A. – Questa domanda non è affatto banale. Su questo argomento hanno discettato nei secoli passati addirittura i filosofi, inquantoché il piacere di ordine fisico sembra trascendere, superare a un certo punto, il puro stato materiale. Ora, a parte, s’intende, il fine proprio dell’uomo il quale non si procura certo di norma tutte queste elucubrazioni mentali e filosofiche, ma bada solo al raggiungimento di certi fini materiali immediati, c’è tuttavia un elemento che val la pena di mettere in evidenza, e cioè che, in realtà, il culmine dell’attività sessuale sembra contrassegnato da un elemento spirituale. Ciò però non significa che l’uomo abbia questa compartecipazione in senso cosciente, ma il tutto si verifica al livello inconscio, secondo una meccanica alquanto originale, come potrete sentire nella mia esposizione.
Posto fermo il dato, come dissi l’altra volta (Vedi pagina 73. – Nota GdS.), che cioè si verifica durante il piacere sessuale una sospensione della coscienza, ci si trova di fronte a un fenomeno che non è più soltanto materiale, ma che investe completamente anche la mente, secondo una maniera quasi medianica o ipnotica. Si ha cioè una scissione tra coscienza e subcoscienza. Accennai infatti che, durante tali momenti, l’uomo può essere preda di dolori o preoccupazioni, ma che tutti si annullano e che si annulla finanche il dolore fisico, e non per suggestione, ma perché si ha come una paralisi momentanea del sistema nervoso periferico, cioè a dire di quella parte del sistema nervoso che presiede a tutte le sensazioni dolorifiche, in tutte le parti del corpo. Sicché per un uomo che abbia, per esempio, una ferita dolorante, durante l’atto sessuale il dolore fisico scompare. Ovviamente, questo fenomeno si ha soltanto, e esclusivamente nel momento in cui si estrinseca il piacere di ordine fisico, il che permette però allo Spirito (non dimentichiamolo) un’adesione e una compartecipazione che è difficile a ottenersi in altre circostanze, che non siano quelle, per esempio, dell’estasi che ha certe analogie con il piacere di ordine sessuale, come ho già accennato. A parte le premesse di ordine spirituale, lo Spirito ha effettivamente una possibilità maggiore di poter penetrare, di poter insomma partecipare a quello che è un fenomeno materiale, traendo da questa materialità dei lieviti, dei succhi spirituali. Egli può insomma assumere effettivamente il senso della materialità e trasformarlo in esperienza in maniera diretta. Cioè a dire, lo Spirito ha effettivamente la possibilità di combaciare con la materia, mentre nelle altre circostanze della veglia, durante la vita normale, egli ha questa possibilità soltanto attraverso il complesso psichico, attraverso la coscienza, perché essa riceve certi fatti per poi tramutarli in esperienza quando essi – rielaborati – nel subconscio e nell’inconscio – vanno a cadere nello Spirito (Sul grande tema dell’esperienza della “materialità” da parte dello Spirito, vedere “Rapporto dalla Dimensione X, Ed. Mediterranee, Roma, cap. IV. – Nota GdS.).
Nell’atto sessuale, invece, eliminatasi la coscienza, il corpo è in una condizione estatica. In questa condizione di estasi lo Spirito ha una presa diretta sulla materia. Da questo punto di vista è dunque legittima la domanda posta, e cioè a dire se, e in che circostanze e in quale modo, possa esserci un connubio di ordine spirituale che si attua attraverso questa via. La questione può essere posta anche in un’altra maniera, e cioè se sia legittimo soltanto un atto il quale sia confortato da una presenza spirituale. Devo rispondere che in questa meccanica non entra granché l’amore tra due individui ma che indubbiamente essi così predispongono una compartecipazione di natura diversa. Perché nell’amore tra due esseri umani ci sono molti elementi psicologici che non interessano lo Spirito.
A volerlo analizzare, l’amore, in se stesso, ha una fortissima componente di natura psicologica, di affinità di ordine fisico, di ordine psichico e quindi di ordine spirituale. L’elemento primario spirituale nell’atto fisico non c’entra molto, semmai esso è il tessuto di tutto un rapporto, di tutta una predisposizione. Ma bisogna parlarsi chiaro: durante un atto di natura sessuale nessuno dei due ha presente un fondamento spirituale, perché l’atto il quale termina col piacere diventa un atto di per se stesso valido e legittimo: un atto che si esaurisce in se stesso. Richiamarsi allo Spirito può semmai essere un’operazione fatta prima o fatta dopo, e che in ogni caso può creare tutta una premessa di cui l’atto sessuale diventa il completamento, la naturale conseguenza.
Evidentemente, l’atto spirituale vero e proprio è sottratto all’atto fisico nel momento della sua esecuzione. Semmai è una delle ragioni che può spingere due individui a compiere certe cose, oppure a non compierle. Lo Spirito in ogni caso dà sempre la sua adesione attraverso questo canale. Ecco che qui si profilerebbe una domanda e potrebbe essere questa: l’atto sessuale umano si prospetterebbe in una maniera diversa allorquando non culminasse con un piacere, come per esempio avviene in una percentuale abbastanza elevata di donne? Quando cioè esiste uno stato di frigidità, di assenza completa? In questo caso non si dovrebbe evidentemente avere il caratteristico fenomeno dell’adeguamento dello Spirito, cioè una possibilità maggiore dello Spirito di penetrare la materia, la materialità, secondo un punto di vista positivo. In questo caso evidentemente l’adeguamento dello Spirito non c’è.
Ciò pone però un problema: la liceità dell’atto sessuale è completa solo quando culmina con il piacere di ordine fisico in entrambi i soggetti? Diventa allora, in questo caso, un atto solamente fisico che non ha alcun fine spirituale? Dovrei dire di sì. Cioè un atto il quale viene compiuto non in funzione di una liberazione di ordine psichico e quindi di ordine spirituale, sembra un atto puramente sterile, cioè un atto puramente inutile, anche se lecito. Infatti la donna che soggiace all’atto senza avere alcuna compartecipazione, vi soggiace in maniera del tutto inutile, né si può chiamare in causa l’obbligo matrimoniale. Questo è puramente convenzionale, di fronte a certi principi, impostando il problema come lo stiamo facendo noi con assoluta chiarezza.
Cioè, in effetti, esiste sì il dovere da parte della donna di concedere al marito quello che egli vuole, tuttavia quando l’atto in sé è privato di una sua funzione nobile, qual è quella della corrispondenza sensoria, esso diventa puramente materiale, cioè è un atto che non ha di per sé alcuna ragione di essere. Non è comunque una colpa, è chiaro, né l’essere umano deve rispondere a se stesso o alla legge di Dio di queste cose. Tuttavia, a voler analizzare la questione, non c’è dubbio che l’atto in sé sia perfettamente inutile e ci si pone di fronte a un concetto di succubismo da parte della donna, che è contrario al principio di libertà.
In effetti, da un punto di vista del diritto naturale, la donna può rifiutare un atto che in sé non le arreca piacere e che non le dà alcuna liberazione psico-spirituale.
Naturalmente, il problema dell’assenza (Come mancanza di coinvolgimento totale e globalmente partecipativo della donna. – Nota del curatore.), il problema della frigidità, è un problema a parte.
D. – Volevo riferirmi all’idea di un qualcosa di spirituale che stesse in parallelo con l’atto sessuale, nel caso di una piena partecipazione dei due esseri. E mi richiamo a certe teorie, a certi temi delle scuole esoteriche antiche in particolar modo, che vedevano appunto nel congiungimento dei due sessi quella che era una specie di unità simbolica riproducente in piccolo l’equilibrio cosmico con l’unione di due polarità diverse per formare l’unità. Anche da questo punto di vista, forse, si potrebbe fare derivare un fatto spirituale…
A. – In questo caso sì, questo è giusto. Gli antichi ne sapevano molto di più sulla sessualità, non c’è dubbio. Basta percorrere i testi sacri per vedere nelle filosofie indiane, per esempio, vasti capitoli sulla sessualità (Il riferimento è probabilmente al Tantra, all’Induismo, all’unione di Shiva e Shakti, la loro posizione di Viparita maithuna ecc. – Nota del Curatore.) In ogni caso l’elemento simbolico c’è. Non riguarda però i singoli, ma riguarda ovviamente la collettività, l’umanità; l’umanità la quale si riproduce attraverso una legge che, in fin dei conti, è fatta da Dio. Questa umanità ha nel suo seno questo doppio polo che si congiunge per creare l’unità.
In effetti, direi che è la natura che è fatta così, tutta la legge della natura. La congiunzione fisica tra un uomo e una donna è pari alla congiunzione, sul piano universale, nell’atomo, del nucleo e dell’elettrone. Cioè sono elementi che devono stare insieme per formare l’unità. Materia che si unisce, si congiunge con altra materia e da vita a un nuovo ceppo. C’è insomma questo fenomeno costante che è poi un fenomeno che, in termini spiritualistici si esprime col concetto di fraternità. L’uomo si completa con l’altro, l’uomo ha bisogno dell’altro. Concetto di fraternità che è esteso in tutto l’Universo è in tutto l’infinito. Nessun elemento dell’Universo preso a sé può sussistere da solo, ogni elemento sussiste in funzione dell’altro.
… Anche nel campo della creazione, per esempio, si può verificare qualcosa del genere. Nel campo della creazione artistica si verifica, ma, direi, in maniera diversa, meno traumatica. Sì, il raptus, la folgorazione di ordine psicofisico può interessare anche l’aspetto sessuale, tuttavia esso arriva già privo degli elementi sessuali principali, semmai vi arriva con i secondari. Esso arriva già privo di ciò, nel senso che si ha già una trasformazione nell’opera d’arte, (oppure nell’estasi) del prodotto sessuale che diventa un prodotto di più vasto consumo e utilità, è cioè un prodotto artistico definito; oppure, nell’estasi, una visione spirituale più o meno definita. Il fatto che questa creatività possa sostituire l’atto sessuale, bene, in qualche caso ciò si verifica…
D. – Cioè, praticamente, in un certo senso c’è la fuga di una certa carica sessuale in manifestazioni diverse?
A. – Bisogna chiarire. Non è che la tensione sessuale si spenga trovando altri canali come quelli dell’arte o dell’estasi. No. Tant’è vero che essa resta ugualmente presente. È semplicemente che la stessa spinta che, in altri, è sfruttata solo in senso sessuale, può essere sfruttata anche per altri fini. Ecco, resta lo stimolo, c’è una carica, una forza di spinta che può essere utilizzata anche per altri scopi, ma di per sé essa resta quella che è.
D. – Per le combinazioni chimiche avviene qualcosa del genere?
A. – Tutto potrebbe essere prospettato nel senso dell’unione, naturalmente. Nel caso degli elementi chimici manca una componente psichica intenzionale, manca indubbiamente un piacere, mancano molti elementi che sono tipici dell’uomo. C’è soltanto il fatto nel suo simbolismo, cioè l’unione di due essenze, di due corpi, di due sostanze che danno luogo – quando danno luogo – a una terza sostanza. Dal punto di vista simbolico il fenomeno diventa universale. La simbolica esoterica di cui si diceva, certamente esiste.
… La natura, come principio universale di congiungimento e di piacere, non fa distinzione tra uomo e donna. Ciò in realtà non interessa, secondo questa meccanica. Secondo questa teoria non interessa il fatto che vi siano necessariamente sessi diversi. Questo è un problema di ordine sociale, di ordine individuale dello Spirito, ma non un problema che investe la teoria, perché anche l’anomalo, cioè l’essere che si congiunge con un essere dello stesso segno, donna con donna, uomo con uomo, raggiunge ugualmente quel culmine per cui si verificano le circostanze dette poc’anzi. Voglio dire che il funzionamento meccanico di tutto il fenomeno è uguale. Cioè si ha esattamente lo stesso fenomeno di congiungimento per segni diversi.
D. – Quindi la conclusione è anche questa, in fondo: che il fine dell’unione tra due esseri non è solamente quello della procreazione.
A. – Certo che no. Non è soltanto la procreazione, ovviamente. Non lo è soprattutto per il fatto che nell’uomo non si verifica una sospensione dell’attività sessuale, ma che il fatto stesso della presenza continua dello stimolo, lo obbliga a congiungimenti che non tengono affatto conto della riproduzione. Per esempio, una donna che aspetta un figlio non ha sospensione dell’istinto sessuale ma, anzi, esso continua a rimanere presente come stimolo, il che vuol dire che la natura non crea sospensione e che la procreazione non è la sola conseguenza e il solo fine dell’atto sessuale. Se la natura avesse predisposto diversamente, se avesse posto la procreazione della specie come unica conseguenza, unico fine dell’atto sessuale, si dovrebbe avere una sospensione degli stimoli durante la gravidanza, il che non è. Quindi vuol dire che il fine della natura non è solo quello della procreazione, ma anche quello del piacere in sé.
Questa è un considerazione che non viene quasi mai fatta da voi. Non esiste dunque un problema del genere, perché la natura non lo pone. Ora i problemi che non sono posti dalla natura, non devono essere posti nemmeno dall’uomo, il che non significa riportarsi solo a una filosofia naturalistica. In effetti, le teorie create da voi, uomini, sono per lo più teorie create contro natura. Cioè, voi imponete con certe regole pseudo morali di andar contro la natura, ma la natura è stata fatta da Dio. (Qui evidentemente il senso dell’affermazione si riferisce al confronto stesso tra natura e uomo, dove la prima discende dall’atto creativo non in maniera diretta ma attraverso tutti i gradini evolutivi, e non attraverso un atto diretto di Dio, il quale comunque rimane sullo sfondo come la Causa Prima della Creazione. – Nota del curatore.). Voi dite: esiste un controllo da parte dell’uomo! Ma alcuni controlli ve li siete inventati voi, cioè alcune regole ve le siete inventate voi ed esse non trovano una giustificazione valida.
Ora, naturalmente capisco benissimo che il discorso può essere complesso e richiedere tempo ma, in realtà, l’uomo deve essere quanto più possibile vicino alle leggi della natura. Perché esse sono stata fatte da Dio (Qui ci si riferisce chiaramente ai principi insiti nell’Universo dai quali discendono le leggi, dalle quali discendono anche quelle relative che si sono poste in essere ed evolute sulla Terra. – Nota del curatore.) mentre le altre leggi sono state fatte dagli uomini, ed è molto più facile che siano sbagliate quelle degli uomini che non quelle di Dio. (Sempre intese come Principi e Leggi insite nell’Universo e quelle connaturate allo Spirito. – Nota del curatore.).
Il problema però è anche questo: e cioè che dovrebbe esistere collateralmente, una responsabilità dell’uomo. Cioè tutto quello che io ho detto può andare bene in una società che sia responsabilizzata; in una società che non avesse questo senso di responsabilità questi concetti sarebbero puramente utopistici. Cioè, a un certo punto non è che ognuno di voi debba pensare di poter usare liberamente di se stesso secondo il fine della natura, perché se lo fa liberamente secondo tale fine, e non convogliato in maniera responsabile e intelligente, fa più male che bene: male a se stesso, male agli altri, male in senso sociale. Cioè esiste anche una responsabilità dell’uomo, quindi queste non sono regole che vanno prese secondo un’estensione massima, ma sono regole che ciascuno adatta a se stesso secondo le proprie responsabilità, i propri istinti e i propri criteri.
Se ognuno prendesse queste parole completamente alla lettera si avrebbe ovviamente l’anarchia. Cioè si avrebbe una libertà incontrollata. Ora, una libertà controllata, obbietterete subito, non è libertà. E infatti all’uomo non spetta una libertà totale. L’uomo non può avere una libertà totale. Non può averla soprattutto perché nel caso specifico del congiungimento sessuale, la conseguenza più immediata può essere la nascita dei figli. Ora questa implica necessariamente gravi responsabilità dei genitori. L’uomo il quale non si preoccupa di questo e si preoccupa esclusivamente di una soddisfazione personale, è un uomo irresponsabile. Questo è il punto.
D. – Ma l’altruismo è un fatto naturale o un fatto innaturale?
A. – L’altruismo in senso biologico è innaturale, in senso universale no, perché in senso universale tutto è altruistico.