PRESENTAZIONE.
La prima “comunicazione” di questo fascicolo è molto importante per la comprensione, diremmo “tecnica” delle enormi difficoltà oggettive che si frappongono in genere tra la nostra condizione di esistenza e l’”altra”. In particolare, questa analisi risponde in modo inconfutabile, ci sembra, a tutte le – annose critiche che con troppa superficialità anche studiosi di vaglia hanno rivolto al grande misterioso fenomeno delle comunicazioni medianiche di carattere intellettuale e, soprattutto, ai loro contenuti. Questa conversazione dà un’idea (ma appena un’idea!) del difficilissimo compito che si prefiggono quelle intelligenze estrinseche che ritengono utile o importante intervenire nella serie delle vicende umane.
Le altre due “comunicazioni” toccano argomenti che certamente interesseranno i nostri lettori, i quali non debbono però lasciarsi prendere dal senso mitico (o addirittura favolistico) che sembra provenire di primo acchito soprattutto dalla seconda di tali “comunicazioni”, perché c’è in trasparenza ben altro, fuori da ogni fantasia o retorica, perfettamente collegabile all’intero tessuto concettuale che fa capo all’”Entità Andrea”
GdS
LA COMUNICAZIONE MEDIANICA COME ESPRESSIONE RIDOTTA DELLA QUALITÀ E DELLA POTENZA DELLE ENTITÀ COMUNICANTI ELEVATE.
D. – Sappiamo che tra la nostra condizione umana e quella spirituale vi è una grande differenza di qualità e di potenza. Come può allora un elevato Spirito comunicante prendere contatto con noi con così apparente facilità, quando la struttura, la razionalità, il linguaggio del suo mondo sono così diversi da quelli del nostro?
A. – Anzitutto è chiaro che nel comunicare con l’uomo, lo Spirito in genere, quindi io in particolare, si riduce, e questo lo sapete. Cioè si riduce proprio nel momento in cui assume quale mezzo di comunicazione il linguaggio umano, un linguaggio che, nel caso dello Spirito evoluto, non si ha più perché è stato abbandonato insieme alla struttura dell’anima.
Quindi, voi già sapete che lo Spirito è così costretto a ricostruirsi un’anima a carattere provvisorio che diventa un mezzo esclusivamente tecnico, attraverso il quale lo Spirito non svolge le esperienze tipiche secondo il normale fine dell’anima stessa (Cioè quello che si pone in atto nelle normali esistenze incarnative ai soli fini esperienziali. – Nota del curatore.), ma svolge quella sua particolare missione – nel caso dello Spirito evoluto – dandosi un linguaggio atto a comunicare con l’uomo.
Una volta assunta quest’anima e una volta che lo Spirito, assieme all’anima, si sia immedesimato nella situazione fenomenica della Terra, entrando nella psicologia terrena e, in special modo in quella dell’ambiente in cui si manifesta, va da sé che lo Spirito a questo livello assume le consuetudini e gli uso propri del linguaggio umano, dell’ambiente e del momento storico durante il quale si manifesta.
A differenza dell’incarnato, lo Spirito ha in tal caso sempre il predominio su questa sua struttura animica, la quale è proprio e soltanto un mezzo di comunicazione. Usandolo, però, lo Spirito non può rifiutare certe regole proprie del linguaggio. Anzitutto il linguaggio porta con sé inevitabilmente una riduzione del patrimonio delle idee, in quanto esso nasce sulla Terra in base a una serie di ragioni legate a quel rapporto tra psiche, cervello e intelligenza di cui abbiamo spesso parlato. Cioè fattori superiori dell’uomo oltre i quali il linguaggio non può andare. Il linguaggio è lo specchio ultimo che tuttavia, anche sulla Terra, tra gli uomini, ha sovente enormi difficoltà nel manifestare i contenuti delle parti superiori del cervello.
Nel caso dello Spirito si verifica qualcosa di analogo. Il linguaggio frena non la qualità ma, direi, soprattutto la quantità, perché molti aspetti della verità non riescono a tradursi secondo il tipo di linguaggio che lo Spirito è costretto a usare.
Naturalmente, è chiaro che, a differenza dell’uomo, lo Spirito ha il dominio di se stesso, cioè verifica questo limite, momento per momento, mentre parla, e riesce talvolta a trovare ugualmente (ma solo dopo una perfetta padronanza del linguaggio), quando può e quando vuole, la maniera per farvi giungere certe informazioni, scavalcando il linguaggio stesso o usandolo secondo certe disposizioni. E qui entra in gioco la dialettica e la capacità personale dello Spirito che comunica.
Dunque, se poi la domanda – secondo una visione più vasta – tende a stabilire come mai, attraverso questa “distanza” enorme, si avverte la necessità di un simile contatto, come mai, pur essendovi tanta distanza tra l’uomo e lo Spirito, ugualmente si riescono a condurre certi contatti, risponderei che la cosa non è affatto sorprendente.
Già voi, come esseri umani, talvolta andate al di là dei limiti del vostro linguaggio e dei vostri pensieri. Soprattutto nelle fasi intuitive quando, appunto, la traducibilità diventa più difettosa. (Perché la configurazione globale di un quadro intuitivo può avere particolari percezioni e sensazioni, che difficilmente sono traducibili in un linguaggio descrittivo, ammesso che ne esistano i termini corrispondenti. Sovente pertanto il quadro intuitivo nella fase di traduzione nel linguaggio può subire delle perdite a livello descrittivo e qualitativo che possono essere nell’insieme anche ragguardevoli e importanti. – Nota del curatore.). In ogni caso, già il potere intuitivo dell’uomo è un andare oltre certi limiti razionali della mente stessa. Sono i momenti in cui l’essere comincia ad affacciarsi su alcune nozioni superiori, su alcune interpretazioni superiori. Ora, che dunque dall’altra parte si verifichi il fatto inverso non è strano: cioè che da una fase più alta la conoscenza discenda verso una fase più bassa. E ciò avviene semplicemente perché in realtà voi siete principalmente esseri spirituali e questo contatto tra voi e noi è un contatto continuo, apparentemente interrotto dalla vita. In realtà, dietro alle vostre spalle questo mondo sotterraneo tra vita e morte continua ad avere la sua continuità…
D. – Penso che il nocciolo della questione che ho in mente sia molto difficile da esprimere. per esempio, possiamo considerare che la comunicazione, per superare la “distanza” immensa (Ovviamente, per “distanza” s’intende quella qualitativa, di tipo interiore o concettuale. – Nota GdS.) che esiste tra noi e lo Spirito puro, passi attraverso una serie di filtri di varia natura, di varia qualità, addirittura come in un processo di decodificazione di un certo linguaggio astratto per renderlo a noi comprensibile. A questo punto, però, come si può spiegare il fatto che certe tue riflessioni, un certo tuo modo di parlare sembrano talmente vicini a noi da risultare così familiari sul piano del sentimento, sul piano di certe sfumature terrene, umane? A meno che anche questo non faccia parte del gioco tecnico della elaborazione…
A. – … Direi che questo è semmai un fatto conseguenziale. Direi, cioè, che l’abitudine a queste strutture, evidentemente vi ha reso più familiare tale mia struttura apparente, che non la mia stessa essenza spirituale. In altri termini, la parte che voi conoscete di me è in realtà la parte meno vera, la meno autentica. Perché vi dirò che voi ascoltate l’inflessione di voce, il tono, i contenuti insomma della voce, la maniera di usare la dialettica che è naturalmente un fatto tipico del linguaggio, ma che questa è la parte meno autentica di me. Perché la parte autentica è provvista di alcune sezioni probabilmente intraducibili: che cioè non riuscirei a portare sino a voi attraverso la logica, appunto, del linguaggio…
D. – Oltre al fatto formale del linguaggio c’è anche un’espressione di sentimento reale che ci perviene da parte tua attraverso il ragionamento, attraverso la stessa espressione concettuale… Questo si percepisce…
A. – Sì, perché indubbiamente c’è una risonanza iniziale d’interesse allorquando si discute di queste cose. Questa forza iniziale viene poi a modificarsi attraverso la struttura e assume una forma di sentimento di tipo umano. In altri termini si verifica lo stesso errore che si verifica tra gli esseri umani. Gli esseri viventi si amano spesso più per la forma che per la sostanza spirituale. L’uomo, appunto, ama dell’altro lo sguardo, la voce, l’andatura, il colore degli occhi, il timbro della voce e la maniera come parla e come dispone il proprio linguaggio, l’uso accorto o personale dei termini, appunto la forma esteriore, perché la forma interiore voi non riuscite a coglierla se non dopo lunga dimestichezza con un altro essere umano. Così, voi non trascurate di rilevare la parte più profonda che può esserci nella mia struttura, tuttavia siete in un certo qual modo presi, interessati proprio da quella dialettica, da quel trasporto, da tutti quegli elementi psicologici ed emotivi che rientrano nella struttura dell’anima.
Questa, credo, sia la cosa più importante da dire, e cioè che questa mia struttura, in fondo, continua a rimanere la meno autentica, quella che in ogni caso io mi sono assunto a carattere provvisorio e che poi morirà, che cioè finirà nel momento in cui il mio impegno verso la Terra o verso voi dovrà finire. Perché, certo, non saprei più che farmene di questa struttura strumentale…
D. – Se ho ben capito la domanda di prima, essa riguardava anche ciò che sentiamo nei tuoi riguardi: affetto, sintonia, stima, ammirazione spontanea… Da cosa deriva questo fatto così spontaneo?
A. – Bene, questo è un altro aspetto della domanda. Ma se voi sentite tutte queste cose, al di là di ogni convenzionalismo, ciò dipende, a mio avviso, da molti fattori insiti nella vostra umana debolezza.
In altri termini, voi tutti, uomini, siete afflitti, o eravate afflitti, da una grave incertezza di fondo (È un certo riferimento alla nevrosi “esistenziale” più o meno profonda che quasi tutti gli esseri umani – e soprattutto i più sensibili alla problematica della vita – vivono. – Nota GdS.).
In ogni essere umano c’è un bisogno, che poi è di natura spirituale (cioè ve lo portate un po’ dietro per il fatto di essere spiriti), il bisogno continuo di un Maestro, il quale non sarebbe altro che qualcuno più saggio, più sapiente o un sostituto del padre, direbbero gli psicologi. Comunque, una figura nella quale potersi rifugiare e, nel contempo, una figura che tranquillizza, sotto la cui ala voi, esseri così doloranti, così pensosi e pieni di dubbio, potete sempre rifugiarvi.
In altri termini, c’è sempre nell’uomo questo bisogno istintivo di avere qualcuno che dia sicurezza, speranza, forza e che naturalmente incarni certe determinate qualità, certi attributi. Ed ecco che allora si è operata questa congiunzione, perché avete creduto di rintracciare in me questa figura, la quale, in fondo, è venuta proprio a tranquillizzarvi, è venuta a consolidare una speranza, a darvi una fede, una certezza e quindi a risolvere certi problemi, alcuni dei vostri problemi, insomma a “ricostruirvi” dentro in un certo modo. Si capisce che a lungo andare è nato allora da parte vostra un particolare interesse, si è stabilito un affetto. Queste sono cose di natura umana, ma anche di natura spirituale, perché, ripeto, questo trasporto esiste anche nel nostro mondo tra le entità superiori e le entità inferiori a queste, cioè tra entità soprattutto giuste, le quali ricevono dagli altri spiriti una sorta di “istintivo” riconoscimento per la loro maggiore evoluzione.
Direi che in tutto questo entra in gioco una certa emotività, una serie di sentimenti umani e anche spirituali, soprattutto umani. In ogni caso era questo il rapporto che si doveva creare. Ma questo, ripeto, è un altro discorso. Si capisce che voi vi affezionate alle cose come uomini “spirituali” e naturalmente non vi siete affezionati soltanto a me. Sicuramente siete affezionati anche alla vostra casa, ai vostri libri ecc… Tutto questo è naturale perché lo stare insieme tanto tempo finisce con lo stabilire un rapporto affettivo. Questo rapporto di affetto non deve tuttavia soverchiare la continua vigilanza che dovete avere in queste sedute ma esso è un fatto buono, positivo, perché soltanto attraverso un rapporto di fiducia si possono comunicare certe cose, si può impostare un discorso e soprattutto un dialogo. Perché il rapporto tra Maestro e allievo, tra docente e discente, o come vi piace dire, è un rapporto che deve essere principalmente di stima, di rispetto, di affetto, ma anche di libero scambio, di partecipazione al dialogo. Poiché queste cose sono state instaurate qui, è chiaro che il rapporto si è consolidato, come passaggio d’informazioni, che in parte io do a voi e che in parte voi date a me, senza che l’uno possa ergersi al di sopra degli altri.
D. – Vorrei fare un passo indietro, cioè a quando hai detto che noi non abbiamo percezione della tua vera entità (La domanda potrebbe prestarsi a un equivoco sui termini, qui infatti il senso s’intende come effettiva realtà del valore e livello evolutivo di Andrea e non alla sua realtà come entità = Spirito. – Nota del curatore.); cosa giusta e logica, dopo tutti i chiarimenti dati. Ma cosa significa ciò esattamente? Che noi non siamo nemmeno riusciti a intuire quale sia questa tua vera entità?…
A. – Non ho detto questo. Volevo intendere che probabilmente avete delle idee le quali sono un po’ vaghe. Cioè, voi avete certe intuizioni, ma non riuscite a precisarle. Naturalmente voi potete avere una certa idea per quello che riguarda la mia collocazione (o quella di altri) su di una ideale scala di evoluzione che vi siete immaginata, ma difficilmente potete riuscire a penetrare ciò che vi può essere dentro: per esempio la quantità della conoscenza, il tipo di conoscenza-limite che io, o un altro Spirito, possiamo avere. Questo voi non riuscite a immaginarlo. Voi probabilmente potete semplicemente dire: “Chissà quante cose sa Andrea? Quante altre cose conosce?” Ma quali siano queste altre cose voi non lo immaginate neppure lontanamente…
Si tratta in ogni caso di un lavoro così, indiretto, di ricostruzione, e non è che io tenga segreta qualcosa che io non voglia dirvi o che voglia mantenervi nel dubbio. No! È semplicemente che vi sono cose che obbiettivamente io so che voi non potreste assolutamente capire, e probabilmente vi sono anche cose che io non saprei come dire, proprio perché si tratta di alcune cose alle quali voi potreste giungere solo per via intuitiva, perché manca il linguaggio per esprimerle. Manca la possibilità di disporre certe verità secondo la vostra logica, perché molte verità frantumerebbero la vostra logica!
Intanto, il primo errore che voi fate è quello di ritenere che la vostra logica, per quanto perfetta, possa avere un valore assoluto. Cioè che possa essere applicabile anche a una serie di informazioni le più lontane possibili. Questo è un grave errore di metodo, perché voi ritenete la vostra logica infallibile. E ciò accennando anche a una logica matematica, cosa del resto estremamente difficile da applicare in Terra. Perché voi vivete per una serie di conseguenzialità apparenti che funzionano nell’ambito della Terra, e che funzionano anche bene, ma che appena sono fuori da quel riferimento diventano insufficienti… e allora, voi con la vostra logica potete a un certo punto andare lontano se questa logica è veramente raffinata. Cioè ci può essere un’impostazione chiaramente matematica, potete essere veramente rigorosi, ma fuori del vostro mondo, al limite della materia e della materialità, la vostra logica non funziona più, perché essa stessa concerne la vostra razionalità. Intendetemi bene, non concerne l’intuizione. Quando voi procedete con l’intuizione, già la vostra logica non vi sorregge più, altrimenti non sarebbe più intuizione, cosa che ha sempre un carattere irrazionale ed empirico, ma sarebbe raziocinio. Tenete quindi presente che il raziocinio, ovvero la logica costruita da voi, funziona per una relazione più o meno valida tra cervello e campo psichico.
Quando, distrutto il cervello con la morte, distrutta l’anima, perché è anch’essa di natura umana (Qui il senso e riferito al fatto che l’anima serve allo Spirito in stretta relazione al ciclo delle esistenze in ambito terrestre, cioè relativamente all’esperienza globale nell’ambito umano finita la quale l’anima non serve più allo Spirito. – Nota del curatore.), lo Spirito viene restituito alla propria integrità, il tipo di logica legato al rapporto mente-cervello non può più funzionare: cioè esso non ha più gli elementi primari per funzionare. Essendo nata la vostra logica dall’esistenza di un cervello-tipo, fatto in un certo modo,
la cessazione di questo cervello, o fuori del controllo di questo cervello, tale logica non può più funzionare. Allora, già questo vi ripropone il problema di un ulteriore avanzamento della logica stessa. È chiaro: sul piano matematico lo Spirito ragiona ugualmente, ma a voi sembra che in ogni caso non ci si possa mai allontanare da un tipo di ragionamento impostato secondo un rigore di tipo mentale. Questo è un altro dei vostri errori, perché lo Spirito non ha una mente, se per “mente” intendete un “campo psichico”. Tuttavia lo Spirito possiede ugualmente una capacità che definiamo raziocinante per intenderci, è evidentemente la capacità di ordinare una serie semplice di informazioni secondo una costruzione che risponda a quel tipo di ordine. Ma questo non autorizza naturalmente a una trasposizione o a una continuità concettuale tra una logica di tipo umano e la logica trascendente. Ecco che allora c’è già un difetto di base, cioè c’è una difficoltà evidente di operare una comunicazione. e allora lo Spirito, allorquando si manifesta nell’ambito umano, trasforma quel tipo di impostazione intuitiva (chiamiamola così) o quella razionalità di tipo universale in una razionalità che sia adattabile e collimante con quella che scaturisce da un certo tipo di cervello. Non può fare altrimenti, e lo fa al prezzo del sacrificio di numerosi contenuti. Allora, o riesce a trovare la maniera di sfruttare la logica umana (e talvolta può riuscirci) oppure gli è impossibile una qualsiasi comunicazione, almeno al proprio livello…
D. – Un altro ostacolo penso sia dato dal nostro concetto di spazio e tempo che lo Spirito non ha. La vostra logica ha, così, il senso dell’infinito, mentre la nostra ha quello del finito…
A. – Questo è certamente uno degli aspetti negativi, tuttavia anche facilmente superabili, in un certo senso, sebbene si debba dire che l’assenza del tempo e dello spazio agisce all’interno dei nuclei delle idee, così che lo Spirito, allorquando percepisce queste idee semplici, è in grado di valutarle nella loro globalità, di collocarle al di là dello spazio-tempo, secondo una geometria di tipo universale che non è quella umana. È chiaro. Cioè, lo spazio-tempo non esiste e non esiste, direi, neppure nella logica del concatenamento delle idee che assume lo Spirito, quindi questi assume l’informazione con una disponibilità
più o meno totale, a seconda della sua evoluzione, a seconda se ha abbandonato il campo della materialità, oppure se vi gravita ancora…
D. – Da tutto quello che hai detto precedentemente scaturiscono due domande fondamentali. A una di queste – la seconda – hai risposto con l’ultima parte del discorso, anche se debbo precisare ancora qualcosa. Tu hai detto una volta – ed è giusto – che per ciò che riguarda i Principi Universali, le Leggi fondamentali di comportamento, essi rimanevano costanti a qualunque livello di interpretazione e di espressione (Nel comunicarli a noi. – Nota GdS.). Evidentemente, però, questa è sempre una traduzione “degradata” quando essa è riferita al vostro tipo di logica e di razionalità, anche se c’è un rapporto di coerenza che sussiste nel modo in cui la vostra logica concepisce tali Principi Universali, e come tu hai potuto tradurli per noi in termini più “poveri”, più adatti alla nostra mente.
La seconda domanda è questa: nelle maglie di tutti i tuoi discorsi, in tutti questi anni, c’è la possibilità d’intuire quali sono state le cerniere, i punti chiave da cui si può attingere qualcosa di diverso? Qualcosa a cui la nostra logica non arriva?
A. – Le tue domande si potrebbero tradurre in una maniera più semplice che potrebbe essere questa: “In definitiva, quello che hai detto è, in sostanza, la verità o è soltanto una traduzione a uso nostro?”. Perché – tu dici – date tutte queste difficoltà che hai esposto, potremmo aver corso il rischio di aver ricevuto un materiale informativo talmente impoverito da non corrispondere più alla effettiva realtà.
Vi dirò subito di non avere dubbi in proposito. Per quanto riguarda l’impostazione di fondo di tutta la dottrina ci troviamo di fronte a una struttura autentica, soprattutto perché voi dovete immaginare la conoscenza dell’Universo come un’enorme, infinita costruzione di cui io vi ho dato i tralicci principali – si capisce – che sono quelli… Il nucleo delle informazioni intorno al concetto di materia e materialità (e di non-materialità) è di difficile intuizione, ma, fortunatamente o fortunosamente, siamo riusciti a tradurveli negli elementi-chiave fondamentali.
Ciò che voi non potete capire (o che io non sono riuscito a dirvi) è il reale atteggiamento che lo Spirito possiede e che deve avere nei confronti di queste strutture, ma per quanto riguarda la loro impostazione il problema è stato centrato, … quindi non c’è possibilità di dubbio o di errore.
Che poi, naturalmente, attraverso la comprensione di queste strutture voi possiate ulteriormente avanzare secondo le capacità individuali, bene, io credo che sia possibile! D’altra parte, io mi accorgo talvolta, attraverso le vostre stesse domande, che voi avete capito alcune cose principali. E, d’altronde, è anche un po’ il vostro impegno: una parte del lavoro dovete farvela da voi. In ogni caso, alla domanda se sia stato necessario operare una riduzione tale da impoverire di molto la verità, rispondo di no… La verità non è stata impoverita. In realtà non lo è mai stata, perché, vedete, anche molto tempo fa, quando questi stessi concetti li esponevamo in maniera più semplice, in realtà noi procedevamo per gradi, ma contraddizioni non ce ne sono state. Si può dire che in questi ultimi anni abbiamo abbandonato quasi completamente la fase umana dell’impostazione e abbiamo cercato di colpire certi segni precisi, alcune volte con gravi difficoltà, tuttavia siamo riusciti a centrare alcuni bersagli (Per “fase umana” s’intende un livello medio di percezione di certe verità, in parte quindi collegate a una visione tradizionale della realtà, cioè senza fratture “traumatiche” rispetto alla tradizionalità del pensiero e della ricerca umani. – Nota GdS.). Questi bersagli non tutti li hanno ben capiti, lo so; non tutti sono riusciti a capacitarsi di tutto, ma a questo punto e chiaro che anche tra di voi esiste una gradualità di limiti di cui nessuno ha colpa in particolare ma che, tuttavia, esiste. e allora ciascuno, in fondo, finisce con l’avere la sua verità, che non è contrastante con quella degli altri, ma che è semplicemente un minore approfondimento della stessa verità.
D’altra parte è anche chiaro che sulle linee conduttrici che vi ho dato vi è un ulteriore avanzamento da fare. Potremmo farlo negli anni a venire, naturalmente, il che non significherà contraddire quello che abbiamo detto finora, ma soltanto approfondire alcuni altri aspetti della verità. D’altra parte l’approfondimento è sul piano della logica. Vedete, non esistono verità assolute raggiungibili, inquantoché la verità essendo infinita è irraggiungibile per definizione, per la sua stessa realtà infinita.
Una struttura infinita noi possiamo immobilizzarla in una definizione, ma questo fatto che deriva dalla nostra struttura spirituale di esseri individuali, dobbiamo considerarlo provvisorio. Vedete, lo Spirito il quale afferma: “La verità è questa e non ne esiste un’altra!” è uno Spirito che non ha capito niente, cioè non ha capito che ogni struttura, essendo infinita, non è definibile, non è completabile come informazione, ma può solo essere “fermata” in un certo momento, non perché la struttura si immobilizzi, ma perché lo Spirito, per la sua stessa definizione, capacità, sostanzialità di essere individuale, la ferma in un particolare momento logico e dialettico, ma quando va più avanti ne percorre un altro aspetto, perché, vedete, Dio sembra sfuggire da tutte le parti come un’anguilla. Ogni volta che nel corso del nostro lavoro spirituale (per lavoro intendo l’attività della nostra stessa struttura spirituale) ci imbattiamo in un Dio che ci sfugge da tutte le parti, ci accorgiamo di questo, perché in questo sistema di logica spirituale sembra veramente che noi rincorriamo questo Dio che sfugge sempre… È però un errore di posizione vedere così le cose.
Quando io parlo di un certo principio universale sembra che poi, finito quel discorso, io possa parlare di un altro principio universale, sicché a qualcuno può venire in mente di chiedersi: “Ma esistono allora diversi aspetti della verità o diverse funzioni di questa universalità?”. È un errore! Vedete: la struttura universale è una soltanto! Di questo dovete capacitarvi. Ma non è soltanto questo il punto. Essa appare frantumata in una serie di vie di accesso e di approfondimenti perché siamo noi che, essendo individuali, siamo infinitamente relativi come esseri spirituali e come tali (cioè infiniti in quanto eterni, immortali, tuttavia relativi in quanto questa infinitezza non riusciremo a percorrerla tutta data la sua stessa definizione) non vedremo mai il tutto… Quindi siamo noi a essere relativi, non la verità. Dio, dunque, si ricompone nell’Unità e nella Sostanza.
Vedete, ogni volta che voi apprendete una cosa nuova, oppure ogni volta che io ve ne parlo, oppure ogni volta che io, come essere spirituale, evolvendomi assumo una nuova conoscenza, bene, a qualsiasi livello, qualsiasi informazione non è altro che una nuova conoscenza che abbiamo di Dio! Questa è la verità!
A voi sembra che quando parliamo dell’Universo, delle Leggi, dei Principi, della Terra, del microbo, della vostra vita e della vostra morte, stiamo parlando di cose lontanissime da Dio, tant’è vero che qualche volta mi si chiede (ma è anche logico chiedermelo!) “bene, oggi parliamo di Dio!”: ma anche le altre volte abbiamo parlato di Dio! Solo che non ve ne siete accorti! Solo che non ce ne siamo accorti, volutamente o non… Ma ogni conoscenza e ogni problema di conoscenza riguardano sempre Dio perché sono sempre gli aspetti di Dio che noi esaminiamo, sono sempre Qualità di Dio, emanazioni di Dio che noi esaminiamo. Sicché noi parliamo di cose apparentemente distanti da Dio, ma in realtà parliamo sempre di Lui. Ne parliamo senza nominarLo e sembra che ne parliamo senza amarLo… È solo un’apparenza! Perché è in questo nostro sforzo di precisare la verità che noi discopriamo la stessa grandezza di Dio, e la grandezza di Dio non è un attributo astratto, una definizione romantica data dai poeti: la grandezza di Dio sta nella forza e nella modalità con cui Egli si manifesta. Non è un sentimento, noi non diciamo “grandezza di Dio” per intendere un sentimento, non lo diciamo per discorsività del linguaggio, ma sostanzialmente.
Quindi, nell’esaminare la perfezione di queste strutture, noi esaminiamo Dio. Egli non è un problema diverso, non è un’altra cosa: è la stessa cosa! L’errore per cui gli uomini non riescono a credere in Dio, non riescono a capire niente di Lui o non ne parlano affatto, sta nel fatto che essi hanno sempre creduto Dio un Essere completamente lontano, distante da tutta questa problematica e dalla ricerca del mondo e dell’Universo e non hanno capito che questo mondo, questo Universo sono aspetti di Dio. Sicché, a questo punto, la ricerca di Dio si semplifica enormemente, ma capire questo vuol dire avere superato varie fasi critiche della mente, cioè veramente significa aver superato la conoscenza spicciola e aver capito il fondo della questione. E quando voi lo avete capito siete già più in là della banale informazione, della banale ricerca del dato universale. Voi siete arrivati in questa frangia, in questa terra universale dove la materia stessa della struttura si domina, si capisce, ed ecco che allora Dio e ricerca, Dio ed evoluzione diventano una cosa sola. Ecco che allora Dio diventa ugualmente irraggiungibile, nel senso della definizione, mentre in realtà voi Lo percorrete ogni momento.
Io dissi una volta: in qualunque punto dell’Universo siamo sempre nell’ambito della Divinità. Dio non sta da un’altra parte! Quale altra parte? Dio è anche in noi. Proprio per la possibilità multipla del carattere infinito che ha per base la divinità, noi stessi e l’Universo.
Siamo una cosa sola. Questo rapporto diventa a questo punto stranamente biblico. Siamo veramente – direi – nella paternità, Padre e Figlio; siamo di fronte a questo rapporto che diventa veramente intimo e coerente quando riusciamo a capire queste cose. Naturalmente, l’evoluzione, la conoscenza della verità sono una ricerca indispensabile, perché è soltanto attraverso la verità che si può capire questo. Ma poiché la verità è sempre una mèta da raggiungere attraverso il lavoro individuale, ecco la necessità dell’evoluzione, di questo apparente logorio dello Spirito che cerca e bussa e trova… (È qui palese il richiamo esplicito al passo evangelico di Matteo 7, 7 la cui potenza letterale il Maestro vuole richiamare e confermare in maniera evidentissima, per la carica di eccezionale verità che esso contiene. – Nota del curatore.).
D. – Quindi, lo Spirito è con Dio, in Dio e per Dio?
A. – Sì, io direi che lo Spirito è sempre in Dio…
D. – Queste cose che ci fai conoscere le sapevamo anche prima di questa vita?
A. – Non tutte.
D. – Vi è una parte che apprendiamo soltanto ora?
A. – Sì, vi sono molte cose che apprendete come fatto nuovo. Soprattutto l’impostazione di fondo che certamente vi sarà utile anche dopo…
D. – Qualcuno di noi possedeva già certe esperienze, certe conoscenze?…
A. – Certamente. Qualcuno di voi, infatti, le aveva già. Vedete, non è difficile verificarlo questo. Molte volte vi accorgete, quando io dico qualcosa (a meno che non sia banale, il che può capitarmi, naturalmente) voi vi accorgete che, in fondo, quella determinata visione oscuramente l’avevate già dentro, per cui la mia voce finisce col darvi solo una conferma. Quasi certamente era una nozione che voi già possedevate. Infatti, nel momento della seduta il vostro Spirito è vigile, il vostro Spirito è qui, ascolta, partecipa insieme alla vostra mente umana. Quando una determinata cosa viene detta lo Spirito ha una reazione, questa reazione passa naturalmente attraverso il vostro inconscio e vi dà quella particolare eco, quella certa ripercussione per cui voi avete subito la sensazione di una cosa già conosciuta…